Tuesday, November 24, 2009

Black Witchery - "Upheaval of Satanic Might" (2005)


Qua ho provato a fare un esperimento, ossia la suddivsione per capitoli per ogni argomento. Cosa che mi è stata consigliata da Dario, voce/chitarra dei Male Misandria. Spero che vada bene.

BLACK WITCHERY
“UPHEAVAL OF SATANIC MIGHT” (2005)

1. INTRODUZIONE.

I Black Witchery, bel mistero. Considerati da certa gente come gli eredi diretti della formazione canadese di culto Blasphemy, fanno parte della schiera più intransigente, marcia e minimalista del black/death metal, che si sa essere una delle combinazioni più violente che ci siano in circolazione (anche se ovviamente dipende anche da gruppo a gruppo), solo che, nel caso di questo trio statunitense – formato nel lontano 1991 sotto il nome di Irreverent, cambiato successivamente in Witchery 5 anni dopo, nome mantenuto invece fino al 1999 -, comprendente praticamente da sempre Impurath, voce/basso, Tregenda, chitarre, e Vaz, nel ruolo di batterista (anche se nei primissimi mesi con il nome attuale il gruppo era un duo formato sì sempre dallo storico cantante/bassista ma anche da un certo Darkwolf, seppur non si sappia di quali strumenti costui si occupasse), il black/death metal qui proposto si colora spesso e volentieri di una patina grind, pur essendo nella sostanza (il perché ve lo darò prossimamente) più black che altro. Quindi, adesso ho spiegato, anche se decisamente in parte, per quale motivo i Black Witchery sarebbero, a mio avviso, un bel mistero. Un altro motivo che sta alla base di questo assunto è la fama Underground misteriosamente e lentamente costruita dai tre ragazzotti durante tutti questi anni, fama che proporzionalmente non è coerente, almeno secondo me certo, con la musica che loro vomitano ai nostri timpani, considerando che per il mio personale parere loro sono veramente poco validi, dato che il termine “intransigente” che ho usato poche righe fa non si riferisce soltanto al livello di velocità e brutalità da loro raggiunto, ma anche al modo con cui le due succitate caratteristiche vengono continuamente sottoposte ad un vero e proprio abuso, esternando così spesso, a mio avviso, un gioco al massacro tremendamente gratuito, ergo controproducente, che può andare bene solo fino ad un certo punto.

2. PRESENTAZIONE DISCO.
“Upheaval of Satanic Might” è, in una maniera cara a certo Underground, solo il secondo album del gruppo, pubblicato l'11 Marzo del 2005 (14 giorni dopo compivo 16 anni YAHOOO!!!) sotto l’ala protettrice della Osmose Productions, dopo aver partorito una folta sequela di demo e split vari, specialmente attraverso l’ultima incarnazione a nome Black Witchery. Il disco qui trattato si compone di 9 brani originali della lunghezza media di poco meno di 3 minuti (circa 25 complessivi quindi. Pezzo più breve: “Profane Savegery” di quasi un minuto e venti; traccia più lunga: “Baphomet Throne Exaltation” di circa 4 e 20) a cui si aggiunge proprio la cover di uno degli inni dei soprammenzionati Blasphemy, ossia quel brano monumentale a nome “Ritual” (un pezzo-spaccaossa che sembra fatto proprio per i nostri statunitensi, e la cosa strana è che è l’unico di tutto il lotto ad avere anche tempi medi!). L’album parte con un’introduzione forse un po’ troppo lunga, prolissa e noiosa, che risulta costituita praticamente da varie voci manipolate (o sono grugniti?) insieme alle classiche urla tipiche di molti gruppacci black/death metal (Bestial Warlust, Sadomator, e così via) di Impurath. Oltre a tutto questo, ci sono dei rumorismi molto d’effetto (ma non immaginatevi qualcosa di veramente cacofonico oppure addirittura una specie di assolo) prodotti dall’infernale chitarra, e qua e là mi par di sentire anche certe minacce del basso. Dopo un po’, le farneticazioni quasi ritualistiche di Impurath si fanno decisamente più intense e sottoposte a pause un po’ più lunghe tra l’una e l’altra, come se un’evocazione diabolica stia per essere finalmente completata…per poi, poco successivamente, iniziare a distruggere sul serio i padiglioni degli ascoltatori con un caos sonoro che dire angosciante è un suicida eufemismo. La minaccia, quasi silenziosa, che viene dai piani sotterranei della Terra si è insomma materializzata a più non posso. Una musica malata, senza nessun fottuto compromesso, erutta a tutti un muro invalicabile di black/death a suo modo particolarissimo. Semplice, anzi, minimalista (in tutto) costituito solamente da tempi sparati a velocità supersonica (a volte aumentando addirittura il ritmo, come farò osservare più approfonditamente più tardi), mai nessun rallentamento, se non impercettibile. Rare volte tale massacro ha un momento di pausa, o almeno di diversificazione un pochino più sostanziale del solito, sta di fatto che specialmente nelle ultime canzoni del lotto c’è qualche ripartenza che, almeno a mio avviso, dona maggior profondità e violenza all’intero discorso (come in “Scorned and Crucified”, dove la chitarra, dopo aver bestemmiato con il 1° riff, si ferma, facendo così sentire i tonfi continui del comparto ritmico, per poi rientrare con un devastante rumorismo e ripartire in tal modo con una seconda soluzione), e quindi non si può certo definire la musica dei nostri ragazzotti U.S.A. come varia e fantasiosa, se non a livelli tremendamente minimi. Dal punto di vista strutturale, anche in tal caso il gruppo si attesta su semplici sequenze rigide, e quindi lineari, di passaggi, considerando tra l’altro che il massimo di soluzioni che i 3 possono sferrare sono tra le 4 e le 5, e che talvolta una stessa può essere ripresa addirittura in 5 tempi (ne è un esempio la semplicissima “Blood Oath”, la prima traccia del disco - faccio notare che questa ed "Hellstorm of Evil Vengeance" sono state composte da Ryan Förster, famoso per aver militato in un gruppo come gli ormai da un pezzo sciolti Conqueror, come anche nei ben più rinomati Blasphemy). Importantissimo da segnalare anche questo fatto: spesso, nella più classica delle strutture, i primi momenti di una canzone sono contrassegnati da 2 soluzioni che si ripetono in sequenza altrettante volte, per poi sferrare una terza, che di solito viene ripetuta un’altra volta (uniche eccezioni “Baphomet Throne Exaltation”, “Darkness Attack ed ”Upheaval of Satanic Might”), se non addirittura un quarto passaggio che può essere ripreso talvolta anch’esso successivamente (“Holocaust Summoning” ed “Upheaval of Satanic Might” su 3 volte che succede così). Le differenti soluzioni vengono comunque ripetute, generalmente, per un numero di battute divisibili per 2 (quindi, dalle 2 – si prenda ad esempio “Profane Savagery” – alle 8), anche se in tal caso non ne mancano di meno classiche, come il 3° riff di “Upheaval of Satanic Might” che, ripreso durante il discorso per 3 volte, viene ripetuto in ogni tempo per 6. Esempi, a mio avviso, più interessanti sono dati dal 2° riff di “Hellstorm of Evil Vengeance” che per la prima volta viene ripetuto addirittura in 4 tempi e mezzo (!), oppure, sempre nello stesso brano, la prima soluzione chitarristica, nei momenti in cui chiude il pezzo, si fa sentire per 5 volte (nella prima apparizione per 6 invece). Però non sempre le varie tracce mi piacciono, strutturalmente parlando, ma di questo parlerò più approfonditamente tra poco, ma tenetevi intanto bene in mente che quelle prese da me in considerazione sono “Baphomet Throne Exaltation” ed “Holocaust Summoning”. Per quanto riguarda adesso la produzione, nulla da eccepire. La resa del suono, più che death, mi risulta più classicamente black, e quindi ci sono tutti i pregi e difetti storici (vedasi, per esempio, il basso, distortissimo, praticamente seppellito da tutto il resto), facendo ricordare personalmente molto i Darkthrone di “Transilvanian Hunger” (ma non solo per questo, come si vedrà). Bisogna anche far presente che la produzione non è omogenea per tutte le canzoni del lotto, ed infatti tale discorso vale soprattutto per “Profane Savagery”, che è decisamente sporchissima, dove le chitarre sono, pur abbastanza comprensibili, meno presenti rispetto a tutti gli altri strumenti, basso escluso ovviamente.

