Saturday, February 20, 2010

Game Over - "Heavy Damage" (2009)


1. INTRODUZIONE.

Un giorno contattati tutto felice gli Irreverence, gloria lombarda del death/thrash, per farli partecipare a “Timpani Allo Spiedo”. L’impresa riuscì benissimo. Ma dopo un po’ mi accorsi che questi 4 ragazzacci milanesi si erano messi a suonare spesso e volentieri con una formazione giovanissima proveniente da Ferrara e con all’attivo soltanto il demo datato 2009 “Thrash Is Back!” (a detta di molti il thrash ritorna sempre! Mah…), ed un giorno essa, ossia molto recentemente, ha trovato un posto nella mega-ultra-super-iperfamiglia di Metal-Archives: i Game Over. Per uno strano ed invisibile motivo lo stesso sito mi incominciò a solleticare, oltre al fatto che di solito chi suona con gli Irreverence è un bel pacco di qualità, e così decisi di contattare allegro e felice anche questi giovini dall’Emilia Romagna. Incredibile a dirsi, il gruppo ha trovato difficilmente la via per mandarmi tutte le canzoni del proprio nuovo ep “Heavy Damage”, pubblicato come indipendente negli ultimi giorni dell’anno scorso. Infatti, prima si è cercato di mandarmele una per una, l’unico problema è che alla fine ne avevo inspiegabilmente solo 2, poi con le jumbo mail, solo che Libero è così maledettamente insensato che queste lettere virtuali con allegati ciclopici hanno addirittura la data di scadenza, se no niente! E niente è stato, dato che, passato un giorno, non c’era più possibilità di scaricare l’ep intero. E finalmente, dopo aver rotto fin troppo i cojoni a Reno (sono un pignolo della madonna quando si tratta di ‘ste cose, ma incasinato nel resto!), gli consigliai di mandarmi uno ad uno ogni pezzo, anche perché a quanto pare l’opera non può essere scaricata tramite Mega-Upload, MediaFire e cazzi e mazzi (a parte che in tal senso non ho mai ottenuto risposta ma tant’è…). Detto, fatto. E quindi benvenuti, mie care lettrici e cari lettori, nel magico (!) mondo dei Game Over, vi piaccia o meno!

2. PRESENTAZIONE EP.

Come già osservato, “Heavy Damage”, è il secondo lavoro, venduto a 4 euro, del quartetto il quale è nato nell’anno di grazia 2008, ed è attualmente formato da Reno voce e basso, Ziro e Sanso chitarre, e Med batteria (quest’ultimo e Ziro sono fra l’altro anche voce aggiuntiva). Come si può presumere dalla copertina spartana e vecchia scuola dell’ep, i nostri suonano un thrash metal tremendamente anni ’80 spesso a mio avviso sposato con le melodie e l’epicismo battagliero dello speed metal (specialmente nei primi 2 pezzi), e ciò nonostante in tale sede non si parli di spade, guerrieri e del Sacro Metallo, ma di tutt’altra cosa, come invece mi è accaduto da poco di sentire nei Violent Assault (http://timpaniallospiedo.blogspot.com/2009/12/i-violent-assault-li-considero-come-un.html). La musica, presentata attraverso 6 pezzi (brano più lungo: “Dawn of the Dead”, lungo circa 4 minuti e mezzo; quello più breve invece è “N.F.H.” di 25 secondi), si snoda solitamente veloce, con ben 3 canzoni (ossia le due che ho appena citato e pure “Science Addiction”) che non contengono neanche un misero rallentamento, secondo me sufficientemente varia e fantasiosa e tra l’altro mi risulta tecnicamente molto preparata e degna di nota. Dico da subito però senza fronzoli che chi vuole un assalto come piace ai deutsch oppure agli Slayer della cosiddetta epoca d’oro se non addirittura i Whiplash (eppur a mio avviso simili ai Game Over per quanto riguarda certo riffing speed)) si allontani, dato che, almeno personalmente, l’approccio mi sembra molto americano, nel senso che non è molto estremo né di una cattiveria devastante, benché episodi del genere non manchino neanche qui. Dal punto di vista prettamente strutturale, i vari pezzi si esplicano in maniera molto lineare ed oserei dire anche statica, dato che da queste parti si rispetta spesso un determinato schema che nel prosieguo di un brano viene pedissequamente rispettato, seppur non credo lo si possa definire a strofa-ritornello nel modo più classico del termine, o almeno non interamente. Infatti, solitamente i Game Over tendono a prendere di mira 3-4 soluzioni che si susseguono in modo consequenziale, ma non esattamente in modo completamente fisso, nel senso che a volte qualcheduna di esse viene interessata da un numero diverso di battute, come si può sentire in “Science Addiction”, dove la seconda, in luogo delle iniziali 4 volte, successivamente è sottoposta bensì a 2. Le due canzoni che rispettano comunque una struttura simile sono “Dawn of the Dead” e “Tupa Tupa or Die” (un titolo che è tutto un programma!), ossia gli opposti dell’opera, come per rispettare un criterio circolare pure nella successione dei pezzi. Altresì, lo schema più usato (“Innocent Victims” – visto? C’è anche un po’ di tematiche sociali, come il vecchio thrash insegna -, “Heavy Damage” e “Science Addiction”) c’è sempre, chi più chi meno, il numero di soluzioni sopraccitato, ma in tal caso si è un pochino maggiormente classici, visto e considerato che inizialmente 2 passaggi si ripetono consequenzialmente per 2 volte, per poi dare successivamente il posto alle altre, che invece non se lo danno a vicenda come le precedenti ma semplicemente con un semplice 3 – 4. Uno schema simile può essere sia estremamente vincolato, ossia la sua ripetizione si esprime in maniera praticamente identica a quanto fatto prima (“Innocent Victims”), oppure in modo quasi simile ma accorciato (cioè, invece dell’1 – 2 – 1 – 2 – 3, nella seconda botta si esegue un 1 – 2 – 3, e da questo punto di vista vale “Heavy Damage”, nel quale fra l’altro la quarta soluzione non è neanche una delle principali, dato che si fa viva quasi nel finale), oppure presentando addirittura 2 sequenze in uno stesso determinato pezzo (nel caso “Science Addiction”, dove c’è sia l’1 – 2 – 1 – 2 che subito successivamente un 1 – 3 – 4, il quale poco dopo viene un’altra volta ripreso attraverso il 2, che se non sbaglio in questo momento funge da ponte tra le due sequenze). Un caso a parte è invece “N.F.H.”, e ciò non solo strutturalmente parlando (è infatti un 1 – 2 che si ripete così com’è per ben 4 volte), ma anche a livello musicale, e di tale canzone ne parlerò in maniera diffusa tra poco. Faccio inoltre notare che, come tradizione insegna, ogni pezzo è introdotto sempre e comunque da qualcosa, e quindi non si parte a manetta come succede oggigiorno specialmente con il metal moderno, ed in tal modo magari si propone basso + batteria come in “Heavy Damage”, oppure gli stop ‘n’ go di quest’ultima che scandiscono con violenza ed intensità la chitarra (che esegue regolarmente come introduzione quello che poi sarà il primo – eccetto per “N.F.H.” che parte con il 2° riff - tema della canzone), e questi ultimi sono presenti talvolta anche in fase di chiusura (“N.F.H.” e “Science Addiction”). A mio parere, la struttura anzidetta tende non poco a prevedere il momento in cui la canzone si pone la parola “fine” (e ciò in particolar modo riguarda i primi due pezzi), anche se ovviamente esso non è determinato soltanto da un simile fattore, ma se ne consideri pure un altro, come ad esempio la doppia cassa finale di “Dawn of the Dead”. I Game Over riescono comunque a compensare questo rigidismo strutturale con una caratteristica che definirei tipica del thrash metal, come il già citato numero di battute, il quale risulta spesso dominato dalle 2 (molto più frequente)/4, e praticamente il massimo che i nostri riescono a toccare sono le 6 battute dell’inizio di “Innocent Victims” (le prime 2 fanno parte a dir la verità dell’introduzione…), ma da lì non si schiodano. Ciò significa che l’andamento è molto veloce e nervoso, tremendamente dinamico, come è in fin dei conti naturale del thrash (ovviamente ciò dipende anche da gruppo a gruppo). Un altro fattore di dinamismo è rappresentato secondo me pure dalla lunghezza delle soluzioni, semplici, brevi ed essenzialmente nate per i fanatici dell’impatto sonoro puro e spurio, e nonostante i vari passaggi si susseguano in continuazione, essi non sono poi molti, nel senso che, a parte “N.F.H.”, si va se non erro dai 3 (“Dawn of the Dead”) ai 5 (“Innocent Victims”), con relative modificazioni. Si noti una mia piccola curiosità: mi sono reso conto che durante tutto l’arco dell’ep ci sono due soluzioni le quali, seppur non regolarmente, vengono modificate, ossia la 1 (tranne in “Innocent Victims”, “N.F.H.” e “Science Addiction”) e la 3 (ossia in “Innocent Victims” ed “Heavy Damage”), e questo minuscolo dettaglio lo tratterò sicuramente nell’intervista che farò al gruppo, benché proprio nell’ultimo brano anche il 4 viene (finalmente!) modificato. Ma siccome mi sto divertendo un mondo non ho ancora finito, dato che ho apprezzato molto il fatto dell’assenza quasi totale degli stacchi, di cui ne sento soltanto uno, cioè nell’inizio di “Dawn of the Dead”. In tal modo, penso che i Game Over abbiano cercato di intensificare la propria musica in maniera completamente collettiva, riuscendoci a mio avviso brillantemente, così da dare inoltre più continuità al discorso, non spezzettando la furia. Parliamo adesso della produzione, che mi pare decisamente buona. Sporca ma comprensibilissima, è stata impostata se non sbaglio sulle frequenze medie, senza insomma esagerare e donando totalmente a mio parere alla musica stessa il compito dell’intensità, e tra l’altro non si scordi che tutti gli strumenti sono stati ben bilanciati, con il basso in discreta evidenza ma non troppo. Non abbastanza curata invece la registrazione, che risulta non esente da certe “stecche”, le quali a me però piacciono molto, in quanto fanno regnare nel suono del gruppo un’aura antica di genuinità che potrebbe insegnare a tutti quelli che usano il computer magari per coprire delle “magagne” e quant’altro di brutto esteticamente ad un orecchio moderno.

