Compilation (Selfmadegod Records, 10 Settembre 2012)
Formazione (2005): Sinworm – voce/chitarre;
Elektrokutioner – basso/batteria.
Provenienza: San Diego, California (Stati Uniti).
Canzone migliore del disco:
“Paradise in Decomposition”.
Punto di forza dell’opera:
la batteria.
E finalmente oggi entriamo nel mondo di Elektrokutioner, che altri non è che uno dei musicisti più attivi dell’intero universo, uno che ha così tanto tempo libero da suonare e aver suonato in una miriade di gruppi, specialmente di death antico. A titolo di esempio, cito gli Encoffination, i Beyond Hell, i più famosi Father Befouled, mentre i Decrepitaph sono una delle sue formazioni principali. Purtroppo però che "Forgotten Scriptures" sia una raccolta di canzoni, per così dire, minori, prese di petto dai vari split condivisi, fra gli altri, con gli italianissimi Eroded, autori proprio qualche mese fa del primissimo album “Engravings of a Gruesome Epitaph”, ma ci sono anche pezzi mai pubblicati (“Vengeance of the Abyss”) e dal vivo (“Unholy Crucifixion”).
Comunque, la prima cosa da dire è che i Decrepitaph sono letteralmente asfissianti come se non ci fosse un domani. Mai nessun assolo, al massimo c’è qualche rarissima sovraincisione di chitarra solista, i grugniti sono cupissimi, talvolta doppiati o effettati, e occasionalmente vengono sparate delle urla pure belle notevoli, mentre la struttura delle canzoni è spesso e volentieri sequenziale e quasi senza stacchi né pause. Come ultimo, la produzione, che ovviamente cambia da brano a brano, ma che in ogni caso è sempre nel segno del buio pesto quasi senza avere profondità (da questo punto di vista “Vengeance of the Abyss” è l’esempio massimo, con una batteria dal suono impossibile). E se ciò non bastasse, bisogna assolutamente dire che i Decrepitaph amano torturare i timpani dell’ascoltatore con del death/doom nel quale i tempi lenti più catacombali si alternano con passaggi più veloci e grooveggianti, che però non sono quasi mai dei veri tupa – tupa. Insomma, in parole povere, prima di ascoltarli preparatevi con molta calma, se no è la fine, ve l’assicuro (ma questa non è per caso la caratteristica di tutto il death metal?)!
In compenso, i nostri hanno una sufficiente fantasia nel diversificare i vari pezzi tra di loro, anche se naturalmente non abbiamo a che fare con dei geni. Per esempio, ci sono episodi che contengono perfino i blast – beats oppure dei passaggi più stradaioli al limite del thrash metal se non addirittura melodici, cosa dell’altro mondo per questo gruppo USA. In “Paradise in Decomposition”, una delle poche canzoni realmente riuscite, il discorso ritmico è più vario e imprevedibile anche durante una stessa soluzione musicale. Ma, andando più nello specifico, la batteria è effettivamente lo strumento più curato dai nostri, vista la buona inventiva e intensità che ci mette l’instancabile Elektrokutioner.
Fra l’altro, il massacro indiscriminato portato avanti dai due conosce qualche pausa, come nella lenta e melodica e fatalista “Forever Christ Forsaken”, dove vi è incredibilmente una seconda chitarra a rinforzare la prima, e nell’intro puramente ambientale “Resurrected”. L’unico problema è più che altro il fatto che questi episodi (entrambi brevi) siano praticamente attaccati fra di loro, cosa non proprio efficace e strategica dato che ferma un po’ troppo il putridume vero e proprio del gruppo.
Inoltre, la struttura delle canzoni non è molto funzionale, dato che:
1) tende ad aumentare ancor di più la natura claustrofobica della musica;
2) spesso si allunga il brodo perdendo così magari la buona intensità raggiunta qualche attimo prima, e in questo modo i pezzi durano più o meno tutti dai 4 ai 5 minuti… ma ovviamente questa non è una novità per questo genere.
E peccato che alcune intuizioni interessanti siano praticamente contate sulle dita di una mano, perché per esempio quelle pochissime urla che ci sono riescono a enfatizzare tranquillamente tutto l’insieme.
Ma vabbè, questa è in fin dei conti una compilation, non un album, quindi, se volete conoscere il gruppo in una maniera più sicura ascoltatevi dischi migliori come “Beyond the Cursed Tombs” del 2010. Però certo, con tutto quello che i nostri hanno partorito, è molto difficile beccare l’opera giusta ma, come si dice, la speranza è sempre l’ultima a morire.
Voto: 58
Flavio “Claustrofobia” Adducci
Scaletta:
1 – Vengeance of the Abyss/ 2 – Rot in the Grave/ 3 – Paradise in Decomposition/ 4 – Obsessed with Oblivion/ 5 – Throne of the Diabolical Ones/ 6 – Forever Christ Forsaken/ 7 – Resurrected (intro)/ 8 – Apocalyptic Pandemonium/ 9 – The Undead Shrines/ 10 – … Rotting (outro)/ 11 – Horrid Visions of Mutilation/ 12 – Summoned for Sacrifice/ 13 – Unholy Crucifixion
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