Questa recensione è stata fatta per i tipi di Italia di Metallo. Ultimamente sto collaborando un sacco!
Promo autoprodotto (15 Aprile 2011)
Formazione (2009): Nex [1], voce, “macchine”;
Eon [0], chitarra, basso, “macchine”.
Provenienza: semplicemente Veneto.
Canzone migliore del disco:
senz’ombra di dubbio l’immaginifica “Sinapsi Divelte”, da cui si può costruire il prossimo disco, e che fra l’altro è la più lunga dei due brani.
Punto di forza del promo:
sicuramente la capacità di non stancare l’ascoltatore nonostante i ben 21 minuti dell’opera spalmati in sole due tracce, cosa dovuta ad una inventiva con veramente pochi eguali.
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Coniugare la poesia, sia lirica che quella più prettamente musicale, con il metal estremo è già una cosa difficile, ed infatti nella scena italica mi vengono in mente solo gruppi come i Bahal e gli Eloa Vadaath. Se poi arrivano dei pazzi dal nome strambissimo e vagamente esprimenti una sorta di black metal industriale, lo stupore assume connotazioni assurde visto che per tutti i 21 minuti dell’opera si rimane costantemente a bocca aperta.
Questa considerazione va fatta perché i Progenie Terrestre Pura sciorinano in tutto e per tutto caratteristiche che vanno spesso controcorrente rispetto alla ferocia e talvolta freddezza del black metal. Vediamone quali:
- la voce è sicuramente una delle più suggestive che io abbia mai sentito ultimamente. Di fatto è un vero e proprio sussurrìo che però nelle sfuriate diventa come soffocato, lacerato da un dolore interiore che in “Sinapsi Divelte” diventa un cantato (pulito) estatico e dai toni psichedelici. Il suo andamento è lento e posato, ma nonostante tutto non è che le sue parole siano esattamente intelligibili, anzi, per questo consiglio a tutti – e non solo per ciò – di gustarsi il disco con delle belle cuffie. Inoltre, il cantato spesso viene “consumato” dalle frequenti fughe strumentali, quindi non ha neanche un’importanza così centrale, al contrario della tradizione del black metal;
- le chitarre urlano per la maggiore melodie pregne di disperazione e crepuscolarità (non so voi ma a tratti mi hanno ricordato perfino i malinconici blackettoni Basarab!), anche se in “Progenie Terrestre Pura” si possono fare fredde mentre in “Sinapsi Divelte” esplodono del tutto sciorinando spesso riff (a volte dal taglio addirittura “sereno”, sempre se mi è permesso il termine) con slanci non propriamente black, e quindi ci troviamo di fronte ad un riffing molto fantasioso e multidimensionale. Da menzionare l’ottimo lavoro di chitarra solista (soprattutto quello di “Sinapsi Divelte”), così bello fino a concedersi anche veri e propri assoli, i quali mostrano fra l’altro una gran bella tecnica;
- incredibile a dirsi, ma la batteria elettronica, pur essendo una macchina che nel black industriale è solitamente statica e glaciale, in questo caso è stata programmata in maniera dinamica proponendo così variazioni che rendono imprevedibile tutto il discorso. E attenzione che, nonostante certe già citate atmosfere crepuscolari, i blast – beats si fanno sentire, specialmente in “Progenie Terrestre Pura”;
- di fatto questa si potrebbe definire come l’unica reale concessione alla categoria d’appartenenza, ossia l’ossessività di alcune soluzioni (da questo punto di vista la palma d’oro ce l’ha, coerentemente con il riffing più duro e semplice, la canzone omonima);
- ma i Progenie Terrestre Pura non sarebbero così bizzarri se non ci fossero ad aiutarli dei suoni sintetici che vengono largamente usati anche integrandoli con assoluta perfezione nei momenti più metallici dell’esperienza. Sì, perché spesso si “costringe” l’ascoltatore ad abbandonarsi in sezioni praticamente ambient risultando però stupendamente delicati. Ogni pezzi comincia proprio così (e le introduzioni sono belle lunghe e ponderate), avvolgendo chi ascolta in una pace solo apparente e perciò inquietudine pronta ad essere annichilita, sia pure con modi raffinati;
- la struttura dei pezzi infatti poggia molto su questo elemento “estraneo”, essendo ogni canzone costituita da un saliscendi emotivo e perfettamente giostrato fra pause “creative” e assalti più o meno tali. E a tal proposito è stata saggia la scelta di rendere “prolissi” i brani che mai e poi mai scendono sotto i 10 minuti, così da permettere all’ascoltatore di metabolizzare con assoluta calma tutto l’insieme.
Eppure, è molto strano ma l’unico gruppo con cui mi sento di paragonare i Progenie Terrestre Pura sono i Rotorvator che, anche se sperimentano seppur in maniera ancora più radicale con il black usando paradossalmente molte delle sue stesse armi, atmosfericamente risiedono in tutto un altro mondo. In un mondo malato, schizzato, palesemente (auto) – distruttivo. Ma è specialmente sotto il lato strutturale che il paragone calza a pennello, ed anche in alcune suggestioni vocali. Però se i Rotorvator tendono a decostruire e costruire un brano in maniera essenziale, i Progenie attuano più che altro quello che si può definire un vero e proprio flusso di coscienza, e ciò significa che si impongono meno vincoli strutturali.
Un altro punto d’incontro fra le due esperienze è la produzione. O meglio, le frequenze con cui vengono impostate le sonorità, che sono belle alte, in quanto se parliamo della qualità intrinseca ci accorgerà che le produzioni dei Rotorvator sono (piacevolmente) sporchissime (e assordanti), mentre quelle di “Promo 2011” sono indubbiamente più pulite ed accoglienti.
Alla luce di tutte queste considerazioni, non ho trovato nel disco difetti sostanziali, ma prima di sbilanciarsi è sempre meglio sentire qualcos’altro da questi ragazzi, da cui, non so voi, mi aspetto veramente grandi cose.Voto: 80
Claustrofobia
Nota:
riguardo i Rotorvator, rimando i curiosi alla mia recensione del loro ultimo spaventoso demo, “Nahum”, raggiungibile attraverso il seguente link:
http://timpaniallospiedo.blogspot.com/2011/02/rotorvator-nahum-2009.html
Scaletta:
1 – Progenie Terrestre Pura/ 2 – Sinapsi Divelte
MySpace:
http://www.myspace.com/progenieterrestrepura