Wednesday, March 23, 2011

Funeral Oration - "Come Here with Us" (1990)

Demo autoprodotto

Formazione (1989): Giuseppe, voce;
Luca, chitarre;
Francesco, basso;
Pierpaolo, batteria.
Provenienza: Taranto, Sicilia
Punto di forza del demo:
la produzione, malata e inumana come poche.
Canzone migliore:
forse la stessa "Come Here with Us", per la sua capacità di miscelare violenza incontrollabile, paranoia e melodia.
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Tra i massimi gruppi italiani dell’estremo che abbiano mai distrutto nei primi ’90 i timpani degli ascoltatori, i Funeral Oration sono una storia nella storia che occupa un arco di tempo piuttosto lungo oltreché non soltanto di carattere musicale.

Infatti, negli ultimissimi anni vi ha militato Nick Curri, cantante nell’album del 1996 “Sursum Luna”, che i più veterani di voi forse ricorderanno per essere stata una delle firme di Flash, giornale metallico fortunatamente ancora in attività, alla fine degli anni ’90. Ma scartabellando meglio sono venuto a conoscenza, grazie ad un articolo comparso su ApulianDestruction.it, che Nick è stato letteralmente uno dei pionieri delle fanzine metalliche del nostro paese, dimostrando così ancora una volta che il Sud non ha mai avuto niente da invidiare alla scena del resto d’Italia. Fondatore di Metal Destruction nel 1985, ha portato avanti l’esperienza per pochi ma fruttuosi anni avendo avuto l’onore di ospitare, tramite l’aiuto di un collaboratore brasiliano, perfino i Sepultura periodo “Schizophrenia”. E bisogna dire che non era neanche una rivista esattamente artigianale, come invece era uso all’epoca, visto che, per far capire un po’ la portata della cura che si poneva su questo progetto, le spese ammontavano sempre intorno a quelli che oggi sarebbero 1000 euro. Mica bruscolini!

Ma i Funeral Oration, di cui Luca La Cara professione chitarrista è stato l’unico superstite originale, sono stati importanti per altri due motivi piuttosto diversi fra loro, l’uno riguardante ancora la loro fase “decadente” mentre l’altro è di natura più propriamente storica, sia in relazione alla retriva scena italiana che addirittura a quella mondiale.

Infatti, prima di tutto non si può sorvolare sul fatto che negli ultimi vagiti della formazione pugliese vi abbia suonato come bassista quel Malfeitor Fabban che, trapiantatosi nella Capitale, avrebbe dato il via agli Aborym, da più parti considerati come la prima entità di black metal industriale che attualmente si vanta dei servigi percussivi di Bard “Faust” Eithun, famoso per la sua militanza nei grandiosi e solenni Emperor. E poi, cari miei, i Funeral Oration mischiavano l’intensità e la potenza del death metal con la pura malattia e la glacialità ipnotica del black metal avendo così il merito di essere stati tra i primi a farlo in maniera precisa e completa, ossia senza le divagazioni speed/thrash dei tedeschi Poison o dei brasiliani Sarcofago.

In fin dei conti, il momento ormai era giunto. Molto probabilmente i finlandesi Beherit influenzarono profondamente i nostri Funeral Oration, almeno agli inizi, e guardacaso “Come Here with Us” è una scarica pazzesca di beats alla velocità della luce, sparati però con una certa cognizione di causa che solo pochi gruppi black/death possiedono, come i canadesi Conqueror. Cognizione di causa che rende meno semplificativo ed immediato il discorso ritmico, e da questo punto di vista i velocissimi uno – due di “Euthanasia” sono esemplificativi. Cognizione di causa che ancora rende più fantasioso e meno fracassone il massacro ritmico che altrimenti avrebbe perso in incisività a forza di tempi ultra – veloci, e qui gli irregolari tempi medi perfettamente accentati di “Complete Catalepsy” sono un vero capolavoro. Cognizione di causa che infine rende sicuramente più potente l’intera musica attraverso per esempio la girandola infinita di piatti dell’ultima canzone sopraccita che irrompono con un timing che definire brutale è un eufemismo.

“Come Here with Us” è letteralmente una scia di momenti memorabili che vanno dal thrash melodico (la melodia, che dilemma!) infarcito di scale suonate al fulmicotone di “Come Here with Us”, al finale assurdo di “Evil Alienation” completo di brevissimo assolo rumorista dall’impatto tale che il vuoto lasciato dalla sua assenza ha dato un’efficacia assurda agli ultimi millisecondi del pezzo dominato da un rigging secco in tremolo picking con pennellata finale, necessaria per risolvere una situazione dall’alto tasso adrenalinico.