3. ANALISI STRUMENTI.

Ora andiamo a sviscerare più da vicino i diversi strumenti. La voce, opera di Impurath, fa un lavoro a mio avviso egregio. Le sue urla mantengono in continuazione un taglio malvagio decisamente notevole a mio avviso, non lesinandone addirittura di più sofferte, quasi possedute (ma non immaginatevi cose a là Belketre o Nuit Noire) e, seppur leggermente, più basse (“Darkness Attack” mi pare esemplificativa a tal proposito). Qua e là (ossia in tutte le canzoni – o sbaglio?), fanno la loro bella figura anche dei bei grugniti potenti ed incisivi e, come in “Upheaval of Satanic Might”, risultano essere maggiormente più aggressivi ed alti. Grugniti che comunque non sono poi così presenti, dato che praticamente hanno un ruolo di complemento, come una decorazione seppur necessaria per aumentare la potenza e la violenza della musica, visto e considerato che si sentono solo insieme alle urla, senza proferire altre parole se non quelle sputate da queste ultime, cosa che non succede soltanto in alcuni momenti di “Holocaust Summoning” ed “Upheaval of Satanic Might”, seppur sempre accanto alle parti urlate, anche se talvolta, nell’ultimo brano sopraccitato, qualche intervento un pochino più indipendente dei grugniti c’è. Buone le linee vocali, ma purtroppo, da questo punto di vista, molti brani si confondono l’uno dall’altro. Comunque, Impurath, talvolta, è capace anche di utilizzare diverse linee vocali su uno stesso riff, come avviene in “Holocaust Summoning”, dimostrando una costruzione a mio avviso piuttosto interessante. Le chitarre, leggermente più varie e fantasiose della voce, intessono soluzioni il più delle volte di stampo prettamente death metal, anche se non ne mancano di più black (come quello con cui finisce, sfumando lentamente, “Darkness Attack”, ed il 2° riff di “Upheaval of Satanic Might”). Tra l’altro, ci sono riffs che possono essere, come dire, “dilatati”, nel senso che più di una stessa nota viene suonata per un arco di tempo più lungo del solito (“Heretic Death Call” e “Darkness Attack”); in altre situazioni le chitarre sanno essere tremendamente minimaliste come non mai (“Holocaust Summoning” è esemplare in tal senso); sono presenti anche parti finalmente più movimentare e quindi meno statiche ed ultra-semplici (da sentire specialmente in questo caso “Profane Savagery”); non mancano all’appello neanche riffs che sono più lunghi rispetto agli altri (come quello black di “Upheaval of Satanic Might”), e che talvolta sanno essere incredibilmente un po’ bizzarri, dato che alcuni di essi sono formati da due parti, l’una quasi (ho scritto “quasi”) fotocopia dell’altra (in questo senso, aiuta a farlo capire “Hellstorm of Evil Vengeance”). In mezzo a tutto questo marasma, che dopo un po’ difetta di ripetitività di soluzioni, nel primo brano dell’album, “Blood Oath”, manifesta tutta la propria ira cacofonica un assolo semplicissimo e di impronta essenzialmente rumorista come i peggio gruppi black/death sanno fare, aggiungendo così ancora più malattia e follia al tutto, come uno zombie infettato da un virus alieno che per “vivere” succhia la linfa vitale degli umani attaccando loro il suddetto virus. Nessuna melodia, solo orde di demoni incazzati e folli che ti prendono impietosamente per farti vivere la prima ed unica esperienza assurda della tua esistenza. Tocca in questo momento al basso. Beh, come già osservato, esso non mi sembra essere stato messo abbastanza in risalto, anzi, neanche per niente, e da quel poco che si sente, comunque, il lavoro è sufficientemente buono. Menzione d’onore al suono catacombale scelto, che personalmente getta in misura maggiore l’ascoltatore in un oceano rosso pieno di vergini squartate all’infinito, di demoni alati, e di visioni pazzesche e mai viste (che bello!). Infine, eccovi la batteria. Confrontando il lavoro di Vaz con quello delle chitarre, a mio avviso ne viene fuori un qualcosa di perfino più semplice e minimale. Immaginatevi infatti lo stile di Fenriz nell’album “Transilvanian Hunger”, forse leggermente più fantasioso. Il charleston usato continuamente, si sente benissimo, il ride non ha praticamente voce in capitolo se non in rari momenti. Blast-beats che distruggono tutto a più non posso, fendono l’aria in maniera tremendamente lineare, ma nonostante ciò non proprio martellante dato che il suono della batteria mi pare piuttosto ovattato, ricordando ancora di più l’album sopraccitato, almeno per il mio modesto parere certo. Certe volte, il nostro “riflessivo” batterista si concede più violenza e brutalità del solito, allungando gli artigli effetto-Pinocchio con uno stile più spezzettato e potente, risultando quindi in tal caso maggiormente ed a mio avviso piacevolmente death/grind (“Profane Savagery” e “Scorned and Crucified”). Questa capacità di aumentare la velocità in misura maggiore mi impressiona notevolmente. Per fortuna, anche se purtroppo raramente, i patterns di batteria possono andare oltre pure i soliti, classici blast-beats, e da questo punto di vista mi viene in aiuto particolarmente “Blood Oath”. Insomma, fantasia minima, sembra di sentire anche qui la stessa canzone proposta in salse (assurdamente) troppo simili tra loro. Ripetitività a manetta come mai avreste immaginato ragazze e ragazzi mie/i.

4. BRANO MIGLIORE.

Ora, non so quale pezzo prendere dato che in fin dei conti le caratteristiche essenziali dei Black Witchery si trovano praticamente in ogni episodio dell’album, ma se devo proprio scegliere, allora, fra tutti, preferisco il secondo, cioè “Heretic Death Call”, in quanto, a mio avviso, possiede alcuni dei riffs più belli di tutto il lotto, per non parlare, invece, dell’aspetto strettamente strutturale, risultandomi, da questo punto di vista, decisamente agile e ben digeribile rispetto, ad esempio, ad “Holocaust Summoning” (di cui parlerò tra poco più diffusamente) pur avendo lo stesso minutaggio (poco più di 3 minuti) di quest’ultimo pezzo.

