sabato 8 novembre 2025

I Lärm: ovvero com'è veramente nato il grindviolence!

TRASH TALKING WITH

Allora, il mio ultimo libro, "Più Veloce!", è stato pubblicato il 1° novembre 2024, e quindi ha praticamente compiuto il suo primo anno di vita. Per festeggiare questo traguardo, ho pensato di proporvi questo speciale dedicato ai grandissimi Lärm, che del grindcore e del power violence sono stati per me i precursori più importanti e rappresentativi. Ergo, di seguito trovate, prima di tutto, l'intervista che ho fatto al loro storico chitarrista, Paul Van den Berg, nel marzo 2022, già pubblicata per buona parte nel libro ma qui riportata integralmente. E poi si continua a parlare dei Lärm attraverso i loro dischi e le tante compilation, spesso in cassetta, a cui parteciparono negli anni '80. Insomma, uno speciale veramente a tutto tondo pieno di aneddoti e curiosità, con alcune info prese dall'ottimo Bacteria, sito enciclopedico che documenta il punk e l'hardcore olandese sia dei '70 che degli '80. Ma non perdiamo altro tempo con questa intro, e ora vi lascio leggere in santa pace questo specialone!

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Ciao Paul! Come stai? Iniziamo l’intervista con una classica domanda: quando e dove fondaste i Lärm?

I Lärm furono fondati intorno al 1983. In realtà erano una continuazione di alcune band dalla breve vita che abbiamo avuto prima dei Lärm. Infatti nel 1980 nacque la nostra prima band punk, i The Sextons, con Jos alla voce, Olav alla batteria, Paul alla chitarra e Alex al basso. Con questo gruppo abbiamo fatto 2 demo e un concerto. Poi nel 1981 demmo vita ai Disturbers con Jos alla voce, Olav alla batteria, Paul alla chitarra, Dick al basso e Dorien e Berletta alle voci. Dopo aver cacciato Dick fuori dal gruppo cambiammo nome in Total Chaoz (1981-1982), con cui rilasciammo 10 canzoni sulla cassetta “Van u wil ik zingen” uscita per la Er Is Hoop Tapes (si tratta di una compilation locale con 3 band punk da Amersfoort). Berletta lasciò la band poco dopo, e così cambiammo di nuovo nome, stavolta in Lärm, cosa avvenuta all’incirca nel 1983. La prima line-up era formata da Jos al basso e voce, Olav alla batteria, Paul alla chitarra e voce, e Dorien alla voce ma all’epoca molto del nostro repertorio era composto da canzoni dei Total Chaoz, solo suonate più veloci. Non molto dopo conoscemmo Menno, che voleva unirsi al gruppo come secondo cantante. E con questa formazione registrammo dei pezzi per “Holland Hardcore 1”, nastro pubblicato per la Er Is Hoop Tapes. Alla fine del 1983 Dorien lasciò la band e così si materializzò la classica line-up dei Lärm: Menno alla voce, Jos al basso, Olav alla batteria, e Paul alla chitarra. Perché formammo quelle band che poi hanno portato alla nascita dei Lärm? Nel 1977 il punk ebbe un grosso impatto su di noi. Lo so che suona come un cliché ma il punk rock ha veramente cambiato le nostre vite. L’idea di far partire una band sbocciò molto rapidamente quando io e mio fratello Olav conoscemmo Jos e il suo amico Alex. Nessuno di noi sapeva suonare uno strumento, figuriamoci accordarlo. Ma il punk era tutta una questione di attitudine! Non dovevi essere un cazzo di musicista per formare una band punk, e così abbiamo messo quell’attitudine nella pratica. I The Sextons, i Disturbers, i Total Chaoz e i Lärm avevano una cosa in comune: musicalmente erano molto rudimentali, rumorosi e scordati. Questo divenne il nostro marchio di fabbrica ahahah!

La Er s Hoop Tapes era una label portata avanti da uno dei Lärm, giusto? Cosa mi dici riguardo quest’etichetta?

