Saturday, October 17, 2009

Dark Paranoia - "Dark Paranoia" (2009)


DARK PARANOIA
“DARK PARANOIA” (2009)

Ed eccovi qualcosa di molto pericoloso dall’estremo nord del nostro caro stivale, da quel di Trento insomma, regione Trentino Alto-Adige. Quindi, eccovi i Dark Paranoia, creatura prediletta di Der Antikrist Seelen Mord (responsabile di voce, chitarre, anche acustiche, basso, drum machine e varie tastiere) nata nel 2007 (quando insomma il nostro aveva 15 anni!) ed a cui quest’anno si è aggiunto Marco, batterista dei blackettoni riminesi Deadly Carnage. Pure loro, come i First Reason recensiti su queste stesse pagine, sono alla primissima testimonianza discografica, che è nientepopodimeno che il demo omonimo “Dark Paranoia”, pubblicato a Gennaio 2009 (quando ancora Marco non c'era insomma, considerando che questo si è aggiunto solo a Settembre) presso la minuscola e misantropica Terror Cult Productions (il cui programma, da cui mi dissocio completamente, è fondato sull’intolleranza e sull’anti-umanità…), e stampato in sole 300 copie.
Il nome del gruppo mi sembra già piuttosto esplicativo circa lo stile musicale del duo, facente sostanzialmente un black metal a tinte depressive, e quindi spesso orientato su tempi (terribilmente) lenti, pur non disdegnando tempi più veloci del solito andando anche in blast-beats in cui sembra si scateni più la rabbia che la rassegnazione tipica del genere qui proposto, e pieno allora di quegli arpeggi, a volte melodici altre volte dissonanti caratteristiche anch’esse del black depressivo. Dal punto di vista strettamente strutturale ogni canzone presenta una propria individualità, anche se, secondo, non sempre i brani si reggono bene, ed “Alone” è esemplificativa a tal proposito, dato che qui ravviso un po’ di confusione tra la parte centrale e quella finale, con passaggi che considero slegati dagli altri e quindi pressoché inutili, per non parlare poi della ripresa (apparente) del tema proprio nel finale, che non mi colpisce proprio nel punto giusto per nessuna ragione al mondo (forse, infatti, dopo la ripresa, senza finire il brano così, si poteva stare benissimo un’accelerazione in blast-beats con sfoggio di chitarra solista a là Forgotten Tomb). Un altro aspetto strutturale che per me si poteva lasciar perdere sempre di questo pezzo è il frequente ricorso alle pause fra un riff e l’altro, facendomi perdere in tal modo perdere un poco l’attenzione presentando così un andamento piuttosto discontinuo alla materia, tendendo a spezzarla, come vale per i passaggi inutili considerati in precedenza. Difetti che, tra l’altro, personalmente riscontro nella stessa “Intro”, dove, in un sottofondo di pioggia, fulmini e vento, si fa viva una semplice chitarra acustica (presente anche in “Living for Die”), a volte però accompagnata da un’altra, che poi dà il posto ad una voce sussurrata, tormentata, ossessionata a dire “per sempre” (anche se dice anche qualche altra parola come “solitudine” ed altre che non capisco molto bene). Comunque, se si tralasciano i difetti di cui sopra, i Dark Paranoia, prendendoli dal lato strutturale, non mi sembrano paragonabili né, per esempio, alle frustranti (in senso buono) e lunghe litanie dei Forgotten Tomb, né alla più completa libertà di Krohm (anche se in linea generale il black metal depressivo si presenta quasi privo di una linea strutturale portante) ma piuttosto a certe cose fatte dal duo franco-statunitense Wolfe, più che altro per certi sbalzi improvvisi, quasi irrazionali, che dal punto di vista emotivo mi paiono decisamente significativi ed efficaci per la musica proposta. Vabbè, la produzione è quanto di meglio un tradizionalista possa volere in fatto di black metal, e così sporcizia a go-go, ma senza risultare incomprensibile, anzi, e così si mostra orgoglioso a tutti anche il rumore prodotto dalla chitarra ogni volta che si prepara a partire per vomitare ai timpani dell'ascoltatore un riff. Per fare un paragone tanto per far capire meglio, i Dark Paranoia, da questo punto di vista, possono ricordare un’altra volta i Wolfe dell’album omonimo datato 2006, uniche differenze facilmente ravvisabili una batteria un po’ più presente e compatta insieme ad una voce in lontananza tanto da sembrare un uomo condannato per sempre a soggiornare in una caverna ghiacciata, su cui è stato innestato un valido ma non invasivo riverbero (particolarmente presente in “Alone” ed in misura minore, a meno che le mie orecchie non mi ingannino, in “Living for Die”). Per quanto riguarda invece la registrazione, anche qui si rispettano i classici canoni black metal, con errori connessi quindi (giustificabili anche per via dell’età di Der Antikrist Seelen Mord), ed inoltre devo fare i complimenti a lui dato che si è fatto un culo così per arricchire la musica di diversi particolari, sovrapponendo in tal modo differenti strumenti. Insomma, lui ha voluto fare le cose in grande, dando molta importanza alla ricchezza dei contenuti, che per quanto mi riguarda è il principale punto di forza dei Dark Paranoia. Ah, dimenticavo: il demo del duo è formato da 5 pezzi, inclusa l”Intro” di 2 minuti e 20, per un totale di quasi 28 minuti e mezzo, il che significa tipo 5 minuti e mezzo per ogni brano. Segnalo inoltre che ogni composizione è decisamente riconoscibile, seppur, d’altro canto, le due “Alone” e “Living for Die” in più punti, a mio avviso, si somiglino.
