Thursday, June 10, 2010

Intervista ai Land of Hate!




1) Ehilà carissimi, come la va? Siete pronti per la seconda intervista dopo così tanto tempo?
Marko, voce: Tutto bene grazie, pronti, partenza…Via.

2) Prima di tutto, vorrei farvi i miei più sentiti complimenti per aver partorito un album a dir poco devastante che tiene viva la bandiera della scena metallica del vostro paese, da anni buonissima fucina di talenti!

Marko: Grazie mille per le belle parole, sono contento che tu abbia apprezzato. Per la scena metallica del mio paese no comment. Non esiste una scena ma fazioni, c’è tanta gente che predica bene e razzola male o che si riempie la bocca di tanti paroloni e invece alla prima occasione si accoltella. Pensa che si è arrivati a sentir parlare di MAFIA metal, tutto questo perché si dà la colpa delle proprie insoddisfazioni a terze persone,è facile aspettare comodamente da casa che la gente che da anni si rompe il culo per organizzare delle situazioni ti chiami per farti trovare tutto a tavola, “parata” come si dice dalle nostre parti.
Il bello è che tutti dicono di farsi i cazzi propri, alla fine dei conti tutti si fanno i cazzi di tutti. Ribadisco che non si può fare di tutta l’erba un fascio, esistono delle fazioni, spero vivamente che un domani si possa realmente parlare di scena perché di band valide in Calabria ce ne stanno tante, il problema è che c’è l’abitudine di lamentarsi sempre, e anche gente che fino a qualche anno fa ti leccava il culo spudoratamente ora si atteggia a gran profeta di una scena che non ha mai vissuto, gente che sicuramente userà il Pay for Play se non lo ha già fatto, pagherà le agenzie di turno per suonare in determinati contesti, cosa che affermo con orgoglio di non aver mai fatto, suoniamo da anni ovunque senza aver mai sborsato un centesimo, nè mai accadrà
(insomma, un bello sfogo! Nda Claustrofobia).

3) Lo so che è una domanda forse piuttosto banale, ma in “Neutralized Existence” di cosa avete parlato più nello specifico, anche perché stavolta i temi mi sembrano decisamente più vari e fantasiosi di quanto non succedeva in passato? Sbaglio o c’è pure un’esaltazione del proletariato, come mi farebbe pensare il titolo di “From the Street”?


Marko: I temi trattati nei testi sono in linea di massima gli stessi trattati dalla band nel corso degli anni, sicuramente in un full si ha la possibilità di variare rispetto ad un demo di 4 pezzi.
Anche in “From The Street” la linea è quella, tratta di una visuale delle cose e del modo di vivere la vita di alcuni individui che si sono formati sulla strada se mi passi il termine.

4) Come è avvenuta la composizione dei pezzi di “Neutralized Existence” e quanto è durata invece la loro stesura? C’è n’è stato uno che vi ha dato più “noie” rispetto agli altri, e sapete spiegarvi il perché?

Marko: La composizione è avvenuta tra un live ed un altro,da sempre ci reputiamo una live band ed infatti negli ultimi 3 anni siamo stati parecchio in giro dal Nord al Sud Italia, e tra una data e l’altra abbiamo composti i nuovi pezzi, eccetto “Extreme Violence” che è un riarrangiamento di un pezzo già esistente nel nostro primissimo promo “Total Devastation”.

5) Dove invece avete li avete registrato ed in quanto tempo? Come è stata stavolta l’esperienza in studio? Avete avuto per caso dei problemi?

Marko: Le registrazioni anche questa volte sono state fatte nei Soundfarm Studio di GLK, e anche le future avverranno in quegli studi così come lo sarà per le altre band in cui milito. Non smetterò mai di dire che è una grossa fortuna per noi calabresi avere uno studio del genere nella nostra terra, soprattutto lo è avere dietro al mixer una persona come GLK che è da anni nel giro e conosce alla perfezione determinate sonorità.