3. ANALISI STRUMENTO PER STRUMENTO.

Ed ora tocca all’analisi strumento per strumento, e naturalmente per prima tocca alla voce che, senza girarci intorno subito, penso sia uno dei principali punti di forza del gruppo, insieme al riffing, in “Heavy Damage”. Prima di tutto, intravvedo in essa un’irruenza thrash metal che mi dà già una gran bella carica, e quindi Reno è piuttosto aggressivo e sgraziato senza esagerare, ma nonostante ciò è comunque molto lontano dai vocalizzi a là Tankard/Violator, dato che di urla non si tratta. La sua è tra l’altro una voce molto intonata, visto e considerato che va di pari passo con il riffing delle chitarre, sapendo talvolta essere a mio avviso addirittura elegante (“Innocent Victims” mi sembra esemplificativo a tal proposito), ergo al sottoscritto risulta abbastanza fantasioso nelle tonalità usate. In “Tupa Tupa or Die” se non sbaglio i toni del nostro si fanno persino più duri, dall’impronta a mio avviso quasi punk-hardcore. Per non parlare invece di “N.F.H.”, in cui si possono sentire anche una specie di grugniti decisamente distruttivi, cosa che in un gruppo thrash metal non si sente di certo tutti i giorni. Un plauso lo dò anche alle linee vocali, che mi hanno preso fin da subito, varie ed intensissime come sono e non poche volte dall’alone che considererei epico (i primi due pezzi credo siano esemplari da tale punto di vista), ma faccio notare che, rispetto ai Violent Assault, i Game Over sono forse moooolto più thrash, dato che hanno dalla loro anche dei cori, simili a quelli che ho sentito ultimamente nei Bunker 66 (se non lo sapete sto facendo paragone con certi gruppi che hanno partecipato alla rivista), che contribuiscono a mio parere ad aumentare il senso di dinamismo e della furia, già molto presente, seppur gli stessi cori non si facciano poi vivi in tutti i pezzi, ed infatti alla fine gli unici che ne sono interessati sono “Heavy Damage” e “Science Addiction”. Un altro aspetto di indurimento della propria proposta penso sia dato anche dalle rabbiose sovraincisioni sulla voce di Reno (e qua fa un bel culo ad esempio “Innocent Victims”) come pure da un effetto d’eco, benché a dir la verità non molto marcato e frequente, come invece può esserlo in un disco black metal, ma che comunque riesce a perdurare un pochetto di più nel tempo le incazzature del nostro (sentitevi a questo proposito “Heavy Damage”). Discorso chitarre: prima di cominciare, considero magnifica la sporcizia donata alle due asce, dato che in tal modo mi trasmette un qualcosa di vissuto, una carica in più, ma ciò non sarebbe niente senza un riffing degno di questo nome. E personalmente lo è un sacco! Lo è non soltanto grazie alla semplicità d’impatto, dato che solitamente un riff del gruppo ferrarese è formato da quelle che definisco due parti legate da delle note ben specifiche, quasi predeterminate, e talvolta da una disposizione di esse in pratica statica, non molto fantasiosa insomma, ma anche alla notevole abilità nel creare dei motivi assolutamente coinvolgenti, almeno per quanto mi riguarda certo, spesso epici e battaglieri di matrice a mio avviso molto speed, e quindi spesso intrisi di una melodia che definirei eroica, anche se non sempre, come in alcuni riffs un po’ schizzati (se questo è un termine giusto) di “Innocent Victims”, o nella dura fierezza su tempi medi di “Heavy Damage”. Le chitarre si fanno secondo me più furiose partendo principalmente dal finale di quest’ultima canzone, in cui le due asce intonano improvvisamente un riffing molto cattivo, e che raggiunge più violenza del solito nella brevissima “N.F.H.”, solo che qui l’assalto proposto è se non erro di natura sostanzialmente grind, offrendo così uno spaccato di isterismo tecnicamente semplicissimo. E sempre rimanendo in tema cattiveria, penso siano degne di menzione le pennellate dal taglio minaccioso di “Tupa Tupa or Die”, ossia uno dei brani maggiormente devastanti e senza pietà del lotto, ma l’importante è che dal punto di vista qualitativo i riffs dei Game Over se la cavino egregiamente….purtroppo non penso una cosa simile anche riguardo gli assoli, considerando che, almeno per me, li trovo un po’ noiosi, vuoi perché non ci sono delle melodie che coinvolgano il sottoscritto non poi così molto, vuoi perché forse sono un po’ troppo inutilmente virtuosi, ed anche per via di un suono a volte bassino (come per esempio in “Heavy Damage”), eppure per le due asce della formazione lombarda i soli hanno un’importanza che oserei dire capitale, dato che, eccetto per “N.F.H.”, essi sono in tutto 8 elargiti in sole 5 canzoni, trovando il massimo di 2 in “Heavy Damage”, “Science Addiction” e “Tupa Tupa or Die”. Loro di solito abbracciano se non sbaglio 4 battute, con un minimo di 2 nel primo di “Heavy Damage” ed in entrambi di “Science Addiction”, ma con un picco addirittura di 8 in quello di “Dawn of the Dead”, e quindi di certo i nostri non hanno paura a suonarli anche di piuttosto lunghi. Mi sembra abbastanza facile prevedere la disposizione degli assoli nei vari brani, ed infatti, come nel più tipico dei modi, spesso loro si fanno vivi quando ogni sequenza di soluzione si è ripetuta per 2 volte e, come nel caso di “Tupa Tupa or Die”, il 2° assolo viene a galla quando le 4 soluzioni principali hanno fatto la loro bella figura per l’ultima occasione, e ciò vuol dire che di solito i solismi sono presenti quasi nei momenti finali di una canzone, cosa che succede praticamente sempre. Può succedere però anche che un assolo s’infili nel discorso subito dopo un’introduzione (“Heavy Damage”), od addirittura cercando di dominare all’interno di una precisa sequenza (la seconda di “Science Addiction”, ed il 1° assolo avviene sull’1, come pure nella volta definitiva dopo che l’ultima sequenza di tale brano è stata nuovamente ripresa), e quindi un poco di fantasia ai Game Over non manca, seppur molto circoscritta. Peccato però che gli assoli, dato che spesso non sento la potenza né il nervosismo del thrash metal, mascherandoli a mio avviso con dei virtuosismi che non considero azzeccati (insomma, non stiamo parlando dei nuovi Heathen), non mi sembrano buoni, anche se qualche cosa di apprezzabile c’è, come in “Heavy Damage”. Ed ora si punta il mirino sul basso, il cui lavoro non pare al sottoscritto fenomenale, solo buono. Come succede in molti gruppi thrash sia di ieri che di oggi, tale strumento è anche qui praticamente subordinato alle chitarre, e quindi non aspettatevi dei virtuosismi oppure dei giri indipendenti dalle asce, ma al massimo si semplifica il discorso di queste ultime, come nel caso di “Dawn of the Dead”. A mio parere comunque una notevole profondità di suono Reno la riesce a dare piuttosto bene. Per quanto concerne invece la batteria, anche qui il lavoro mi è semplicemente ben fatto, ed una cosa da segnalare è che è di una varietà e fantasia che dire bassine pare quasi un eufemismo. I ritmi sono sempre perennemente lineari, e durante alcuni passaggi si cerca di cambiarli, ossia cercando, senza accelerare, di rullare di più, e da tal punto di vista “Innocent Victims” e “Tupa Tupa or Die” sono esemplari. Quando il nostro Med è veloce, l’assalto è sì secondo me distruttivo, ma senza esagerare con la violenza, seppur questa la riesco a sentire piacevolmente soprattutto nel finale di “Heavy Damage” e nella sparata dal piglio maggiormente punk-hardcore di “N.F.H.”, per il resto si tratta del classico scavezzacollo groove thrash metal. Faccio notare inoltre il fatto che di variazioni vere e proprie al discorso ritmico se ne sono veramente di rare, dato che più che altro si cerca spesso e volentieri di proporre delle rullate fisse che fungono da ponte tra una soluzione e l’altra, intensificando secondo il mio punto di vista, riuscendoci nonostante si ripresentino anche in pezzi diversi, il passaggio immediatamente successivo, oppure, gioco che personalmente considero ottimo, i tom-tom utilizzati tra la prima e la seconda soluzione in “Heavy Damage” così da scandire maggiormente e rendere più…”tamarra” la canzone. Insomma, il lavoro qui proposto lo definirei maledettamente statico e senza pretese, penso che il nostro potrebbe essere benissimo preso per una macchina, tanto è tra l’altro preciso e robusto. Magari però renderlo un pochino più fantasioso non credo farebbe male, attraverso magari degli uno-due od anche delle variazioni su tom-tom e/o piatti, pure per donare maggiore dinamismo al tutto, dato che in fin dei conti stiamo parlando di thrash metal.

4. ALTRI DIFETTI.

Ma c’è un “ma”: quale? Io sinceramente l’ho trovato nella fase conclusiva di “Heavy Damage”, brano che infatti considero purtroppo inconcludente, eppure mi lasciava intravedere degli ottimi spunti, considerando i suoi riffs ed i suoi contagiosi ritmi, e dove fra l’altro c’è un passaggio, ossia il terzo, che se non sbaglio ha qualche connotato punk-hc con tanto di cori, e che per me è strutturalmente interessante dato che esso si dispiega attraverso 2 parti, e l’ultima riprende quella finale della precedente oltre che la sua iniziale nota. Tale passaggio viene interessato soltanto da una battuta, conferendo così forse maggior impatto. Inoltre, penso che sia notevole la scelta dell’accelerazione subito dopo l’assolo, che in pratica funziona probabilmente da introduzione ad essa, ponendo a mio avviso un po’ le basi per un brano lungo e di ampio respiro quasi a là “Open the Grave” (ovviamente fatte le debite differenze) contenuto nel grandioso album “Breaking the Silence” dei già citati Heathen, solo che quell’assalto viene subitamente abbandonato dopo 5 battute (6 se si conta che nella prima il gruppo intero si “prepara” al tutto, con il batterista intento a scandire il riffing con i piatti), e quindi è un punto del pezzo che non mi sembra sia stato particolarmente approfondito, anche perché la nuova atmosfera creata in tal modo credo che si sregoli senza colpo ferire. Ergo, sto dicendo che forse con molta probabilità “Heavy Damage” aveva ancora ampi margini discorsivi, si poteva continuare a proporre questo tipo di velocità e cattiveria, magari riempiendole dopo un po’ con un bel cazzuto assolo.

5. CONCLUSIONE.

Tranquilli comunque, per il resto l’ep, oltre ai solismi stessi, mi è piaciuto molto, e fra l’altro considero geniale la mossa di aver messo “N.F.H.” come successivo episodio di “Heavy Damage”, dato che quest’ultimo, in quanto giocato essenzialmente sui tempi medi, fa a mio avviso per bene “riposare” le orecchie degli ascoltatori, per poi distruggerle con una sparata velocissima che riesce secondo me, anche grazie a tale contrasto, ad essere più intensa. Ma sinceramente considero quale pezzo migliore del lotto “Dawn of the Dead”, in quanto è quello che mi dà più carica di tutti, per via non solo di linee vocali magnifiche, ben costruite e talvolta epiche, ma anche soprattutto ad un epicismo (scusate la ripetizione) che mi pare molto marcato qui che nelle altre canzoni, e che mi fa immaginare in effetti l’invasione dei morti viventi che marciano goffamente ed impietosamente verso il centro della Terra per far sì che nessun umano, nessun essere vivente realmente tale ci viva ancora, almeno non come corpo senziente, e si assommi a tutto ciò la già citata struttura estremamente semplice e statica, che penso riesce a regalare maggior impatto sonoro (ma ci avete fatto caso che i primi due pezzi sono da questo punto di vista quelli appunto più “elementari”? Forse per mettere subito in chiaro le cose, introducendo l’opera con i brani più digeribili e probabilmente anche melodici rispetto al resto?). Inoltre, i nostri ragazzacci ferraresi, nonostante non siano poi così fantasiosi, penso che siano riusciti nell’impresa di differenziare almeno un minimo le varie canzoni, sia per potenza ed intensità, che per quanto concerne le melodie. Insomma, a mio parere i Game Over dimostrano di aver ben appreso la lezione dei cari ani ’80 riportando alla luce un periodo musicale che dico per fortuna che non è mai tramontato, perché se no credo che non ci sarebbe stata neanche l’evoluzione metallica di tutti questi anni. Ma credo che a questi giovini non gliene freghi un accidente del metal moderno, e quindi li saluto con un bel sonoro ed irriducibile THRASH ‘TILL DEATH!

Voto: 75

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Dawn of the Dead/ 2 – Innocent Victims/ 3 – Heavy Damage/ 4 – N.F.H./ 5 – Science Addiction/ 6 – Tupa Tupa or Die

MySpace:

http://www.myspace.com/gameoverthrash



Friday, February 19, 2010

Intervista agli A Buried Existence


Eccovi gli A Buried Existence. Da sinistra verso destra: Gianluca Molè, Marko Veraldi, Giuseppe "Tato" Tatangelo ed Alessandro Vinci. Purtroppo non sono ancora disponibili le foto degli ospiti sull'opera degli A Buried Existence.

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1) Weilà ragazzuoli come la vas? Todo bien? Presentate la vostra creatura agli avidi lettori di “Timpani Allo Spiedo”.

Marko, voce: Salve a tutti! Cito la Bio: “A buried existcence nasce nel 2008 dall'unione di 4 musicisti della scena metal calabrese uniti dalla passione per l'estremismo sonoro e le tematiche forti, principalmente a sfondo sociale. Il primo passo è la produzione (al Sound Farm Studio di Catanzaro) di “Ferocity”, un promo di 4 brani (“Revenge”, “Reborn in the Sick”, “Perverted Church”, “New World Desaster”). La line-up è composta da Gianluca Molè (Glacial fear, C02) chitarra, Marko Veraldi (Land of hate, Uranium 235) voce, Tat0 (Glacial fear, Zora) basso, Alessandro Vinci batteria."

2) Di cosa parlate esattamente nei testi e chi li compone? Forse è una domanda banale, ma da cosa siete ispirati, anche dal punto di vista più formale (ossia, da quali gruppi)?

Marko: I testi trattano argomenti a sfondo sociale, nulla di inventato o di astratto. Vivendo nel 2010 In Italia, soprattutto al Sud non è così difficile scrivere dozzine di riflessioni riguardanti quello che ci si trova ad affrontare giorno dopo giorno in una terra invasa dall’ignoranza e dalla corruzione.
Per quanto riguarda i gruppi che ci ispirano, non saprei dirti sinceramente, dentro A Buried Existence ci puoi trovare mille influenze differenti, in linea di massima credo ci influenzi la buona musica e tutte quelle band che in un modo o nell’altro sono riuscite ad emozionarci aldilà del genere proposto.

3) Vorrei trattare adesso più dettagliatamente i testi, che mi sembrano orientati molto sul sociale ed in generale su tematiche scottanti, partendo da “Revenge”. Tale canzone è forse un inno alla ribellione rivolto all’umanità intera, e precisamente in che modo essa secondo voi dev’essere attuata, ossia armata o pacifica, oppure cos’altro?

Marko: Sono del parere che la pace è la strada giusta, ma sono anche consapevole del fatto che essere pacifista vuol dire necessariamente essere sottomesso e quindi prendersela in quel posto. Purtroppo siamo invasi da gente senza scrupoli, devo fare un nome a caso? Mi consenta!!! Non credo si possa risolvere qualcosa andando per le strade a cantare “Bella Ciao” o cose del genere, meglio agire.

4) Di cosa tratta esattamente “Reborn In Sick”? C’entra forse anche la reincarnazione o sto dicendo una cazzata madornale? E cos’è la malattia a cui fate riferimento nel titolo? E’ la società stessa, oppure per esempio chi governa (o che almeno crede di governare)?

Marko: No, non c’entra la reincarnazione (effettivamente…Nda Claustrofobia),è più che altro una fase della vita se così si può definire, una sensazione che si prova in un momento di rottura,l a fase in cui si reagisce ad un qualcosa che non si sopporta più, rinascere nella pazzia, nella rabbia, nell’odio verso un qualcosa che cerca di sottometterti, che ti frustra giorno dopo giorno. Il titolo per l’appunto gioca in maniera un po’ ambigua su questo stato d’animo e sullo stato della società stessa.

5) Andiamo ora a “Perverted Church”, che mi sembra invece porre l’accento su sentimenti fortemente anti-clericali. E’ così? Ma il vostro odio è rivolto verso la chiesa cattolica, o si estende anche alle religioni vere e proprie, magari rifiutando l’idea stessa di Gesù cristo? Apprezzate comunque alcune figure papali, come Wojtila, considerato da molti come un papa-innovatore?
Marko: Il testo parla precisamente dei Preti Pedofili, quindi non è propriamente una canzone contro la chiesa o la religione.
Se poi dobbiamo proprio allargare il discorso alla chiesa, io personalmente credo che la chiesa sia stata artefice di alcune delle peggiori porcherie mai esistite ma è anche vero che nella chiesa ci sono state delle grandi persone, Wojtila e Padre Pio aldilà degli ideali, secondo me sono stati due grandi uomini, però per quel che mi riguarda la chiesa è solo una grande Mafia, così come lo sono le altre istituzioni religiose. Con questo non voglio neanche dire che ci sia qualcosa di giusto nel Satanismo o cazzate simili, a mio parere sono solo delle grandissime porcate. Magari non c’entra nulla ma ci tengo a specificarlo, visto che spesso si tende ad associare il Metal a Satana, per me Satana può benissimo andare a fare in culo.

6) “New World Disaster” è invece un brano che si pone contro gli Stati Uniti d’America, essendo loro considerati il Nuovo Mondo, oppure criticate il disastro della società moderna che ha creato in effetti un mondo, se così si può chiamare, nuovo anche se ciò non significa che sia per forza di cose non dannoso?

Marko: Sicuramente parla di una società moderna in generale, sicuramente non deve essere per forza dannosa ma alla luce degli avvenimenti che ci troviamo ad apprendere giorno dopo giorno di sicuro possiamo affermare che è realmente un “New World Desaster” ,).

7) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li compone? Quale è stato il pezzo che vi ha dato più, come dire, “rogne”, e ci sono state per caso anche delle litigate durante questa fase (è una domanda che mi fa ridere non poco ma tant’è)?


