Ep autoprodotto (18 Maggio 2012)
Formazione (2009): WLKN – voce;
Herr 413 – chitarre/basso;
Mark – batteria.
Provenienza: Cagliari, Sardegna
Canzone migliore del disco:
con molta probabilità “VI”.
Punto di forza dell’ep:
l’allucinatoria pesantezza. Leggasi follia
Ritornano i Crowned in Thorns, che nel 2010 hanno registrato un demo di debutto davvero niente male. Stavolta in formazione c’è anche Herr 413, artista iper – attivo e ormai presenza costante di Timpani allo Spiedo, e devo dire che con i suoi progetti (Division VIII e Solitvdo) mi ha sempre sorpreso favorevolmente. Proprio come i Crowned in Thorns, che con questo ep hanno cambiato praticamente le carte in tavola sfornando un’opera particolare, anche se in certi punti un po’ discutibile.
A ogni modo, se prima il gruppo preferiva più che altro l’attacco frontale, adesso il suo black/death metal si è fatto occulto e malato. I tempi si sono rallentati, ora le parti doom sono abbastanza frequenti, seppur le sfuriate siano ovviamente rimaste. Ma il discorso si è fatto più agghiacciante, soprattutto per il tramite di una chitarra solista glaciale che accompagna la ritmica senza però mai sputare neanche una misera ombra di assolo. Quindi, il gruppo è rimasto fedele al proprio approccio collettivo.
La struttura delle canzoni è diventata più ossessiva del solito, pur essendo imprevedibile senza mai seguire uno schema preciso (l’unica eccezione, a parte “I Deny MMXII” che è praticamente a sé stante, è la più controllata “Pandemorgue”, che ha un breve passaggio acustico totalmente folle). Ma, attenzione, i cambi di tempo non sono pochi, e questo è merito anche di un batterista dinamico quanto basta per non stancare l’ascoltatore. Fra l’altro, sono abbastanza usati gli stacchi e le pause, ma per fortuna non in maniera automatica come per esempio nei francesi Vortex of End.
Uno degli aspetti migliori del gruppo è il comparto vocale, che rende la musica ancor più malata. La voce principale è un urlo isterico e bello intenso, mentre qui e là viene tirata fuori una voce pulita allucinata, che è poi la prima cosa che si sente in “Catacomb from the Womb”, vera e propria intro atmosferica e doomeggiante ai limiti di un rituale oscuro. Nella titletrack, invece, le urla vengono accompagnate da dei sussurrii molto a là Beherit, ed è un peccato che si facciano vivi soltanto in chiusura.
I Crowned in Thorns hanno un’altra freccia al proprio arco, cioè la varietà. Detto infatti di “Catacomb from the Womb”, sono da menzionare assolutamente la furiosa e blasteggiante “I Deny MMXII” – ri – registrazione di un pezzo del demo – e la meccanica “Abortion”, brano alieno che introduce “Carved from the Ashes”, di conseguenza è un puro esperimento da un minuto e 50.
Però, c’è qualche problema, dato che, prima di tutto, non capisco perché il gruppo abbia scelto di ri – registrare “I Deny”, che con gli altri episodi non ha nulla a che spartire in termini di atmosfera. Era più saggio attualizzarlo secondo il nuovo stile, a costo di renderlo irriconoscibile. Inoltre, sarebbe stato meglio far seguire a tale pezzo uno più “normale” per gli standard odierni di questi ragazzi perché, passati 5 minuti, quasi ci si scorda come loro suonino adesso, bloccando quindi tutta la tensione tipica dei nuovi brani. Infine, ma questo è un problema meno fondamentale, la produzione di un pezzo come la titletrack è molto più sporca di quella già oscura degli altri. In questo senso, ne risente soprattutto la batteria, in certi punti non esattamente comprensibile.
In generale, “Carved from the Ashes” è un’opera per chi vuole un black/death intelligente che sa osare anche con il minutaggio (si citino per esempio i 7 minuti di “VI”), pur essendo a volte un po’ confuso circa la direzione da prendere. Ma ciò significa mettersi in discussione, cosa quindi lodevole già in partenza. Ho notato che questa è una caratteristica delle proposte provenienti dalla terra sarda che, chissà per quali loschi motivi, è ben propensa a tirare fuori materiale bizzarro (a tal proposito, si menzioni l’atmosferico metal gotico – o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare – dei Nahabat, il cui "Essence" è stato recensito qualche mese fa su queste stesse pagine). Adesso che ci penso, vorrei chiedere ai Crowned in Thorns se sarebbero d’accordo nel sentir trasmesso un proprio pezzo nella prossima puntata di RadioTimpani allo Spiedo, che un po’ di pazzi totali servono sempre…
Voto: 73
Flavio “Claustrofobia” Adducci
Scaletta:
1 – Catacomb Womb/ 2 – VI/ 3 – Pandemorgue/ 4 – I Deny MMXII/ 5 – Abortion/ 6 – Carved from the Ashes
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