Album (Dusterwald Produktionen, 17 Dicembre 2010)
Formazione (2008): Sho, voce/basso;
Haemon, chitarre;
Redrum, batteria.
Provenienza: Roma, Lazio
Canzone migliore dell’album:
indubbiamente la stessa “Possession of Evil Will”, una delle più lunghe del lotto nonché l’unica avente un’introduzione tremendamente atmosferica nella quale fra l’altro vi è una “conversazione” fra quella che sembra una vecchia decrepita e un generico uomo (che belle descrizioni che do alle volte…).
Punto di forza del disco:
udite udite, la complessità che i nostri si ritrovano, che riesce a dinamicizzare in maniera non banale tutto l’insieme. Non a caso già da adesso consiglio ai diretti interessati di porre in futuro maggiore attenzione su quest’interessante caratteristica.
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I Vesper sono praticamente il gruppo dei ritorni. Sì, perché, prima di tutto, nei Vesper vi suona Sho, che chi sa un po’ di storia di Timpani allo Spiedo sa che costui suonava negli ormai sciolti Gremory, il cui “In Nomine Martis” venne guardacaso recensito nel 3° numero della rivista; in secondo luogo, era veramente da tanto che da queste parti non si parlava di un gruppo black/thrash metal, da quando cioè i favolosi Bunker 66 esordirono 2 anni fa su queste pagine; e come ultimo, ritorna finalmente il metal capitolino, e lo fa con grande stile.
Lo fa sparando infatti una bella dose di “ignorante” black/thrash declinato però spesso non solo attraverso una contagiosa ottica rock’n’roll ma anche una complessità, sia ritmica che strutturale, che qui e là si fa sentire, mostrando così una cura nei particolari, magari snocciolando dei cambi di tempi (talvolta sottoforma di blast – beats) improvvisi ma strategicamente perfetti, che è difficile cogliere in altri gruppi del genere.
Tale complessità si avverte anche nella fantasia che i nostri si ritrovano, e di cui una degna rappresentante è la voce. Il suo lavoro (impreziosito da un effetto d’eco bello presente) è infatti lontanissimo dall’essere statico, visto che tra grugniti e urla (e qualche risata “molto simpatica”) c’è l’imbarazzo della scelta. Anche perché l’espressività e l’intensità è alle stelle, e magari c’è pure il supporto di qualche fulminante coro. Per non dimenticare qualche siparietto porno (“White Poison”) di cui su Timpani (l’ho forse detto che i Vesper sono il gruppo dei ritorni?) se ne sentiva la mancanza da ben 2 anni, ossia da quando Orifice mi fece crepare dal ridere con l’album “…Better Than Sex”.
Intensità che fra l’altro si “dimentica” in qualche pezzo di sfoggiare quei tempi veloci pieni di groove tipici di certo black/thrash, e così, via con tempi medi che infettano ancor di più l’ascoltatore (la stessa “White Poison”, che è comunque uno degli episodi più immediati del lotto, pur sperimentando un po’ con la chitarra).
Un altro aspetto curioso viene dalla chitarra solista la quale, utilizzata in pochissime occasioni (come in “Narcotoxic Overdose”), esprime degli assoli spesso belli birraioli che però un po’ peccano di artificiosità. Mi spiego meglio: essi sono stati costruiti in modo da far immaginare all’ascoltatore la presenza non di uno ma di ben 2 chitarristi. Di conseguenza, ecco che gli assoli si sentono ora dall’una, adesso dall’altra parte. In “Flesh for Masses” poi le chitarre in un certo momento sono 3 ma vabbè…
Un secondo appunto da fare riguarda proprio quest’ultimo pezzo, che sciorina, purtroppo solo nei momenti iniziali, degli arpeggi in puro stile black metal. Purtroppo perché essi, lungo la parte centrale, potevano renderla sicuramente più atmosferica e meno semplicistica di un più convenzionale tempo medio thrasheggiante.
In ogni caso, il riffing, dal punto di vista qualitativo, è notevole, anche perché talvolta spara qualche (rara) puntatina nel death nonché soluzioni stoppate dall’impronta quasi percussiva. Ma ovviamente per i Vesper il concetto di melodia è quasi inesistente, e quel “quasi” si riferisce a “H.K.H.K.H.P.”, ultimo brano che altrettanto ovviamente non si poteva/doveva concludere in questa maniera. Cosa che comunque dimostra per l’ennesima volta una ricercatezza, per quanto limitata (in fin dei conti stiamo sempre parlando di un gruppo vecchia scuola), non comune ma che permette lo stesso l’assalto di 37 secondi di “Scat ‘Till Death”.
Strutturalmente parlando, i nostri sono da preferire nella loro versione più dinamica e complessa dove liberano tutto il proprio ego. E’ anche vero che, in quanto ad apporto dei singoli, i pezzi vengono giostrati benissimo, e da tale punto di vista la batteria riesce a cavare le migliori cose togliendo d’impiccio l’intero gruppo, magari proponendo variazioni – ponte tra un passaggio e l’altro (in questo caso, gli ultimi pezzi dell’album sono esemplari), e tra l’altro assolutamente magnifiche.
…e Roma si inorgoglì per aver partorito un altro ottimo gruppo! E cazzo!
Scusate il francesismo….
Voto: 85
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Narcotoxic Overdose/ 2 – Scat ‘Till Death/ 3 – Gruesome Fornication/ 4 – White Poison/ 5 – Proliferation of Planet’s Cancer/ 6 – Possession of Evil Will/ 7 – Analfisted by Satan/ 8 – Flesh for Masses/ 9 – Raging Dogs/ 10 – Sex Slave Zombie/ 11 – H.K.H.K.H.P.
MySpace:
http://www.myspace.com/vesperscum