mercoledì 26 marzo 2025

MUD - "IRON HEAD" (THC DIY Productions, 2024)


Mi ci sono voluti ben 16 anni per vedere finalmente dal vivo gli abruzzesi MuD. Sì, perché quella tanto sospirata occasione c'è stata all'ultimo Questa È Roma, dove hanno fatto un concerto veramente spaccaossa, con AldoHC, lo storico cantante e unico membro rimasto della formazione originale, che non è mai rimasto fermo neanche per mezzo secondo, dimostrando ancora una rabbia e un entusiasmo veramente inscalfibili dopo tutti questi anni di militanza nella scena hardcore. E dico "16 anni" perché li ho conosciuti praticamente nel 2009, cioè quando lo stesso AldoHC, all'anagrafe Mauro, mi inviò il loro demo "Slow Degradation". Da lì lui ha cominciato a mandarmi (quasi) tutti i dischi della band, nello specifico "Violence Against Violence" e il soffertissimo "The Sound of the Province", di cui posseggo pure la maglietta, regalatami proprio da Aldo, che intervistai dopo aver recensito quell'album.

E dopo 7 anni, i MuD sono tornati finalmente con un nuovo album, "solo" il quarto, fra l'altro pubblicato tramite la propria THC DIY Productions, il qui presente "Iron Head", dove fanno vedere di essere diventati un gruppo quantomai completo e vario. Ok, si tratta sempre di hardcore, di hardcore metallico per la precisione, ma suonato con estrema personalità e con un sacco di idee diverse. Per dire, l'album comincia, come ormai da tradizione per il gruppo, con una pesantissima strumentale in beatdown chiamata "The Nest", dopodiché ecco il turno di "Lowlife", il pezzo indubbiamente più violento della scaletta grazie non solo alle sue inflessioni addirittura death metal, praticamente inedite per i nostri, ma anche a qualche furioso blast beat qui e là. Più avanti troviamo perfino sonorità più stoner come in "FreeDOOM Blues" (e già il titolo!), dove queste si incontrano con il thrash metal, e in "Weeding Days".
 
Questa È Roma @ CSOA Intifada, 10/1/2025.
Photo by xPositivityxEaterx.
E così i nostri ormai sanno andare benissimo da un estremo all'altro, proponendo anche di quando in quando dei momenti lenti più atmosferici, e sperimentando una tantum pure, forse per la prima volta in carriera, con gli assoli di chitarra, come in "The Tractor Never Stops", vero manifesto di un gruppo che non si ferma letteralmente davanti a niente. Fra l'altro, quest'ultimo pezzo vede come ospite (vedasi la divertente intro) Michele Cerminara, aka Cerminator, lo stesso che ha missato e masterizzato il disco, mentre in "Turn Up the Main Knob" Mauro duetta nientemeno che con Milo Silvestri dei Fear Factory. Minkia!

Insomma, come al solito tanta roba da parte dei MuD. Magari hanno fatto un album in generale meno violento rispetto a "The Sound of the Province" con più parti rallentate in beatdown, genere che non apprezzo particolarmente ma, d'altro canto, i nostri hanno saputo equilibrare perfettamente tutti i lati del proprio sound, presentando canzoni pure molto dinamiche come probabilmente mai prima d'ora. E quindi va più che bene così. Adesso spero solo che non debbano passare altri 16 anni per rivederli di nuovo dal vivo! (xPositivityxEaterx)

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