6) A mio parere, ora la vostra musica si può definire in breve (le novità ed i perfezionamenti li tratterò specificatamente più avanti) come un death/thrash metal selvaggio, piuttosto semplice e tremendamente tagliente e dalle tinte apocalittiche, ma in quest’occasione avverto frequentemente una netta influenza militante che ha molto a che fare con il metalcore, e tra l’altro se non erro non disdegnate neanche di tirare fuori varie influenze (o magari semplicemente similitudini) come il semi-black di “Extreme Violence”, lo sludge di “Claustrophobic” od il doom di “Murderous State”. L’assalto viene proposto sempre ben equilibrando le parti veloci con quelle più lente, ma il discorso ritmico adesso mi risulta un po’ più vario e fantasioso del solito. Concordate con tutto ciò, e quindi come definite più o meno il vostro suono? E quali sono state invece più nel dettaglio le influenze principali per il concepimento dell’album?

Guarda, io sinceramente credo che i Land Of Hate siano una band poco variabile, nel senso che da anni suoniamo la stessa musica, si tratta di thrash/death metal appunto in linea con le band che più ci hanno influenzato come Sepultura o la scena tedesca fine anni ‘80 primi/anni ‘90, scena che oltretutto si sposava benissimo con un certo tipo di HC, non a caso i Sepultura suonavano cover dei Ratos De Porao, gruppo HC brasiliano.
Il problema al giorno d’oggi è avere a che fare con i soliti true metaller perché, a mio modo di vedere, non c’è bisogno di avere suoni per forza in stile frullatore o lavatrice per suonare old school, noi preferiamo suonare roba alla vecchia maniera ma con suoni potenti e puliti. Punti di vista…
Per il doom posso dirti invece che è una componente da sempre presente nel nostro sound, è uno dei generi che ci influenza dagli esordi.
7) Fra le altre cose, ho trovato molto interessante la voce, che adesso presenta quasi continuamente delle ottime sovraincisioni che riempiono senza nessuna pietà l’ascoltatore, sfruttando così insieme sia dei grugniti marcissimi, che mi sembrano rappresentare idealmente gli anfratti più vili e disgustosi dell’uomo, che delle urla che paiono delle continue declamazioni a lottare. Tra queste urla, figurano fra l’altro alcune che le considero delle novità per Marko, facendomi ricordare molto da vicino dei vocalizzi classici soprattutto del brutal (avete presente gruppi come Waco Jesus, Psycroptic…?) come in “The Claustrophobic”. Le sovraincisioni comunque le trovo fantastiche, regalano a tutto l’insieme un’atmosfera asfittica ed assurda dove si scontrano senza fermarsi il Bene ed il Male, ma probabilmente simboleggiano anche le praticamente infinite “magagne” burocratiche che popolano il mondo cosiddetto civile. Insomma, che ve ne pare di queste ultime considerazioni, e più o meno ci ho azzeccato? Inoltre, come riuscite a trasporre, almeno in parte, le sovraincisioni dal vivo? C’è forse qualcun altro che interviene insieme a Marko?
Marko: E’ vero, questa volta rispetto al passato sono presenti molte sovraincisioni della voce, cosa che comunque usavo anche in passato, anche su “Gener(h)ate” è presente l’alternanza tra scream e growl,il tutto però è reso meno presente per una scelta voluta, qui abbiamo invece preferito giocarci più carte. In sede live nessun problema, le ho riarrangiate in modo che non si senta la mancanza di determinate parti, o almeno ci ho provato,)