Marko: A dire il vero non ci impieghiamo molto a sfornare delle canzoni, non siamo gente che va in discoteca, quindi preferiamo passare alcuni week-end nei SoundFarm Studio di Glk a comporre e sfornare nuovi pezzi.
Le canzoni nascono da un idea di Glk seguito da una base di batteria. Per “Ferocity” ad esempio era Peppe Pascale a creare queste basi di batteria, Alessandro non era ancora il batterista della band.
Per quanto riguarda le litigate e gli scazzi, assolutamente no! Ahahah,siamo una band di amici che si ritrova in studio per il gusto di stare assieme e per il piacere di dare libero sfogo alla nostra passione. Succede di tutto fuorchè gli scazzi! ,)

8) Dove avete registrato invece i pezzi ed in quanto tempo? Da questo punto di vista, c’è stato un pezzo più difficile rispetto agli altri? Com’è stata l’esperienza in studio?
Marko: Il cd lo abbiamo registrato nei SoundFarm studio,lo studio di registrazione del nostro chitarrista, dove oltretutto registriamo anche i cd delle altre nostre rispettive band, Land Of Hate ed Uranium 235 per quel che riguarda me, Glacial Fear per GLK, Zora e Glacial Fear per Tato.
E’ una fortuna per noi avere uno studio come i SoundFarm in Calabria e soprattutto a Catanzaro, questo ci evita di fare centinaia di Km per ottenere un disco che suoni in maniera professionale.

9) Secondo me, la vostra musica non si può descrivere attraverso una definizione esatta, ma solo “semplicemente” come “metal estremo moderno e sperimentale”, dato che vi cibate di varie influenze, quali ad esempio il mathcore (“Revenge”), il metalcore (“Perverted Church”), il thrash metal (questo piuttosto frequente) oppure…il pop-rock (?) quasi nel finale di “New World Disaster”, in cui Marko si esprime con vocalizzi melodiosi non esattamente metal, quasi come speranzoso in un futuro migliore. Il tutto però viene espresso solitamente entro tempi medi ed una struttura quasi lineare e non particolarmente difficile da capire, molto fedele al classico schema strofa-ritornello, e la tecnica presentata mi sembra notevole, di sicuro non siete degli sprovveduti. La produzione dell’ep al sottoscritto è piaciuta molto, impostata com’è sulle frequenze medie (e per ascoltatori come me che regolano il volume quasi sempre nello stesso modo ciò è una favola vera e propria!). Insomma, siete d’accordo con ciò che affermo o mi sono dimenticato qualcosa? Quali sono le vostre principali influenze e da chi partono? Sinceramente in voi sento lo spettro dei Land of Hate, sia per un’atmosfera apocalittica che respiro che per una certa meccanizzazione, seppur meno marcata, nel lavoro ritmico. Come definite il vostro suono? Concordate con la definizione di Metal-Archives secondo cui voi suonate “death metal tecnico – tale ultimo appellativo sinceramente non lo vedo bene e già l’ho fatto osservare, anche perché ci sono pochi cambi di tempo - /metalcore”? C’è un motivo, magari filosofico (!) per il quale non suonate così convenzionalmente?

Marko: Allora andiamo con ordine, sul genere musicale proposto posso dirti che è sicuramente una cosa che non ci affligge più di tanto il saper in quale filone siamo inseriti, Thrash, Death, Reggae, quello che conta è che quello che componiamo esprima ciò che abbiamo dentro.
Ci piace sperimentare, quello credo sia chiaro sin dal primo ascolto. Per quello che riguarda lo schema e la struttura dei pezzi posso assicurarti che tante volte non ci facciamo molto caso neanche noi se siano strutture simili tra loro, se il pezzo ci soddisfa da subito diamo per buona la prima versione.
Per quel che riguarda lo spettro dei Land Of Hate, con tutta sincerità io non ce lo vedo proprio, se proprio devo nominare una band ti cito i Glacial Fear, storica band Italiana nella quale militano sia Glk che Tato, ed essendo Glk la mente di Glacial Fear ad A Buried Existence magari è semplice trovare delle similitudini tra le due proposte musicali. Se devo dirla tutta, neanche a livello vocale ci trovo similitudini con i Land Of Hate (concordo. Nda Claustrofobia) pur essendo io stesso il cantante.
Per lo stile proposto, non so sinceramente se suoniamo death tecnico, metalcore o altro, credo siano tutte etichette date per inserire una proposta musicale in un filone standardizzato, potrei definirci extreme bastard metalcore calabrian southern ecc ecc, ma non avrebbe senso. Diciamo che siamo gli A Buried Existence, credo possa bastare.

10) Per quanto riguarda la canzone migliore del lotto, personalmente ho scelto per “Perverted Church” in quanto la considero come IL pezzo completamente apocalittico dell’ep, con quei ritmi svogliati e rassegnati forse al limite del trip-hop, e poi per esempio quella voce dai toni ipnotici e lontana, pervasa fra l’altro da un evocativo effetto d’eco, come per simboleggiare il tormento dell’umanità che si perde infinitamente nei secoli senza essere ascoltato. Apprezzo inoltre anche molto il finale metalcore, che sembra incitare alla ribellione, e quindi tale brano mi risulta decisamente ricco circa le emozioni che tira fuori. Siete d’accordo con le mie affermazioni? Se no, quale ritenete sia l’episodio migliore di “Ferocity” e magari perché? Com’è nato “Perverted Church” e per quale motivo avete messo proprio qui gli effetti alla voce, e non pure agli altri pezzi?

Marko:Ti ringrazio per i complimenti,non saprei scegliere sinceramente tra i 4 brani qual è il migliore,come si suol dire in questi casi,son tutti figli per noi.
Per l’effetto della voce non c’è una vera motivazione, Glk durante il mix fa varie prove sulle equalizzazioni e sull’effettistica in generale, in questo brano la voce “suonava”meglio così.

(Faccio presente che a dir la verità ho confuso “Perverted Church” per “Reborn in the Sick”, anche se poi l’avevo scambiato con “New World Desaster”! Nda Claustrofobia)

11) Credo che il vostro principale punto di forza sia rappresentato degnamente dalla varietà e fantasia che vi ritrovate addosso, visto e considerato che non solo così facendo riuscite a creare un affresco ricco di soluzioni imprevedibili e che a mio avviso riescono anche a legare benissimo fra loro, benché diversissime, ma ce l’avete fatta pure nell’impresa di trasmettere emozioni sempre differenti, magari rappresentando idealmente varie sfaccettature dell’umanità, come il ribelle militante, il depresso e rassegnato, il potente senza scrupoli e così via. L’altro punto di forza è però a mio avviso anche la batteria, il cui lavoro non credo sia così convenzionale, e mi piace pure il suo suono, così tonante, quasi a simboleggiare idealmente la caduta fragorosa di pezzi irrecuperabili della nostra cara Terra. Siete d’accordo con me? Se no, qual è il vostro principale punto di forza secondo voi e perché?

Marko: Ti dirò,secondo me il nostro punto di forza, se così si può definire è il non porsi limiti o restrizioni e soprattutto la passione, in questo EP a mio avviso viene trasmessa tutta la passione di 4 amici che si divertono senza troppe pretese a fare quello che più amano fare: la Musica.

12)Una cosa a mio avviso decisamente interessante della vostra musica è data dal batterista, che sembra quasi una macchina, dato che è quasi statico ed in tal modo sembra rimandare alla stanchezza, al carattere abitudinario di un’umanità che si regge solo grazie al denaro ed a un lavoro che si è costretti praticamente a fare. Insomma, questa è una mia curiosità, oltre ad essere una domanda per Alessandro, ma quali sono le tue principali influenze, e cosa vuoi trasmettere con il tuo stile percussivo?
Marko: Ci tengo a precisare che nell’EP non è una vera e propria batteria a suonare, il fatto che sia così simile ad una vera batteria è merito di Peppe Pascale e di GLK, Alessandro è subentrato successivamente nella formazione e con il suo inserimento i pezzi sono leggermente differenti da come li puoi ascoltare nel cd, li abbiamo parecchio velocizzati ed Alessandro li ha risuonati facendoli propri e modificando qualche passaggio in maniera davvero egregia. Puoi fartene un’idea su YouTube, abbiamo caricato i video del nostro ultimo live.

13) Mi va di trattare adesso una vostra particolarità, ossia il fatto che praticamente 3 pezzi su 4 (l’unico è “Perverted Church”) non partono con un’introduzione strumentale ma l’inizio è affidato di solito ad uno dei due temi del brano. C’è magari un motivo ben specifico dietro un tale aspetto strutturale o è soltanto una cosa istintiva?

Marko: Nessun motivo specifico, semplici scelte dettate dal nostro gusto.

14)Parliamo adesso del titolo della vostra opera, che pareva alludere anche ad uno stile musicale violentissimo, ed invece…Ma perché proprio “Ferocity” e quindi quale significato gli date?
Marko: A questa domanda non saprei proprio cosa risponderti, nel senso che è tutto così soggettivo. Secondo me la ferocia non viene trasmessa solo suonando grind o brutal estremo, feroci nel mio ideale di ferocia lo sono anche gli Obituary per farti un’esempio che di sicuro non suonano musica veloce, ma come ti dicevo, si tratta di punti di vista.

15) Che significato ha invece la copertina dell’album e perché avete scelto proprio questa? La ripetizione praticamente infinita del titolo dell’opera c’entra forse qualcosa con la continua violenza che c’è in giro nel mondo ed alla paranoia dei cosiddetti cattivi a far del male?

Marko: La copertina è opera di Fabio Bagalà che ha curato in passato anche alcune delle copertine degli Zora. Ci siamo limitati a fargli ascoltare delle canzoni e lui ha tirato fuori questo artwork che a noi è piaciuto parecchio.

16) Perché la vostra prima opera è un ep e non un demo (spero che non sia una domanda idiota)?

Marko: Se proprio vogliamo dirla tutta è un promo (dio quante cazzate dice Metal-Archives! Nda Claustrofobia), abbiamo deciso di creare questi 4 pezzi, racchiuderli in un cd ben stampato in modo che esso possa essere un biglietto da visita per il full che verrà.

17) Volete raccontarci della partecipazione di Francesco Merante e Peppe Pasquali? E, più precisamente, in quali pezzi si sentono (od almeno in quali momenti)?

Marko: Peppe Pascale è presente praticamente in tutto il cd, la batteria è stata programmata da lui e ha messo anche parecchie idee a livello musicale, Francesco Merante è presente nelle 2 uniche canzoni in cui sono presenti degli assoli di chitarra, ha registrato solo le parti soliste infatti. La collaborazione è avvenuta in maniera molto spontanea nel senso che A Buried Existence è una famiglia composta da membri di band sorelle se così possiamo definirle che sono Glacial Fear, Zora, Land Of Hate, Uranium 235.

18) Adesso dovrei farvi presente qualche mia critica, anche per correttezza. La prima riguarda la fase conclusiva di “Revenge”, che non considero sfruttata proprio a dovere, nonostante il finale sia comunque suggestivo, il quale sembra simboleggiare l’umanità che viene prima intrappolata nell’abisso e viene inghiottita rendendola così passiva ed apatica, e non a caso il volume viene abbassato gradualmente. Ma non sento il giusto colpo di grazia, ed infatti penso che la situazione poteva migliorare forse con un bell’assolo semplice e minaccioso, e magari anche sì abbassando la musica, per poi mettere in solitario le voci in lontananza che si sentono. Concordate con le mie parole o c’è qualcosa che non condividete?

Marko: Non saprei, cioè se l’abbiamo conclusa così è perché per noi andava bene così, però rispetto la tua critica.

19)Nella seconda punto l’obiettivo su “Reborn in Sick”, e sempre circa la sua fase conclusiva. Qui praticamente spezzate bruscamente l’ultima parte apocalittica del pezzo in modo da non farla ripetere in una battuta e mezza (non so se mi spiego), con relativi effetti. Penso comunque che se ripetevate in 4 battute, come prima in fin dei conti, tale soluzione l’affresco di disperazione e tormento probabilmente si concretizzava ancora di più. Come rispondete a questa invece, e c’è un motivo particolare per cui avete scelto proprio tale brusco finale?

Marko: Ahahha, non posso far altro che risponderti come sopra, nessun motivo particolare per la scelta della conclusione del brano.

20)Questa è una domanda un po’ provocatoria (ma mica tanto ormai), però perché utilizzate l’inglese, lingua forse un po’ troppo stra-abusata ed anche innaturale per gruppi non-anglofoni? Siete forse contrari alla corrente italiana che usa la propria lingua, in misura maggiore il black metal?

Marko: Non siamo contrari alle band che cantano in Italiano, ma credo che l’inglese è una lingua universale, quindi non esiste modo migliore per far arrivare il tuo messaggio anche a persone che non hanno la tua stessa nazionalità.

21)A distanza di ormai 2 anni, siete soddisfatti del lavoro fatto in “Ferocity” o c’è qualche “stecca” che adesso vorreste cambiare? Come stanno andando la critica ed il pubblico in generale, e cosa stanno apprezzando maggiormente della vostra musica?
Marko: Siamo soddisfattissimi e siamo già proiettati al futuro, le recensioni sono state tutte positive e anche l’esperienza live è andata piuttosto bene. Continuiamo a divertirci come sempre,)

22)C’è una ragione precisa per il quale voi avete pubblicato la prima opera nello stesso anno in cui vi siete formati, non aspettando così i soliti 2 anni che di solito interessano molti gruppi? Siete partiti quindi subito con i vostri pezzi, senza le cover?
Marko: Guarda, con tutta onestà questo side project è nato per l’appunto per creare nuove canzoni, è vero che come band siamo nati nello stesso anno, ma è anche vero che ci conosciamo da anni e in linea di massima tra di noi condividiamo tutti gli altri progetti che abbiamo in comune, quindi solo l’anagrafe del nome A Buried Existence è datato 2008. Abbiamo fatto 5, 6 prove e avevamo già i 4 pezzi, da lì alla registrazione il passo è stato breve.

23) Chi ha scelto il nome del gruppo e quale è il suo significato?

Marko: Il nome è stato scelto da GLK e sta a significare Esistenza Sepolta (non chiedevo il significato letterale ma vabbè…Nda Claustrofobia).

