Uscito a settembre ma preceduto ad agosto dai singoli di "Diabolical Alchemist" e di "Midnight Ritual", con l'uno che è un omaggio ad Aleister Crowley mentre dell'altro è stato girato pure un divertente video nel quale gli Evilcult non riescono nemmeno per un secondo a fare i seri (qui sotto per guardarlo), "Triumph of Evil" è una vera masterclass sul come fare belle canzoni nel segno di una mistura eccellente fra il black, lo speed e il thrash metal con tanto di momenti di puro e rovente heavy metal qui e là. Però da queste parti non c'è solo tanta cattiveria, non c'è solo tanta violenza ma anche delle ottime doti tecniche, dei riff ficcanti ma elaborati, tante belle melodie, assoli spettacolari (quasi tutti farina del sacco di Hell Bordini, pescato quest'anno dai Warbound), e un bel po' di piacevoli sorprese che vi mostrerò più avanti. Ma senza dimenticare naturalmente il cantato, "echizzato" a dovere e aiutato da qualche coro, del chitarrista Lucas from Hell, il fondatore del gruppo, uno in fissa con un grugnito lercissimo memore del primo Tom Angelripper squarciato ogni tanto da degli acuti lancinanti alla Tom Araya. Ecco, e già così come posso non innamorarmi di roba simile?
E me ne innamoro ancora di più grazie anche a come è stato strutturato l'album, cioè in 2 parti ben distinte. Per dire, la prima è quella più votata all'headbanging più sfrenato e violento, con accenni di blast beat nella scatenata "Satanic Revolution". Dopo la quale c'è, come quinto pezzo, un vero e proprio intermezzo, lo strumentale "Waves of Agony", che introduce alle sonorità più evocative e atmosferiche della seconda parte. E questa inizia, per l'appunto, con la solenne "The Abyss", praticamente la più black metal del lotto e che tanto ricorda "Enter the Eternal Fire" dei Bathory ma con un pizzichetto degli Hellhammer nel riffing e con un finale tastieroso inaspettatamente dark e gotico. Ma attenzione che poi vengono riprese le velocità martellanti anche in doppia cassa con le successive "Warrior of Doom" e la per certi versi sorprendente "Nosferatu".
Di sicuro uno dei picchi dell'album, "Nosferatu" si avvale non soltanto dell'ospitata di Armando Exekutor dei Flageladör, che qui suona un solo di chitarra oltre a cantare con la sua voce alla Cronos, ma anche di un magnifico solo di basso di Speed Lobo-Guarà. E lo sapete che un assolo di basso è già qualcosa di raro in questo tipo di metal, e quindi figuriamoci in quello brasiliano!
Ma il bassista dei nostri suona in questo disco anche le tastiere e i sintetizzatori, che si sentono parecchio nella traccia che segue, la conclusiva "Endless Night" che, a fronte di un finale da headbanging, all'inizio spiazza totalmente per via di un metal ultra-melodico che non sfigurerebbe affatto in certa NWOBHM più soft tipo Praying Mantis o Def Leppard, cosa in realtà abbastanza sensata se si pensa che il batterista, Filipe Stress, altra new entry del gruppo, ha una certa esperienza in questo tipo di sonorità avendo suonato, per esempio, nei Wild Side, una tribute band dei Mötley Crüe, una volta odiatissimi dalle frange metallare più estreme. E così si riassume in una sola canzone tutta l'essenza di questo album, sì violenta ma incredibilmente versatile, onnivora e, soprattutto, tremendamente anni '80.
In parole povere, "Triumph of Evil", inizialmente pubblicato solo in cd ma poi, in ottobre, anche in vinile grazie all'"ammericana" Doomentia Records, ha veramente di tutto, dalla tecnica all'aggressione frontale, dal lerciume a un ottimo gusto melodico, dall'atmosfera a certe trovate istrioniche. E quindi gli Evilcult suonano con una grandissima personalità e con tante idee, mischiando di base la bestialità dei Sodom con la raffinata aggressività dei Satan e i momenti goticheggianti degli High Power. Basta aggiungere altro! Solo una domanda per finire: Evilcult, quando venite a suonare a Roma? (Flavio Er Coppola)

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