8) Nel settore chitarre ho rintracciato interessanti novità come gli assoli che adesso proponete, dato che quelli di “Neutralized Existence” sono disperatamente melodici, sofferenti ma senza farlo pesare, talvolta intrisi di una fragile speranza (“Minds Devourers”), e mi paiono più che mai poveri delle venature thrasheggianti di cui a mio avviso erano ammantati quelli di “Gener(H)ate”. Tra l’altro, ora i vari solismi sembrano decisamente più importanti per la vostra musica, visto che, diversamente da prima, sono piuttosto lunghetti. Siete d’accordo? Ma come mai proponente così pochi assoli? Forse per rendere in misura maggiore il senso del vuoto che attanaglia la società attuale?
Marko: Più che altro gli assoli su questo album se ci fai caso sono quasi esclusivamente presenti su delle parti doom, per quel motivo risultano più melodici e meno tirati, per il resto proponiamo pochi assoli semplicemente perché il genere che suoniamo ci porta ad agire così, molte volte si rischia di rovinare un pezzo solo perché ci si vuole inserire un assolo per forza di cose. Noi li inseriamo dove crediamo che ci possano stare bene, oltretutto la durata media di una delle nostre song è di circa 2 minuti e mezzo, quindi la cosa non è così semplice.
8b) Se non sbaglio, nel vostro suono avete immesso finalmente anche la cosiddetta sovrapposizione di riffs, in modo da presentare un muro sonoro più completo e probabilmente più asfissiante, anche perché curiosamente in tal senso la chitarra solista è sempre presente durante i tempi medio-lenti, come per sopperire alla mancanza data dalla furia disperata e forse un po’ cinica della voce. Ma questa si può effettivamente considerare come una novità del vostro percorso musicale, e comunque c’è una ragione particolare che sta nel profondo della curiosità da me descritta pochissime righe fa?
Marko: In passato tendevamo a formare solo un muro di suono, nel senso che le due chitarre suonavano gli stessi identici riff senza variazioni. Ora tendiamo sempre a formare un muro di suono, però là dove è possibile una delle due chitarre svisa appunto e crea un giro diverso, giusto per arricchire il sound di qualche armonizzazione o arrangiamento diverso.

9) A mio parere, un’altra cosa che vi fa prendere un po’ le distanze dal vostro demo sopraccitato è l’uso del basso, per certi versi piuttosto autonomo dalle chitarre ed alle volte anche capace di creare delle melodie che poi saranno riprese dalle sue stesse compagne (“The Torment”). In questo modo, secondo me il basso riesce a regalare a tutto l’insieme maggior terrore e tensione nell’ascoltatore, anche per via del suo suono greve e pesante. Ora, condividete le mie affermazioni?A questo punto in che modo a vostro avviso dovrebbe essere visto tale strumento nella vostra stessa musica?

Marko: Vero, in passato il basso era praticamente una terza chitarra, nel nuovo lavoro abbiamo deciso di usarlo in maniera differente e Ifilien per l’appunto esegue giri diversi rispetto alle due chitarre, questa credo sia la soluzione che porteremo avanti da ora in poi.
10) Passiamo alla batteria, il cui lavoro mi ha decisamente ben impressionato. Prima di tutto, risulta meno spaventosamente meccanica che in passato, anche se stranamente le variazioni interessano più ritmi veloci, specialmente usando con molta violenza il rullante, che quelli più lenti, come a voler rappresentare in misura maggiore l’alone caotico di cui è intrisa la nostra realtà, mentre per i secondi se non erro si è voluto preferire un approccio sì potente ma sempre, come dire, immobile, “annoiato”, eppur potente e spesso bello grooveggiante. Inoltre, la batteria pare adesso risultare molto più importante, visto che domina non poche volte negli stessi stacchi delle canzoni, anche se alcuni di essi si ripetono in pratica nello stesso modo (parlo di quelli di “Murderous State”, “From the Street” ed “In the Hands of Destruction”). Che ne dite di tutte queste considerazioni? E questa specie di immobilismo nel presentare delle variazioni, anche minime, ai differenti patterns a cosa è dovuta più precisamente, e come viene digerita, soprattutto considerando la dinamicità dei batteristi in ambito metalcore?
Marko: Ti risponderò con sincerità: io non saprei immaginare i Land OF Hate con un batterista diverso da Attila. Una componente che caratterizza per l’appunto il nostro sound è il suo modo di suonare. E’ vero, in giro si vedono tanti batteristi che fanno 300 passaggi su un unico riff o cose del genere, dinamiche che risultano spettacolari in determinati generi o progetti ma che a mio parere non suonerebbero bene nei nostri pezzi. Alcune volte abbiamo anche provato ad inserire soluzioni del genere, cose che abbiamo bocciato di comune accordo perché snaturavano il nostro sound. Sono del parere che ogni musicista debba essere funzionale alla band ed affinche accada tutto ciò,la band stessa deve aver chiaro quello che vuole fare. Attila è un batterista di volume, nel senso che quando suona lo senti, è pesante nei colpi essendo allo stesso tempo veloce. Questa caratteristica caratterizza per l’appunto il nostro sound.