24) Chi ha fatto il logo e cosa volete che esso trasmetta?
Marko: Come per l’artwork,anche il logo è stato creato da Fabio Bagalà. Lui ha davvero delle ottime idee.

25) Volete raccontarmi di un vostro concerto-tipo?

Marko: Il tutto si svolge in totale tranquillità, si sale sul palco, ci facciamo la nostra suonatina che si trasforma sempre in una grande festa tra amici e riscendiamo dal palco senza pose particolari o chissà quali atteggiamenti, il tutto condito dall’immancabile compagna di sempre, la birra.

(Faccio notare, tanto per cronaca, comunque che in alcune foto si può vedere Marko cantare con una maschera. Nda Claustrofobia)

25) Prima di militare negli A Buried Existence, qualcuno di voi ha suonato in qualche altro (oscuro) gruppo, magari registrando e/o pubblicando qualcosa? E come andò l’esperienza?
Marko: Se metti da parte gli altri progetti di cui facciamo parte attualmente posso dirti che sono varie le esperienze che abbiamo maturato in altri contesti. GLK sta nel giro da più di 15 anni, ha creato progetti come Lupercalia, stava anche in mezzo al progetto Scream from Italy, una compilation di un certo valore per l’underground Italiano. Fa attualmente parte assieme a Tato e Alberto PenZin (ex SCHIZO) di CO2, Tato stesso suona in parecchi progetti che vanno dal metal estremo come Humangled all’hip hop. Io faccio parte anche dei BRETUS, una band stoner doom esistente dal 2001, io però ci son entrato da 2 anni, è da poco uscito l’ep per Maddie Records. Insomma ci diamo tutti da fare in un modo o nell’altro.

26)Visto che il gruppo è praticamente formato anche da membri di pezzi grossi del metal estremo calabrese, quale priorità hanno per voi gli A Buried Existence? Come fate poi ad accordarvi con i vari gruppi per non sovrapporre gli impegni?

Marko: Quello non è un problema, la musica nella nostra ottica è tutta prioritaria, basta organizzarsi fra i vari impegni e tutto fila liscio.

27)Considerando che tecnicamente non mi sembrate per niente degli sprovveduti, da quanto suonate e magari quanto vi esercitate al giorno? Potete dirci la vostra strumentazione?
Marko: Come dicevo prima in linea di massima ci sta gente come GLK o Tato che suona da più di 10 anni, e gente come me o Ale che suona da 6, 7 anni o giù di lì. Per l’esercizio, lavoriamo più o meno tutti, quindi quando ne abbiamo l’opportunità imbracciamo gli strumenti.

28)Una domanda cojona: quale è stato l’evento più esilarante che avete vissuto come gruppo?
Marko: Ahahahhaha, al momento non mi viene in mente nulla sinceramente.

29)Dato che i vostri testi trattano il sociale, da quale parte politica siete schierati? O siete contrari ad appartenere a qualcosa?

Marko: Sicuramente non siamo di Destra,)

30)Perché, secondo il vostro parere, certa gente cerca il potere, e quindi lo sfruttamento dell’uomo, degli animali e dell’intera Terra? Chi o cosa la fa muovere? E tra l’altro perché l’uomo ha creato le istituzioni?
Marko: Ti risponderò brevemente dicendoti che a mio avviso l’uomo tende sempre a voler sopraffare e o sfruttare il prossimo, quindi le conseguenze vengono da sole. Se dovessi risponderti completamente alla domanda non basterebbero 20 pagine,)

31)Avete mai organizzato direttamente voi qualcosa come manifestazioni, iniziative nei centri sociali ecc…e, se sì, come sono andate?

Marko: Da 4 anni io, Tato e GLK organizziamo il Calabrian Metal Inferno, abbiamo ospitato band come Natron, Tsubo, Orange Man Theory,Guru of Darkness e così via, sta andando sempre meglio anno dopo anno, radunare 400 paganti per un festival underground in Calabria non è affatto male.

32)Come stanno andando le iniziative per Porro?
Marko: Proprio Sabato ce ne sarà una in cui suoneremo anche noi, spero proprio vadano bene, sono iniziative per una giusta causa.

33)Come vi rapportate con il fenomeno sempre più diffuso del peer 2 peer e quindi con il formato MP3? Esso può essere considerato pericoloso anche per l’Underground e perché?

Marko: Io sono favorevole, i cd costano troppo! Le persone intelligenti scaricano i cd delle band famose, non dei gruppi underground anche se mi è capitato di vedere che certe persone scaricano anche le band underground per evitare di spendere 3 euro.

34)Che ne pensate invece di MySpace e cazzi e mazzi? Si può considerare come una valida alternativa ai modelli di diffusione del passato, o c’è qualcosa che si è perso veramente di questi ultimi?

Marko: MySpace è stato una svolta nel vero senso della parola, peccato che ultimamente stiano apportando un po’ troppe modifiche,era meglio 3 anni fa (concordo. Nda Claustrofobia).

35)Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella calabrese( anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via), che ogni volta mi sembra proporre ottimi gruppi?


Marko: A livello musicale a mio parere è un’ottima scena, tante band valide, ma a livello di live c’è da buttare il sangue per organizzare un qualcosa, ogni volta si ha a che fare con strozzini o ignoranti che preferiscono il karaoke alla musica live.

36)Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale(idem)?

Marko: Sono un sostenitore accanito della Scena Metal Italiana, a mio avviso esistono band che possono reggere benissimo il confronto con la scena estera. Ma in Italia l’erba del vicino è sempre la migliore. La situazione Live da un anno a questa parte è in crisi, 2 o 3 anni fa si suonava molto di più in giro, credo che la crisi abbia toccato anche questo campo.

37) Sbaglio a dire che il Sud è sempre in minoranza rispetto al Nord per quanto riguarda la nostra amata musica, nonostante dal primo esca una montagna di buoni gruppi? Sarà per la famosa ed eterna questione meridionale o secondo voi c’entra anche la mafia?
Marko: No, la mafia non c’entra assolutamente niente, è più una questione di mentalità. Se parliamo a livello di eventi grossi, è vero, c’è una netta differenza, se parliamo però a livello di affluenza non credo ci sia il paragone, cosa che mi è stata confermata anche da band amiche venute dal Nord Italia e cosa che abbiamo constatato anche noi stessi nei vari giretti al Nord Italia. Nei concerti al Sud Italia l’affluenza è totale e soprattutto si spaccano nel pogo in un concerto underground come se stessero vedendo i Cannibal Corpse.

38)Credo che ascoltiate tra i più diversi tipi di musica. Giusto? Se non erro anche il pop, nevvero?

Marko: Sì ascoltiamo diversi generi musicali ma il Pop al momento non mi sovviene ahahha, so che hai descritto la parte finale di “New World Desaster” molto pop nelle melodie ma se ci pensi bene gente come Fear Factory, Chimaira e compagnia bella hanno sempre sfruttato questo tipo di soluzioni musicali.

39) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? State componendo nuovo materiale?

Marko: Qualche live in programma e la composizione del nuovo full senza fretta, tanto nessuno ci corre dietro,)

40)L’intervistona è finita ragazzuoli, spero che vi sia stata divertente (!). Volete mandare un ultimo saluto ai letteracci di “Timpani Allo Spiedo”?

Marko: Grazie mille per lo spazio che ci hai concesso,e un saluto a tutti i lettori del tuo blog, vi rimando al nostro sito: www.myspace.com/aburiedexistence. Supportate l’underground sempre e comunque!


Monday, February 15, 2010

Intervista ai Lilyum



1) Ehilà ragazzuoli come la va? Prima di tutto, mi devo complimentare con voi per aver partorito un album spacca-ossa che tiene secondo me alta ed orgogliosa la bandiera del black metal!

Kosmos Reversum, chitarre, basso e drum-machine: Innanzitutto un saluto a te e ai lettori di questa webzine. Che dire, ti ringrazio per i complimenti sul nostro ultimo disco, sono felice che ti sia piaciuto!

2) Di cosa trattate esattamente nei testi e chi li scrive? Potete descriverli uno ad uno? Da cosa traete ispirazione per farli e, dal punto di vista formale, da quale gruppo siete maggiormente influenzati?

Lord J. H. Psycho, voce: da « The Knife Rises » in avanti sono io ad occuparmi della composizione delle liriche, che comunque rappresentano il pensiero non solo mio personale ma dei Lilyum come musicisti e come individui ma la composizione non è un lavoro « a compartimenti stagni », in ogni caso.Venendo ai testi di « Fear Tension Cold », posso dire che non si tratta di un vero e proprio concept, anche se i pezzi sono legati fra di loro da alcune tematiche ricorrenti che, a loro volta, riprendo e in qualche parte ampliano parte del discorso del nostro precedente lavoro, « Ultimatum » ; potremmo parlare di qualcosa a metà strada fra un seguito e un’appendice. Sostanzialmente in questi pezzi ci scagliamo contro tutto quello che ci disgusta e ci deprime della massa umana anonima, irregimentata, amorfa, ma non mancano autoanalisi di tipo introspettivo tramite le quali affrontiamo la nostra dicotomia emotiva – l’essere almeno in parte noi stessi umani e il non volerlo essere, con tutto quello che ne consegue.Le influenze dei Lilyum per quanto riguarda musiche e testi sono troppo numerose ed eterogenee per liquidarle in un elenco pedestre.Per quanto riguarda i nuovi pezzi uno ad uno, ognuno è libero di interpretarli come crede, ma posso fornire qualche dettaglio riguardo a ciò che li ha ispirati:”Dissolution Is Imminent”: questo pezzo analizza la tendenza umana a focalizzare la propria attenzione verso problemi e situazioni immaginarie, astratte o comunque fuori dal proprio controllo anzichè curarsi di quelli autentici, immediati, nei confronti dei quali una reazione è ben più urgente. L’idea mi è venuta osservando la crescente paranoia apocalittica nei confronti del 2012, mentre al contrario di quello che sta succedendo sul serio già adesso (stravolgimenti climatici e conseguenti catastrofi naturali, malattie contro le quali siamo tuttora impotenti, disordini economico-sociali di ogni tipo, ecc.) sembrano interessarsi ben pochi; il discorso poi comprende molte altre tematiche parallele;

“Of Lead and Mercury”: il riferimento orwelliano nel primo verso fornisce la chiave di lettura di un pezzo abbastanza esplicito a livello di contenuti. Il titolo è puramente metaforico (dal momento che qualcuno mi ha chiesto se si tratta di qualche misterioso riferimento alchemico-esoterico, eheh...): per sopravvivere all’interno di un ambiente potenzialmente ostile occorre essere massicci come il piombo ma allo stesso tempo fluidi come il mercurio – saper dosare determinazione e prudenza, agire e reagire cogliendo l’attimo ma praticare anche la pazienza del predatore che resta appostato ore intere, immobile e silenzioso, senza però consentire a tale attesa di trascinarci nel torpore del compromesso definitivo. Non a caso il titolo cita due elementi potenzialmente letali, perchè chi rifiuta di sottomettersi allo status quo vive sul filo del rasoio in molti sensi;

“The Black Slumber”: stesso discorso, ma qui la prospettiva si sposta verso quanti soffocano il loro individualismo e i rigurgiti delle loro coscienze per accettare il proprio ruolo di ombre omologate e insignificanti, che seguono la corrente senza porsi domande, occupando le loro menti con cazzate meno che irrilevanti per non accorgersi dello sfascio che li circonda e che si insinua dentro di loro;

“Fear Tension Cold”: sintetizza, com’è lecito aspettarsi da una title track, le contraddizioni che caratterizzano l’esistenza di chi non si lascia sedurre dall’oblio del “sonno” nero. La paura di essere isolati in un habitat rigido ed avverso, ma anche quella che si è in grado di infliggere non rientrando in nessuno schema. La tensione che caratterizza lo stato di perenne assedio, ma anche quella che precede lo scatto verso la preda inerme. Il freddo che ci circonda e stronca ogni forma di calore umano, ma anche quello che ci anestetizza e ci consente di ragionare in modo distaccato e non impulsivo prima di intraprendere una qualunque azione. Le chiavi di lettura sono molteplici, ma credo di aver reso l’idea;

“Obsessed”: la tensione continua di cui sopra non sempre si risolve con il raggiungimento di un equilibrio dinamico più o meno stabile, e nei casi più estremi, come quello raffigurato da questo pezzo, la mente cade preda di un disfacimento generalizzato e a volte inarrestabile. Non si tratta di un segno di debolezza intrinseca, almeno non sempre: chi, per qualunque ragione, è più sensibile e ricettivo nei confronti delle proprie emozioni, è più facilmente soggetto ad esserne in balia;

“Hail Failure – The End of a Sick Era”: che si stia parlando della progressiva distruzione dell’ordine naturale della Terra, della tensione sociale che sfocia in ribellione aperta o di un’escalation militare che dà il via alla guerra totale, il punto è sempre quello: nulla si risolve girandosi dall’altra parte e facendo finta di niente, perchè alla fine il conto ci verrà sempre presentato. Un’altra questione che sembrerebbe scontata, e che invece alimenta una realtà passivamente autodistruttiva di cui tutti i giorni possiamo osservare fin troppo da vicino cause ed effetti.

3) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li compone? Quale è stato il pezzo che vi ha dato più, come dire, “rogne”, e ci sono state per caso anche delle litigate durante questa fase?
Kosmos Reversum: solitamente le idee partono da me e Psycho mi aiuta negli arrangiamenti, ma nel caso di “Fear Tension Cold” sia a livello di composizione che di esecuzione in studio il lavoro è quasi totalmente mio. Psycho si è occupato solo delle parti vocali e degli arrangiamenti sempre inerenti queste. La stesura è durata all’incirca un mesetto, ma solo perché ho lavorato nei miei ritagli di tempo libero, se no sarei stato ancora più veloce. Litigate non ce ne sono state, ma solo confronti costruttivi dove serviva, ma siccome siamo due musicisti esperti ognuno di noi sapeva esattamente cosa fare e quindi il lavoro tra noi due è andato liscio come forse non era mai andato prima, ma questo è dovuto anche al fatto che questa è la terza release consecutiva che vede come protagonisti unici me e Lord J. H. Psycho.

