Thursday, June 13, 2013

Tank - "Filth Hounds of Hades" (1982)

Album (Kamaflage Records, Marzo 1982)

Formazione (1980):    Algy Ward – voce/basso;
                                    Peter Brabbs – chitarre;
                                    Mark Brabbs – batteria.

Località:                      Londra, Gran Bretagna.

Miglior pezzo del disco:

la titletrack.

Punto di forza dell’album:

la sua carica sanguigna unita a una varietà sbalorditiva.
 Tank - Filth Hounds of Hades
Cover Artwork: Jo Mirowski/Brett Ewins

Oggi mi va di parlare di uno dei più grandi gruppi dell’NWOBHM, cioè i prolificissimi Tank, che dal 1982 al 1984 riuscirono a pubblicare la bellezza di 4 album. E hanno anche una storia abbastanza particolare e unica, visto che Algy Ward li ha formati dopo aver lasciato i punkettoni Damned (e prim’ancora suonava con i Saints), e questo passato lo si sente molto nella sua nuova creatura. Questa cosa non è veramente da poco, in un periodo nel quale i metallari e i punk si ammazzavano in continuazione appena s’incrociavano lo sguardo.

“Filth Hounds of Hades”, prodotto da Eddie “Fast” Clarke (ha bisogno di presentazioni?) è l’album di debutto dei Tank, è composto da 10 pezzi per 38 minuti di ottima musica. Uno dei suoi maggiori pregi è la sua incredibile varietà, pur rispettando sempre uno stile ben definito e riconoscibile. Quindi, si passa dallo speed metal rockeggiante di “Struck by Lightning” alla led zeppeliniana “Run Like Hell”, dal puro speed metal epico di “Turn Your Head Around” (un pezzo da top ten e di cui è stato fatto anche il video!) alla psichedelica “Who Need Love Songs?” o al blues impazzito della titletrack, altro brano a dir poco leggendario. E fate conto che i Tank sono stati uno dei primissimi gruppi NWOBHM a dare particolare importanza alla velocità, ragion per cui ben 4 sono i pezzi veloci dell’album, magari con tanto di qualche (raro) cambio di tempo.

C’è varietà ma anche molta semplicità. Infatti, ogni canzone si basa su un essenziale schema a strofa/ritornello e obbligatorio assolo nella parte centrale. Ma il tutto non viene suonato in maniera meccanica perché talvolta il gruppo infila quel piccolo particolare che fa la differenza (che sia una variazione del batterista, una linea vocale posseduta, un intermezzo blues dal groove contagioso), quindi non si esagera veramente mai. Eppure, la musica è così ben costruita da creare comunque un’ottima tensione, così immortale da sembrare più complicata di quella dei Dream Theather, e soprattutto così divertente che non ci si stanca mai ad ascoltarla.

Ma un altro pregio dei Tank viene dal comparto vocale, che in ambito NWOBHM è qualcosa di unico. Algy Ward ha una voce che non fa chissà che ma è piena di soul, qualche volta azzarda dei falsetti impazziti come anche vocalizzi più bassi e birraioli completi di ululati (la titletrack è il massimo da questo punto di vista), donando così all’intera musica tutta quella carica e sudore in più che sembra di ascoltare i Tank direttamente in un pub fumoso durante un loro concerto. Questa è magia, solo pochi gruppi ci riescono!

La produzione dell’album è stranamente più pulita e cristallina del solito, e qualche volta il gruppo si diverte con gli effetti, come quello d’eco innestato sulla voce in “Who Needs Love Songs?”, e non dimentichiamoci del lunghissimo assolo psichedelico di “That’s What Dreams Are Made Of”, assolutamente da trip!

Le uniche perplessità che ho riguardano la scaletta del disco. Va bene che esso parte, come da tradizione, con un pezzo veloce (ce l’avevano anche i gruppi meno metal come gli Hammer di “Contract with Hell”), cioè “Shellshock” – che ha un’assurda introduzione tribaleggiante -, in modo da dare subito la giusta spinta all’album. Ma non va proprio bene che anche il brano successivo, “Struck by Lightning”, sia veloce, pur essendo ottimo e molto a là Accept. Però i pezzi veloci già sono pochi, e quindi lasciarli scorrere in maniera così fluida e rapida non è esattamente una saggia decisione, non trovate?
 