La Er Is Hoop Tapes era diretta da me, Olav e Jos, ossia da ben tre membri dei Lärm. Quando la label partì noi suonavamo ancora nei Total Chaoz e avevamo queste registrazioni DIY, fatte con due mangianastri e quattro microfoni, con tre band locali: gli stessi Total Chaoz, i The Puke e i The Asperitys. Siccome non c’era nessuna etichetta che volesse pubblicarle, ci pensammo noi. Così nacque la Er Is Hoop! Dopodiché, realizzammo le tre tape della “Holland Hardcore”, la cassetta dei Last Warning e quella sull’hardcore finlandese. Facevamo tutto in casa. Duplicavamo addirittura noi stessi tutte queste cassette, solo che così ci impiegavamo delle ore per farlo ahahah!

E perché la chiamaste così?

Era una presa per il culo di un’emittente televisiva di stampo religioso, la EO [Evangelische Omroep, tuttora attiva dal 1967]. La nostra prima cassetta, quella con le tre band locali, la intitolammo “Van u wil ik zingen” [“da te voglio cantare”], proprio come un programma della EO dove si cantavano lodi a Dio, a Gesù, e così via. La EO era un’organizzazione conservatrice del cazzo che vedeva i punk come dei pericolosi senzadio!

Il vostro LP di debutto è stato uno split con gli Stanx. Come nacque la collaborazione con loro?

I ragazzi degli Stanx erano soliti organizzare concerti e festival punk presso il Buze a Steenwijk, la loro città natale. Ci fu chiesto di suonare a uno di questi festival e, con nostra sorpresa, scoprimmo che piacevamo tanto a loro mentre a noi piacevano loro. Inoltre gli Stanx avevano un’attitudine simile riguardo all’essere in una band punk, e con loro condividevamo pure un sacco di idee politiche. Così diventammo grandi amici e, da questo legame, iniziò la collaborazione per fare insieme uno split.

Cosa ti ricordi delle registrazioni di quello split?

Prima di allora non eravamo mai stati in uno studio professionale, quindi per noi era tutta una novità, e infatti non ne avevamo la benché minima idea. Mi ricordo però che Patrick [Richter], che ci registrò, si sbalordì quando gli dicemmo che volevamo registrare ben 28 canzoni per un lato del 12’’! Ma siccome non eravamo musicisti in grado di suonare le proprie parti dentro delle take, volevamo che lui registrasse la band come in un live. In pratica, Patrick ci incise mentre suonavamo un live set. Nonostante qualche cazzata, riuscimmo a registrare le 28 canzoni in meno di tre ore. Per quanto ci riguardava, tutto suonava bene a sufficienza tanto da mixare e “produrre” il nostro materiale nello stesso giorno. Ciò permise agli Stanx di avere tre giorni per registrare il loro lato del disco.

Perché lo intitolaste “Campaign for Musical Destruction”? È un riferimento alla “Campaign for Nuclear Disarmament”?

Fin dal primo giorno molte persone reagivano così alla musica delle nostre band: “che rumore orribile!” e qualcos’altro su questo andazzo. C’era un certo disprezzo verso ciò che facevamo noi, perfino dai punk. Non eravamo considerati una band musicale ma proprio l’esatto opposto. Allo stesso tempo, c’era questa nuova ondata di gruppi punk grezzi e rumorosi che dicevano di fare “noise not music”, “chaos non musica”, e via dicendo. Ci potevamo rapportare con questa forma di disastro sonoro, e così partì la “campagna per la distruzione musicale”. Fu una dichiarazione d’intenti, oltre a essere un tributo alle band “noise not music” di quell’era. Però non c’è nessun riferimento alla CND.

Dal punto di vista sonoro, “Campaign…” fu veramente innovativo. Questo perché suonavate così veloci, così rumorosi, così brutali… e anche così scordati! Quali erano le vostre influenze? E perché suonavate in questo modo?