Lord J. H. Psycho: l’essere entrambi polistrumentisti ed autosufficienti per quanto riguarda esecuzione e registrazione ci consente di poter lavorare con notevole flessibilità. Su “Ultimatum” mi sono occupato di composizione e arrangiamenti, ho suonato vari strumenti e ho creato intro e outro, mentre “FTC” è nato praticamente da solo dalla mente di Kosmos, per cui mi sono concentrato sull’unica componente che mancava: la voce (e i relativi testi, ovviamente). Sul prossimo lavoro probabilmente ci daremo di nuovo il cambio agli strumenti qui e là; dipende tutto dalla natura dei lavori e dalla nostra disponibilità di tempo – abbiamo vite private e lavorative/studentesche da gestire, oltre ad altri impegni di natura artistica: al momento sono impegnato in altre 6 formazioni e devo dire che Kosmos si è sempre adattato ai tempi ristretti imposti dal mio calendario senza lamentarsi né spazientirsi, cosa che apprezzo infinitamente.

4) Dove avete registrato invece i pezzi ed in quanto tempo? Da questo punto di vista, c’è stato un pezzo più difficile rispetto agli altri? Com’è stata l’esperienza in studio?

Kosmos Reversum: Le registrazioni si sono svolte nel mio piccolo ma efficace home studio, rinominato “Anti-Human Studio”, proprio a casa mia. Le mie parti di batteria programmata/suonata, le chitarre e il basso li ho registrati nell’arco di un paio di mesetti, la voce è stata finita in una sola giornata di lavoro. Non abbiamo incontrato difficoltà particolari con nessun pezzo ma mi sono preso poi 2 o 3 giorni per mixare il tutto.

Lord J. H. Psycho: rispetto ad “Ultimatum” il lavoro in studio è stato una passeggiata, non solo per via della natura meno complessa del materiale ma soprattutto grazie alla maggiore esperienza che abbiamo acquisito proprio grazie a quel lavoro. Non ricodo pezzi particolarmente ostici questa volta (viceversa sull’album precedente il lavoro su “Seclusion” e “Banished to Life” era stato un vero inferno, ma più che altro per motivi tecnici e problemi di suono), anche se “Obsessed” mi ha davvero sfiancato – buon per me che mi sono ricordato di registrarla per ultima!

5) Secondo me, la vostra musica si può definire come un black metal decisamente scarno che considero una via di mezzo tra la vecchia e la nuova scuola, malato e folle, equilibrato fra parti veloci ed un po’ più lente e sufficientemente vario e fantasioso nelle poche soluzioni proposte. L’assalto mi pare molto apocalittico, con i vari passaggi che sono spesso piuttosto lunghetti, e credo si cibi in modo particolare sia del black metal norvegese (come per esempio i Darkthrone) e gli Hellhammer, con un po’ di Motorhead (“Fear Tension Cold” specialmente secondo come). Ci ho visto giusto secondo voi? Ma più esattamente da quali gruppi siete maggiormente influenzati e quanto hanno pesato per voi?

Kosmos Reversum: Hai centrato in pieno la nostra direzione e le nostre influenze, soprattutto per quanto riguarda questo album. Volevo proporre qualcosa che abbracciasse anni ’90 e anni ’80, con un forte retrogusto Heavy Metal primordiale. Mi sono francamente stancato di molto black metal senza un’anima e che appare come la solita sbiadita fotocopia di musica e cliché abusati in Norvegia negli anni Novanta. Noi seguiamo una via solo nostra di proporre black metal, infischiandocene di pareri, etichette e apprezzamenti facili. Le mie influenze comunque vanno ben oltre il black metal, e direi che sono troppi i nomi in ambito metal e non che dovrei menzionare.

Lord J. H. Psycho: Credo che molto di quanto hai esposto dipenda dal fatto che ascoltiamo e apprezziamo molta musica dei generi più svariati, di cui assorbiamo molti umori, ma al tempo stesso non ci interessiamo minimamente di cosa cerca il mercato o cosa va di moda al momento. Scriviamo musica perchè è l’unico modo che conosciamo per esprimere quello che abbiamo dentro, e l’efficacia con cui ci riusciamo è tutto quello che conta per noi. E’ un modus operandi che condivido con tutte le band in cui sono attivo e sebbene abbia suonato e continui a suonare generi diversi, non riesco ad immaginare un approccio diverso al processo creativo. Anche su questo io e Kosmos siamo sempre stati d’accordo, ed è per questo che siamo ancora qui a sfornare un lavoro dopo l’altro.

6) La canzone che apprezzo più di tutte è “Hail Failure – The End of a Sick Era”, e ciò perché è quella che mi sembra il massimo del delirio e della follia, contando soprattutto il passaggio iniziale che viene ripetuto ogni volta per 4 battute nonostante la sua lunghezza (se non sbaglio di 21 secondi!), oppure la voce specialmente nei momenti
finali del pezzo, dove si raggiungono vette che definirei ritualistiche, e la melodia delle tastiere (o delle chitarre?) che secondo me aggiunge più disperazione e desolazione al tutto. Siete d’accordo con quanto affermo? Se no, qual è l’episodio del lotto che meglio preferite e per quale motivo? Come è nato comunque il pezzo da me considerato?


Kosmos Reversum: E’ curioso che il pezzo da te menzionato sia uno di quelli che fino ad ora abbia riscosso più successo da parte di coloro che hanno già ascoltato il disco, mentre per me non è esattamente così. E’ un ottimo brano, ma per il mio gusto ce ne sono di più riusciti, ma questo lo considero un bell’aspetto, perché vuol dire che siamo riusciti ad imprimere ad ogni canzone la giusta personalità. Devo correggerti sulle tastiere, in quanto non sono minimamente presenti in questo disco, ma si tratta dei miei arrangiamenti di chitarra, e questa è una delle differenze tra “Fear Tension Cold” e il precedente “Ultimatum”, dove invece erano state usate. Questa volta ho voluto, con il solo supporto delle chitarre, creare delle atmosfere contorte e malate giocando molto sui contrasti tra chitarre ritmiche e, appunto, soliste. Non riesco a scegliere un episodio in particolare in questo disco che io preferisca, perché per la prima volta mi sento davvero soddisfatto del risultato nel suo insieme.

Lord J. H. Psycho: “Ritualistico” è un aggettivo interessante da attribuire alla chiusura di “HF – TeoaSE”; in effetti avevamo pensato a qualcosa di particolarmente catartico e imprevedibile per catturare l’attenzione e invitare così l’ascoltatore a considerare i punti fondamentali espressi dal pezzo e dall’album nel suo insieme. Nemmeno io riesco a isolare un pezzo ed elevarlo al di sopra degli altri, e lo stesso vale per “Ultimatum”.

7) Personalmente penso che il principale punto di forza della vostra musica è proprio la freddezza apocalittica e la follia già citata, le quali vengono determinate praticamente da ogni aspetto del suono, e che secondo me tra l’altro si allacciano in pieno alla tipica tradizione del black di vecchia impronta, rendendo di una profondità assurda il tutto. Concordate? Se no, quale ritenete sia il principale punto di forza di “Fear Tension Cold” e magari perché?
Kosmos Reversum: Hai praticamente detto tutto tu, non a caso anche il concept lirico è basato in gran parte su temi che si possono ricollegare al concetto di Apocalisse e quindi credo che siamo riusciti a formare un connubio coerente tra musica e testi. Quanto alla follia beh…Diciamo che, rispondendo a livello personale, nella mia vita ho vissuto troppe esperienze che mi hanno segnato in maniera negativa e questo immagino si rifletta sulla musica che compongo. Credo che la sofferenza psichica sia la chiave di lettura per comprendere la musica dei Lilyum, ma ci discostiamo totalmente sia dal messaggio musicale sia lirico troppe volte finto e ridicolo dell’attuale filone “depressive BM”. Sia musicalmente che attitudinalmente siamo agli antipodi, sebbene anche in questo sottogenere ci siano nomi che rispettiamo molto.

Lord J. H. Psycho: Aggiungerei che il concetto di “follia” è comunque molto relativo, ed è anche su questo che giochiamo. Ma al di là di considerazioni puramente accademiche, credo che il vero punto di forza di quest’album (e del precedente) sia l’autenticità che lo contraddistingue: i pezzi nascono dalle nostre esperienze, e sono le nostre emozioni che esprimiamo quando interpretiamo le canzoni. Credo che senza questo coinvolgimento totale non avremmo prodotto lavori altrettanto efficaci.

8) Vorrei trattare ora la voce, la quale mi pare molto versatile, molto sperimentale fino a cantare addirittura in modo pulito (come in “Dissolution Is Imminent”) e quindi credo che da tal punto di vista vengano a galla influenze non esattamente metal. Ma quello che più mi sorprende è che i vocalizzi usati mi trasmettono una follia devastante, anche perché spesso e volentieri essi tirano fuori delle linee vocali isteriche, ipnotiche. Qua mi rivolgo a Lord J. H. Psycho: andando più a fondo, perché preferisci sperimentare così tanto, ed esattamente cosa vuoi trasmettere con tutte le voci che proponi? A tal proposito, quali sono inoltre le tue influenze principali?

Lord J. H. Psycho: Grazie innanzitutto per l’apprezzamento. La tua osservazione sul senso di alienazione ed impatto emotivo che le parti vocali trasmettono è in sè la risposta alla domanda: la voce per me è un altro strumento, e come tale deve essere usata per esprimere al meglio il contenuto dei pezzi. Sulle influenze non strettamente metal possiamo ricollegarci al discorso della molteplicità di influenze che assorbiamo grazie ai nostri gusti musicali poliedrici, anche se all’interno del metal non mancano esempi di vocalist che propongono clean vocals morbide e poco aggressive come quelle che uso io - potrei citare Vincent Cavanagh (Anathema) e Mikael Åkerfeldt (Opeth), fra l’altro due ottimi esempi di vocalist incredibilmente versatili a cui va la mia ammirazione; altri che potrei citare come influenze più o meno dirette da questo punto di vista sono Grutle Kjellson (Enslaved), Garm (Ulver, Arcturus, Borknagar) e Guido Meyer De Voltaire (Bethlehem). Una menzione speciale va a Dead (Mayhem), che con la sua performance su “Live In Leipzig” e “Freezing Moon”/”Carnage” ha suscitato in me un’ammirazione tale da spingermi ad intraprendere in prima persona la strada delle vocals più estreme, questo quando ancora non mi ero mai neppure sognato di avvicinarmi a un microfono.

9) Tocca ora alle tastiere, le quali contribuiscono secondo il mio parere ad aumentare il senso apocalittico di tutto il resto, grazie alla loro freddezza su note, se non sbaglio, spesso più alte di quelle delle chitarre, però lo fanno sempre seguendo ciò che fanno queste ultime, tranne in rari casi, come un pochettino in “Hail Failure – The End of a Sick Era” (o no?). Ed il fatto che non sono sporche come le asce, e quindi più statiche, secondo aumenta le sensazioni a me trasmesse. Siete d’accordo? Perché le avete fatte così semplici, senza creare nuovi motivi? Concordate con me che le tastiere sono un altro elemento moderno dal punto di vista sonoro ed emozionale della vostra musica?

Kosmos Reversum: ripeto, non abbiamo usato tastiere, tutto quello che senti è frutto del lavoro di chitarra soprattutto, e basso. Non sono inoltre d’accordo che gli arrangiamenti seguano la musicalità delle chitarre ritmiche. Sono note abbastanza studiate per amalgamarsi bene con esse, ma con orecchio attento si riescono a carpire tante sfumature e contrasti a livello di guitar work.

Lord J. H. Psycho: Anche in questo caso non seguiamo uno schema rigido, ma ci adattiamo alle esigenze dei pezzi (che è il motivo per cui le tastiere mancano sul nuovo lavoro, a differenza di “Ultimatum”). Per esempio su “Banished to Life” le tastiere si limitano a parti di sottofondo che comunque arricchiscono non poco l’impianto armonico nel suo insieme (da quetso punto di vista la lezione dei primi Emperor e Graveland è stata fondamentale per me), mentre nei suppur brevi interventi su “Finally It’s the End” e “Not of This Breed” vengono introdotti nuovi temi (e quindi nuove stratificazioni melodiche) assenti nelle parti degli altri strumenti.

10) Parliamo adesso del titolo della vostra opera. Perché proprio “Fear Tension Cold” e che significato possiede? Ci sono state altre proposte prima e casomai perché sono state scartate? Il titolo attuale comunque penso che sia molto adatto al suono che proponete, come già fatto osservare poco fa.

Kosmos Reversum. Esatto, il titolo è stato dato da me dopo che avevo quasi ultimato la composizione di tutta l’opera e credevo si adattasse bene a suoni e tematiche, quindi non ho preso in considerazione altre opzioni. Inoltre vorrei che le parole contenute nel titolo si trasformassero nelle sensazioni che l’ascoltatore dovrebbe provare durante ascolto di questo disco.

Lord J. H. Psycho: ...il che ci riporta al discorso tematico già citato riguardo ai singoli pezzi, e la title track in particolare.

11) Che significato ha invece la copertina dell’album e perché avete scelto proprio questa? Cosa stanno a rappresentare quegli uomini-bambini tristi, doloranti, e con la testa completamente sproporzionata rispetto al corpo intero? Per quale motivo lo sfondo è nero? Rappresenta forse l’oscurità che attanaglia di dolore quelle persone (o presunte tali)? Chi l’ha fatta, e ci sono state altre proposte prima dell’attuale e perché non sono state accettate?

Kosmos Reversum: L’artwork è stato realizzato da Nacht, un mio caro amico che cura le nostre copertine sin dall’EP “An Absence of Light” e credo non potesse scegliere immagine migliore. Essa vuole trasmettere la paura che provano tanti “omuncoli” nel vedere arrivare la fine del mondo schifoso da loro creato e l’incognita di poter essere giudicati da qualcuno dopo la morte per questo scempio.

12) Adesso dovrei farvi presente qualche mia critica, e la prima riguarda un poco la produzione, secondo me non molto azzeccata, più che altro perché la drum-machine è stata forse un po’ troppo affossata rispetto agli altri strumenti, ed in caso contrario probabilmente la musica e la sua atmosfera ne avrebbero giovato maggiormente, considerando la freddezza minimalista ed inquietante al limite del parossismo delle percussioni. Come controribattete?

