Tuesday, August 9, 2011

Bodhum - "Extremo" (2011)

Nota:

alla fine è capitato anche a me: a parte il caso dei Masturbacion Cristiana, ecuadoregni recensiti nel 2° numero di Timpani allo Spiedo ma ormai trapiantisi da anni in Italia, i Bodhum sono il primo caso di gruppo straniero che mi ha contattato per vedere il proprio lavoro in bella vista sul mio blog. Inutile dire che l'esperimento non sarà l'ultimo.

Ep autoprodotto (4 Maggio 2011)
Formazione (2010): Sanches;
Gomes;
Pellizzetti (ma quali strumenti suonano? Boh!)

Provenienza: Rio de Janeiro (Brasile)
Canzone migliore dell’ep:
direi “Extremo”, soprattutto perché riesce a coniugare il thrashcore con le istanze death/grind atto a creare un muro sonoro violentissimo.

Punto di forza del disco:
l’ottimo utilizzo della voce, sia dal punto di vista prettamente qualitativo sia da quello della produzione.

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Curiosità:

sarà strano, ma Bodhum è anche il nome di una locazione del tredicesimo capitolo (datato 2009) del famoso videogioco Final Fantasy. Interessante constatare come in tale scenario sia presente un gruppo di rivoluzionari dall’impronta anarchica (o giù di lì) chiamato NORA. Sarà stato un caso aver scelto un nome come Bodhum?

In questi ultimi tempi Timpani allo Spiedo sta conoscendo, chissà per quale motivo, una buona richiesta da gente che ama e suona, declinandolo in vari modi, il thrash metal. Bene, stavolta parliamo di un gruppo ultra – “ignorante” che basa tutto sullo scontro frontale tanto da far vedere i famosi “sorci verdi” all’ascoltatore anche attraverso canzoni dalla durata tremendamente esigua e nelle quali la natura più grindcore del terzetto si fa viva in modo ancor più netto. Certo, non sono uno spasimante di pezzi che con notevole frequenza si consumano in 15 secondi visto che così è un “mordi e fuggi” più che mai istintivo, eppure è altrettanto vero che è proprio grazie a questo istinto che la decina scarsa di minuti di questo disco passa come se si fosse stati calpestati da uno schiacciasassi.

Ma è anche ovvio che se l’istinto non fosse accompagnata da una buona dose di accorgimenti di carattere strategico, la violenza musicale sarebbe solo cieca. E questo non è proprio il caso dei Bodhum che per quanto abbastanza elementari nella struttura dei brani (la quale solitamente, salvo minime variazioni, è un normalissimo botta e risposta 1 – 2 – 1 – 2), riescono ad enfatizzare bene tutto l’insieme. Questo è merito di una batteria, quasi continuamente divisa fra tupa – tupa e blast – beats, dagli interventi spesso puntuali e che non poche volte fa sfoggio di un’ottima tecnica magari danzando velocissimamente sui tom – tom. Memorabili però le “lungaggini” (in positivo) della canzone omonima, nella quala il batterista esegue dei “giochi” (concentrati specialmente sui piatti) destinati invariabilmente ad esplodere.

Un altro aspetto sfruttato in maniera notevole, è quello della voce, che generalmente non è altro che un latrato tipico del grind vecchia scuola. La voce è però soffocata, disturbata, insomma la si sente lontana così da essere coerente con l’immaginario rivoluzionario del gruppo. Nonostante ciò, la voce non è solo un latrato e basta ma risulta abbastanza dinamica in modo da sparare in certe occasioni vere e proprie urla, mentre in “Refem dos Juros” vi è un duetto con una voce pulita dal tono quasi beffardo e giocoso.

Prendendo invece nell’insieme tutta la musica dei Bodhum, non è che questa sia poi così fantasiosa – i deja vù non mancano per esempio in alcune parti di batteria -, avendo però l’accortezza di sputare fuori qua e là momenti furiosi più di stampo death metal (“Extremo”), che purtroppo non sono stati sviluppati debitamente, se non addirittura brutal in certi (rarissimi) rallentamenti (“Odio” e “Rotina de Sangue”). Nella scheggia impazzita di “Jamais” vi è fra l’altro un riffing dal sapore severissimo e monumentale un po’ come quello ultimamente sentito nei Rejekts. Ma in linee generali ci troviamo di fronte ad un thrashcore amante del grind praticamente senza nessunissima melodia e che rispetta in toto la natura dal vivo dei nostri, dato che tanto per fare un esempio non vi è traccia di nemmeno una chitarra solista abbozzata.
Infatti, la produzione rende giustizia non solo del carattere da terzetto dei Bodhum ma anche del suo impatto dal vivo. Ciò significa che il disco suona sporco senza essere per nulla cacofonico essendo invece molto coinvolgente. Fra l’altro, i nostri hanno voluto introdurre alcune canzoni con dei brevi spezzoni, spesso parlati, ovviamente in lingua madre (anche se è memorabile specialmente quello di “Extremo”, in cui, in linea con le tematiche sociali e guerrafondaie del disco, si sente una persona che russa senza farsi tanti scrupoli. Geniale!).

Resto in attesa per un disco magari più consistente anche perché il piacere di ascoltare una siffatta opera si consuma praticamente in quattro e quattrotto.

Voto: 73

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Extremo/ 2 – Igreja Nuclear/ 3 – Lembrancas do Holocausto/ 4 – Odio/ 5 – S.C.C./ 6 – Cego/ 7 – Ordem do Caos/ 8 – Rotina de Sangue/ 9 – Jamais/ 10 – Coco/ 11 – Refem dos Juros
MySpace:
http://www.myspace.com/bodhum