Ma quello che combinarono con la produzione è impensabile, e ogni volta che li ascolto mi chiedo se quel suono così spaventosamente alieno, freddo, ipnotico avrebbe fatto lo stesso effetto anche senza smanettare troppo in studio. E qui è doverosa una premessa, qualcosa che ho respirato nell’aria ascoltando già l’intro: un abisso lovecraftiano di suoni alieni e lontani con una chitarra acustica che orribilmente mutilata ricama trame di indicibile orrore, un abisso che alla fine inghiotte tutto come se si fosse svegliato il Grande Cthulhu per il dominio eterno sul Cosmo. Poco più di un minuto che sintetizza pienamente l’atmosfera malata di tutto il demo e che trova la sua maggiore esemplificazione nella voce: manipolata in modo terribile come se venisse da un’altra dimensione , è spaventosa e quasi assordante. Guardacaso il primo paragone che mi è venuto in mente sono stati i Belketre dello split con i Vlad Tepes “March of the Black Holocaust”, solo che diversamente da questi due leggendari gruppi black metal qua si alternano grugniti ad urla che sembrano vomitate, gli ultimi violenti sussulti di un posseduto pronto a scoppiare d’odio.

Nella produzione di “Come Here with Us” niente è veramente normale, o almeno non completamente. L’unico strumento “a posto” in buona sostanza è il basso che si sente a meraviglia e pesa come un macigno sull’ascoltatore con il suo suono greve. Le chitarre sono fragili ma taglienti come fil di ferro, anche perché in certi momenti il riffing è quasi incomprensibile portando la sua ventata di dolore ed immane oscurità su malcapitati timpani intenti disperatamente a decifrarlo (niente paura che con le cuffie si risolve tutto!). La batteria invece è così strana che può rivaleggiare per bizzarria con il quadro assurdista della voce. E’ così infame da avere un suono quasi impossibile, una versione meglio rifinita della batteria dei primissimi Beherit con un rullante che gli manca poco per assomigliare alla cassa. Solo che quest’atmosfera di malata irrealtà, questa sagra degna del peggior manicomio da “Complete Catalepsy” in poi viene un po’ rovinata, più che altro perché la batteria da lì assume un suono sì grezzo e “ignorante” ma vivo e vero. In sé non sarebbe neppure male perché regala una potenza maggiore ma è il di per sé che mi convince poco, ed il perché già lo sapete.
Ma non dimentichiamoci per nessuna ragione al mondo l’impalcatura strutturale dei 4 pezzi che compongono il demo. E bisogna dire che aumenta e di molto la brutalità per 2 motivi:

1) l’assenza di vere e proprie introduzione in canzoni come “Complete Catalepsy” e “Euthanasia”, che partono velocissime senza dare nessun preavviso (oddio, ci sarebbe il charleston d’apertura della prima ma è così rapido da essere quasi impercettibile);
2) la fluidità a volte estrema della musica quivi contenuta, visto che le pause, gli stacchi e relative ripartenze non sono proprio frequenti, così da costruire un discorso praticamente senza pietà alcuna per l’ascoltatore ma allo stesso tempo decisamente più complesso da potenziare, eppure i Funeral Oration ci riuscivano con una facilità esagerata.

E ciò nonostante un dinamismo molto ben accentuato costruito intorno a delle sequenze di soluzioni talvolta non rispettate del tutto. Ma ovviamente c’è l’eccezione che conferma la regola, ossia la spaventosa “Come Here with Us”, la cui sequenza, dopo averla suonata tranquillamente la prima volta, viene sottoposta ad un tira e molla infinito ed ipnotico fra la prima e la seconda soluzione che alla fine esplode con un assolo fulminante prima di concedersi finalmente quel fatidico rallentamento.

Ultima osservazione: a mano a mano i brani diventano sempre più brevi, come se fosse la tremenda conseguenza di un accumulo d’odio destinato a deflagrare non solo l’universo circostante ma anche gli stessi componenti del gruppo…dall’interno.

Voto: 87

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Intro/ 2 – Come Here with Us/ 3 – Complete Catalepsy/ 4 – Evil Alienation/ 5 - Euthanasia