5. PUNTO DI FORZA.

Per quanto concerne il principale punto di forza del gruppo, personalmente scelgo per il lavoro fatto sulle chitarre. I Black Witchery, infatti, sotto questo campo se la cavano veramente molto bene, considerando anche che incredibilmente il riffing, pure in modo piuttosto frequente, ha una componente groovy notevole (una considerazione simile va fatta pure per certe linee vocali) che permette, a mio avviso, di rendere un po’ più dinamici e vitali i pezzi. Un aspetto, questo, che li rende piuttosto lontani e maggiormente particolari rispetto a realtà simili come i Conqueror, Bestial Warlust, Revenge e compagnia chiodata. Le chitarre, tra l’altro e nonostante tutto, si dimostrano come il lato più vario e fantasioso del trio statunitense, ed infatti non credo che senza l’indubbia qualità del proprio riffing i Black Witchery possano andare oltre.

6. ALTRI DIFETTI.
Ma adesso è proprio ora di parlare del duetto “Baphomet Throne Exaltation”/”Holocaust Summoning”, ossia proprio quei due pezzi che strutturalmente parlando mi piacciono poco, dato che in questi casi viene presentata una struttura, a mio avviso, piuttosto prolissa e noiosa (e pensare che ci ho messo del tempo per capirla completamente! Ecco perché, nonostante tutto, un po’ queste mi paiono interessanti!), anche perché la prima canzone sopraccitata (introdotta da una sequela poco rassicurante di grugniti, offrendo un affresco simile all’inizio del 1° brano, con l’aggiunta di lugubri tastiere) è la più lunga di tutto l’album, come fatto osservare già più volte. “Baphomet Throne Exaltation” presenta una struttura piuttosto rigida, basata essenzialmente sul quintetto (riferendomi alle differenti soluzioni) 3-2-4-1-3, dopo aver introdotto il pezzo con 1-2, mentre “Holocaust Summoning”, lunga all’incirca 3 minuti, è costituita da una struttura simile: 1-2-1-2-3-1-2-4-1-2-3-1-2-4. Il tutto, senza proporre una variazione che renda almeno un minimo più interessante il discorso musicale, e nell’ultimo caso ci sono addirittura 2 soluzioni che si fanno sentire per ben 5 volte durante tutto il minutaggio, anche perché la canzone non mi sembra sorretta neanche da riffs-bomba, dato che alle volte si assomigliano pure fin troppo.

7. CONCLUSIONE.

Insomma, “Upheaval of Satanic Might” è un album, secondo me, con grossi difetti ma, nonostante tutto, mi prende spesso e volentieri parecchio, almeno riguardo le chitarre e per certe linee vocali, autrici di un bel po’ di groove a dir poco sorprendente in un disco del genere, ma per il resto, buio totale. Rimane la mia idea secondo cui i Black Witchery siano un gruppo sostanzialmente black, prendendo da questo la struttura portante, il minimalismo, l’assolo e la violenza continua, appunto per questo dopo un po’ statica, abbastanza simile al capolavoro più volte citato dei Darkthrone, pur non disdegnandone di più death/grind, tanto per rendere il piatto giustamente un po’ più fantasioso ed aggressivo, bilanciando il tutto con dei riffs dal sapore chiaramente death metal, ed un tipo di urla e linee vocali classiche per il black/death, a cui si uniscono veri e propri grugniti. Ma quello che più mi sorprende è la differenza qualitativa che i nostri 3 statunitensi hanno con gruppi a mio avviso decisamente ed indubbiamente migliori come i Bestial Warlust, che andavano sì a mille all’ora (specialmente nel loro primo album “Vengeance War ‘Till Death”) ma riuscivano, per il mio parere, a formare un alone agghiacciante di violenza, magari tramite assoli schizofrenici, vari rumori un po’ industri aleggianti, ripartenze mostruose e così via. Però, per i Black Witchery, non è così, il discorso è completamente diverso, nonostante tutto. Ed il voto che vedrete più giù, stranamente, è più che sufficiente, e dovete pensare che tale rece era nata (dopo aver scartato quella sui Dragon e poi quella sugli Izual) per un sentimento negativo che nutrivo fino a qualche tempo fa nei confronti dei Black Witchery, volendo quindi fare la prima recensione negativa di questa rubrica, come in fin dei conti promesso quando io la aprii mesi addietro, ma almeno ho raggiunto l’obiettivo di trattare un disco di un gruppo storico sì accettabile ma a mio avviso fin troppo sopravvalutato da certuni “primitivisti”, e quindi scusate se è poco. Spero allora che il prossimo album del trio, se mai ‘sti pazzi lo vogliano fare, sarà decisamente migliore di “Upheaval of Satanic Might”. Quel giorno lo aspetterò con impazienza.

Voto: 69

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Blood Oath/ 2 – Heretic Death Call/ 3 – Profane Savagery/ 4 – Baphomet Throne Exaltation/ 5 – Holocaust Summoning/ 6 – Hellstorm of Evil Vengeance/ 7 – Darkness Attack/ 8 – Scorned and Crucified/ 9 – Upheaval of Satanic Might/ 10 – Ritual (Blasphemy cover)

MySpace:

http://www.myspace.com/blackwitchery

Fan Site (per dirla all’inglese):

http://blackwitchery.darkhorizon666.com/Blackwitcheryframes.htm

Tuesday, November 17, 2009

Mass Obliteration - "Fratricide" (2009)