11) Parliamo adesso circa un aspetto che mi ha veramente incuriosito, ossia quello della struttura. Infatti, ho notato che sembrate amare particolarmente il numero 5, perché 5 sono i brani che presentano un massimo di 5 soluzioni totali, e tra tutti questi brani figura anche il 5°, cioè “Neutralized Existence”. Curiosamente però, gli altri brani in scaletta corrispondono ai numeri 1, 3, 6 ed 8. Ma ciò è soltanto un caso? E magari c’è anche un seppur leggero messaggio subliminale dietro a tutto questo (come cacchio riesco a beccare tutti questi dettagli?)?
Marko: Credimi, non ci ho fatto caso a questa cosa. E’ vero, come fai a notare tutte ‘ste cose?ahha (avrò la bacchetta magica, che ne so! Nda Claustrofobia)!!



11b) Un’altra cosa interessante che ho ravvisato è la quasi totale mancanza delle modificazioni delle stesse soluzioni, come se vogliate trasmettere una voglia di libertà incrollabile. Siete d’accordo con le mie affermazioni, o c’è qualcosa di più semplice dietro tale metodo strutturale?

Marko: In realtà siamo una band standard a livello compositivo, nel senso che abbiamo delle strutture che difficilmente modifichiamo, a tutto questo aggiungici il fatto che prediligiamo comporre un pezzo nel giro di una, massimo due prove, quindi avviene tutto in maniera spontanea e naturale.
11c) L’ennesima caratteristica della vostra musica, sempre riguardante la sua struttura, che mi ha tremendamente stuzzicato concerne l’uso delle battute, il quale mi pare piuttosto particolare, dato che non poche volte le varie soluzioni che compongono i brani sono interessati da ripetizioni di 3 battute, cosa abbastanza non convenzionale, quasi a voler trasmettere ancora di più un’angoscia determinata dall’imprevedibilità malefica della società, e di conseguenza dei potenti di turno. Condividete queste idee? Ma tale aspetto l’avete deciso a tavolino oppure è avvenuto durante lo stesso processo compositivo (anche perché curiosamente risulta più utilizzato nella prima parte dell’album)?
Marko: Anche questo è solo un caso, infatti le canzoni in scaletta non sono state inserite in ordine temporale.

12) Per quanto riguarda invece i video, dove avete trovato quello di “In the Hands of Destruction”, soprattutto perché c’è n’è uno praticamente identico (nonostante le parole di Saso…credo che dovrebbe ascoltarsi il brano) nella canzone “The Sound of Insanity” degli Hieros Gamos nel secondo demo “The Sounds of Doom (The Ancestral Myths)”? Inoltre, sbaglio o l’altro video è stato preso direttamente dal G8?

Marko: Forse intendi gli intro,ad ogni modo il primo simula una camera delle torture ed è stato effettivamente composto da Saso tramite delle basi da lui successivamente montate. Ho ascoltato l’intro al quale ti riferisci ed effettivamente esiste la somiglianza, è stato solo un caso,d'altronde puoi trovare 3000 somiglianze anche guardando un film come Hotel o Saw (sì ma in tal caso non mi sembra proprio una semplice somiglianza, anzi. Nda Claustrofobia). L’altro intro è una registrazione del G8, visibile integralmente sul nostro video del 2005 della prima versione di “Extreme Violence”, quella presente sul primissimo promo.

