Demo autoprodotto (Gennaio 2012)
Formazione (2009): Gian, voce (uscito da poco dal gruppo);
Shon, chitarra;
Flavio, chitarra (idem);
Tolo, basso;
Nico, batteria.
Provenienza:
Brescia, Lombardia.
Canzone migliore del disco:
“Evocation from the Unconsious Void”.
Punto di forza dell’opera:
La struttura – tipo dei pezzi.
Un anno e mezzo dopo il rilascio di “Secret of Resurrection”, demo non proprio esaltante ma che lasciava trasparire interessanti potenzialità, prima fra le quali la prevalenza dei tempi medi su quelli più veloci, i Blessed Dead ci riprovano con “Sick Human Essence”, opera che registra non soltanto la tracklist del demo precedente ma anche i due nuovi arrivati del gruppo, ovvero Gian e Nico. Cambi di formazione che aggiungono quel qualcosa in più che mancava a questi giovani bresciani, anche se bisogna dire che dei due risulta più fondamentale il secondo.
Infatti, il nostro ha letteralmente indurito l’intero suono, cioè utilizzando spesso e volentieri i tempi più sparati, blast – beats compresi, oltre a rendere il tutto più dinamico e imprevedibile per il tramite di variazioni e cambi di tempo funzionali e intensi. Ciò non significa però che i Blessed Dead abbiano perso quella leggera complessità ritmica che caratterizzava “Secret of Resurrection”, e da questo punto di vista ascoltatevi “Palace of Rupture”. L’importanza del batterista nel gruppo si è acuita notevolmente anche grazie a degli interventi in solitario che riescono a dosare per bene l’impatto del discorso musicale.
Il comparto vocale invece appare meno incisivo, pur apprezzando l’idea di associare a un death metal fondamentalmente melodico un grugnito caratteristico del death più bastardo, vuoi perché in quanto a linee vocali Gian non risulta esattamente fenomenale (se la cava meglio nelle parti più aggressive), vuoi di conseguenza per una non sempre sufficiente intensità. Quindi, ovviamente non c’entra niente il campo d’azione più limitato rispetto al predecessore dato che al massimo il nostro spara qualche classico urlo scartavetrato comunque di buon effetto. Faccio notare però che in “Evocation from theUnconscious Void” la voce risulta più alta a confronto degli altri pezzi (parla uno che in fatto di bilanciamenti dei vari strumenti fa pressoché ridere…).
In compenso, è molto buona la caratterizzazione dei vari brani, che vanno dall’insistita “Mental Collapse” ai lampi crudeli di “Evocation from the Unconscious Void” per finire con il groove a tratti epico di “Secret of Resurrection”. Oddio, bisogna osservare a dir la verità che i pezzi pari, chissà poi perché, presentano un discorso che stenta a decollare, visto che offrono, in un minutaggio fra l’altro non indifferente, sempre le stesse soluzioni senza troppa fantasia, non tenendo così in debito conto quanto di valido fatto negli episodi restanti.
“Mental Collapse” è quella che presenta più lacune dato che emotivamente, a dispetto delle premesse di base più che convincenti, trasmette poco soprattutto considerati alcuni passaggi non sviluppati bene ma anche perché il batterista, pur essendo bello incarognito, si limita ad essere più meccanico e meno istintivo. “Secret of Resurrection” invece riesce comunque a salvarsi, almeno per qualche invenzione ritmica di indubbio valore, anche se la si poteva re – interpretare meglio secondo il diverso momento storico del gruppo. E' strano ma nella rece precedente avevo elevato proprio la tracklist a miglior episodio del lotto....
Eppure, “Evocation from the Unconscious Void” è un’ottima canzone, seppur sia l’unica a non possedere neanche un mignolo di assolo. Nella selvaggia parte centrale, il quintetto si sfoga totalmente sciorinando fra le altre cose un momento molto atmosferico e arpeggiato, con un basso capace di sfoggiare una linea notevole, per poi subito dopo distruggere i padiglioni con un death metal fracassone e brutale. Le capacità interpretative di tale brano sono quindi un ottimo punto di partenza per le produzioni future.
La struttura delle canzoni si rivela infatti piuttosto interessante. La cosa curiosa è che il gruppo, soprattutto in quelle migliori, fa uso di una tipica sequenza di soluzioni da un lato rigida ma dall’altro incredibilmente flessibile. Ciò, specialmente per mezzo di passaggi nuovi che si intromettono nel discorso oppure di stacchi (ben più rari di prima, beninteso) e roba simile che rendono ancora più imprevedibile il tutto. L’assolo poi viene, per così dire, “ritardato” (come in “Mental Collapse”), ossia puntualmente collocato nei momenti più o meno finali dell’episodio, anche quando la sequenza non è che sia così consistente. Il procedimento, come si è notato, è ancora abbastanza acerbo ma con il tempo darà sicuramente i suoi frutti migliori.
Il bello è che se si rilegge la rece di “Secret of Resurrection” ci si accorge che il rapporto pregi/difetti è all’incirca identico, nonostante ciò la nuova opera contiene indubbiamente più qualità a livello di canzoni singole, e quindi la scrittura di esse si dimostra più matura. E poi non scordiamoci del diverso taglio stilistico intrapreso (che per me rappresenta ad ogni modo un pregio perché significa capacità di mettersi in discussione) e dell’interessante metodologia strutturale. Il gruppo è giovane, quindi lasciamolo crescere con calma.
Voto: 72
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Palace of Rupture/ 2 – Mental Collapse/ 3 – Evocation from the Unconscious Void/ 4 – Secret of Resurrection
MySpace:
http://www.myspace.com/blessedmetals