C’era una volta il thrash metal, un genere che, combinando la velocità e l’urgenza dell’hardcore punk con la tecnica (ma a volte nemmeno quella!) e la complessità dell’heavy metal, spopolò alla grande durante gli anni ’80 anche grazie a quella miriade di gruppi di minore importanza destinati magari a durare solo 5 giorni ma contribuendo lo stesso, in un modo o nell’altro, alla diffusione di questa musica. Fra di essi c’erano i Num Skull, un quintetto dell’Illinois nato nel 1985 e capitanato dal chitarrista Tom Brandner. Nel 1988, anno nel quale uscirono capolavori del thrash più brutale come “Spectrum of Death” dei Morbid Saint e “Chemical Exposure” dei Sadus (anche se più death/thrash), i nostri baldi eroi rilasciarono l’album di debutto “Ritually Abused” per conto della californiana Medusa Records. E, tanto per farvi già capire che non stiamo parlando di un gruppo qualunque, il disco è stato ristampato nel Settembre 2014 dalla grande Relapse Records, e mai opera fu più giusta di questa… o no?