I romani (che poi romani tanto non sono dato che il tutto è nato in quel di Gaeta) Mass Obliteration sono uno dei pochissimi gruppi ospitati volentieri sulle pagine di "Timpani Allo Spiedo" ad essere omaggiati dal sottoscritto vedendo anche un loro concerto. E che spettacolo! Quel 6 Giugno 2009 (mi conservo ancora il volantino) allo CSOA Spartaco suonarono insieme agli Human Dirge, secondi in scaletta (anch'essi una bella conoscenza della nostra cara rivistella), e dal punto di vista dell'impatto dal vivo, per quanto mi riguarda, i Mass Obliteration sono indiscutibili. In quella sera erano in forma smagliante e vogliosi di spaccare culi e non a caso hanno aperto il massacro proprio con "Mashom" (un brano che parte a mille senza troppi fronzoli), e per quanto concerne la resa vocale, specialmente Andrea, voce/basso della formazione, ha dimostrato di essere un cantante profondo ed "indemoniato", come su disco. E pensare che qualche tempo fa il loro ultimo disco non mi convinceva neanche appieno! Ma andiamo con calma.
"Fratricide", pubblicato a Gennaio di quest'anno come indipendente, è il secondo parto e demo (dopo "Abrahamitic Curse" datato 2007) di questi giovani Mass Obliteration, gruppo nato nel 2006 ed attualmente costituito, oltre che dal succitato Andrea, da Giordano e Mariano chitarristi (il primo anche seconda voce - l'uso della doppia voce, non particolarmente usata nel death metal, mi è una benvoluta particolarità), e Luca nel ruolo di batterista. Il demo si compone di 4 pezzi per qualcosa come 16 minuti complessivi (brano più lungo: "Lathe Biosas" di quasi 5 minuti e 50; canzone più breve: "Mashom" di circa 2 minuti e 20 secondi), e la musica quivi proposta è, a mio avviso, un death metal vecchia scuola spesso venato di black, non solo a livello di riffing ma pure riguardo certe ritmiche insieme ad alcuni (pochi) vocalizzi, mischiando il tutto, talvolta, con inflessioni più di derivazione vagamente thrash e doom. I Mass Obliteration, tra l'altro, mostrano un livello tecnico strepitoso, oltre che un buonissimo equilibrio tra parti veloci ed un po' più lente, ma c'è un aspetto che molti disprezzerebbero sentendo l'opera, e questo è rappresentato dalla struttura che, a mio avviso, può far aggiungere al tipo di suono del gruppo il termine "tecnico", considerando il grande numero di cambi di tempo, di variazioni, anche repentine, che interessano tutti i pezzi. Quindi in teoria, da questo punto di vista e facendo un paragone idiota con una formazione recensita nel 5° numero, i Mass Obliteration non sembrano poi così diversi dagli Irreverence di "War Was Won". Ma, andando più a fondo all'argomento, un tal paragone non riflette, a mio avviso, per niente la musica del quartetto romano, che invece mi pare addirittura più difficile da digerire rispetto alla in fin dei conti fluida ed un po' regolare complessità dei milanesi Irreverence dell'album sopraccitato. Sì, perchè i Mass Obliteration, oltre a presentare un livello tecnico forse superiore soprattutto per quanto riguarda le ritmiche, in tutti i pezzi non solo possono arricchire un solo riff di tempi tremendamente (e continuamente) diversi fra loro (sentire l'inizio di "The Remains of Hate" per credere), magari in modi totalmente repentini ed imprevedibili (in "Mashom", per esempio, una soluzione viene ripetuta per 3 volte e mezza con uno stesso pattern di batteria, per poi cambiare tempo!) ma importantissimo è anche il fatto che qualche passaggio venga ripetuto (e qua in tutti i brani) addirittura solo una volta, e così il tutto risulta, secondo me, decisamente ostico e poco rassicurante del solito ed in linea con le tematiche disperate trattate dal gruppo, pesando quindi sugli ascoltatori meno avvezzi a questo tipo di sonorità raffinate e curate. Bisogna dire, comunque, che la maggiorparte delle differenti trovate vengono riprese, eccetto per la lunga "Lathe Biosas", anche se ciò non vuol dire necessariamente che ognuna di esse venga ritrovata così come prima, visto e considerato che non raramente alcune vengono un po' modificate, così da rendere più interessante la musica, almeno per me certamente. Ergo, come nel caso dei succitati Irreverence, non si segue una classica struttura, pur se in questo caso mi risulta perfino maggiormente originale, accorgendomi, tra l'altro, che in ogni canzone è praticamente assente una precisa sequenza rigida di soluzioni che si ripetono ordinatamente, altresì al massimo ci sono quei 3 passaggi, per così dire, principali che possono essere ripetuti consequenzialmente una volta solo in 2 tempi decisamente staccati fra di loro (discorso valido per "Mashom" e "Lathe Biosas" in cui nel mezzo c'è invero una valanga di variazioni). Da ricordare, inoltre, che non succede mai che due o più soluzioni si ripetano in sequenza con le due parti attaccate tra di loro (non so se rendo l'idea), come nel più classico dei modi, ed in pratica l'unica eccezione alla regola è presente in "The Remains of Hate" (e qui addirittura in due casi diversi. Il secondo, almeno negli iniziali secondi della ripetizione, risulta un po' modificato dalla prima botta). Segnalo, inoltre, che in "Mashom" e "Lathe Biosas" c'è un minuscolo passaggio in cui succede che tutti gli strumenti si fermino eccezion fatta per le chitarre, che intonano solitarie una nota, dilungandola, per permettere, a mio avviso, al passaggio successivo di essere ancora più intenso e violento. Sinceramente non ho trovato paragoni adatti da accostare alla struttura-tipo dei pezzi dei nostri romani ma forse citerei principalmente i canadesi Gorguts dei primi due, da parte mia, grandissimi album ("Considered Dead" e "The Erosion of Sanity"). La loro è una specie di struttura che mi rimanda veramente alla natura del Male, che purtroppo è sempre vivo attraverso varie forme e modalità, ma che sostanzialmente si ripete sempre nello stesso identico modo. Nonostante però la struttura mi abbia piacevolmente stupito, essa non può essere per niente il principale punto di forza mio personale perchè alle volte i nostri rischiano un po' troppo secondo i miei gusti. Sto parlando proprio dell'ultima (sacrilegio! Come finire male un grandissimo demo!) canzone, la più volte citata "Lathe Biosas". Prima di tutto, intorno ai 3 minuti (o giù di lì), in tale canzone c'è un interessante tempo lento, solo che esso segue un passaggio decisamente più veloce (ma non in blast-beats) che, dopo esser stato ripetuto per 2 volte, diventa più violento, con la batteria che subisce un'impennata di intensità raschiando il fondo del barile con un uso più preponderante e continuo del charleston e della doppia cassa. Ed a mio avviso, questo è un passaggio completamente inutile, non solo perchè costituisce un climax sì in sè indiscutibile ma di per sè mal strutturato in quanto altamente brusco, e per niente previsto dalla soluzione precedente, ma anche perchè, poco dopo, lascia inspiegabilmente il posto proprio a quest'ultima non piacendomi così ancora di più. Come seconda cosa, maggiormente importante dell'osservazione di cui sopra, è il fatto che personalmente considero "Lathe Biosas" quale canzone fastidiosamente inconcludente, dato che per me si poteva finire benissimo con il momento secondo me topico del brano, in cui sia Andrea che Giordano urlano il titolo della canzone, per poi abbassare lentamente il volume, e non perdersi attraverso passaggi, per il mio parere, inutili, con il colpo di (dis)grazia dominato dal 1° riff proposto. Riguardo però ora la produzione, devo dire che mi è piaciuta molto, tutti gli strumenti sono proprio in bell'evidenza, compreso il basso, che in tipica tradizione death metal si sente piuttosto bene. Una produzione che io non definirei proprio sporca, anzi, risulta piuttosto cristallina. Talvolta, però, il reparto voci sovrasta le chitarre, come succede, ad un certo punto, in "Mashom". Niente da dire, invece, sull'impeccabile registrazione.
Ma adesso vorrei parlare dei testi, che sinceramente mi sono piaciuti moltissimo. Parlano della guerra in chiave chiaramente pacifista (notare che il gruppo si definisce come anarco-death metal), scagliandosi contro le multinazionali ("Nekare"), vero motore della guerra, croce dell'umanità da millenni, e magari contro gli Stati Uniti, gli imperialisti per eccellenza del giorno d'oggi ("Mashom"). Tra l'altro, nelle già citate "Mashom" e "Nekare" vengono trattate delle situazioni d'attualità purtroppo molto brutali, ossia, rispettivamente, il conflitto praticamente senza fine tra l'Israele e la Palestina, e le atrocità perpetrate dalla LRA (sigla che sta per "Lord's Resistance Army", l'esercito integralista "cristiano" di Joseph Kony) che dal 1987, facendo partire la seconda guerra civile insieme alla collaborazione con il Sudan, intende prendere il potere e governare l'Uganda - paese sorretto attualmente dal multipartitismo e quindi dalla democrazia parlamentare - secondo i dieci comandamenti, oltre a qualche insegnamento preso, stranamente, dalla religione islamica. Insomma, testi a mio avviso intelligenti e molto curati che fanno uso anche di termini stranieri (ovviamente, sempre nelle due canzoni sopraccitate), così da far entrare di più nel mondo brutale, torturato e senza compromessi che i Mass Obliteration vogliono far vivere nella mente dell'ascoltatore. Tra l'altro, i testi si possono tranquillamente leggere nel profilo del gruppo su Metal-Archives, ed è un'esperienza veramente pesante, a mio avviso.