13) Personalmente, ho preso come miglior pezzo del lotto “Extreme Violence”, che è di una particolarità devastante. Prima di tutto, è di una paranoia assurda, dato che è costituito da soluzioni che spesso si ripetono, in sequenza tra l’altro veloce e nervosa, più e più volte, ma nonostante la violenza veramente estrema il brano non presenta velocità così devastanti, come se si volesse rappresentare l’ira elegante di dio, ormai sull’orlo dell’Apocalisse. Insomma, secondo me è la canzone perfetta per concludere l’album, dato che dà un colpo di grazia terribilmente mortale. Siete d’accordo con quanto affermo, o pensate che il pezzo migliore sia un altro? Come è nato comunque “Extreme Violence”?

Marko: Come ti dicevo, questo pezzo è il più vecchio di tutti tra i presenti sull’album, e se proprio devo dirla tutta è la seconda canzone che abbiamo composto nella storia dei Land of Hate. Da principio era differente, più lenta, ora l’abbiamo riarrangiata secondo lo stile che abbiamo maturato negli anni e quello che hai ascoltato è quello che ne è uscito fuori. Io non so sinceramente scegliere tra le varie canzoni, sono legato a tutte in egual maniera.

14) Un altro episodio del disco in cui presentate ottima fantasia, questa volta in ambito soprattutto musicale più che strutturale, è a mio parere “Neutralized Existence”. Tale brano è robusto e decisamente grooveggiante, poggiandosi spesso e volentieri fra l’altro su ritmi dal taglio più propriamente speed metal. Inoltre, ha dei toni che mi paiono quasi allegri ed ipnotizzati, come un uomo contento e felice dell’operato di un governo che realmente non sa essere colluso con la mafia. Ancora, penso che “Neutralized Existence” mi sembra perfetto per dare all’ascoltatore un tocco più movimentato e meno asfissiante, e non a caso è stato messo come 5° pezzo. L’avete pensato sul serio con questo ruolo, e magari c’è una storia particolare dietro di esso? Curiosamente, dal vivo a che punto lo suonate (dopo quali canzoni per esempio) e riesce a scaldare oltre ogni limite gli animi (domanda probabilmente banale ma tant’è…)?

Marko: In “Neutralized Existence” viene appunto fuori la vena più Hardcore della band, genere che come ti dicevo ci influenza tanto, pensa che sin dal nostro primissimo live proponiamo “Policia” come cover.
In sede live a dire il vero è sempre un casino, nel senso che la scaletta che puoi proporre è di 45,50 minuti al massimo e le canzoni son sempre troppe, fino ad ora questa canzone l’abbiamo proposta solo due volte se non sbaglio ed era presente a metà scaletta.

15) Ho preso come vostro principale punto di forza tutte le novità ed i perfezionamenti che avete fatto sul vostro suono, e così siete a mio avviso decisamente abili a completarlo ulteriormente, anche in modo da trasmettere maggior terrore e tensione. Siete d’accordo o pensate che “Neutralized Existence” presenti un altro punto di forza?

Marko: Non so qual è il punto di forza di quest’album,effettivamente non so neanche se esiste un punto di forza in quanto non sta a me dirlo. Ti ringrazio però per il complimento.
16) Eppure, in questo marasma, ho rintracciato alcuni difettucci, primo fra i quali l’uso dopo un po’ piuttosto prevedibile, ripetitivo e semplice della doppia cassa nel finale, cosa che accomuna fra loro ben 3 canzoni, tutte fra l’altro nella prima parte dell’album, seppur in tal modo riusciate a regalare una sensazione di lenta e straziante tortura. Ma questo tipo di finale a cosa è dovuto più precisamente? Magari è determinato da certe esigenze date dal testo, o volete in effetti torturare l’ascoltatore offrendo un monolite che alle volte si ripete quasi nello stesso identico modo?
Marko: Ahh guarda, se è per quello la doppia cassa nelle nostri canzoni è onnipresente (oddio, forse mi sono spiegato male. Mi riferivo più che altro al fatto che spesso nel finale la cassa dopo un po’ si velocizza non variando però per niente il discorso del riffing. Nda Claustrofobia), sicuramente sulle parti lente in genere usiamo uno schema fisso, e cioè negli ultimi giri inseriamo una doppia cassa lenta,ma come ti dicevo siamo meccanici su certe cose, abbiamo schemi che difficilmente romperemo. Il nostro scopo non è essere imprevedibili, ma creare un qualcosa che esprima noi stessi, quello che può pensare l’ascoltatore viene decisamente dopo, il fatto però che tu ribadisca che alcune soluzioni sono imprevedibili nei nostri pezzi ci fa sicuramente piacere.

