Friday, August 5, 2011

Satanika - "Atomic Curse", "Brain Damage", "Mutilator" (tutti del 2010)

Ep.
ATOMIC CURSE (Funeral Records, 10 Luglio 2010)
BRAIN DAMAGE (Funeral Records, 1 Ottobre 2010)

MUTILATOR (Funeral Records, 2 Ottobre 2010)

Formazione (2009):
tra breve

Provenienza: Roma, Lazio

Canzone migliore:
“Mother of the Sepulchres”, e presto saprete perchè.

Punto di forza:
Non è che ci sia molta scelta, ragion per cui avrei la preferenza per la voce, l’unico aspetto realmente convincente di tutto il lavoro anche perché è autrice di linee vocali a volte persino malate.

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Nota:

oggi faccio una cosa diversa dal solito. Ossia cercherò di accorpare 3 lavori in una sola recensione come se stessi parlando effettivamente di un album, visto e considerato che comunque stilisticamente lo stile da ep a ep non è che cambi poi così molto. E poi anche perchè non vorrei rischiare di dire le stesse cose in tante recensioni quanti sono i dischi.
Quante volte abbiamo letto di un gruppo bollato come un clone? Ma che colpa ha se esso risulta incapace a sparare qualche trovata più inedita del solito? E come la mettiamo se vuole semplicemente tributare omaggio alle formazioni di un passato che ama? “Che almeno non pubblichi musica trita e ritrita!”, risponderebbero i noiosi fondamentalisti dell’innovazione a oltranza. In fin dei conti ci sono mille creature eccentriche che li aspettano là fuori, quindi perché lamentarsi? Eppure siamo realmente sicuri che i cloni esistano veramente? Poniamo infatti il caso di due formazioni apparentemente identiche. Ma appena ci si “distrae” dall’aspetto superficiale della faccenda, l’orecchio attento comincia a notare qualcosa di diverso fra le due. Nella costruzione dei pezzi. Oppure (e di conseguenza) in specialmodo nello stesso impatto e quindi nella capacità di emozionare. Non scordiamoci infatti che il “clone” di cui ci apprestiamo a parlare adesso è un gruppo vecchia scuola venuto “fuori tempo massimo”, ergo con una propria sensibilità comunque ben differente dalla fonte ispiratrice, oltre ovviamente al fatto che i due gruppi sono formati sempre ovviamente da persone diverse. Inoltre, per quanto ci si ostini a ripetere della genuinità del metal “antico”, non sempre questa genuinità risulta efficace.

E’ questo il caso (scusate la mia relativa brutalità) dei Satanika, e dico peccato anche perché vengono dalla mia città, e Timpani allo Spiedo era veramente da tanto che non ospitava sulle sue stesse pagine una formazione romana. E mi dispiace per un altro motivo, ossia per l’incrollabile convinzione che i nostri mettono su quello che fanno tanto da aver pubblicato nello stesso anno ben 3 ep ed un disco di cover (quest’anno fra l’altro hanno fatto il grande salto dell’album!). Però se un gruppo passa il proprio materiale a un critico, questo deve avere il dovere di dire la sua nel modo più sincero possibile, soprattutto per il bene dei diretti interessati. Adesso vediamo perché a Sua Pallosità non garbano i Satanika.
Prima di tutto, bisogna dire che, come facilmente intuibile dalle copertine, stiamo parlando di una creatura musicale che informa il suo credo su un thrash metal semplice, spesso veloce senza però essere violentissimo (considerazione questa che viene “aiutata” anche da certe caratteristiche “involontarie”) e che possiede al suo interno una certa cupezza quasi esclusivamente portata dalla voce (un bell’urlo rauco pesantemente riverberato), la quale si dimostra fin da subito come l’unico elemento costantemente black metal cui fa cenno un po’ erroneamente Metal – Archives. Sì, perché se ci si fa caso, i momenti veramente black, così isolati e per nulla integrati con la componente thrash metal da essere praticamente rari ovvero quasi irrilevanti, sono presenti soltanto in “Mother of the Sepulchres” e in “March of the Undead” con tanto di blast – beats incorporati (che qui e là fanno capolino, ma non aspettatevi qualcosa di nemmeno paragonabile ai francesi Imperial che invece li usano spesso). Di fatto solo “Unholy Storm of Chaos and Destruction” può essere considerato come un pezzo black/thrash che ha per di più un azzeccato putridume rock’n’roll purtroppo non sfruttato debitamente nel resto delle canzoni. Infine, c’è il fattore chiamiamolo “estraneo” del death metal, che occupa tutto il riffing di “In the Name of God” (imbottita guardacaso da qualche minaccioso grugnito) e alcune parti di “Not Dead Yet” (curioso come la canzone finale di ogni ep si allontani dal thrash di base del gruppo), ed effettivamente mi sto chiedendo perché la prima canzone citata sia per atmosfera così diversa dalle altre. Allo stesso tempo è un peccato non aver sviluppato quest’interessante caratteristica.

