Questa recensione è un'altra collaborazione (dopo quella dei Legacy) con l'ottima webzine di Chiodo Metallico chiamata Suoni Distorti. Solo che lì dev'essere ancora pubblicata, visto che il suo blog riaprirà i battenti il 30 Agosto causa ferie.
Demo autoprodotto (13 Febbraio 2011)
Formazione (2010): Ivan, voce;
Pato, chitarra ritmica;
Claudio, chitarra solista;
Pato, basso;
Bob, batteria.
Provenienza: Reggio Emilia, Emilia Romagna
Canzone migliore del demo:
senz’ombra di dubbio la bellissima “Skyfire”, brano che lascia presagire delle strade piuttosto interessanti per il gruppo.
Punto di forza del disco:
la capacità del quintetto di coniugare la fredda e soffocata struttura con delle melodie che toccano le giuste corde dell’animo senza forzare assolutamente niente. Insomma, i nostri sono già maturi per il grande salto dell’album.
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La voce. Quella voce. Difficile definire tale un suono effettato in maniera così estraniante da risultare inumano. Per non dire monotono e inespressivo, soprattutto se lo si rapporta con la musica, emotiva ma allo stesso tempo quasi fredda (a parte che mi chiedo come si possa riprodurre dal vivo un effetto simile…). Fra l’altro, la scelta del tipo di voce utilizzato, una specie di grugnito, si pone controcorrente rispetto alle tipiche urla del death metal melodico svedese.
Sì, gli Psycho Scream (checché ne dica il gruppo, il thrash o non c’è o si sente in maniera decisamente marginale) suonano all’incirca questo genere, ma lo fanno sia proponendo un sacco di caratteristica disperazione, sia picchiando spesso in maniera addirittura esagerata, magari con dei blast – beats assurdamente veloci da rasentare le capacità di una batteria elettronica (ed invece… si senta a tal proposito il pezzo omonimo). Eppure, contrariamente ai Cold Aenima e nonostante quel buon pacco di sana cattiveria, i nostri non si scordano quella raffinatezza ed eleganza tanto care al loro genere di appartenenza, anche se ciò si riflette per la maggiore nelle chitarre, vuoi con assoli quasi classicheggianti ma alla velocità della luce (“Song of Madness”), vuoi con partiture dalle melodie toccanti e dalla rara efficacia. (“Skyfire”).
L’utilizzo della chitarra solista fra l’altro non è nemmeno infrequente, e l’assolo effettivamente ha una certa importanza per gli Psycho Scream. Infatti, se in “Song of Madness” a dir la verità non si può parlare esattamente di assolo visto che dopo un po’ entrambe la solista viene doppiata dalla compagna, nel resto delle canzoni si assiste in maniera tradizionale al trionfo di simili momenti, in particolar modo per quanto riguarda “Skyfire” dove non vi è soltanto un assolo bello lungo e ben congegnato ma le due asce ad un certo punto si scambiano persino l’altare della scena, quasi come se si stesse trattando di un gruppo heavy metal.
Il lato però sicuramente più interessante della proposta è rappresentato dalla struttura – tipo dei pezzi. Infatti, come scritto all’inizio della rece, il gruppo sa essere freddo grazie alla struttura fortemente sequenziale, e quindi estremamente vincolata, che presenta in ogni canzone, con il batterista che contribuisce a quest’atmosfera tramite uno stile per così dire essenziale e statico, senza reali variazioni ad una stessa battuta (insomma, un po’ come nei calabresi Land of Hate). Le sequenze non sono nemmeno così corte (vanno dalle 3 alle 4 soluzioni per brano) e presentano più libertà di manovra solo in “Psycho Scream” e in “Song of Madness”, rispettivamente aggiungendo e togliendo un passaggio. Poi c’è la parte centrale, che spiana la strada all’assolo, ed infine il ciclo ritorna, o meglio viene spogliato, spesso in maniera piacevolmente imprevedibile.
E’ incredibile infatti constatare come ogni pezzo finisca con una soluzione sempre differente di quell’unica sequenza. Nell’ordine, “Psycho Scream” si conclude con la quarta, “Song of Madness” (impreziosita lungo la parte centrale da una chitarra acustica suggestiva) con la prima, “Ten Thousand Nightmares” (che si avvale di qualche riff incredibilmente delicato) con la seconda e “Skyfire”, anche se con un po’ di fantasia, con la terza soluzione modificata (che poi sarebbe la quarta parte dello schema). Peccato quindi che il cerchio non si sia concluso in maniera veramente completa, anche se comunque questo è un aspetto abbastanza speculativo del demo.
Decisamente meno speculativo è il discorso inerente la parte centrale, abbastanza meccanica e prevedibile, che porta immancabilmente al trionfo della chitarra solista. Certo, questa viene espressa in maniere differenti ma il concetto rimane sostanzialmente lo stesso.
Infine, c’è da parlare della produzione la quale, a parte l’effetto discutibile innestato sulla voce, risulta molto buona, dalle frequenze medio – alte, con la sporcizia che regna sovrana in modo molto similare all’album “The Gates of Pleasure” degli In thy Dreams”. Peccato però che il basso sia stato messo in secondo piano, ma è altrettanto vero che questa è una caratteristica a dir poco fisiologica in questo tipo di death metal.
Voto: 77
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Psycho Scream/ 2 – Song of Madness/ 3 – Ten Thousand Nightmares/ 4 – Skyfire
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