Quando iniziammo con la nostra prima band le influenze erano gruppi punk77 come The Clash, Ramones, Ivy Green, Sex Pistols, Buzzcocks, Wire, The Saints, X-Ray Spex, Crass, UK Subs ecc. Queste band sono le nostre radici. Ma di sicuro anche la scena punk olandese con formazioni come The Rondos, Noxious, Pandemonium, Lullabies, Jesus and the Gospelfuckers, Bizon Kids, Rakketax, The Nixe, The Ex, BGK, Artratz, Funeral Oration, e così via. Ai primi tempi non suonavamo così veloci perché eravamo una band di mid-tempo punk. Ma quando i Total Chaoz si trasformarono nei Lärm cominciammo a suonare più veloci e con più distorsione. Lo facevamo per nascondere le nostre carenze tecniche. Infatti ancora non sapevamo accordare i nostri strumenti ma suonando alla massima velocità e con un sacco di distorsione, tutto sembrava più solido, oltre che certamente più brutale e caotico. Nei primi anni ’80 band in stile “noise not music” come Discharge, Disorder, Chaos UK, Wretched, Kaaos, Terveet Kädet, Riistetyt ecc. furono influenti, come lo fu il fast hardcore di Minor Threat, SOA, MDC, Neos, SSD, Stromsperre, Dead Kennedys, Siege, Circle Jerks, Deep Wound… insomma, alla fine tutte le grandi band hardcore del cazzo di quell’era!

Eravate una band straight edge, vero? A livello individuale, quali sono state le ragioni che vi spinsero a seguire lo stile di vita straight edge? Fra l’altro, siete stati fra i primi gruppi straight edge in Europa.

Quando iniziammo io, Olav e Jos eravamo straight edge. Menno ancora beveva e fumava ma smise quando entrò nella band. Lui simpatizzava col messaggio sXe. Prima che sentissimo parlare dello straight edge, noi già vivevamo secondo quello stile di vita. Eravamo influenzati da un detto di un socialista olandese: “Un lavoratore che beve non pensa e un lavoratore che pensa non beve”. Lui spingeva su questo messaggio votato alla sobrietà perché aveva visto quanto potesse essere dannoso l’alcolismo fra le comunità della classe operaia. Ma una band come i Rondos già manifestava, dentro la scena punk, contro l’alcol e l’abuso delle droghe. Per esempio, la loro “We Don’t Want No Speed” [del 1980] è in pratica una canzone proto-straight edge ahahah. A ogni modo, quella roba sul serio ci parlò e, appena lo straight edge saltò fuori, lo facemmo nostro e diffondemmo il verbo. Il che ci ha reso una delle prime band europee di stampo straight edge, e questo in un periodo in cui in Olanda le droghe e l’alcol costituivano una scelta di vita per molti punk.

Ti ricordi del tuo primo concerto coi Lärm?

Sì, fu al Tagrijn, a Hilversum. Me lo ricordo ancora perché avemmo un piccolo battibecco con il fonico del Tagrijn. Al momento del soundcheck, lui ci chiese di suonare una canzone. Bene, suonammo “Disorder”, una traccia di 30 secondi veloce e rumorosa (e pure scordata, ovviamente) con Menno che si mise a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo! Il fonico ci guardò e ci disse: “Smettete di scherzare e suonate un pezzo”. Menno rispose: “Quello era un pezzo”. Così il fonico abbassò tutti i cursori del suo mixer e se ne andò via arrabbiato, bofonchiando qualcosa tipo: “Ok, vado a mangiare”. Probabilmente pensava che lo stessimo prendendo per il culo. A sua discolpa, devo dire che si occupò del suono durante il nostro chiassoso gig, dicendoci più tardi: “Ora credo di aver capito che band siete”. Ma un sacco di gente, addirittura gli stessi punk, non capiva che cosa fossero i Lärm. Ai primi concerti tanti scappavano mentre suonavamo noi perché per loro facevamo solo un gran baccano oppure perché eravamo troppo veloci.