L’aspetto comunque decisamente più discutibile dell’esperienza è rappresentato dalla batteria elettronica, che nel thrash metal non ha mai trovato, tranne in rari casi (i primi Imperial ne sono un esempio), un vero successo. Infatti, la batteria è stata programmata in maniera così essenziale da aver dimenticato spesso di enfatizzare il riffing che impone un ben diverso lavoro da quello attuale, statico e alle volte troppo disarmonico (“Mutilator”) com’è. La sua è una prestazione meccanica e semplicistica, anche perché presenta delle variazioni (spesso uguali a sé stesse) soltanto per chiudere le varie soluzioni musicali. Per di più, traspare un po’ di indecisione nella stessa scelta dei suoni per la batteria, che addirittura in “Mother of the Sepulchres” assume toni più sporchi, e soprattutto più vivi visto che se non erro è l’unico pezzo in cui vi è dietro un batterista in carne ed ossa (guardacaso l’assalto è più dinamico del solito, ed infatti funziona meglio).

Quando prima ho scritto “thrash metal semplice” non mi riferivo soltanto alla classica linearità del riffing e alla drum ridotta all’osso, ma anche ad un lavoro di chitarra solista poco emotivo e d’effetto, e dico purtroppo perché essa poteva riuscire a giustificare almeno un po’ tutte le “mancanze” prese in esame.

Infatti, la chitarra solista, a dispetto di altri gruppi simili qui recensiti come i Lamiera, i Violent Assault oppure i Game Over, viene utilizzata in pochi pezzi, vuoi spesso per assoli piuttosto brevi, vuoi per completare il lavoro della ritmica pur non riuscendo sempre a “segnare” veramente (come in “Atomic Curse” per esempio, dove i Satanika focalizzano lungamente il finale su un solo passaggio praticamente immobile nonostante una specie di assolo – riff oserei dire sensuale che però dopo un po’ non dice nulla d’interessante essendo statico). In altri casi invece (“The Arms of Death”), l’assolo non è soltanto lungo ma anche di notevole efficacia, peccato però per la prolissità del brano, cristallizzato senza fantasia sulle stesse soluzioni, soprattutto per il finale che fra l’altro viene contrassegnato dalla “scomparsa” della voce.
La struttura è paradossalmente un elemento interessante, più che altro perché i Satanika fanno spesso uso di una sequenza rigida di passaggi per nulla breve. Ma è un tipo di sequenza alle volte non troppo ragionata perché la strada più frequente è quella di ripetere le stesse cose in maniera un po’ monotona e con le sorprese praticamente contate sulle dita di una mano. Ne consegue un impatto emotivo che non è dei più felici, e peccato perché la legione thrash metal di Timpani non si è mai fatta pregare sotto questo aspetto.

Insomma, ragazzi, mi aspettavo qualcosa di meglio. In ogni caso, consiglio ai lettori di dare un degno sguardo uditivo a questi diavoli, vuoi perché è sempre meglio farsi da sé un’idea, vuoi perché il risultato dovrebbe essere a questo punto migliore nell’album, che si vanta di un vero batterista in pianta stabile. Quello che è sicuro è che un voto basso non è la fine del mondo…

Voto: 53

Claustrofobia

Scalette:

ATOMIC CURSE:
1 – Atomic Curse/ 2 – Mother of the Sepulchres/ 3 – March of the Undead/ 4 – In the Name of God

BRAIN DAMAGE:
1 – Brain Damage/ 2 – The Arms of Death/ 3 – You Are the Victim/ 4 – Unholy Storm of Chaos and Destruction

MUTILATOR: 1 – Mutilator/ 2 – Hidden in the Deep/ 3 – Not Dead Yet

MySpace:
http://www.myspace.com/truesatanika

Sito ufficiale:
http://www.satanikathrash.webs.com/