L'ho detto parecchie volte su queste pagine e ultimamente pure sul mio ultimo libro dedicato al grindviolence, "Più Veloce!": il bestial black/death metal o war metal che dir si voglia (però alcuni si ostinano addirittura a chiamarlo "metal of death" ma secondo me questa definizione è fuorviante perché rimanda al death metal) è uno dei miei stili metallici preferiti ormai da lungo tempo. Perché mischia l'oscurità del black metal, la cavernosa cupezza del death metal e la furia nichilista del grindcore, tanto più che questo sottogenere è pieno di pezzi brevissimi lunghi meno di un minuto, primo fra tutti "War Command" dei canadesi Blasphemy, gruppo che nel 1989 praticamente inaugurò questo modo folle di concepire il metal estremo pur pescando parecchia ispirazione dai brasiliani Sarcófago, per certi versi dei loro anticipatori. La più violenta brutalità regna quindi sovrana nel bestial black/death metal, e sulla webzine/fanzine ne ho spesso parlato. Solo che adesso questo stile è diventato quasi una "moda" nell'underground ma mi ricordo che, quando me ne sono appassionato (all'incirca negli ultimi anni 2000) dopo aver comprato (precisamente da Sound Cave, nella sua sfortunata sede in zona San Paolo a Roma) e consumato l'immenso "Vengeance War 'till Death" degli australiani Bestial Warlust, in pochi lo suonavano. Ergo per noi fanatici era dura procurarci roba nuova del genere, e quindi "studiavamo" i capostipiti, cioè i Blasphemy, i finlandesi Beherit, gli statunitensi Black Witchery e Morbosidad, i canadesi Conqueror e Revenge e una manciata di altri. Ma per fare quest'articolo mi sono prefissato una cosa: quella di non parlare dei pionieri ultraconosciuti di questo genere (tipo i Blasphemy che, quando sono venuti per la prima volta a Roma 6 anni fa, sono costati un botto a causa di un prezzo d'ingresso insensato sui 35 €... alla faccia dell'underground!) ma di quelli un po' snobbati, alle volte quasi dimenticati. Ecco a voi allora gli olandesi Bestial Summoning, e i brasiliani Impurity!