mercoledì 5 novembre 2025

Niutàun - "Malatempora" (CSC Records, 2024)

È passato ormai un po' di tempo da quando, su Timpani allo Spiedo #2, diedi la notizia dell'uscita del secondo album degli aquilani Niutàun, ovvero "Malatempora", uscito precisamente il 2 febbraio 2024 per la loro conterranea CSC Records, praticamente a ben 10 anni di distanza dal debutto autointitolato. Ma solo in questi giorni mi sono deciso ad ascoltare il nuovo turbolento parto di questo quartetto, e quindi eccovi finalmente qualche mia parolina sul loro disco, che mi è piaciuto un botto oltre ogni mia aspettativa, essendo io non troppo incline a più "normali" sonorità punk rock.

Ma il fatto è che i Niutàun sono tutto tranne che un gruppo di "normale" punk rock, e "Malatempora" lo dimostra ampiamente attraverso 10 pezzi uno più figo dell'altro. Aspettatevi infatti un punk rock bello energico e graffiante capace di passare dalla (apparentemente) scanzonata e ballerina "Tutti assolti" alla veloce e scatenata "Zitti", canzone dal piglio più hardcore dove, oltre a un sacco di cori, il batterista Juri Sielli a un certo punto usa addirittura la doppia cassa manco si trovasse in una band speed metal. Ma poi si passa anche dallo ska di "Affondiamolo" a certi momenti dark di "GB", e senza dimenticare le 2 ballate, cioè "Occhi neri" e "L'ultimo maggio", a dir poco struggenti e veramente da pelle d'oca, con l'ultima che ha pure l'unico assolo di chitarra presente in tutto l'album. Insomma, qui si va da un estremo all'altro con tanta sicumera, non solo a livello musicale ma anche a livello emotivo, ma sempre suonando con un certo stile, caratterizzato moltissimo dal cantato sarcastico, a volte rauco, di Ugo Capezzali.

E allora adesso parliamo dei testi che, incredibilmente profondi e analitici, trattano varie tematiche di natura socio-politica spesso con una pungente ironia. Ecco così che si va dall'ipocrisia del Vaticano ("Vaticano Bye Bye") alla schifosa opulenza della classe dirigente italiana che in verità se ne frega del popolo ("Affondiamolo"), oppure dagli opinionisti da social che non si sentono realizzati se non dicono le loro cazzate ("Zitti") al terremoto de L'Aquila del 2009 ("Tutti assolti"), dalla censura ("Lasciate stare", dove c'è pure un bel lavoro di basso) alla tv-spazzatura ("Mass Merdia", di cui trovate qui sotto il lyric video), e altro ancora. 

Ma da questo binomio ironia-denuncia sociale si discosta "GB", inno alla libertà di espressione reso piuttosto filosofico perché è incentrato sulla figura di Giordano Bruno. E fanno eccezione, naturalmente, anche le ballate, visto che "Occhi neri" parla della povertà in Africa mentre "L'ultimo maggio" racconta una storia di soprusi in carcere. Nulla quindi sfugge alle analisi dei Niutàun, che hanno tirato fuori dei testi ora provocatori e ora addirittura poetici, riuscendo però sempre a far riflettere l'ascoltatore.

Che aggiungere di più? Sostanzialmente niente. Solo che questo disco è di elevatissima qualità e che le mie canzoni preferite sono "Tutti assolti", "Zitti" (ovviamente, essendo la più veloce!) e le 2 ballad, che dire commoventi è dire poco. Ergo, i Niutàun sono un gruppo da attenzionare. Peccato quindi che io non li abbia ancora visti dal vivo, eppure qualche possibilità ce l'avrei pure avuta. Per dire, l'anno scorso, esattamente il 31 agosto 2024, sono venuti a Roma per suonare al Casilino Sky Park (che mi sta enormemente sul cazzo ma vabbè, questa è una cosa ormai risaputa) insieme a gruppi come i Cheapheads, le Molestya, i Cockroaches e i No Grave for Billy. E allora chi si prende di nuovo la briga di far suonare i Niutàun da n'oi? Possibilmente però a un posto più nostro, eh! (Flavio Er Coppola)

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