Ed eccomi parlare ora della voce. E’ un aspetto particolarmente interessante dei Dark Paranoia in quanto non solo le urla belle classiche, “darkthroniane” oserei dire, sono, a mio avviso, più che buone (con quel riverbero poi), ma anche perché Der Antikrist Seelen Mord (ma un nome di battaglia più corto no?) ha voluto mettere anche qualche urlo più alto del solito, dando così ancora di più, con questi bruschi sbalzi, la sensazione dell’assurdità della vita, della morte che può prenderti in ogni momento, pure in quello maggiormente imprevedibile, ricordandomi in tal modo un po’ (ma un po’ beninteso) Storm dei compianti Strid. Da non dimenticare poi quelle urla tremendamente sofferenti che si fanno vive specialmente nella lunga “In Morbum Cado”, raggiungendo così picchi decisamente più elevati di sofferenza, anche se è praticamente impossibile anche lo sfiorare i livelli magniloquenti ed al tempo stesso inquietanti del canadese Amer LeChâtier, che non è altro che uno dei cantanti, secondo me, più originali che il black metal abbia mai conosciuto, sta di fatto che era così originale che dopo la pubblicazione del primo ed unico album dei suoi Malvery, quel “Mortal Entrenchment In Requiem” datato 1999, si suicidò bellamente, facendo sciogliere, insostituibile, il gruppo! Ma bando alle ciance, la prova di Der Antikrist Seelen Mord è, per me, più che valida, anche se cala un pochetto per quanto riguarda l’argomento linee vocali, dato che non le definisco fenomenali, seppur ne apprezzo molto e volentieri alcune presenti in “Living for Die”. Un altro problema non inerente la musica, e quindi in fin dei conti irrilevante, è il fatto che le liriche siano cantate in italiano a dispetto dei titoli dei brani, che invece sono spesso, come voi stessi vi sarete accorti, in inglese! Mah, misteri della fede. Discorso chitarre: il lavoro è piuttosto semplice ma senza essere elementare. Arpeggi a volte melodici e/o (ho scritto così perché, almeno in “Penombra”, c’è un lento arpeggio che sa essere in entrambi i modi) a volte spaventosamente dissonanti, possono dare il posto anche ad elucubrazioni di chiaro stampo funeral doom (“Penombra”), oppure a soluzioni, come dire, più grintose e vagamente epiche (“Living for Die”). Interessante da parte mia anche il primo riff che si sente in “In Morbum Cado”, orientato sulle note più alte, oppure la soluzione portante di “Living for Die” (questi ultimi riffs che ho citato non sono per niente arpeggiati). Piuttosto importanti sono le invasioni della chitarra solista, che in “Alone” e “Penombra” dà manforte alla chitarra ritmica, sputando note che dire dolorose è un eufemismo (in tal caso, mi sembra che sia piuttosto pesante l’influenza esercitata dai Forgotten Tomb). Invece, in “In Morbum Cado” e “Penombra” (sempre lei?) c’è qualche assolo, da parte mia, decisamente buono (due nella prima, solo una nella seconda) che, come nel primo brano, può essere addirittura anche doppiato, riconfermando l’impegno enorme profuso dal nostro Der Antikrist Seelen Mord, considerando inoltre che negli stessi momenti in cui gli assoli vengono doppiati si sentono ben 3 chitarre! Cosa non da poco. Pure l’opera fatta dal basso, messo veramente bene in evidenza (finalmente nel black metal!) mi piace molto. Con le sue linee semplicissime (stavolta elementari ma comunque, secondo me, efficaci) e monotone, spesso autonome rispetto alle chitarre, mi dà come l’impressione che il dolore della vita sia semplicemente sempre lo stesso, sembra non cambiare mai. Apprezzo in modo particolare i giri di “In Morbum Cado” e di “Penombra”. Riguardo ora la batteria, pure qui il lavoro nel complesso non mi dispiace. Essa risulta bella concentrata su tempi lenti e frastornanti, dimostrandosi, comunque, semplice (ma non come il basso). Tra le diverse partiture ce ne sono anche di meno lineari del solito (“Living for Die”), oppure di, come dire, almeno un minimo imprevedibili, con il rullante che si fa vivo non proprio in maniera regolare (“Penombra”). In quest’ultimo brano, tra l’altro, c’è una partitura con il ride che prima è lento e poi diventa più veloce e presente, veramente una bella trovata, secondo me. Inoltre, in “Alone” e “Living for Die” esprimono tutta la propria ferocia dei ruggenti blast-beats (anche se mi sembra che lo siano di più nella seconda canzone citata), che però sono brevi, nel senso che occupano uno spazio veramente esiguo, eppure lancinanti e, da parte mia, significativi, e