Friday, November 25, 2011

Dehumanization - "Swallowed by Eternity" (2011)

Demo autoprodotto (15 Maggio 2011)

Formazione (2010):
Bojan, voce;
Thomas, chitarre;
Gabriele, basso;
Fava, batteria.

Provenienza: Pordenone, Trentino Alto – Adige

Canzone migliore del disco:provo una particolare predilezione per “Reign of Ruin”, più che altro perché stavolta i nostri non solo osano non sputare neanche un misero assolo ma esprimono il meglio di loro stessi negli stacchi con relative ripartenze, tutti momenti incredibilmente azzeccati.

Punto di forza del demo:
probabilmente la batteria, che riesce a unire il sacro con il profano senza mostrare un grammo di incertezza.

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A forza di farmi una testa così con gli studi universitari mi sono dimenticato bellamente di Timpani allo Spiedo per parecchio tempo e, peggio ancora, dovete pensare che la rece sul demo dei Blaspherit è stata la prima dopo qualcosa come 2 settimane. L’avevo detto che sarei andato molto a rilento, nonostante la montagna di materiale arrivatami negli ultimissimi tempi. Fortuna che la webzine non abbia delle scadenze precise, se non quelle vagamente adottate dalla mia testa malata…

Testa malata che ultimamente si è entusiasmata del primissimo disco dei Dehumanization, gruppo che si discosta finalmente dallo strapotere black metal che sta imperversando su Timpani allo Spiedo (c’è un ritorno di questo genere dalle mie parti che manco nei primissimi tempi della rivista!), e non senza una certa eleganza di fondo, la quale si fa notare per delle caratteristiche particolarmente interessante, nonostante la giovane età di questo branco di pazzi. Quindi:

1) il lavoro di chitarra è nervoso, psicotico, profondamente a – melodico quasi ai limiti del mathcore, pur essendo strutturalmente di natura in fin dei conti classica. Gli interventi della chitarra solista sono circoscritti agli ottimi assoli, uno per pezzo e lontani ad ogni modo dall’essere delle cascate di note essendo fra l’altro dalla durata breve ma non troppo, oltre al fatto di possedere un’ottima atmosfera. Tale limitatezza della solista è da apprezzare molto in quanto così facendo si rispetta il fatto che ci sia una sola ascia in formazione;

2) la batteria l’ho trovata però più curata e fantasiosa del settore chitarre (le quali infatti appaiono un po’ monolitiche). In non pochi casi, le sue costruzioni sono ostiche ed isteriche, pur cercando di porre un buon equilibrio fra i tempi veloci (non manca neppure qualche blast – beat) e quelli più lenti. Questi ultimi riescono spesso e volentieri a rendere più digeribile l’intero massacro, visto che viene data particolare importanza ad un groove quantomai contagioso.

D’altro canto, la voce non è da meno, soprattutto perché il nostro risulta capace di variare per bene il proprio cantato, passando così dai grugniti (non particolarmente profondi a dire il vero, ma pazienza) a varie urla per finire con delle parti sussurrate presenti nei momenti più atmosferici di “Reign of Ruin” (da menzionare per delle notevoli linee di basso) e “Outburst”. Il comparto vocale è stato curato molto bene anche utilizzando, in maniera però misurata e ragionevole, le sovraincisioni.

Stupisce la lunghezza media dei pezzi, che si attestano sempre intorno ai 4 minuti, e quindi i nostri si sono presi i loro bei rischi, almeno in rapporto alla loro giovinezza e alla scelta di un tipo di death metal di sicuro per niente comune. Da questo punto di vista, è da segnalare specialmente la struttura dei brani, lontana comunque dall’essere veramente poco intelligibile dato che lo schema non è poi così libero come apparentemente sembra (si citi per esempio “Implosion”, addirittura ossessivo in alcune parti). Gli episodi si articolano fra l’altro sfruttando degli stacchi fantastici, esplicati in soluzioni sempre differenti e che non fanno mai calare l’attenzione dell’ascoltatore.
Ma se è vero che i nostri sono alla primissima opera, allora sorprende anche la produzione, pulita e con tutti gli strumenti messi bene in evidenza da far sentire per filo e per segno ogni finezza senza necessariamente scomodare le cuffie.

E’ pur vero che in formazione c’è una vecchia conoscenza di Timpani allo Spiedo. Sto parlando di quel Der Antikrist Seelen Mord che ultimamente mi ha deluso (e non poco) prima con il solo – progetto black depressivo Howling in the Fog e poi con l’esperienza drone Bleeding Void of Utter Mysticism. Insomma, il buon Gabriele si è risollevato, anche se avrei desiderato una sua prestazione (a ogni modo brillante ed efficace) più solista che non si limitasse soltanto ai passaggi meno canonici degli ultimi due pezzi.

Ma in fin dei conti ‘sti gran cazzi! Il disco è pur sempre una bella botta italianissima di death metal tecnico che è un vero calco in culo a chi crede che il metallo estremo debba essere solo primitivo e basta!

Voto: 82

Claustrofobia

Scaletta:

1 – Implosion/ 2 – Reign of Ruin/ 3 – Outburst

MySpace:
http://www.myspace.com/dehumanizationtn