Allora era facile organizzare concerti in Olanda?

Era abbastanza facile. C’era una rete attiva di squat nei Paesi Bassi dove tu potevi suonare mentre i punk stessi organizzavano concerti punk sia nei locali centri giovanili che nelle sale pop. In questo modo stava allora fiorendo la scena punk olandese.

Avete suonato anche presso il leggendario Emma? Cosa mi dici dello squat?

Sì, eccome! Cosa posso dire? Al tempo è stato uno dei più grossi e più leggendari squat in Olanda. L’Emma aveva una sala concerti, un ristorante, uno studio di registrazione, delle sale prove e altro ancora. Era un posto molto ben organizzato, gestito da persone dedite. Uno dei posti migliori dell’epoca, di grande ispirazione. Infatti l’Emma lo prendemmo come modello dopo aver occupato ad Amersfoort il nostro spazio, il Kippenhok. I concerti dell’Emma sono sempre stati fantastici. Ne abbiamo visti così tanti lì. I Lärm ci suonarono [al Kippenhok] con gli Heresy, in una line-up grandiosa, come grandiosa fu la risposta del pubblico, a quanto ricordo.

Perché nel 1988 vi siete sciolti?

Menno voleva finire i suoi studi in Legge e per questo si trasferì ad Amsterdam. Per lui fu la fine di un’era. In un certo senso aveva ragione perché intorno al 1988 la scena crossover cominciò a diventare una faccenda grossa, con quella hardcore che intanto stava cambiando. In peggio. Infatti, tantissime grandi band hardcore iniziarono a suonare dello stupido (speed) metal/rock e all’improvviso avevano manager, agenzie, volevano sempre più arricchirsi eccetera. Divenne una cosa molto più commerciale che girava soltanto intorno ai soldi. Ma quando Menno ci lasciò non volevamo continuare come Lärm. E così fondammo un nuovo gruppo, i Seein’ Red.

Com’erano le condizioni socio-politiche in Olanda negli anni ’80? Influenzarono la scena hardcore olandese?

Come in molti altri Paesi le condizioni sociali e politiche peggiorarono abbastanza negli ’80. Erano in corso una guerra fredda e la corsa agli armamenti, con la costante paura di una guerra nucleare. C’era anche un problema abitativo che innescò in Olanda un’attivissima e radicale scena di squatter decisamente collegata con quella punk. Grazie agli squat, si formò una rete che le band usavano per suonare, provare e fare concerti. C’erano poi una crisi economica, una forte disoccupazione, tanta brutalità poliziesca, e senza dimenticare l’aumento del razzismo e del fascismo. Ma venivano fatte anche campagne contro l’apartheid, il razzismo, la potenza nucleare, per il disarmo nucleare ecc. Fu un periodo molto duro ma anche fortemente politicizzato che ispirava tante persone a combattere e resistere. Un periodo dove le band punk prosperavano!

Molte band hardcore olandesi, come voi e i Pandemonium, avevano canzoni contro il partito neofascista OSL. All’epoca quant’era forte questo partito?

Non era un vero partito ma un’organizzazione di vecchi combattenti (O.S.L. = Old Combatants Legion) [Oud Strijders Legioen] con idee molto conservatrici di destra. Il pericolo derivava dal fatto che questi veterani avessero legami non solo con l’esercito e con vari partiti e organizzazioni di estrema destra ma anche con partiti conservatori o di destra presenti nel parlamento olandese. Siccome poi la OSL era una lobby, fra l’altro adorata nella scena neofascista dell’Olanda, rappresentava sul serio un cazzo di pericolo!

Qual è il tuo album preferito dei Lärm?

Difficile da scegliere. Direi che tutti i dischi sono una foto in un dato momento nel tempo, quindi sono ciò che rappresentano e tutti questi periodi mi sono cari. Ma va bene, il primo disco con gli Stanx è probabilmente il mio preferito perché è stato il primo che abbiamo mai fatto. Quando demmo inizio alla band non avremmo mai pensato di riuscire a fare un disco, e così fu qualcosa di veramente speciale quando quello uscì.