da non dimenticare è l’interessante pattern principale di “Living for Die” che risulta un po’ più vario del solito. Adesso è il momento di prendere in considerazione le tastiere. Ci sono due aspetti piuttosto curiosi che le riguardano: come prima cosa, esse si fanno vive da “In Morbum Cado” in poi; come seconda curiosità c’è il fatto che le tastiere iniziano e finiscono gli ultimi 3 brani, un po’ come se fossero i principali propulsori della musica dei Dark Paranoia, risultando quindi decisamente importanti, anche perché, a mio avviso, aggiungono un alone di monumentalità al tutto, facendo diventare così ulteriormente ciclopico il dolore della vita, e tra l’altro esse si esprimono spesso pure contemporaneamente agli altri strumenti, funzionando così non come mero e semplice contorno per introdurre e finire i vari brani. Di solito (ma secondo me non c’è più bisogno di dirlo) semplici, solo raramente si mostrano più dinamiche del solito (“In Morbum Cado”) tirando fuori comunque delle partiture, a mio avviso, piuttosto degne di merito (e qua non c’è bisogno di citare una canzone rispetto all’altra). Buona poi la varietà dei suoni proposti, dato che, per esempio, si va da tastiere grevi e tremendamente più cupe rispetto al resto, ad addirittura note di pianoforte, compagno ormai inseparabile dell’uomo da almeno 300 anni (entrambi i suoni fanno bella mostra di sé in “In Morbum Cado”).
Ed è proprio di “In Morbum Cado” che tratto ora, dato che io lo prendo come il brano migliore del lotto. Questo perché si dimostra di una pesantezza veramente frustrante, dato che nei suoi 8 minuti di durata i tempi lenti hanno tremendamente il dominio assoluto. Ma anche perché è il pezzo in cui c’è maggior ricchezza di contenuti, e dal punto di vista emotivo qui si rischia pure, considerando che, almeno personalmente, a tratti il pianoforte sembra offrire uno spiraglio di luce, e guardacaso proprio a lui tocca il momento finale, come per dare una speranza, dimostratosi presto però altro che una crudele illusione attraverso la spietata certezza data dalla seguente canzone, “Living for Die”. Schopenhauer (forse) sorride. Per me “In Morbum Cado” è un vero e proprio capolavoro di black depressivo insomma, considerando pure l’ottima alternanza che i vari strumenti si concedono fra di loro.
Ma c’è un altro pezzo di questo demo che per me è di notevole interesse, ossa l’ultimo, quel “Penombra” che mi rimane impresso specialmente per la mancanza della voce, che qua non si trova per niente, neanche un sussulto. Scelta che lodo nel senso più completo della parola, dato che, in questo caso, è come mettere in musica la fine dell’uomo, la fine di ogni parvenza umana, facendo quindi parlare, in rassegnazione e minaccia al limite dell’estasi, i soli strumenti. Il dolore della vita si è completato insomma. Più semplice di così si muore!
Vorrei fare adesso un'altra osservazione, riguardante stavolta "Living for Die", che per quanto mi riguarda è una delle migliori canzoni del lotto. Qua, ad un certo punto, domina, insieme ad una chitarra acustica arpeggiata, con tutta grinta un riff molto diverso dagli altri, che pare precedere un'accelerazione distruttiva e rabbiosa, magari condita da un assolo...ed invece no! Sì perchè dopo si ritorna incredibilmente al tema iniziale, questo piuttosto depressivo e rassegnato. E secondo me questo cambiamento di atmosfera è qualcosa di veramente geniale in quanto con esso si sottolinea ancora di più la propria impotenza di fronte alla vita, il proprio essere schiacciato dagli eventi (attenzione che tutte queste considerazioni sono imputabili a ciò che mi trasmette la musica, e quindi non per chissà quali idee che ho io dato che non abbraccio per niente le tematiche del black depressivo).
Cari lettori e cari Dark Paranoia, siamo arrivati alla conclusione. Devo dire che il senso di disfacimento spirituale il duo trentino-riminese (ma non è meglio a questo punto riferirsi soltanto al fondatore del gruppo dato che questo demo l'ha fatto completamente da solo?) (me) lo fa percepire veramente molto. Altra nota di merito importantissima è lo strabiliante senso strategico che il nostro possie, dato che, tranne per qualcosina già trattata, qua non si lascia nulla al caso, lui sa quando e dove mettere questa o quella soluzione ed anche, è ciò è ancora più ragguardevole, per quanto riguarda interi pezzi. Certo, per quanto mi riguarda, deve ancora migliorare soprattutto il lato strettamente strutturale della musica, oltre ovviamente la tecnica, ancora, a mio avviso, piuttosto acerba. Insomma, questo paranoico non scherza affatto e quindi non vedo l’ora dell’uscita della prossima pubblicazione di quest'oscura creatura, che sono sicuro sarà migliore di questa.

Voto: 75

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Intro/ 2 – Alone/ 3 – In Morbum Cado/ 4 – Living for Die/ 5 – Penombra

MySpace:

http://www.myspace.com/darkparanoia92