Demo (War Kommand Productions, 2009)
Formazione: The Nuclear Goddess, voce, chitarra;
200 – 821 – 6, chitarra;
RBMK – 666, batteria.
Provenienza: Scandicci/Firenze/Fabriano, Toscana/Marche
Canzone migliore del demo:
scelta difficile, ma se devo andare sul sicuro, preferirei citare “Der SataNazi Nuklear Kult”, più che altro perché è corredata da un assolo magnifico e imprevedibilissimo, e che quindi va in netto contrasto con tutto il “rumore” snocciolato con impudica nonchalance.
Punto di forza del disco:
il sentore di rovina che si sente per tutti i 41 minuti dell'opera. Provare per credere.
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Avete presente quelli che si lamentano per una presunta mancanza di creatività che ormai dicono sia presente nella nostra cara musica da molti anni? Bene, chissà come si comporterebbero sapendo che in giro c’è qualche pazzo pronto a utilizzare quella loro stessa creatività per vederla… ridotta in cenere? Prendiamo ad esempio i Progetto:ChaosGoat.666, che farebbero morire d’invidia persino i Bestial Warlust più rumoristi, e che al nostro prode Claustrofobia interessano così tanto perché vuole maciullarsi per bene i timpani (dio quanto è scemo!).
Già, parliamo dei Progetto:ChaosGoat.666 e della loro finora unica demo – cassetta che alla fine è un vero e proprio album, un catalogo di orrori che parte di base da una specie di black/death metal in salsa grind per quanto è pressappochista. E ciò per due motivi principali:
1) la batteria (elettronica?) la quale è quasi sempre sparata all’inverosimile, e ciò significa blast – beats a oltranza senza molta fantasia;
2) le chitarre, ma più per come vengono utilizzate che per il riffing in sé stesso, il quale si presenta sicuramente più curato della batteria (fino a sputare incredibilmente un assolo anche piuttosto lungo e fantasioso in “Der SataNazi Nuklear Kult”… a questo punto peccato che sia l’unico), pur essendo sempre bello “ignorante” come si conviene ad un gruppo del genere. Il riffing viene infatti utilizzato attraverso un tipo di struttura ossessiva, paranoica e minimalista così da proporre talvolta lo stesso riff (o quasi) per tutta una canzone.
A questo si aggiunga il fatto che il gruppo tende a preferire pezzi da 2 – 3 minuti, quindi la pesantezza generale viene compensata da una capacità di sintesi aiutata anche da una buona presenza delle pause con relative ripartenza pure durante uno stesso brano.
D’altro canto, la suddetta pesantezza viene aumentata a dismisura dai seguenti fattori:
1) la voce che, utilizzando talvolta pure la madrelingua, è semplicemente un classico del black/death visto che nel gruppo si trovano delle urla stile Bestial Warlust, solo in versione ancor più raccapricciante, e dei grugniti schifosi;
2) il lavoro fatto in fase di produzione e missaggio, consistente non soltanto nell’effettistica che talvolta manipola spaventosamente le voci, ma anche nei vari rumori di cui sono ricchi i pezzi, andando così dalle sirene d’allarme ai discorsi hitleriani (…) con tanto di folla urlante, da veri e propri spezzoni di film per finire con i cori gregoriani, ragion per cui il demo rimanda continuamente ad un’atmosfera di rovina e irrazionalismo esasperato perfettamente ricreata.
Ma, beninteso, ‘sti pazzi non si fermano soltanto a ciò ma vanno ben oltre, così da distruggere sul serio il concetto stesso di musica. In che modo? In tutti i modi, oserei dire.
Fate conto che alcuni brani sono letteralmente stuprati della base ritmica, di conseguenza tutto quello che si sente è (di norma) una chitarra, voce + “abbellimenti” di sorta fino a presentare in “Male Dictum Est in Fa#“ addirittura una chitarra acustica la cui melodia viene insultata per esempio dall’assurdo comparto vocale, stavolta più sussurrato. Da ciò si può intuire la tendenza a rendere oggetto di blasfemia sonorità piacevoli come certi momenti ambientali che qui e là vorrebbero vanamente “cullare” l’ascoltatore.
Oppure fate conto che la produzione è così sporca e a tratti “offuscata” da irridere l’ascoltatore, anche perché è stata impostata su frequenze altine. Di certo però, in quanto a sporcizia, le mie orecchie hanno sentito cose infinitamente “peggiori”.
Ma è da menzionare assolutamente anche la stranissima disposizione dei pezzi, frutto della politica repressiva attuata dal gruppo. Si prendano come esemplari soprattutto quelli finali, che niente hanno di quelli tipici del metal estremo. Ciò perché, parlato di “Male Dictum Est in Fa#“, la seguente, ossia “Noise – Imput – Jupiter” è un infinito pezzo atmosferico (7 minuti di durata!) nel quale vi è principalmente una chitarra psichedelica e specialmente quello che sembra un focolare duro a spegnersi (insomma, come scritto a inizio recensione, la creatività ridotta in cenere…).
Certo, una tale metodologia non è esente da pericoli, soprattutto perché in certi casi avrei preferito meno esperimenti (leggasi, riempitivi) e più caos in modo da colpire perfettamente l’ascoltatore sia in senso psicologico che fisico. D’altro canto, il caos è anche questo, radicato però in maniera più profonda e indiretta, ma quel che è sicuro è che simili “creazioni abortite” (come Antonin Artaud chiamava da giovane le sue poesie) sono da amare. E se io dico questo, allora dovete riflettere per millenni prima di comprare una cassetta così sadomaso…
Voto: 71
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Attack to Peace/ 2 – Extirpation of Life from the Universe/ 3 – Nuclear Chaos Over the Realm of God/ 4 – Antilife Terror Strike/ 5 – Necro Alienz Extermination/ 6 - 86. 04. 25. 01. 23. 47/ 7 – Der SataNazi Nuklear Kult/ 8 – New Radiancy/ 9 – Plutonium Uber Alles/ 10 – Planet Hell/ 11 Nozozcas/ 12 – Deus Nobiscum/ 13 – In the Sign of Anti – Materia/ 14 – Male Dictum Est in Fa#/ 15 – Noise – Imput – Jupiter
MySpace:
http://www.myspace.com/progettochaosgoat666