Insieme a tuo fratello Olav e Jos, facevi negli anni ’80 una fanzine chiamata Definite Choice. Me ne vuoi parlare? Una volta riusciste pure a intervistare i grandi Youth of Today, una delle mie band hardcore preferite!

Io e Olav facevamo a casa la Definite Choice. Jos, Theun, Rene, Bart, Emelie, Marco e altri nostri amici, in un modo o nell’altro, diedero il loro contributo alla zine. Essa cominciò come Suicidal, una fanza di cui pubblicammo un solo numero. Poi le cambiammo nome in Definite Choice [da una canzone dei 7 Seconds]. La zine era incentrata soprattutto sulle band e sui dischi ma davamo spazio anche a qualche articolo di carattere sociale e politico. Al tempo ero molto attivo nella scena del tape trading e del penpal, perciò avevo tante conoscenze in giro per il mondo. Naturalmente, in quei giorni le persone ordinavano per posta i dischi dei Lärm direttamente da noi, e così rimanevo in contatto con molte di esse. Viceversa, ordinavamo i dischi delle nostre band preferite, ed era così che ti facevi una rete di amici. Grazie a tutti questi legami, potemmo intervistare una vagonata di gruppi. Quell’intervista ai Violent Children [cioè il gruppo in cui militava alla batteria Ray Cappo prima di fondare gli Youth of Today nel 1985] venne realizzata praticamente grazie al loro EP. Infatti lo ordinammo via posta negli USA direttamente dalla band, ed è stato Ray Cappo, che ci suonava, a mandarmelo, così ecco fatto! La gente seppe di noi anche grazie alla nostra partecipazione a “End the Warzone”, una raccolta in EP per un’etichetta americana. Facemmo in totale 7 numeri di Definite Choice, oltre a tre video-compilation su cassetta uscite sotto la sua bandiera.

So che i Lärm ogni tanto fanno dei concerti. Qual è stato l’ultimo e com’è stato?

Dal 2005 al 2012 abbiamo fatto concerti occasionali con la line-up originale suonando in Olanda, Germania, Spagna e Italia. L’ultimo è stato all’OCCII ad Amsterdam. È stato l’ultimo perché Jos, il bassista sia dei Lärm che dei Seein’ Red, ha avuto un grosso danno all’udito, e così i dottori gli hanno detto di smettere di suonare in band rumorose per non rischiare di diventare sordo. Perciò nel 2012 abbiamo fatto l’ultimo concerto sia dei Seein’ Red che dei Lärm. Fu la fine di entrambe le band. Quell’ultimo concerto dei Lärm è stato stupendo. Suonammo addirittura dei pezzi dei Rondos con il loro cantante, ed è stato grande perché i Rondos per noi sono stati una grande influenza. Ricordi d’oro! [in realtà, insieme ai Seein’ Red sono tornati di recente anche i Lärm, visto che 2 anni fa hanno ripreso a fare concerti, e pure con una certa frequenza]

Dopo tutti questi anni, suoni ancora molto veloce e incazzato con i Seein’ Red ed eri anche nei ManLiftingBanner. Qual è il segreto che si cela dietro alla tua voglia irrefrenabile di suonare sempre brutale?

