Sorta di manifesto – simbolo del cinema d’azione anni ’80 in quanto racchiude più o meno tutte le caratteristiche basilari del genere, “Tango & Cash”, film del regista russo Andrei Konchalovski, segue la scia inaugurata da “48 Ore” con Eddie Murphy e Nick Nolte, che nel 1982 fece piazza pulita al box office con la sua mistura sfrenata di commedia e azione brutale, con tanto di coppia di sbirri (beh, più o meno) fra loro ostili e quindi complementari. Solo che, in questo caso, i produttori Larry Franco e Peter Guber preferirono andare sul sicuro assoldando due attori giù ultra – noti, cioè l’ormai leggendario Sylvester Stallone e un Kurt Russell ancora in formissima. Inutile dire che ne uscì un film esplosivo e con almeno 1400 scene di assoluto culto.
La trama vede due poliziotti rivali, cioè Ray Tango (Stallone) e Gabriel Cash (Russell), che lavorano l’uno nella parte ovest, l’altro nella parte est della città di Los Angeles, collaborare (fortuitamente) per sgominare un traffico d’armi immenso organizzato da Barrett (impersonato dall’eterno cattivo Jack Palance, che qui ha una passione smodata per i criceti...). Solo che, proprio mentre stanno indagando, vengono incastrati in grande stile perché, come dice Barrett: “loro sono già degli eroi, perché farne anche dei martiri?”, nonostante Quan (James Hong) e Lopez (Marc Alaimo, inespressivo come pochi), che controllano le rispettive zone d’influenza di Tango e Cash, preferiscano ucciderli senza girarci attorno. Quindi, i nostri due eroi vengono arrestati e portati loro malgrado in un carcere pieno di guardie corrotte e di detenuti che ce l’hanno a morte soprattutto con Tango. E da qui comincia l’allegra vendetta dei due poliziotti, completa di tutto l’occorrente, anche di cattivoni felici di guardare la città all’incontrario con eventuale caduta da un palazzo e di macchinoni assurdi e mega – armati forniti dal più classico (e fesso) inventore pazzo al servizio della polizia.
Il film ha un ritmo costantemente e spaventosamente alto, imbottito com’è di trovate inventive e così ricco d’ironia (all’inizio della pellicola viene citato addirittura “Rambo”) che ridere diventa l’attività principale dello spettatore. Per non parlare del linguaggio forte che ingentilisce soprattutto i cattivi, che così sputano insulti quantomai variopinti come “ti strappo il culo dalla bocca” (…). Invece, i buoni, pur chiacchierando non poco, preferiscono badare ai fatti oppure punzecchiarsi a vicenda facendo spesso a gara a chi ce l’ha più grosso (e quindi, eccovi Cash, a cui Tango ha passato una misera pistolettina: “Ti ho detto di passarmi il mitra, è più grosso!”; e l’altro risponde: “Natura, pisellino”.
Bisogna dire che praticamente ogni scena del film è da antologia, riuscendo nel frattempo anche a caratterizzare molto bene i due protagonisti. Così, si passa dall’inseguimento in un garage (dove succede di tutto) fra Cash e un cinese, al momento in cui Tango sorprende in casa sua la sorella (una Teri Hatcher da sballo) sistemare la schiena di Cash dopo l’evasione dal carcere, dal travestimento tutto al femminile di quest’ultimo alla mega – rissa dentro la prigione. E non dimentichiamoci la resa dei conti finale, piena di fuochi d’artificio, arti marziali, mitra tenuti come se fossero giocattoli, giochi di specchi, granate nelle mutande e, PER FINIRE, i protagonisti che scappano dall’”unico fabbricato rimasto in piedi” che esplode alla grande sullo sfondo. Insomma, come sintetizzare in 10 intensissimi minuti tutti i clichès dei film d’azione di 30 anni fa.
Parlando invece della personalità di Tango e Cash, si deve dire che il primo è quello, diciamo così, più signorile e responsabile dei due, oltre a essere un amante dei bei vestiti e iper – protettivo nei confronti di sua sorella (che lavora come ballerina in un night – club – per gli americani un lavoro cosiddetto “normale” è praticamente un tabù in questo tipo di film!). Fra l’altro, Ray ama dare dei soprannomi ai propri nemici e ha un frase tipica: “seguo questo caso da 3 mesi”, che intanto curiosamente la dice ogni volta che deve arrestare qualcuno. Invece, Gabe è lo spaccone e donnaiolo del duo, sta sempre a provocare, ha una pistola (ridicola) con raggio laser e ama parlare per acronimi, tipo F.O.I.L.A. (“Fottuto Oltre I Limiti Accettabili”).
Il film ha però qualche problema per quanto riguarda i particolari. Per fare un esempio lampante, a un certo punto Cash offende “Coda di cavallo” (il cattivo felice di cadere da un palazzo di cui sopra, cioè Brion James, famoso per il suo ruolo da replicante in "Blade Runner" di Ripley Scott) perché è un immigrato inglese, ma come lo sa se qualche scena dopo il capo della polizia informa lui e l’altro che quello è effettivamente inglese? Insomma, non si tratta di mancanze gravi, solo di inezie che però, se si fosse riposta maggiore attenzione su di loro, sarebbe stato meglio evitare.
Sintetizzando, “Tango & Cash” è veramente un ottimo film d’azione, da puro divertimento e con un’ottima colonna sonora in tutti i suoi 99 minuti di durata. E peccato che sia stato l’ultimo film di grande successo con Kurt Russell protagonista dopo che questi ha regnato per tutti gli anni ’80, a cominciare dall’angosciante film di John Carpenter intitolato “1997: Fuga da New York” del 1981.