Kosmos Reversum: Non controribatto, ognuno ha i suoi gusti. Io volevo sin dall’inizio creare un muro di suono freddo e inquietante basato sulle chitarre e volevo anche che la batteria fosse messa in secondo piano, o meglio ancora, volevo creare un effetto caotico nell’insieme e non la solita produzione dove tutto sta al posto proprio, secondo canoni prestabiliti non so da chi. Ci sono tre vie per fare le cose: come le fanno tutti, come “dovrebbero” essere fatte e come le faccio io. Ovviamente per me vale sempre l’ultima opzione quando si parla dei Lilyum, perché sono una mia creatura e io ho sempre una visione preventiva del sound che vorrei ottenere a prodotto finito. Calcolando che non ci affidiamo a produttori esterni o studi costosi, posso dire che coi pochi mezzi che ho a disposizione nel mio “studiolo”, riesco a realizzare almeno il 70% di quello che ho in mente.

Lord J. H. Psycho: Sicuramente chi si era abituato ai suoni densi e fluidi di “Ultimatum” resterà un tantino spiazzato dall’assalto caotico e tagliente di “FTC”, ma è proprio questo il punto: valorizzare al massimo la natura dei brani, anche tramite la scelta dei suoni.

13) La seconda riguarda l’intro, in quanto la vedo un po’ inconcludente, con soprattutto la parte conclusiva, dove è presente un assolo secondo me fuori luogo, per niente disperato o a-melodico, e quindi essa non mi sembra completamente coerente con quello che poi si sentirà successivamente. Credo che se continuavate a proporre il potente inizio de “L’Arancia Meccanica” forse veniva meglio, oppure potevate sì mettere quei rumori “risucchianti” con l’aggiunta di un urlo con un bell’eco poco dopo, facendola finire così. Che ne pensate di tali considerazioni?
Kosmos Reversum: a me l’intro piace proprio perché “non dà una idea” e lascia attendere un pochino l’ascoltatore per scaraventarlo poi di colpo nella dimensione Lilyum. L’intento dell’intro era quello di mettere solo un po’ di confusione prima dell’inizio della fine. Da qui anche il titolo “Chaos From Order”.

14) E l’ultima critica è rappresentata dall’outro “Salvation”. Dapprima, quei rumori che si sentono fin da subito mi sembrano come i suoni dell’universo che salutano la venuta di una nuova era, solo che avete messo quei violini che tra l’altro durano pochissimi secondi senza colpirmi completamente, un po’ come nell’intro. Siete d’accordo? Ma cosa rappresenta per voi “Salvation” e perché le avete dato un titolo così….positivo?

Kosmos Reversum: l’outro per me è dannatamente cinica, lascia un grande senso di vuoto e questo mi basta.

Lord J. H. Psycho: Il titolo è volutamente ambiguo e si ricollega al contenuto di “Hail Failure – The End of a Sick Era”. L’assenza di risposte univoche fa parte di questo mini-affresco concettuale.

15) Questa è una domanda un po’ provocatoria (ma mica tanto ormai), però perché utilizzate l’inglese, lingua forse un po’ troppo stra-abusata ed anche innaturale per gruppi non-anglofoni? Che idea avete circa i gruppi black della nostra penisola che usano sempre più frequentemente l’italiano? E’ forse caratteristico del genere cantante nella propria lingua, come gli scandinavi spesso insegnano?
Kosmos Reversum: non ho una particolare idea riguardo le bands, soprattutto black metal che usano l’italiano nella loro musica. E’ una loro scelta, ma pare che usare l’italiano nel black ormai sia più un qualcosa tipo sventolare una bandiera a qualche manifestazione sfigata piuttosto che un reale bisogno dell’artista.

Lord J. H. Psycho: Finora ho scritto qualche testo in italiano negli Orgiastic Pleasures e negli Iprite, ma non (ancora) per i Lilyum o altri gruppi. Sostanzialmente per me è il contenuto dei pezzi ad essere veramente essenziale; tutto ciò che riguarda la forma, fra cui ovviamente anche la scelta della lingua, è dettato di caso in caso da pura e semplice preferenza artistica. In Italia come all’estero ci sono band ottime e scandalose sia fra quelle che scrivono in madrelingua sia fra quelle che prediligono l’inglese, per cui non faccio classificazioni o graduatorie in base alle preferenze linguistiche.

16) Siete soddisfatti del risultato raggiunto o volete cambiare qualcosa? Come stanno andando la critica ed il pubblico?
Kosmos Reversum: Parlando per me sono molto soddisfatto e finora la critica sembra aver capito le nostre intenzioni contenute in “Fear Tension Cold”. No, non cambierei nulla in questo disco, perché come dicevo è venuto come io lo volevo.

Lord J. H. Psycho: Sono sorpreso dai consensi ottenuti finora, e la cosa mi fa ovviamente piacere. E’ un “bonus” di soddisfazione che non fa mai male, per quanto restiamo coi piedi ben piantati a terra; siamo noi stessi i nostri critici più severi e più difficili da soddisfare, e nessun apprezzamento dall’esterno, per quanto incoraggiante, abbasserà i nostri parametri di giudizio.

17) Una domanda forse banale, ma perché “Fear Tension Cold” l’avete stampato in 66 copie?

Kosmos Reversum: sia la nostra label che noi siamo troppo cresciuti e furbi da non auto-illuderci di stampare 2000 copie per accrescere il nostro ego e poi dover portare in cantina scatoloni pieni dei nostri cd invenduti. Probabilmente sono poche, ma noi non cerchiamo molti altri fans oltre un certo numero. Chi vorrà la sua copia si muoverà con la giusta tempestività per non rimanere senza.

Lord J. H. Psycho: Vorremmo comunque sottolineare che nè noi nè tantomeno la Salute Records calchiamo la mano sulla limitazione delle copie come trovata pubblicitaria, come sempre più spesso accade. A questo punto meglio 66 copie che finiscono nelle mani giuste piuttosto che 100 di cui metà finirà nelle mani di sciacalli armati di soldi da buttare che poi le sbatteranno su Ebay a prezzi scandalosi, in attesa che altri babbei altrettanto danarosi ci si buttino sopra per via del presunto status symbol legato alla “limited edition”. Per quel che mi riguarda se in futuro ci saranno abbastanza domande tutto il materiale potrà essere tranquillamente ristampato da chi se ne vorrà occupare con un minimo di professionalità e molta onestà nei confronti del gruppo e del pubblico che le dovesse richiedere.

Kosmos Reversum: in questo senso mi collego a Psycho dicendo che abbiamo ricevuto offerte da parte di qualche label per la ristampa dei nostri ultimi lavori in formato professionale e con una tiratura decisamente più alta.

18) Chi ha scelto il nome del gruppo e quale è il suo significato?

Kosmos Reversum: L’ho scelto io, e deriva dalla parola “lilium”, un fiore. Il significato è molto intimo per me, ma se qualche “truce” pensa che sia una parola dai connotati troppo poco cattivi credo che debba lavorare molto sul proprio intelletto.

19) Chi ha fatto il logo, molto classico, e cosa volete che esso trasmetta?
Kosmos Reversum: il logo l’ho fatto io, con uno di quei font stra-abusati che si trovano in rete, quindi inutile dire stronzate in merito a chissà quale significato arcaico contenuto nel carattere del logo. Mi piaceva e l’ho adottato per il nostro monicker. E’d’impatto e semplice, e quindi basta e avanza.

20) Volete raccontarmi di un vostro concerto-tipo (almeno quando li fate certo)?

Kosmos Reversum: Non sono interessato ai live, almeno per i Lilyum. Ne abbiamo fatto solo uno più di un anno fa e andò benino, ma andò ancora meglio quando decisi di non lavorare più con alcuni di quei componenti e non fare più live! In ogni caso se riuscissimo a trovare dei degni compagni ben disposti verso questo progetto, non è detto che possa riformulare la mia opinione in merito ai live show. Sebbene pondererei sempre dove, come e con chi suonare.

Lord J. H. Psycho: Credo che in ogni caso il nostro concerto-tipo sarebbe incentrato sulla musica, senza troppe trovate sceniche o buffonate varie; con questo non voglio dire che chiunque proponga uno spettacolo visivo durante i live sia per forza un pagliaccio, anzi, semplicemente che un simile approccio mal si adatta alla nostra musica.

21) Non avendo gli altri vostri dischi, che differenze rintracciate tra l’ultimo album e le altre vostre opere? Quanto è cambiato il vostro modo di apportarvi alla musica che fate?
Kosmos Reversum: credo che il marchio di fabbrica sia lo stesso che abbiamo intrapreso a partire da “An Absence of Light”, ma proseguendo ci siamo evoluti e abbiamo trovato una dimensione ben definita. Quindi potrei dirti che il precedente full “Ultimatum” era abbastanza elaborato e a tratti sperimentale, mentre con questo nuovo “Fear Tension Cold” siamo tornati all’immediatezza dei nostri ep precedenti ad “Ultimatum”, ma con una dose di cattiveria e intenti sadici maggiore. Inoltre credo che mai come adesso ci siano, nel nostro sound, molti elementi che rimandano al metal e thrash degli anni Ottanta rivisitati però nel classico stile Lilyum.

Lord J. H. Psycho: In effetti non considero “FTC” un ritorno allo stile pre-“Ultimatum” quanto una prosecuzione del nostro discorso verso territori di nuovo più grezzi dopo la parentesi più sperimentale del precedente album. “The Knife Rises”, ad esempio, era un lavoro molto più freddo e clinico rispetto a “FTC”, decisamente più aggressivo ed emotivamente complesso. Credo che finora con ogni lavoro abbiamo espresso un lato diverso della nostra personalità musicale e non, e che il futuro riserverà ancora molte sorprese.

22) C'è qualche ragione per il quale avete cambiato con gli anni radicalmente il suono e quale ritenete sia la vostra opera che rappresenta completamente il definitivo distacco dalla musica che prima suonavate?


Kosmos Reversum: Dopo “Oigres” ho deciso di proseguire da solo e facendomi carico di tutto il processo compositivo ed esecutivo. Quello che mi è venuto più naturale in questa fase è finito sulla tape “An Absence of Light”, che è andata molto bene (quasi tutte le 666 copie sono andate vendute, e di questo ringrazio la Nuktemeron Production). Di fatto proprio questo EP su tape ha segnato la svolta definitiva nel sound dei Lilyum, che si sono poi maggiormente caratterizzati grazie all’ottimo apporto di Lord J.H.Psycho.

23) on avete mai pensato di far entrare in pianta stabile un’altra persona oltre a voi due, anche perché molti musicisti hanno collaborato con il gruppo, od un esperimento del genere c’è già stato? Da cosa deriva questa voglia di fare tutto dividendo il lavoro fra due menti? Secondo voi un’esperienza musicale è più dura così oppure con un numero maggiore di persone?

Kosmos Reversum: ricollegandomi a quanto dicevo poco fa, ti dico che sono molto contento di non dovere più avere a che fare con troppe mentalità – troppo diverse dalla mia - nei Lilyum. L’esperimento line-up classica è stato tentato in più occasioni ma non ha mai funzionato come avrei voluto e quindi allo stato attuale per me questa formula a due elementi è l’ottimale per i Lilyum.

Lord J. H. Psycho: C’è anche da dire che la realtà dei Lilyum non offre molte attrattive a musicisti desiderosi di farsi conoscere o mettere in mostra le proprie doti – i nostri pezzi non sono particolarmente tecnici, stampiamo i nostri lavori in poche copie destinate esclusivamente ai veri appassionati, non smaniamo di salire sul palco, non ci curiamo di farci conoscere... Tutto questo per noi è naturale ma per molti altri sarebbe una follia, e si verrebbe a creare un groviglio di frustrazioni e malumori dagli effetti facilmente immaginabili sul nostro lavoro.

24) rima di militare nei Lilyum, qualcuno di voi ha suonato in qualche altro (oscuro) gruppo, magari registrando e/o pubblicando qualcosa? E come è andata l’esperienza?

Kosmos Reversum: Ho suonato vari strumenti in vari gruppi e anche facendo generi molto distanti tra loro. Credo che dal ’96 ad ora, sommando tutti i demo, cd, ep ecc… che ho realizzato con varie band, sono arrivato ad un numero di lavori in studio che gira attorno alla dozzina. Allo stato attuale, vuoi per il poco tempo a disposizione, vuoi per mille altri motivi, la mia priorità sono solo i Lilyum, nei quali sto investendo tutte le mie risorse. E con buoni risultati, fortunatamente.

Lord J. H. Psycho: Cronologicamente parlando, i Lilyum sono l’ultima formazione di cui sono entrato a fare parte. L’inizio del mio percorso musicale coincide con la formazione dei Phenris nell’autunno del 2000; quest’anno il gruppo festeggerà quindi i 10 anni di attività, un’occasione per la quale abbiamo diversi progetti in cantiere (primo fra tutti l’imminente pubblicazione del nuovo ep “A Whisper in the Tempest”), per cui tenete gli occhi aperti! Sono inoltre attivo nelle seguenti band: In Corpore Mortis (black metal, attualmente al lavoro su nuove composizioni, nonostante la formazione ancora da ridefinire), Iprite (death/grind; il primo demo è stato registrato l’anno scorso ma non abbiamo ancora avuto modo di pubblicarlo), Orgiastic Pleasures (black/death/war metal; stiamo lavorando al primo full length), Merciless Onslaught (thrash ignorante, come sopra) e Sturmfaust (black metal dalle influenze spazianti fra il religious e l’old school più diretto; salvo contrattempi dovremmo registrare qualcosa in primavera).

25) Da quanto tempo suonate più o meno i vostri rispettivi strumenti e quanto vi esercitate al giorno? Potete dirci la vostra strumentazione?

Kosmos Reversum: Suono vari strumenti ormai, ma ho iniziato da batterista nel ‘94 in una thrash metal band chiamata Insania, con la quale nel ’96 incisi il mio primo demo tape. Attualmente non mi esercito praticamente mai. Le volte in cui prendo in mano gli strumenti sono quasi esclusivamente rivolte alla composizione e/o incisione della mia musica. Posso permettermi questo anche perché non ho situazioni live da affrontare, se no il discorso sarebbe molto diverso.