Dopo 7 anni (a causa del danno all’udito di Jos) abbiamo ripreso i Seein’ Red. L’udito di Jos stava andando ok di nuovo dopo anni di silenzio, farmaci e un’operazione. Da allora rieccoci in pista suonando brevi, veloci e rumorosi. Per quello non c’è nessun segreto, è ciò che ci piace ed è ciò in cui siamo bravi. E siccome io sono il principale songwriter dei Seein’ Red, le canzoni rimarranno semplici e dirette perché io sono un chitarrista dilettante del cazzo ahahah! Per dire, io ancora oggi accordo la mia chitarra in Re e suono pure power chord in Re con un solo dito. Ciò che abbiamo fatto in questi 42 anni [facciamo 45 ormai] è tutto molto elementare e rudimentale. Ho suonato nei ManLiftingBanner e di sicuro quella band aveva un taglio brutale. Proprio come la maggior parte dei gruppi in cui siamo stati, come Profound, Colt Turkey, Marxbros, Staathaat, Kriegstanz. Ma per come la vedo io, non c’è nessuna ragione di cambiare il nostro sound. Esso rispecchia perfettamente la nostra rabbia nei confronti del mondo marcio in cui viviamo.

THE DISCOGRAPHY

 

“CAMPAIGN FOR MUSICAL DESTRUCTION/NO SECRETS” (Er is Hoop Tapes/De Melkboer Strikes Back/Eeenheidsfrontrecords, 1984)

Sostanzialmente è qui che è iniziata la leggenda dei Lärm, con questo split che giustificò fin da subito il nome che si erano scelti un anno prima, che non è altro che il termine tedesco per “rumore”. In effetti, facevano un “Extreme Noise Terror” (come recitava un’illustrazione del disco, la quale poi avrebbe ispirato la nascita dell’omonimo gruppo britannico) tremendamente violento caratterizzato da chitarre ultradistorte a motosega, da una batteria indiavolata perennemente prossima al blast beat, e da vocals letteralmente bestiali. Si sommino poi a tutto ciò non solo gli strumenti scordati, capaci di dare al massacro ordito dai Lärm un che di strano e malato, non solo i testi intelligenti contro l’apartheid, il fascismo, la rincorsa agli armamenti, gli esperimenti sugli animali e così via, ma anche l’estrema brevità dei pezzi, lunghi dai 12 ai 55 secondi, tanto da far durare il proprio lato soltanto 19 intensissimi minuti. Belli furibondi però anche gli Stanx ma i Lärm si trovavano comunque già su un altro pianeta.

“ULTRA-THRASH-CORE” (Slam for Peace Tapes, 1985)

Non un disco ma una cassetta che ha una grande particolarità: ne esiste solo una copia. In scaletta la bellezza di 77 pezzi, estratti sia da sessioni in sala prova che da concerti, tipo quello fatto al loro squat, il Kippenhok, in data 4 maggio 1985, con la compagnia di gruppi come BGK e perfino i Negazione. Presenti parecchi brani mai sentiti prima e pubblicati ufficialmente nei lavori successivi mentre altri, come la frenetica “Flatfield Boys”, non sarebbero mai stati incisi su disco. Assicurati 63 minuti magari non proprio limpidi dal punto di vista produttivo ma comunque di una violenza implacabile da parte di un gruppo che si stava costruendo una ragguardevole reputazione a livello europeo, come attesta il tour di 6 date in Spagna fatto fra il 15 e il 24 ottobre dividendo il palco con band incazzatissime, anche piuttosto brutali, come RIP e GRB. Il bello è che il tour doveva continuare nientemeno che in Italia ma, causa van andato a farsi benedire, i Lärm dovettero interrompere l’avventura. Però il 27 dicembre riuscirono a suonare in patria, precisamente a Enschede, con gruppi italiani in pieno tour europeo del calibro di CCM, Kina e, di nuovo, i Negazione. E 3 giorni dopo fecero scalo al Bauplatz di Venlo per registrare, sotto l’occhio vigile di Matski Aerts, il fonico dei Pandemonium, un grande EP...