17) Discutibile a mio parere anche la cosiddetta fuga di “From the Street”, che secondo me spezza fin troppo la canzone dividendola in più parti, anche perché essa è in pratica introdotta e conclusa da uno stesso stacco. Come contro ribattete invece a questa critica (sempre se sia possibile certo)? Anche qui ci sono esigenze di testo?

Marko: No, non ci sono mai esigenze di testo, i testi li scrivo sempre dopo la composizione della canzone, la verità è che per noi è strano comporre un pezzo tra virgolette lento, siamo più una band da tupa-tupa se mi passi il termine, quindi è impensabile per i Land of Hate comporre un pezzo totalmente mid tempo, ad ogni modo se abbiamo deciso di strutturare il pezzo in quel modo lo abbiamo fatto perché eravamo sicuri della scelta.

18) Perché un titolo come “Neutralized Existence” e qual è il suo significato (ovviamente non in senso letterale)? Sbaglio o nel titolo avete fatto implicitamente una distinzione tra la Vita e la più semplice Esistenza? E quindi credete che l’individuo cui fate riferimento, nel proprio profondo, non sia stato completamente “neutralizzato”, così da offrire magari una luce di speranza ed individualismo?



Marko: La copertina stessa rappresenta a pieno il significato del titolo, è una specie di previsione. Andando avanti così a mio parere ci ritroveremo in una dimensione devastata,sullo stile del film “The Road” (film post-apocalittico del 2007 con Viggo Mortensen ed ispirato dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy scritto l’anno prima. Nda Claustrofobia) per intenderci.
19) Parliamo adesso dell’apocalittica copertina del disco. Chi l’ha fatta e qual è il suo senso? Pensate che il bombardamento del cervello faccia produrre esseri umani ciechi e malvagi, magari perché dal basso invidiano le condizioni dei potenti (come forse si presume dalla faccia del soggetto), oppure lo si diventa riflettendo su tutto il male che circonda il mondo, comportandosi di conseguenza come se la vita fosse un gioco al massacro (a questo proposito si pensi anche alla dimensione del lavoro)?
Marko:La copertina è stata disegnata da Vygrid dei Bestial Carnage e Lilith ed appunto sta a rappresentare quello che ho scritto sopra (insomma, le mie affermazioni sono state molto sensate…Nda Claustrofobia).




20) Vorrei trattare adesso la produzione, che mi è veramente molto piaciuta, dato che è sì sporca e marcia ma rispetto a quella di “Gener(H)ate” risulta piuttosto chiara e limpida, anche se forse avete perso un po’ quell’aura apocalittica e soffocata determinata soprattutto dalle chitarre quasi seppellite dal resto degli strumenti, compensando però a mio avviso tale mancanza per esempio con le asfissianti sovraincisioni. Siete d’accordo? E’ stato difficile stavolta il lavoro di produzione, e comunque avevate già in mente questo tipo di suono prima di entrare in studio o è stata una scelta più ponderata?
Marko: Per quanto riguarda la produzione come ti dicevo è stata una naturale evoluzione, nessuna difficoltà a tal proposito.
21) A distanza di ormai (quasi) un anno dalla pubblicazione di “Neutralized Existence” vi ritenete ancora soddisfatti, o c’è qualcosa che con il senno di poi vorreste cambiare? Stanno reagendo finora la critica ed il pubblico, e come state andando a livello di vendite?
Marko: Alla distanza in genere dopo ogni lavoro avremmo voluti cambiare qualcosa qua e la, sinceramente in “Neutralized Existence” tutto ciò non è successo, non cambieremmo una virgola. Il cd fino ad ora è stato recensito in maniera positiva ovunque, ma aspettiamo ancora tante altre recensioni anche da parte della nostra label la quale lo sta distribuendo nei vari magazine esteri. In quanto a vendite siamo pur sempre una band underground quindi non ci facciamo i milioni, però la distro è molto ampia, è stata appena aggiornata sul nostro MySpace e il cd si può trovare sia in America che in Asia oltre naturalmente all’Europa e stando alle parole del fondatore dell’IKP,è riuscito a smerciare già un buon numero di copie.