Parliamo adesso del reparto voci. Secondo me, è più che ottimo, Andrea e Giordano sono cantanti devastanti, capaci di utilizzare vari tipi di voci, spesso facendo fuoriuscire dalla bocca un grugnito cavernoso e di una profondità disarmante (e pensare che durante il concerto mi pareva che Giordano fosse addirittura più debole rispetto al suo collega!), ma il tutto non si riduce soltanto a questo, come già scritto poco fa in fin dei conti, visto e considerato che non poche volte i grugniti diventano più alti, se non vere e proprie urla, alle volte black come in "The Remains of Hate" e "Lathe Biosas", talvolta un po' più umane e selvagge (il finale di "Nekare" è esemplificativo a tal proposito). Proprio nell'ultimo brano citato, tra l'altro, viene proposta perfino una voce pulita, un parlato seppur brevissimo, che mi piacerebbe fosse stato successivamente ripreso nel prosieguo del pezzo, anche perchè non soltanto mi sembra tremendamente azzeccato ma pure per via, secondo me certo, di un tocco aggiunto di disperazione più universalmente umana che si aggiunge a quello delle classiche voci. Però tutti questi cambiamenti tonali, a mio avviso, non donano soltanto più fantasia al tutto, ma anche maggior intensità e violenza, risaltando così quelle già presenti. Devo dire poi che ho particolarmente apprezzato l'utilizzo di due voci le quali, qualche volta in coro ed in altri momenti dandosi il posto a vicenda, mi trasmettono maggiormente un notevole senso di angoscia in quanto pare, almeno certe volte, che la rabbia non sia espressa soltanto singolarmente ma addirittura da un popolo intero, attraverso un'efficace sovrapposizione di voci. Leggermente meno fenomenali, per il mio modesto parere, le linee vocali, seppur apprezzabili e classicamente death metal, anche se ho trovato strabilianti certune presenti in "Nekare". Discorso chitarre: qualità, a mio avviso, leggermente superiore rispetto al reparto vocale, le due asce mordono che è una bellezza, compatte come sono. Mordono anche perchè la fantasia mostrata è di alto livello, passando magari attraverso diversi stili. Infatti, ecco che in "Nekare" ed, in maniera ancor più evidente, pesante ed un po' funeral (nel primo caso invece si è in territori maggiormente melodici), in "Lathe Biosas" affacciarsi devastanti incursioni doom come pure infiltrazioni vagamente thrash nella breve "Mashom", dove l'influenza si esprime tramite un tempo medio contagioso, e nella lunga "Lathe Biosas", in cui invece il riffing thrasheggiante è ancor più vago, considerando, tra l'altro, il tempo che è piuttosto lento ma contorto, e che nell'ultima parte diventa praticamente death metal. Sempre nell'ultimo brano citato c'è un riff particolare che non saprei come definire, ma probabilmente penso che sia una delle poche espressioni chitarristiche di impronta moderna presenti in questo demo (poi se ho scritto una cazzata, fate voi), e comunque, secondo me, è una soluzione molto azzeccata, anche perchè emotivamente parlando non sembra poi così triste, disperata oppure arrabbiata come la maggiorparte dei riffs proposti, avendo una melodia quasi (paradossalmente) divertita; disperazione che invero io sento in un altro riff particolare, presente stavolta in "The Remains of Hate", che forse non sfigurerebbe in una ballata metal (!?), basato essenzialmente sulle note alte, un po' arpeggiato e che sinceramente sembra quasi dal tono rassegnato; altre soluzioni degne di menzione sono quelle più dal piglio black, rintracciabili soprattutto nella parte centrale del demo, come le sfuriate, quasi a là Obscurus Advocam, contenute sempre in "The Remains of Hate", od il riff dalla prima parte melodica ma dalla seconda piuttosto dissonante e su note alte dell'inizio (ma non solo) di "Nekare" (canzone che è forse una delle più melodiche del lotto)...ma come non citare altrimenti le schizzate variazioni brevissime, pure un po' arabeggianti, di stampo death metal dei secondi iniziali di "Mashom", il riff ingannevole che pare costituito solo da una prima parte contandone subito dopo altresì una seconda, quasi identica, sempre presente nell'ultimo brano sopraccitato, le variazioni folli (ma posate rispetto a quelle di "Mashom") al riff doomeggiante di "Nekare", oppure ancora quel passaggio contorto, lungo, lento ed alle volte grooveggiante che fa bella mostra di sè in "Lathe Biosas"? Ma questa è soltanto una lista in fin dei conti esigua delle varie soluzioni proposte (importanti ma non proprio frequenti sono quelle groovy, ad esempio) e se è così per le chitarre allora figuriamoci per la batteria! Segnalo inoltre le infiltrazioni della chitarra solista, che in pochi ma efficaci momenti ("Mashom" e "The Remains of Hate") dà manforte, molto anche dal punto di vista emotivo, alla parte ritmica, come la disperazione prossima ad esplodere di rabbia ed azione quasi nel finale di "The Remains of Hate" con precedente apocalisse scarviana (il nome degli Scarve mi risuona sempre alla mente in questo caso), e pure interessante è l'apporto dato dalla solista nel 1° riff di "Mashom". Chitarra solista che un po' più frequentemente (ossia, in tutti i pezzi) esegue dei veri e propri assoli, uno a botta in ogni brano. Assoli brevi e non virtuosi, piuttosto "tranquilli" se si confrontano con quelli folli dei primi Unleashed ed infatti per la velocità e la lunghezza (anche se nei Mass Obliteration mi sembrano leggermente più modesti) a quelli dei Gorguts (ancora loro?) sempre dei primi due album, con alcune ovvie differenze sostanziali: in tal caso gli assoli non sono malvagi (ciò non costituisce ovviamente un difetto) e non sempre sono particolarmente azzeccati, secondo me certo, pure se una menzione d'onore la darei sicuramente a quello melodico e triste di "Nekare". Cito anche l'assolo di "The Remains of Hate", più che altro perchè non è che mi entusiasmi poi così tanto, un po' spento, e noto che sembra un solo soltanto per i primi secondi, mentre per i restanti mi pare una specie di riff. Per quanto riguarda ora il basso, devo proprio dire che il lavoro mi è veramente buono, non dà adito a virtuosismi personali come si dovrebbe sentire in un gruppo di impronta tecnica, ma i momenti in cui è solo lui stesso ("Mashom" e "The Remains of Hate"), danno a me una scossa di adrenalina che dire non indifferente è un eufemismo! Adesso tocca alla batteria, altro strumento tremendamente curato. Lo stile di Luca è pericolosamente fantasioso, visto e considerato che ogni pattern è diverso da tutti gli altri, proponendo così spesso ritmi non proprio lineari e classici, che probabilmente risentono anche di influenze jazz, pur seguendo tempi piuttosto precisi. Il nostro ha, a mio avviso, un modo piuttosto nervoso ed enigmatico di approccio con la batteria, un modo che fra l'altro mi sembra totalmente congeniale con il messaggio che il gruppo vuole trasmettere, dando anche così la sensazione che il mondo non va come dovrebbe, un mondo pieno di insicurezza e di giganti inquietanti matematici nella loro opera di distruzione. Curioso poi che molte volte nei passaggi groovy Luca non esita a tirare fuori un ritmo che, secondo me, è paradossalmente privo di groove, come alle volte il nostro è capace di cambiare tutto quasi impercettibilmente (almeno nelle prime volte in cui si sente) ed esempio-principe è, per il mio parere, un passaggio di "Lathe Biosas" dove prima viene creato un tessuto jazzato di stupenda efficacia per poi, imprevedibilmente, far divenire il tempo un po' grooveggiante! Da Luca ci si può aspettare di tutto, anche se mi sono accorto (o forse sbaglio?) che lui spesso non varia uno stesso pattern (per poi riprendere il ritmo ovviamente), tanto per rendere la pietanza ancora maggiormente imprevedibile, pratica usata, a titolo di esempio, da Flo Mounier dei Cryptopsy. Secondo me, è proprio Luca con i suoi prorompenti e folli tocchi, ad essere il principale punto di forza dei Mass Obliteration.
Per quanto concerne invece il brano che a me è piaciuto di più, devo citare "The Remains of Hate" ed i motivi sono semplici: esso ha un climax, quasi nel finale, che per me è veramente il migliore di tutto il demo, preparato, come già scritto da una chitarra solista bombastica ma anche da una chitarra ritmica a tratti stoppata, per non parlare poi dell'atmosfera apocalittica che personalmente si respira poco prima dello stesso apice del pezzo, un'emozione nuova ed unica durante il prosieguo di "Fratricide", e quindi di una struttura che secondo me è una delle meglio architettate di tutte.
E pensare che prima consideravo "The Remains of Hate" come un brano un po' difettoso, prendendo come scusa il fatto che l'atmosfera apocalittica di cui sopra venisse forse ripetuta troppo insistentemente, nonostante la sua in fin dei conti brevità temporale. Ma successivamente mi sono detto che è meglio così, dato che in tal modo si fa addentrare maggiormente l'ascoltatore, almeno personalmente certo, nel mondo di puro caos, morte e distruzione disegnato accuratamente e realisticamente dai nostri 4 baldi giovini. Un altro brano che definivo non privo di pecche era il seguente "Nekare", e proprio per quanto riguarda il finale, dove un riff viene ripetuto praticamente all'infinito con varie, dolorose e discontinue (nel senso che il ritmo può cambiare radicalmente da un momento all'altro) variazioni da parte del batterista. Aspetti che per me ora sono azzeccatissimi, dato che mostrano musicalmente nella maniera migliore la sofferenza continua e senza pietà che il popolo ugandese subisce da anni, ed i tocchi infernali della batteria stanno probabilmente a rappresentare l'imprevedibilità del Male che ti si può scaraventare addosso in qualsiasi momento e senza preavviso.
Insomma, siamo arrivati alla conclusione, ragazze e ragazzi. Il secondo demo dei Mass Obliteration mi ha impressionato ben volentieri. Risulta difficile da assimiliare soprattutto a livello strutturale e ritmico, ed infatti una tale opera bisogna ascoltarla più e più volte per comprenderla appieno (almeno così è successo a me), in modo da non incappare in giudizi affrettati. Certo, per me c'è qualche problemino, curiosamente nella struttura e proprio per il brano finale, e di questo il voto che vedrete qui sotto ne risente profondamente. I risultati raggiunti mi fanno sperare in qualcosa di molto buono, l'unica cosa che mi chiedo è quanto si dovrà aspettare?