“NO ONE CAN BE THAT DUMB” (Autoprodotto, 1986)

… e così uscì fuori questa mazzata! Arrivati a questo punto, i Lärm avevano forgiato un thrashcore maledettamente isterico, dissonante, spietato e supersonico già molto vicino agli stilemi sia del grindcore che del power violence, oltretutto anche piuttosto vario pure grazie a canzoni (16 in tutto, perlopiù inedite) come l’allucinato mid-tempo di “Non-Conformity”, un attacco verso i punk che si credono anticonformisti che pare quasi uscito dalla fantasia delirante dei Cyanamid. Molta serietà quindi nei testi, capaci inoltre di invitare apertamente allo straight edge (“It’s Up to You”), abbinata però a un certo umorismo tipico del gruppo, palese in un pezzo come “Somewhere Over the Rainbow”, sorta di cover del classicone reso popolare da Judy Garland nella pellicola “Il mago di Oz” (1939), poi diventato l’inno ufficiale della comunità gay mondiale fra gli anni ’70 e ‘80. Da notare infine la copertina, scattata durante un concerto fatto ad Andoain, in Spagna.

“STRAIGHT ON VIEW” (One Step Ahead Records, 1986)

Album importante, questo, e per vari motivi. Per prima cosa, a pubblicarlo ci pensò una giovane etichetta americana, la One Step Ahead Records, e quindi per la prima volta il nome dei Lärm varcò i confini europei per approdare negli Stati Uniti, tanto che i nostri cercarono ma invano di organizzare un tour da quelle parti, fra l’altro con gli Stark Raving Mad, altri padrini del power violence. In secundis, “Straight on View” vendette la bellezza di 3.000 copie, un traguardo notevole per un gruppo come i Lärm, diventando così il loro disco più di successo. Musicalmente è un monumento al thrashcore puntellato da ben 36 brani per 41 minuti di massacro indiscriminato diviso fra una parte dal vivo e una in studio, entrambe sempre registrate al Bauplatz, con la prima che immortalò il gruppo in un concerto avvenuto il 21 giugno 1986 con i washingtoniani Scream e i Pandemonium, alla loro ultima esibizione prima della reunion del 1987. Fra le tracce nuove, fa bella mostra di sé l’incendiaria “Metal Attitude Sucks”, avvelenata contro l’heavy metal, accusato di essere una musica sessista e commerciale, in un periodo nel quale sempre più band hardcore si stavano “vendendo” a sonorità metalliche.

“NOTHING IS HARD IN THIS WORLD IF YOU DARE TO SCALE THE HEIGHTS” (Definite Choice Records, 1987)

Fra il 16 e il 23 luglio 1987 i Lärm girarono l’Inghilterra in un tour con gli Heresy e i belgi Heibel. Così facendo, ebbero l’opportunità di suonare con gruppi quali gli svedesi Filthy Christians, i Negazione, i Ripcord e nientemeno che i Napalm Death praticamente a casa loro, il leggendario Mermaid di Birmingham. Tornati in Olanda, a settembre registrarono quello che sarebbe stato il loro ultimo disco, oltretutto uscito poi per la propria label, la Definite Choice Records. Espressamente “dedicato alla morte di chi prova a far diventare il punk un business”, con questo EP i Lärm si riconfermarono col proprio ormai caratteristico stile: massacrante, “storto” e ultranervoso, con giusto qualche breakdown qui e là già caro ai gruppi alla Youth of Today. Insomma, passavano gli anni ma i nostri, proponendo 16 pezzi spalmati in soli 11 minuti, rimanevano comunque coerenti a se stessi con un’attitudine sempre senza compromessi, scagliandosi stavolta pure contro i punk apolitici tutto birra e divertimento nell’esplicita “A-Political Dick”. Ma poi, proprio alla fine, ecco una simpatica ghost-track intitolata “Let’s Dance”, una specie di cover di David Bowie. E quindi eccome se anche i Lärm sapevano divertirsi!

Nulla produssero invece nel 1988, anno del loro scioglimento. Ma prima di questo, i Lärm riuscirono a fare fra il 12 e il 27 marzo un’altra bella avventura con gli Heresy, ormai diventati degli amiconi, però stavolta gironzolando in Europa fra Svizzera, Germania e Austria, suonando fra l’altro per ben 2 altre occasioni con i Negazione. Dopodiché, fatto un ultimo concerto il 1° aprile a Winterswijk, i Lärm salutarono (temporaneamente) tutti. Eppure già a dicembre i nostri fecero la prima delle loro millemila reunion che ancora fanno tuttora. Instancabili e incrollabili come sempre.