Lord J. H. Psycho: A parte un’esperienza triennale con la tastiera suonata un dito alla volta alle medie, ho preso lezioni di chitarra classica per qualche anno a partire dal 1999; l’anno successivo, con la fondazione dei Phenris, ho preso in mano il basso per la prima volta. Da allora non ho più smesso, e ho continuato anche a strimpellare le tastiere come potete sentire su “Ultimatum” per quanto riguarda i Lilyum. Non ricordo quando di preciso ho iniziato a torturare le mie corde vocali, ma penso non prima del 2001-2002.
Nemmeno io sono una persona che si esercita con scale e arpeggi 5 ore al giorno, in primis per mancanza di tempo, ma anche perchè non sono fatto così: io suono per esprimere quello che creo, che nella maggior parte dei casi nasce nella mia testa senza che io abbia bisogno di avere uno strumento in mano.

26) Una domanda cojona: quale è stato l’evento più esilarante che avete vissuto come gruppo?

Kosmos Reversum: parlando dei Lilyum, a parte affrontare certi discorsi con vecchi componenti al limite del grottesco, ricordo una volta in cui Lord J.H. Psycho, mentre era seduto per incidere le sue parti di un pezzo di “Ultimatum”, fu colto da un crampo improvviso alla gamba! Così saltò in piedi bestemmiando e urlando come un matto dal dolore, e io che ridevo come un deficiente! E poi lui serio, dopo 10 minuti di agonia e mie risate si risiede e mi dice “scusa potresti smettere di ridere perché per me non è stato piacevole”! E ovviamente io non riuscivo più a smettere di ridere ahahah!

Lord J. H. Psycho: Bisogna riconoscere che anche in questo caso sono stato eclettico: quante persone riescono a farsi venire un crampo alla gamba mentre suonano la chitarra? Forse è proprio vero che suono coi piedi, dopotutto... Credo che stessimo registrando “A Ghost Along My River”, nel caso qualcuno fosse interessato a tutti i dettagli.

27) Cos’è secondo voi il black metal (ovviamente soprattutto a livello filosofico)?

Kosmos Reversum: Il black metal è uno dei tanti tumori generati della società moderna. Credo abbia una sua “filosofia”, se così la possiamo chiamare, ma non vorrei fosse confusa con il satanismo “fai da te” o con l’elitarismo/presunto intellettualismo messo in atto negli ultimi anni da alcuni esponenti anche italiani di cui non voglio fare nomi, per il solo motivo che dovrei dilungarmi troppo.
Il black metal per me è intolleranza e disprezzo del genere umano principalmente, non appesantiamolo da troppi infantilismi o salotti letterari da quattro soldi.

Lord J. H. Psycho: Il Black Metal è reazione a quanto ci circonda e ci disgusta. Molto spesso tale reazione viene confusa con una fuga dalla realtà o con l’adattarsi a una sorta di “codice” prestabilito del genere, che è quanto di più paradossale si possa immaginare visto che parliamo di un genere che ha appunto trovato nella sua diversificazione dal resto del panorama musicale estremo e non la sua raison d’etre, ma finirei con l’andare avanti per ore a disquisire su questioni trite e ritrite per le quali non nutro il minimo interesse.Per me il Black Metal è un genere musicale che apprezzo tantissimo e mi regala emozioni inestimabili come ascoltatore, e mi consente di esprimere buona parte del mio essere e del mio malessere come musicista. Questo è quello che conta.

28) Quali sono state, a vostro avviso, le ragioni (sociali, musicali e filosofiche) che hanno fatto nascere il black, e quale ritenete sia stata la prima vera testimonianza di impronta black metal, anche quando il genere doveva ancora esistere ufficialmente e perché? Forse “Witching Metal” dei Sodom datato 1982?
Kosmos Reversum: Credo appunto che le prime forme di black metal comparvero con band come Sodom, Bathory, Venom, Hellhammer e altri, anche se all’epoca lo si considerava solo dello sporco thrash con tematiche occulte. Anche gente come Sarcofago, Sepultura e Volcano per me hanno contribuito massicciamente allo sviluppo di questo genere. Le ragioni per cui è nato credo siano molto simili a quelle legate alla nascita di generi quali il rock o il metal in senso generale, ovvero di ribellione verso il sistema, voglia di scioccare e di attaccare la finta moralità perbenista. Le tematiche occulte e sataniche furono quindi, a quei tempi, un fattore in più per attaccare in un colpo solo società e Chiesa. Poi con l’avvento dei fatti legati al cosiddetto “Inner Circle” e il delinearsi di uno stile di black metal ben preciso, tutto assunse una dimensione più seria e tragica che marchierà l’Heavy Metal per sempre. Nel bene o nel male, quei tragici fatti contribuirono a rendere popolare un genere che altrimenti sarebbe rimasto sepolto nel più fitto underground. Adesso, a distanza di quasi 20 anni da quegli eventi, questo genere sta pian piano tornando nella sua originaria dimensione, salvo pochi casi che non sono io a giudicare se siano più o meno appartenenti alla vera scena black metal.

Lord J. H. Psycho: Ho già fornito la mia opinione al riguardo nella precedente risposta, e non ho nulla da aggiungere all’ottima analisi storica di Kosmos. Dico solo questo: il Black Metal, come musica (e quindi arte) è qualcosa che va molto oltre la somma dei singoli componenti che lo caratterizzano, un’osservazione che dovebbe essere quasi scontata ma di cui in troppi si dimenticano con i loro futili dibattiti fra revisionismo storico (“I Venom non sono (più) black metal!”) e polemiche fra “tradizionalismo” e “progressismo”, termini che, come abbiamo visto, hanno ben poca ragione di essere applicati a questo genere.

29) Per il vostro parere, quanto è vera la teoria secondo cui il black metal è un genere essenzialmente di estrema destra, anche perché non mi sembra proprio che un gruppo capostipite come i Darkthrone sia mai stato veramente nazista? L’NSBM lo considerate quale una parte del calderone black o qualcosa che non ne ha realmente niente a che fare e magari perché?

Kosmos Reversum: Nella mia visione, politica e musica non formano un buon connubio, ma negare che ci sia una tendenza di destra estrema nel black metal sarebbe falso. Credo che questo genere, per delinearsi ancora di più nelle sue caratteristiche tematiche, avesse bisogno di qualche elemento di contorno alla musica davvero forte, e quindi il passo fu breve nello scegliere simboli e attitudini belliche e ultra-nazionaliste. Il fatto che gente come Darkthrone e Burzum, all’inizio, rilasciassero dichiarazioni filo-naziste e stampassero frasi esplicite inneggianti alla razza ariana nei loro album, credo abbia marchiato a fuoco tutto quello che ne è venuto dopo. Senza dimenticare che spesso l’omicidio di Euronymous fu spesso accompagnato da considerazioni sprezzanti proprio verso l’ideologia “comunista” del capostipite dei Mayhem e dell’Helvete. Molto di ciò ha quindi, in quei primi anni ’90, contribuito a unire black metal ed estrema destra.
Poi nel black metal poco è razionale ed è difficile comprendere come possano magari dei capelloni sporchi, ubriachi, unti e ribelli inneggiare a regimi totalitari che probabilmente sarebbero pericolosi proprio per individui come loro…

Lord J. H. Psycho: Tuttavia non sono d’accordo nell’appiccicare una qualsivoglia etichetta politica ad un genre musicale. Al di là del fatto che non amo la politica in ogni sua forma, resta il fatto che il Black Metal non è nato come propaganda di questo tipo, e il fatto che nel corso della sua evoluzione abbia incamerato influenze di questo tipo non cambia questo presupposto. Dopotutto la politica è un campo ideologico preminentemente umano: perchè dunque una corrente politica dovrebbe venire riconosciuta come un tratto distintivo di un genere essenzialmente misantropico e opposto all’umanità più becera e irreggimentata? Perchè questo tipo di approccio dovrebbe venire accettato mentre altri risvolti ideologici (vedi le recenti polemiche sul Religious, condannato dai più intransigenti come una pericolosa deriva di origine cristiana all’interno del movimento) o anche solo musicali (e qui, fra Symphonic, Electronic, Avantgarde e Post-Black potremmo andare avanti per settimane) hanno sempre incontrato ostilità ben maggiori?Non ho nulla contro i gruppi che esprimono le loro idee politiche tramite la loro musica, in quanto sono liberi come tutti gli altri di parlare di quello che vogliono nei loro pezzi, e non sono pochi i gruppi di questo tipo che apprezzo musicalmente, ma sono assolutamente contrario all’idea di circoscrivere un genere musicale come il Black Metal legandolo ad una QUALSIASI realtà politica.

30) Tra i vari aspetti a mio avviso degni di menzione di tale genere figurano l’uso dei cosiddetti “nomi di battaglia” e del face-painting. Perché sono stati usati per tutto questo tempo dai gruppi black? Forse per esternare una malvagità più o meno seria (visti gli ultimi avvenimenti non credo che si possa rivaleggiare con l’Inner Circle norvegese ma tant’è…)?

Kosmos Reversum: Inizialmente tutto aveva un perché ed era motivato da intenzioni e convinzioni reali, ma allo stato attuale ci vedo più tanto trend dietro tutto ciò, con pochi individui ancora realmente convinti in queste esternazioni.

Lord J. H. Psycho: Per come la vedo io, dipende tutto dalle intenzioni dei singoli individui. Io personalmente uso i miei pseudonimi per sottolineare i lati della mia personalità che esprimo tramite la musica, e nel caso degli In Corpore Mortis usiamo il face painting perchè sentiamo nostri i valori espressi da questa tradizione artistica (che ovviamente vanno molto al di là di queste rappresentazioni teatrali/rituali – è importante quello che vi è dietro). Non sento affatto il bisogno di distaccarmi da tutto questo per paura di essere associato ai troppi ragazzini che lo fanno per pura emulazione e per sentirsi accettati in un presunto circolo, anzi: sono loro che devono cedere il passo a chi vive tutto questo come qualcosa di autentico, non il contrario.

31) Per quanto riguarda il già citato Inner Circle, pensate che esso fosse un vero movimento satanista o forse era “soltanto” un gruppetto di satanisti acidi che usavano come pretesto satana per esprimere le proprie frustrazioni adolescenziali?

Kosmos Reversum: A quanto ho avuto modo di apprendere vivendo il fenomeno sin dall’inizio attraverso riviste, fanzine e altro che leggevo già da quel periodo se non prima, pare che questo famigerato “Inner Circle” sia esistito più nella fantasia di Euronymous e pochi altri più per creare interesse attorno al negozio di dischi Helvete, piuttosto che per concreta consistenza. Insomma, se ben ho capito in quegli anni tutti lo nominavano e tutti ne facevano parte ma poi ultimamente, leggendo varie interviste a molti esponenti di quella scena, sembra che non ci sia mai stato un vero movimento denominato “Inner Circe” o peggio ancora “Black Metal Mafia”. Molti di loro, ovvero membri di Emperor, Burzum, Darkthrone o Immortal hanno pure dichiarato che il satanismo era presente in minima parte, quindi…Gli anni ora sono passati e tanti di quegli allora ragazzini sono cresciuti e hanno scontato le loro pene e per incanto l’Inner Circle pare non sia mai esistito...

32) Cosa ne pensate del fenomeno, seppur molto Underground, dell'unblack metal, ossia del black metal cristiano? Credete che sia un sacrilegio al vero black oppure, fra gli altri, un'evoluzione prevedibile di tale genere?
Lord J. H. Psycho: Non sono molto informato al riguardo, a dire il vero, anche perchè quando mi interesso a qualche gruppo o scena è sempre per la validità artistica della proposta e mai per i drammi e i battibecchi che circondano tali realtà. Mi sembra di aver capito che si tratti di un fenomeno dalla diffusione statisticamente molto scarsa, che viene per lo più ignorato salvo tornare prepotentemente alla ribalta di tanto in tanto suscitando, soprattutto sui forum online, picchi di aggressività verbale e pseudo-ideologica in bilico fra lo spassoso e l’avvilente.Sacrilegio al genere? Impossibile definirlo in modo oggettivo. Tanto per cominciare, dove tracciamo i confini ideologici del genere Black Metal – ovvero, fino a che punto espressione musicale e messaggio idelogico devono compenetrarsi a vicenda perchè il risultato finale possa essere definito, a tutti gli effetti, “Black Metal”? Già qui siamo di fronte al nodo di un dibattito che esiste da quando il genere ha acquisito una sua impronta sonora autonoma, e non accenna a placarsi. E’ chiaro che è impossibile stabilire la posizione relativa di questa particolare deriva quando la questione centrale medesima continua ad essere irrimediabilmente nebulosa. Devo dire che però l’esistenza dell’Unblack Metal mette sul piatto un presupposto interessante: sappiamo come il Black sia nato come genere “reazionario” per definizione, sia nei confronti della scena musicale dell’epoca, sia verso i valori stabiliti dallo status quo sociale. Da questo punto di vista, il proporre un messaggio del tutto antitetico a quello originario utilizzandone però gli stessi mezzi espressivi può essere interpretato come un ulteriore passo avanti di tale natura reazionaria, forse ancora più rilevante perchè intestina al genere medesimo.In ogni caso, come ho detto, non sono particolarmente interessato ad un fenomeno che per quanto riguarda la stabilità del genere mi sembra meno che innocuo – ci sono ben altre correnti attitudinali che trovo molto più offensive e potenzialmente dannose, tipo il proliferare di manie di protagonismo di una superficialità disarmante ed altre oscenità simili; per quel che mi riguarda, tali aberrazioni vanno molto più contro quello che per me rappresenta il Black Metal di quanto gli Antestor potrebbero mai fare in 30 anni di carriera musicale.

Kosmos Reversum: Non ho problemi ad ammettere che qualche band di questa corrente musicalmente è davvero in gamba, a prescindere dal tipo di sound (o di black metal) che propone, e che sia quindi più o meno attinente ai miei gusti. Cito ad esempio Lengsel, Crimson Moonlight e Slechtvalk che hanno fatto bei lavori, soprattutto ultimamente. Per la questione attitudinale non ho una idea né pro né contro, sebbene condivida molti punti espressi nella risposta del mio “collega”. In ogni caso quando la musica è buona non mi faccio problemi di ideologia né politica né religiosa, perché mi sentirei più stupido a cercare di farmi piacere per forza l’ennesima new satanic sensation che magari vale niente rispetto ad ascoltare, perchè no, un disco dei Crimson Moonlight. Tuttavia è un filone che seguo poco e che, se rapportato alla tradizionale scena black, ne esce per molte ragioni sconfitto sia per numero di bands che per la qualità della musica in generale.