Voto: 77

Claustrofobia
P.S. Complimenti pure per la copertina, che sembra rappresentare la ribellione dell'uomo, ed i muscoli che si vedono forse sono la rappresentazione della grandezza e della forza umana.

Tracklist:

1 - Mashom/ 2 - The Remains of Hate/ 3 - Nekare/ 4 - Lathe Biosas

MySpace:

Friday, November 13, 2009

Intervista ai Devastator


1) Prima di iniziare la vera e propria intervista, vorrei farvi i più sentiti complimenti per aver dato vita ad un album a mio avviso assolutamente magnifico ed anche decisamente originale.

Luca, batteria: Intanto ti ringrazio per l’intervista! E grazie mille anche per i complimenti, sono davvero contento che il nostro album ti sia piaciuto! Vedere apprezzati i propri sforzi è una soddisfazione impagabile!

2) Presentate i Devastator ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”.

Luca: I Devastator sono nati nel 2001 sotto il nome di “Violent Overture” per volere mio e di Rob (chitarra e voce). Nel 2002 abbiamo cambiato nome in “Devastator”. Ricca invece è entrato nel gruppo nel 2004. In otto anni di attività abbiamo fatto uscire tre album, un promo e due live demo. Solo adesso abbiamo raggiunto un’ottima stabilità nella formazione, viste le non poche difficoltà negli anni passati. I nostri precedenti cantanti, prima Luchino, poi Albe, hanno perso interesse nel progetto e hanno lasciato la band. Fortunatamente adesso, con Rob alla chitarra e alla voce, siamo finalmente a posto, e spero di continuare così per lungo tempo, visto che attualmente lavoriamo davvero bene.

3) Di cosa trattate nei testi e chi li compone? Da chi siete influenzati per farli (anche dal punto di vista formale – in questo senso, da quali gruppi)?

Rob, chitarra ed attualmente voce: In genere i testi li scrivo io, ma senza ispirarmi a nessun gruppo sinceramente, ho sempre cercato prima di tutto di far risultare musicale il suono delle parole, la retorica poi in secondo piano... Gli argomenti sono abbastanza vari.

4) Perché preferite parlare di tematiche simili, scegliendone di scherzose ed un po’ surreali?

Rob: Penso sia preferibile far passare il concetto senza riferimenti specifici a cose e persone reali quando è possibile. Mi piace che un testo sia interpretabile in più modi.

5) Mi piacerebbe adesso trattare alcuni testi più approfonditamente, che mi hanno particolarmente incuriosito, partendo da “Satan Porno Dog”. Questa è per caso la presa per il culo del satanismo tanto presente in campo metal da ormai circa 30 anni? Avete, casomai, qualche cosa contro il satanismo e, se sì, perché? Lo considerate, inoltre, alla stregua di tutte le altre religioni?

Rob: “Satan Porno Dog” è semplicemente una storpiatura di Dylan Dog. Il testo si riferisce al grande successo con le donne del personaggio e alla possibilità che la vicinanza alle forze oscure ne sia la spiegazione... Il ritornello dice "dai adesso fammi vedere come trombi senza incubi!" Il satanismo è un argomento molto ampio che può essere trattato seriamente come anche no. In ambito metal penso sia molto significativo il pensiero dei Venom, i quali quando gli è stato fatto notare di essere i precursori di migliaia di gruppi di esaltati satanisti hanno detto: "no aspettate, noi stavamo scherzando!". Ecco secondo me il satanismo alla Venom, quindi la semplice provocazione alla mentalità cattolica perbenista ipocrita bigotta tramite l'esaltazione del male, è divertente, dissacrante, spassosa, non fa male a nessuno…Quando invece siamo di fronte a dei satanisti che si prendono sul serio preferiamo rimanere in disparte con le nostre convinzioni personali sul bene e il male ecco.

6) In “No Scout? Yes, Party!”, invece, mi sembra che, nella peggiore delle scontatezze, prendiate di peso la famosa pubblicità della Martini. Ma toglietemi una curiosità: se di “No Scout” fosse “Yes Scout” la festicciola si farebbe lo stesso?

Rob: Sì, il titolo riguarda la pubblicità, l'ironia dl titolo sta a sdrammatizzare l'amara polemica sugli scout che segue nel testo. Io credo che sia tremendamente ipocrita e controproducente predicare l'amore per il prossimo quando lo fai a nome di un'istituzione che si è resa protagonista di cose terribili nella storia e non parlo solo dell'inquisizione parlo anche dei tempi recenti, lo scandalo Ior ecc...E’ terribile, da credente in Dio mi sento offeso sia dall'esistenza della chiesa sia dagli scout. La mentalità secondo la quale la chiesa è fatta di persone che possono sbagliare ecc… andando comunque a messa sapendo tutta la merda che c'è dietro, è proprio quella che permette a quei bastardi di stuprare i bambini tranquillamente per dirne una…

7) “Dead Pride” ha qualche rapporto con la politica? Se sì, in che senso? Quale è quest’orgoglio morto? O sbaglio a fare tutte queste considerazioni?