THE COMPILATIONS

Sempre attivi e propositivi, i Lärm parteciparono a innumerevoli compilation, internazionali e non, spesso di stampo thrash e in cassetta. Molto significativo in tal senso il primo episodio di “Holland Hardcore”, veramente monumentale essendo una carneficina no stop lunga la mostruosità di 90 minuti distribuiti fra 9 band preferibilmente molto estreme (Squits, Stanx, Glorious Death…), con i Lärm partecipanti con 10 pezzi cantati con Dorien, caratteristica con le sue vocals stridule, in quelle che sono praticamente le uniche registrazioni più o meno ufficiali del gruppo con lei.

Un anno dopo fu la volta di “Lärmattacke 2”, fondamentale, rumorosa raccolta di un’ora buona pubblicata dalla Anti-System Tapes, l'etichetta di Henning Prochnow dei tedeschi Scapegoats, presenti con altri velocisti come Mob 47 o Sound of Disaster (gli SOD svedesi!), anche se un po’ deludenti i Lärm con la sola “Sick of You”, in realtà una versione inascoltabile di un vecchio pezzo dei Total Chaoz comparso in "Van u will ik zingen".

Ben più di qualità la loro quota in “Alle 55 Kort”, mega-raccolta belga-olandese dello stesso anno rilasciata dall'oscura AED con, appunto, 55 band, ognuna con un pezzo a cranio. A risaltare, sia per numero che per brutalità, proprio quelle olandesi, con i vari Gepøpel, Pandemonium, Zwaar Klote, Disgust, Stanx e altri a violentare con inaudita ferocia i timpani degli ascoltatori, ovviamente annichiliti per bene anche dai Lärm con “Don’t Pay Their Debts”, già in “Campaign for Musical Destruction”.

Del 1985 è invece una compilation internazionale sfornata dalla statunitense Mothra Productions, “Cultural Compost Pit!”, stupenda nel suo proporre 35 formazioni, anche in questo caso con un brano a testa, provenienti letteralmente da tutto il mondo. Ecco così andare tranquillamente dagli australiani Death Sentence ai francesi Rapt, dagli sloveni III Kategorija ai polacchi Abaddon, dagli italiani CCM ai brasiliani Olho Seco, dai peruviani Guerrilla Urbana ai messicani Soluciòn Mortal e via cianciando. In breve, il meglio del thrash mondiale, e i Lärm si prestavano volentieri a queste iniziative, scatenandosi con “It’s Not What It Seems to Be”, canzone d’apertura di “No One Can Be That Dumb”.

Sempre di quel periodo è “Deflagration Vol. 2”, terzo episodio (e non il secondo, come si penserebbe dal titolo) di una seminale serie di compilation ultrathrash rilasciata dalla Deflagration Tapes, la label di Olivier Dignac dei Rapt, gruppo che tanto aveva in comune con i Lärm, non a caso ospitati qui con 3 pezzi. Ma fra gli statunitensi Siege, gli sloveni Stress DA, i brasiliani SP Caos, i francesi Heimat-Los, i nostri Eu’s Arse e Wretched, e così via, c’è veramente l’imbarazzo della scelta.

Infine, ecco che nel 1986 arrivò il turno di una delle compilation thrash per eccellenza, oltretutto tirata fuori in vinile dalla californiana One Step Ahead Records: “End the Warzone”. Qui i Lärm si fecero rispettare con 4 pezzi, tutti estratti dal loro split del 1984, confrontandosi con 3 gruppi statunitensi uno più brutale dell’altro quali, in ordine di apparizione, i Pillsbury Hardcore, gli Attitude Adjustment e gli iper-isterici Straight Ahead, poi confluiti in parte nientemeno che negli Youth of Today.

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