33) Per quale motivo ce l’avete così a morte con l’umanità intera? E quindi cosa rappresenta a vostro avviso la misantropia, associandola spesso e volentieri, se non erro, con la pazzia? L’essere misantropi significa per voi forse eliminare le brutture che gli umani hanno reso concrete in tutti questi millenni, o l’odio si concentra soltanto sulla società moderna? E cosa ritenete sia quest’ultima?
Kosmos Reversum: Personalmente non medito troppo su termini come “misantropo” o “pazzia”. Io vedo solo attorno a me un mondo che non mi appartiene, e più vado avanti e più mi accorgo di non avere troppo bisogno di incontrare miei simili o intrattenere troppe amicizie. Semplicemente, tolti sporadici casi, sono più a mio agio da solo che non in mezzo ad altre persone. E ammetto che questa condizione non la imputo solamente ad una mia tendenza a isolarmi, che pure è presente, ma al fatto che negli anni ho capito che di persone interessanti in giro ce ne sono molto poche. Chiaro che la nostra era è destinata a peggiorare, e mi collego all’ultima parte della tua domanda, perché la gente è dominata solo da internet, dai soldi e dalla televisione.

Lord J. H. Psycho: Condivido in pieno quanto espresso da Kosmos; aggiungerei inoltre che “misantropia” è un termine che viene spesso frainteso o comunque interpretato in modo molto superficiale – soprattutto quando viene applicato al Metal l’individuo medio lo associa al noiosissimo stereotipo del ragazzino metallaro musone, asociale e sfigato, dedicato al “fracasso spacciato per musica”, all’alcool e alle sostanze illecite per riempire il vuoto della sua esistenza inutile. Misantropia è un’impostazione intellettuale, rigida nella difesa dei valori in cui si crede quanto malleabile per adattarsi alle molteplici situazioni che ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni (“Of Lead and Mercury”, appunto): è il distacco mentale ed emotivo da tutte le caratteristiche umane (incluse le proprie) che sono fonti di disgusto e disprezzo. Chiaramente la realtà dei fatti è tutt’altro che semplice come questa schematizzazione teorica, e io spesso sono lacerato (direi anche “Obsessed”) dalla mia duplice natura, umana e non, ma qui ci stiamo già spostando verso argomenti troppo personali e complessi da trattare in un’intervista di questo tipo.

34) Qual è il vostro tipo di società umana (o non) che immaginate per un futuro migliore e credete che possa realizzarsi? O pensate che è meglio distruggere tutto per detronizzare del tutto il germe infetto dell’umanità (parole forti eheh!)?

Kosmos Reversum: Mettiamola così: esistono ancora persone che resistono a questa tendenza ridicola odierna, ma sono troppo poche. Credo quindi che solo attraverso una salutare “pulizia generale” si possa ricostruire qualcosa di migliore. L’uomo ha fallito e deve pagare.

Lord J. H. Psycho: E’ un discorso che avevamo già affrontato con “Ultimatum”: siamo bloccati in una fase di stasi (auto)-distruttiva, un punto di non ritorno che non può essere superato senza una qualche crisi risolutiva. Non c’è più spazio nè tempo per compromessi: per uscire da questa fossa che ci siamo scavati occorrerà un cambiamento radicale, sia esso la definitiva distruzione della vita umana o uno stravolgimento del nostro modus vivendi a partire dalle radici.

35) Riguardo al testo di “Hail Failure – The End of a Sick Era”, fate forse un richiamo alla credenza Maya secondo cui la fine del mondo, o la venuta di un’era (spero) migliore a quella attuale avverrà nel 2012? E quindi è per questo che salutate con rispetto il fallimento dell’era che viviamo?

Lord J. H. Psycho: Il pezzo in questione affronta per l’appunto quanto ho esposto nella precedente risposta; i riferimenti a questo ritorno delle paure escatologiche non sono in realtà fondamentali per interepretare il pezzo - in effetti “Dissolution Is Imminent” è la canzone che prende di mira chi si lascia ossessionare da queste teorie senza però curarsi della devastazione già in atto che gli avviene intorno. In effetti forse è proprio questo il senso della nostra esistenza: forse (“it’s our time at long last to be all swept away”) siamo la generazione che deve fare piazza pulita di un’umanità dal declino inarrestabile, che per la vita sulla Terra rappresenta da troppo tempo solo più un peso crescentemente insostenibile, e tutto il caos che ci circonda è qualcosa non da arrestare, ma da portare avanti il più rapidamente possibile, prima che (“not too late for life to prosper here again someday”) ogni forma vivente venga trascinata nel ciclo di distruzione irreversibile, un’eventualità che non abbiamo alcun diritto di causare.

36) Mi interessa adesso molto sapere se siete contrari anche ai vari sistemi religiosi e (seppur già credo di sì) al vaticano? Che idea avete circa Gesù? Era forse un mito, e la sua religione pensate che insegni alla rassegnazione e non alla lotta vera e propria?

Kosmos Reversum: Sostanzialmente la religione non condiziona la mia vita, ma prendo le distanze ovviamente in primis da istituzioni a scopo di lucro come il Vaticano e simili. La mia idea su Gesù è prevalentemente di valore storico, ma io sono scettico di natura e quindi non mi bevo tutto quello che tanti libri vorrebbero farmi credere. Poi ognuno è libero di professare quello che crede ma io vedo molto più minacciosa l’ascesa della religione musulmana allo stato attuale.

Lord J. H. Psycho: Mi reputo agnostico, che non è sinonimo di ateo – credo nella spiritualità come fonte di conoscenza e arricchimento personale, ma allo stesso tempo riconosco che la condizione umana pone limiti estremamente ristretti ad esperienze di questo tipo, ragion per cui non accetto alcun sistema religioso come regola di vita, in quanto credenze nate dall’interpretazione umana del concetto (umano) di “divino”, insomma un insieme di idee confuse, incomplete, fallaci in partenza e, peggio ancora, ripetutamente strumentalizzate nel corso della storia per ragioni materialistiche e opportunistiche che di spirituale hanno meno che niente.Se è vero quello che la storia ci tramanda su Gesù siamo di fronte a una figura degna di rispetto, se non altro come grande leader e oppositore dello status quo. Quello che di Gesù e della sua presunta buona novella ha fatto la chiesa cristiana nel corso dei secoli è un altro discorso che si ricollega a quanto ho esposto in precedenza.

37) Come siete riusciti ad accasarvi presso la Salute Records e come sta andando finora la collaborazione?

Kosmos Reversum: Tutto ok con la Salute Records. E’ una piccola label indipendente animata dalla passione che si cela dietro la figura del proprietario Tony, che è una persona davvero in gamba. Non avendo sogni di gloria per ora va bene così, anche se chiaramente non ci farebbe schifo poter lavorare con delle label che stimiamo.

38) Qualche gruppo della vostra etichetta da consigliare?

Kosmos Reversum: credo gli Ad Noctem Funeriis e i Frozenpath. Non male entrambi.

39) Come vi rapportate con il fenomeno sempre più diffuso del peer 2 peer e quindi con il formato MP3? Esso può essere considerato pericoloso anche per l’Underground e perché?

Lord J. H. Psycho: Per le band che partono da zero e hanno bisogno di proporre il loro materiale ad un pubblico che ignora completamente la loro esistenza, la condivisione di file musicali online è sicuramente uno strumento prezioso. I problemi iniziano quando la fetta più superficiale di tale pubblico (e quindi anche la più consistente, purtroppo) decide di abusare di tale facile reperibilità e si limita a scaricare tutto quello che vuole, senza nemmeno formulare l’ipotesi di acquistare la musica scoperta e apprezzata in questo modo in un qualche formato fisico che, oltre che ad avere un valore qualitativo e collezionistico infinitamente superiore, è l’unico che garantisce un minimo di sostegno economico agli artisti e agli addetti ai lavori (etichette in primis) che in questo campo si giocano tutto. Senza questo sostegno la scena si estinguerà, perchè nella musica tutto ha un costo, e spesso elevato. Da questo punto di vista l’abuso del download selvaggio può in effetti essere paradossalmente nocivo proprio all’underground, dove musicisti e label notoriamente vivono sul filo del rasoio dal punto di vista finanziario, potendo contare sul supporto solo dei più appassionati.

Kosmos Reversum: Dico solo, a parte i soliti triti e ritriti discorsi sui pro e contro del download selvaggio, che tanti individui, soprattutto ragazzini, non capiscono che si può scaricare, ma poi qualcosa si deve comprare. Ma in questa società dove anche solo il termine “rispetto” non è più riconosciuto non c’è da aspettarsi molto. Non si rispettano le persone, figuriamoci gli artisti e la loro creatività…Che schifo. Ogni scusa è buona per giustificare il non cacciare un soldo per un disco o un cd, manco usato.

40) Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella piemontese( anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via), che mi sembra molto attiva in campo metallico?

Lord J. H. Psycho: Qualità e quantità non sono termini equivalenti, e non tutta l’attività da te menzionata è degna di rispetto, anzi – basti pensare che a Torino di concerti ce ne sono sì molti, ma nella maggior parte dei casi si tratta di serate dedicate a cover band del cazzo che da un po’ di tempo hanno ormai sottratto quasi ogni spazio alla musica originale, soprattutto quella estrema. Questa situazione si è creata sia per via dell’atteggiamento dei locali, per i quali ormai importa solo attirare più gentaglia possibile (e si sa che da questo punto di vista il Metal dal vivo non può competere con le sopraccitate cover band di Vasco o di Ligabue, o i rave techno-chimici, ecc.), sia dal pubblico che spesso preferisce andare a sentire un mediocre surrogato delle proprie band preferite che non esplorare in prima persona cosa offre l’underground.

41) Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale( idem)?

Lord J. H. Psycho: Abbiamo una serie di situazioni diverse, alcune accostabili a quelle della nostra città, altre decisamente meno arretrate, ma trovo che comunque continui a mancare quello spirito unitario che spesso aiuta la scena ad imporsi sul piano internazionale. Guarda la Finlandia: sono in quattro gatti ma tutti sudano sangue in minimo tre-quattro gruppi a testa, la collaborazione è quasi un modus vivendi, il pubblico locale è costantemente partecipe a queste attività – un simile livello qualitativo sotto ogni punto di vista non può passare inosservato e difatti oggi la scena finlandese è giustamente considerata una delle migliori d’Europa, se non del mondo. Questo è quello che manca davvero all’Italia, perchè di band validissime ne abbiamo davvero a palate.

Kosmos Reversum: ho rispetto per quelle band formate da persone con una mentalità coerente col proprio modo di essere e che non dimenticano da cosa è partito tutto. Le radici del rock e del metal sono la base per comprendere chi si è oggi e perchè, altrimenti si è privi di identità.

42) Ascoltate altri tipi di musica oltre al Metal? Se sì, quale maggiormente preferite? Nuove leve da consigliare? Ritornando al Metal, quali gruppi preferite? C'è qualche sorpresa che volete segnalare, magari con quelle con cui avete diviso il palco?

Lord J. H. Psycho: Mi sono accostato alla musica grazie a Beatles, Queen e Pink Floyd, che rimangono fra i miei artisti preferiti in assoluto. Sono sempre stato un vero onnivoro musicale e per me passare da Grieg ai Cannibal Corpse o dai Coldplay ai Katharsis è la regola, non l’eccezione!

Kosmos Reversum: Quasi come sopra, ma amo molto ancora andare a caccia di cd e vinili metal anni Ottanta, soprattutto in ambito thrash, che è il genere che ho suonato per più anni e dal quale ho iniziato la mia attività come musicista. Ma non mi precludo mai qualsiasi tipo di ascolto. Per dirne una, oltre alla marea di metal che ho apprezzato negli ultimi 15 anni, altri artisti che mi hanno colpito in modo particolare al di fuori da questi territori sono: Stone Temple Pilots, The Distillers/Spinnerette, Nirvana, Total Chaos, Sick Of It All e molti altri.

43) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? Altri progetti in cantiere forse?

Lord J. H. Psycho: Nulla di definito, finora, per quanto riguarda i Lilyum; posso dire di avere da parte un paio di pezzi per il futuro forse non troppo lontano... Attualmente mi sto occupando delle fasi finali della pubblicazione del nuovo ep dei Phenris, oltre che a portarmi avanti col lavoro in un paio di altri gruppi.

Kosmos Reversum: Per il momento mi sto godendo un po’ di meritato riposo in quanto per due anni non ci siamo fermati un attimo, sfornando ben due full-length e due ep. Quindi nulla di definitivo per il momento, ma qualche riff comincia a prendere forma, e probabilmente quando avrò voglia e mi sentirò in vena inizierò ad assemblare il tutto. Sono curioso di sentire anche i pezzi di Psycho, che per la prima volta si sta cimentando nella composizione sin dalla fase iniziale, a differenza del passato. Credo che per quanto riguarda il mio materiale, seguirò sempre di più il mio amore per il vero metal che ha segnato gli anni Ottanta, ma da quello che sto carpendo quando imbraccio la chitarra, posso dire che il riffing potrebbe farsi leggermente più contorto e strutturato. Vedremo comunque, è presto per parlare allo stato attuale. Quello che posso dire è che i Lilyum non attueranno mai stravolgimenti di sound, sebbene io e anche Psycho cerchiamo sempre di guardare avanti e mai indietro.

44) State pensando di proporre qualche spettacolo dal vivo?

Lord J. H. Psycho: Al momento l’idea non è fra le nostre priorità. Si vedrà in futuro.

45) Ragazzuoli, l’intervista è finita, e spero vivamente che vi sia piaciuta. Volete mandare un messaggio finale, magari apocalittico, ai disperatissimi ed avidi lettori di “Timpani Allo Spiedo”?

Lord J. H. Psycho: Grazie a te per lo spazio concessoci e a chiunque sia arrivato fino al fondo di questa intervista-fiume per l’attenzione! Qualsiasi cosa vi aspettiate, non aspettatevela da noi...

Kosmos Reversum: Grazie a te per lo spazio concessoci e ai nostri fan, che sono pochi ma onesti e devoti, e la cosa non può che farci piacere. Se volete ordinare i nostri dischi rivolgetevi alla Salute Records contattando il mastermind tramite il seguente indirizzo e-mail:
saluterecords@gmail.com
Visitate anche il nostro myspace se volete a questo indirizzo: www.myspace.com/lilyum
Oppure potete contattarci anche tramite e-mail: lilyumband@yahoo.it