Rob: Allora da una parte abbiamo a che fare con l'assurdità di un corteo di zombi che urlano per i loro diritti da morti, dall'altra il collegamento che…sì, siamo tutti morti, non c'è più la rabbia necessaria per protestare veramente contro tutta la merda del mondo per colpa di questo cazzo di benessere medio diffuso nel quale sporcarsi le mani e dire di no alla mediocrità è troppo faticoso.

8) In “Rotten Surf” forse prendete per i fondelli i surfisti? Se sì, perché? Se no, praticate casomai il surf?

Rob: “Rotten Surf” semplicemente perché la melodia è vagamente surf ma con dei suoni marci eheh! Il surf mi ha sempre affascinato e ne ho anche fatto un po’ di pratica ma senza mai trovare il tempo e il modo di approfondire...

9) Per quanto riguarda ora “A Very Famous Corpse”, chi sarebbe questo cadavere molto famoso, appunto?

Rob: Nessuno. Confesso che è un personaggio assolutamente fantasioso che mi ispirava per il tipo ti pezzo.

10) “Smash Metal Drink Beer” mi pare sia un pochino provocatoria, anche perché il Metal e la birra vanno a braccetto. Sono giuste le mie osservazioni? Inoltre, fate molto uso della bevanda alcolica poc’anzi citata… E perché vi piace così tanto (sarà strano, ma non mi piace per niente)?

Rob: Il testo è una presa in giro al metallaro che si prende troppo sul serio. Prenditi meno sul serio e pensa a bere che è meglio.

11) “My Sweet Cardinal” di che parla invece? C’entra forse di mezzo anche la chiesa?

Rob: Ho scritto questo testo pensando a quel bastardo del cardinale Ruini, che ora è stato rimpiazzato da Bagnasco credo. Ti giuro che lo sguardo di Ruini mi ha sempre fatto pensare allo sguardo di Satana, il male puro. Penso che si sia capito che io e la chiesa non andiamo molto d’accordo!

12) In “I Hate Cover Bands” la presa per il culo va ai gruppi cover. Perché li odiate così tanto (pure io non scherzo a tal proposito)?

Rob: E' veramente triste presentarsi pretendendo di rendere omaggio al rock mentre in realtà lo stai distruggendo, le tribute band ridicolizzano il rock rendendolo un fenomeno da baraccone in tutto e per tutto.
Dovrebbero essere i gruppi con delle idee a trovare così facilmente delle date, questi stronzi lo sanno, ma dello spirito che c'è dietro la musica che suonano se ne sbattono e sfruttano il lato capitalistico che la rovina. Mi piace pensare che sono come le persone che scopano ma non fanno mai l'amore, hanno perso.

13) Riguardo infine ad “Hypocrisy”, di che cosa trattate questa volta? Sbaglio o è il testo più serioso di tutto il lotto, almeno presumendolo dal titolo?

Rob: Questo testo è opera del nostro ex cantante che lo ha scritto pensando a una conoscenza comune, lasciamo perdere chi, il concetto che non ci riguarda resta l'ipocrisia.

14) Come avviene la composizione dei pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li compone principalmente e quale è stato il pezzo che più vi ha dato “rogne”?

Rob: In linea di massima io porto il pezzo intero in sala prove dove lo proviamo insieme, poi a seconda dei gusti di tutti possiamo lasciarlo com'è, come possiamo modificarlo e come possiamo tirarlo nel cesso eheh. Ma non è sempre così, ci sono anche dei momenti di cazzeggio, frammenti di pezzi e di idee che vengono fuori in momenti imprecisati che risolvono arrangiamenti incompleti...l'importante è che il risultato finale soddisfi tutti. Il pezzo che è stato modificato più volte è stato senza dubbio “Dead Pride”, del quale ne sono esistite addirittura più versioni.

15) Dove avete registrato le canzoni ed in quanto tempo? In questo caso, quale è il pezzo che vi ha fatto più impegnare?

Luca: Abbiamo registrato “Underground ‘N’ Roll” agli High Distortion Level Studios di Altedo, in provincia di Bologna. Il cd è stato mixato e masterizzato da Luca Gomedi, ingegnere del suono proprietario del suddetto studio. Raccomando a tutti questo studio, perché Luca, oltre che un grande amico, è una persona veramente capace nel suo lavoro, e sa capire subito il sound richiesto da una band. Comunque fortunatamente siamo molto veloci a registrare. Io ho registrato le mie parti in circa 8 ore, suddivise in tre giorni. Il basso è stato registrato il giorno successivo, e la chitarra in due sessioni suddivise in due giorni. Infine voce e cori sono stati registrati l’ultimo giorno. Quindi abbiamo registrato tutto in una settimana. Sul pezzo che ci ha fatto più impegnare non saprei cosa risponderti, visto che siamo andati in studio molto ben preparati e ogni pezzo è filato liscio senza particolari problemi. L’unico problema era il caldo, visto che abbiamo registrato a Luglio eheh!

16) A mio avviso, voi fate una musica non proprio facilmente classificabile, una mescolanza tra il punk, l’hardcore (sia di stampo vecchia scuola che nuova) ed il rock’n’roll con qualche inserimento più metal, non dimenticando ovviamente le vostre radici, quelle thrash insomma. E quindi siete decisamente molto fantasiosi, non avendo confini predefiniti, riversando questa cosa su tutto, voce compresa, e presentando inoltre una tecnica tremendamente notevole, nonostante certo vostro grezzume. Strutturalmente parlando seguite molto la forma-canzone, sfoderando quindi anche bei ritornelli agili, anche se ogni vostra canzone presenta una buona individualità, presentando, tra le altre, anche variazioni praticamente schizzate, che si risolvono nel giro di pochissimi secondi. La produzione invece mi sembra piuttosto pulita, con tutti gli strumenti al proprio posto messi bene in evidenza. Ora, mi sono dimenticato qualcosa di importante? Inoltre, quali sono le vostre influenze e da quali membri del gruppo partono? Quanto esse hanno pesato sulla stesura dell’album?

Luca: Sono molto felice di quello che hai notato ascoltando il nostro cd. E’ segno che l’hai ascoltato con attenzione ed hai capito molto bene quello che vuole comunicare. Confermo quindi quello che hai detto: il nostro obiettivo come autori è sempre stato quello di scrivere musica cattiva, potente, veloce e incazzata: ma allo stesso tempo divertente, varia e frizzante. Abbiamo cercato inoltre di inserire nel disco tutto quello che ci passava per la testa in fatto di influenze, senza porci assolutamente ogni tipo di limite. Ti ringrazio inoltre per i tuoi commenti positivi sulla nostra tecnica strumentale, fortunatamente nel tempo siamo cresciuti come musicisti ma anche come arrangiatori. Ovviamente in questo tutto gioca a favore dell’esperienza. Per la produzione dobbiamo rendere merito soprattutto a Luca Gomedi, che ha capito subito che suoni volevamo proporre e li ha esaltati al massimo. Le nostre influenze sono molteplici. Sia io che Rob che Ricca ascoltiamo ogni cosa, dal black metal al blues, dalla psichedelia al death metal. Ovviamente i generi musicali che più ci accomunano sono quelli che senti nel disco, ovvero il thrash, l’hardcore, il punk più marcio, il rock ‘n’ roll e lo stoner… Il nostro obiettivo è creare un tipo di musica che le racchiude tutte, ovviamente trasformandosi in un nostro genere personale e originale.