22) L’album è uscito presso la Infernal Kaos, etichetta estrema coreana. Qualche curiosità: come mai la vostra l’avete beccato in un posto così lontano? E tra l’altro presenta anche un catalogo piuttosto variopinto in cui figura addirittura il solo-progetto black/death nuclearista Wargoatcult, e quindi non c’è stata nessuna scelta di carattere strettamente ideologico per accasarvi presso di essa? Oppure vi ha affascinato il semplice fatto che fosse così…”esotica”?

Marko: Il nostro rapporto è iniziato più di 3 anni fa per la pubblicazione di “Gener(h)ate”, siamo stati tra le prime band ad entrare nel loro roster, la scelta è caduta su di loro perché hanno un’ottima distro, e a noi sinceramente quello che conta è che il cd giri un po’ ovunque. Per i Wargoatcult non so sinceramente cosa dire, ideologicamente opposti è vero, è uscito anche uno split assieme a loro, noi portiamo avanti i nostri ideali e loro portano i propri, nessuna collaborazione diretta tra noi.

23) C’è una ragione particolare per cui di voi solo Marko suona in altri gruppi (almeno così pare su Metal-Archives)?

Marko: Nessuna motivazione particolare, Saso ha un progetto Stoner con il batterista che suona in altri due progetti di cui faccio parte, gli Uranium 235 e i Bretus.
24) Come avviene un vostro concerto-tipo (per esempio con quale pezzo iniziate e così via), e Marko indossa la maschera anche con i Land of Hate e perché? Qual è stato il concerto più folle che vi ricordate (sono validi anche quelli che son durati 2 minuti eheheh)?
Marko: Ultimamente stiamo aprendo con “Claustrophobic”, poi dipende dalle situazioni, qualche anno fa aprivamo con “Gener(h)ate”.
Per quanto riguarda la maschera no, non la uso, a dire il vero l’ho usata solo nel live del Calabrian Metal Inferno con gli A Buried Existence, ma giusto per il primo pezzo, non è una cosa ricorrente. Il concerto più folle credo sia stato quello al Transilvania Live di Milano,ci sono state delle storie con il gestore del locale. Alla fine ci siam ritrovati a suonare la scaletta in soli 25 minuti d tempo, sembrava suonassimo grind. Anche all’Acri Rock Fest fu una situazione particolare ora che ricordo bene, durante una dedica alle forze dell’ordine le vedemmo in lontananza avvicinarsi al palco. Poi memorabili gli Zombie Metal Fest di Messina con gli Exhuman, concerti che finivano in un casolare di campagna a bere ed arrostire carne fino al mattino dopo, tanti bei ricordi.
25) Che fate nella vita di tutti i giorni? Qualcuno di voi studia oppure è già laureato per esempio?
Marko: Lavoriamo quasi tutti, Saso è laureato ed Ifilien si è diplomato praticamente l’anno scorso, insomma siamo normali esseri umani.
26) Ma adesso siamo seri, e quindi per un po’ aspettatevi domande più ostiche. Prima di tutto, considerando che nella vostra musica ravviso molto hardcore, come vi ponete in generale con la cultura e la filosofia hippie?
Marko: Guarda l’Hardcore con l’hippie non c’entra assolutamente nulla (l’avevo chiesto appunto per questo, e quindi era implicito. Nda Claustrofobia), l’hardcore è un qualcosa di violento, istintivo e molto stradaiolo, la filosofia hippie è pacifista, sicuramente rispettabile ma non ha nulla a che fare con noi.
27) Domande forse scomode: vi ritenete contrari al movimento massonico tutto o semplicemente contro certe logge come la tristemente famosa Propaganda 2? Come considerati i principi di etica e morale della Massoneria, anche in rapporto ad alcuni protagonisti indipendentisti come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi?
Marko: Per rispondere ad una domanda del genere non basterebbe tutto il blog (beh, lo spazio c'è, e pure molto, quindi... Nda Claustrofobia) visto che si tocca anche un argomento storico, ad ogni modo per generalizzare io personalmente sono contro la massoneria,ma esistono casi e casi.