Fortunatamente, questi sono solo dettagli perché “Filth Hounds of Hades” è e rimane un capolavoro con i controcojoni che si poggia tutto sull’immediatezza e che non ha bisogno di cose assurde per far parlare di sé (a parte la velocità, s’intende). Fra l’altro, il gruppo riuscì anche a influenzare non pochi gruppi, uno fra i quali i Warfare, altri metallari punkettoni di cui il primissimo album “Pure Filth” venne prodotto nientemeno che dallo stesso Algy Ward. Infine, è abbastanza particolare anche il recente ritorno nelle scene dei Tank, visto che adesso ne esistono addirittura due incarnazioni, entrambe sotto lo stesso nome (e logo): quella solitaria di Algy, che è ritornato proprio quest’anno con “Breathe of the Pit”; e quella capeggiata da Chris Tucker e Cliff Evans (che a un certo punto si aggregarono ai Tank originali durante la metà degli anni ’80), che ha già pubblicato due album dal 2010 a oggi. Insomma, nei Tank non c’è assolutamente niente di normale. Meglio così!

Voto: 89

Flavio "Claustrofobia" Adducci

Scaletta:

1 – Shellshock/ 2 – Struck by Lightning/ 3 – Run Like Hell/ 4 – Blood, Guts and Beer/ 5 – That’s What Dreams Are Made Of/ 6 – Turn Your Head Around/ 7 – Heavy Artillery/ 8 – Who Needs Love Songs?/ 9 – Filth Hounds of Hades/ 10 – (He Fell in Love with a) Stormtrooper

Sito ufficiale (Tucker’s and Evans’ Tank):


Sito ufficiale (Ward’s Tank):

http://www.tankfilthhounds.net/

Wall of the Eyeless - "Wimfolsfessta" (2013)

Self – released demo (8th April 2013)

Line – up (2011):     SL – vocals/guitars/bass/harmonica;
                                 Simon – drums and percussions.

Location:                  Pskov/Helsjön (Russia/Sweden).

Better song of the demo:

“Piercing Mist”.

Better feature of the music:

Its good ability to create dramatic tension.
 Wall of the Eyeless - Wimfolsfestta
Cover artwork: SL

After few months from the review (in Italian) concerning their first demo, the Wall of the Eyeless returns with this new assault titled curiously “Wimfolsfessta”. I say already that it’s decisively better than the first one, also because it has been produced (along with the omnipresent SL) even by Magnus “Devo” Andersson (former bassist of Marduk) at the Endarker Studios of Norrkoping. Hence, many things are changed in the musicality of this dynamic duo, able to sharpen gradually their own style.

Wall of the Eyeless plays an extreme progressive metal with crepuscular tunes, so you must expect many melodies and creative mid – tempos. Obviously, the soloist guitar has always a significant role in the music of these guys, and it is able to disembroil itself through well – invented and long solos, and they are present above all during the last minutes of every song, I wonder why. There are the atmospheric and acoustical breaks also this time, creating a good suspense for the next moments. Besides all this, the band still prefers the long tracks, also if this time they’ve radicalized this feature with even 9 – minutes tour de force of “Flicker”. Hence, this demo lasted for 27 minutes per only 4 tracks.

One of the perfected aspects is the vocal sector, that is more present into the musical discourse than the recent past. It is based on a classic but strong growl. In addiction, now there is also a clean voice, it is melodic, really effective and absent in “The Longest Winter” only.

Instead, the songs’ structure is very free and emotional but without exaggeration of any kind, because there are some main musical solutions into every song. Now, these ones contains always a furious black/death metal outburst full of blast – beats and angry tupa – tupas, so to create a dramatic tension that there wasn’t in the first demo. An excellent example of this feature comes from the last track, that is “Piercing Mist”.

It is a synthesis of the Wall of the Eyeless’ music, being also a big surprise throughout. In fact:

1)      “Piercing Mist” has a very dark and acoustical beginning complete with a gloomy clean voice that is helped by a catacomb echo;

2)      Then, the band explodes with a chaotic outburst, while a crazy soloist guitar that erupts itself completely at last;

3)      The song has an open finale introduced by a long acoustical parenthesis;

4)      It is the song with more fast passages than the usual, also if they are alternated with some doomish moments.

But, if “Piercing Mist” is the climax of the demo, “Flicker” represents its weak point because this song has a very abrupt tempo shift during the long solo, almost at the end. I think the band must found a real connection  between the different moments to makes the tempo shift in a more fluid and natural way. Fortunately, this is a little detail.

Despite the dark production of the first demo, that one of “Wimfolsfessta” is more clear but also dirty and full of life at the same time.
 Wall of the Eyeless - Photo
Summarizing this demo, Wall of the Eyeless are all grown up very much during these 2 years. Hence, I hope that they’ll find a label able to support them. At this point, it shouldn’t be a bad idea if the band works on the debut album, considering the remarkable length of this second demo. Do you like the idea, guys? But a thing: where’s the harmonica?

Vote: 81

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Tracklist:

1 – Flicker/ 2 – The Longest Winter/ 3 – Revulsion Fever/ 4 – Piercing Mist

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