28) Come mai secondo voi le rivoluzioni si sono quasi sempre ritorte contro cancellando così ogni onta riguardante la liberazione dell’Individuo (uno dei casi forse più eclatanti è quella russa), e quindi pensate che le prime siano ancora fattibili (magari pensando all’esperimento di Kronstadt)?

Marko: Anche questa domanda avrebbe bisogno di un blog intero, fattibili sono fattibili, ma non in Italia, il popolo Italiano non è come il popolo Francese, non ha le palle per ribellarsi.

29) Vi considerate anarchici o è una definizione che vi sta un pochino stretta oppure che non digerite pienamente?

Marko: Il pensiero espresso dai Land Of Hate è un pensiero sotto molti aspetti anarchico, di ribellione e sicuramente non di destra.

30) C’è qualche filosofo (anche avente a che fare con la politica, seppur vagamente), che apprezzate? Per esempio, come la mettiamo con il controverso pensatore tedesco Friedrich Nietzsche?

Marko: Ce ne sono tanti da apprezzare, tutti luminari, sinceramente però preferisco non fissarmi troppo con queste cose, loro hanno il loro pensiero rispettabilissimo, io però ho il mio e la mia vita ,esicuramente è molto differente dalla loro in tutti i sensi.

31) Una curiosità pesante: avendo ad un certo punto la possibilità di far diventare la propria musica un lavoro, che cosa fareste? Fareste come hanno fatto i Morbid Angel, che si dichiarano artefici del proprio destino?

Marko: Non mi pongo il problema perché so che non accadrà mai, i tempi delle rockstar erano nei primi anni ‘90, ora o suoni per passione o meglio lasciar perdere se si hanno determinate manie di grandezza.

32) Che cosa bolle nella pentola dei Land of Hate, e che cosa dobbiamo aspettarci dal vostro prossimo materiale? Video in lavorazione, come è stato fatto con gli A Buried Existence?

Marko: Stiamo lavorando sui nuovi pezzi e a breve avremo altre situazioni live. Il video è in cantiere da un annetto e dovremmo concretizzarlo quest’estate, però a differenza di A Buried Existence sarà un video di una delle canzoni di “Neutralized Existence” e non un anticipazione del prossimo lavoro.

33) Impressioni sulla mia rece (adesso sono io quello che si deve beccare qualche critica eheheh!)?

Marko: Analizzi un po’ troppo a fondo il tutto cercando di trovare molte volte aspetti che magari non esistono, ho visto però che hai scritto un breve blog sull’argomento, quindi che dire, ognuno faccia quel che vuol fare no? Però credimi, è difficile arrivare fino alla fine di una tua recensione, bisognerebbe leggerla in più tempi data la lunghezza.
34) Wow, l’ìntervistona è finita ragazzi! V’è piaciuta o è stata come al solito troppo pallosa? Volete mandare un ultimo messaggio agli avidi letteracci di “Timpani Allo Spiedo”?
Marko: Io ti ringrazio come sempre per lo spazio che ci hai concesso sul tuo blog!

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