17) La canzone che ho più apprezzato di tutte è “Hypocrisy”, in quanto mi sembra come la più intensa, almeno da parte mia certo. Ma anche perché forse è la canzone maggiormente metallica del lotto, e come non scordare tra l’altro del brano fantasma quivi contenuto, dove fate il verso all’oi! (anche dal punto di vista vocale) cantando inoltre finalmente in italiano (testi assurdi come al solito). Adesso, siete d’accordo con le mie affermazioni? Se no, perché e quale pezzo preferite in particolare?

Luca: Non sei il primo che ha preferito “Hypocrisy” alle altre canzoni del disco. E’ una canzone nata volutamente così, anche perché il messaggio nel testo è piuttosto forte e quindi la canzone doveva essere di sicuro bella potente e incazzata. La traccia nascosta è un omaggio a un’associazione cinematografica livornese chiamata “Nido Del Cuculo”, famosissima per i suoi doppiaggi in dialetto livornese su spezzoni di film famosi. E’ stata anche realizzata per omaggiare la nostra toscanità eheh! Io sinceramente non ho pezzi preferiti nel disco, mi piacciono veramente tutti (altrimenti non ce li avrei messi eheheh). Posso solo dirti per me quali sono i pezzi che più mi divertono quando li suono dal vivo: sicuramente “Hypocrisy”, “Here We Go”, “Satan Porno Dog”, “Smash Metal Drink Beer” e “Desert”.

18) Per quanto riguarda invece il vostro principale punto di forza, personalmente ne ho ravvisati addirittura due, ossia la varietà e la fantasia che voi ponete in ogni pezzo, non facendo stancare l’ascoltatore più esigente, ed anche i testi, che fanno scompisciare tremendamente dalle risate e che vi fanno allontanare da moltissime altre formazioni. Siete d’accordo con quanto affermo? Se no, perché e quale è, o quali sono, secondo il vostro parere, i vostri principali punti di forza e perché?

Luca: Beh, mi ripeterò, ma ti ringrazio ancora per le tue belle parole. Di sicuro una qualsiasi persona che ascolta il nostro ultimo album può dire tutto tranne che non sia un album molto vario. E di questo ne vado molto fiero, visto che comporre un album vario e fantasioso era uno dei nostri principali obiettivi. Già con il nostro secondo disco “Alcoholic Invasion” abbiamo cominciato a lavorare su questo nostro pensiero. Finalmente con “Underground ‘N’ Roll” ci stiamo avvicinando parecchio, ma possiamo e dobbiamo fare molto di più! I testi sono volutamente divertenti, anche perché scrivendo in inglese è difficile parlare di cose serie o di argomentazioni profonde. Per cui abbiamo maggiormente puntato alla parte musicale e utilizzato i testi come riempimento, per la maggiore. Non è che siano completamente privi di senso, però sicuramente se li avessimo scritti in italiano il risultato sarebbe stato molto migliore. Fortunatamente posso dire che il problema sarà risolto, visto che abbiamo deciso di cominciare a scrivere ogni nostro testo in italiano. A breve torneremo in studio per registrare quattro pezzi nuovi con testi in italiano. E in quel caso testi e linee vocali avranno la stessa importanza della parte musicale. Un altro nostro punto di forza che ci attribuisco è il nostro totale impegno verso quello che facciamo, la nostra costanza, la nostra passione. E soprattutto la nostra voglia di andare avanti sempre e comunque, nonostante i periodi non proprio belli che abbiamo passato (e ti assicuro che sono stati tanti)!

19) Parliamo adesso del titolo dell’album. Perché avete scelto per “Underground’n’Roll”? Come fa l’Underground ad essere un fatto anche strettamente musicale (per esempio, i Gorgoroth sono mainstream ma suonano ancora adesso piuttosto sporchini)? Volete forse fare il verso al vostro precedente album “Thrash’n’War”? Ci sono state altre proposte per il titolo e perché, casomai, queste sono state scartate? Cosa volete trasmettere, comunque, con il titolo attuale?

Rob: Beh c'è un doppio senso, l'underground come "strato sociale" della band e l'underground come luogo del cadavere visto che ogni tanto il morto vivente torna come argomento trattato.
La scena underground merita di essere analizzata nei suoi flop, nelle sue contraddizioni, ma anche nelle belle cose che nasconde... Quindi let's roll!

20) Chi ha fatto la copertina e quale è il suo significato (se ce l’ha certo)? Perché siete immersi in un mare pieno di radioattività (con quel barile poi)? C’è per caso una denuncia, seppur implicita, contro l’atomica e tutto ciò che le ruota intorno? Non so voi, ma essa mi ricorda tremendamente quella di “And the Worst Is Yet to Come” degli Hyades. Avete subito qualche influenza in proposito o sbaglio? Inoltre, perché, nel titolo dell’album, solo la “E” di “Underground” è rovesciata? Non potevate fare una cosa simile con la “r”, la “n”…?

Luca: La copertina è stata realizzata da Denis Gualtieri (http://squartato.blogspot.com), che ha realizzato tra l’altro anche la copertina del nostro precedente album, “Alcoholic Invasion”. Denis è un’artista veramente eccezionale, che non ha nulla da invidiare a colleghi molto più blasonati del suo settore. Consiglio a tutti di rivolgersi a lui! La copertina non ha nessun tipo di significato, eravamo partiti inizialmente con una copertina che raffigurava noi mentre facevamo surf. Abbiamo quindi presentato l’idea a Denis, ma il genio che c’è in lui si è messo in moto ed ha stravolto completamente l’idea di partenza. Il risultato è quello che vedi. Ci sono però due particolari assolutamente voluti. Il primo è l’alieno a cui Ricca vuole rubare la bottiglia, che rimanda al nostro disco precedente. Secondo particolare è la scelta dei colori della copertina, il bianco del logo, il rosso del cielo e il verde del mare. Un omaggio alla nostra nazionalità. E’ vero che ricorda un po’ la copertina degli Hyades, però Denis non li conosceva per cui è stata una cosa puramente casuale! La “E” rovesciata non ha alcun tipo di significato eheh! Semplicemente il font che ho scelto per scrivere il titolo del cd aveva le “E” rovesciate di default ahahahah!

21) Vorrei parlare adesso di “Rotten Surf”. E’ una strumentale un po’ particolare, ricca di parti soliste da parte di Rob, ed il bello è che riuscite, almeno personalmente, a far immaginare sul serio il mare con relativo surfista. Ma quello che più mi incuriosisce è proprio il fatto che tale brano sia l’unico strumentale di tutto il lotto, fungendo tra l’altro da spartiacque tra le due parti dell’opera, visto e considerato che è stato messo proprio come ottava traccia. Sono giuste le mie osservazioni e secondo voi cosa rappresenta “Rotten Surf” rispetto agli altri pezzi? E come è nata questa strumentale?

Rob: Io mi diverto anche a comporre delle musiche che non necessariamente fanno comodo ai Devastator, e succede che qualche cazzeggio possa in qualche modo dare un tocco in più al disco, hai detto bene del surfista, infatti proprio perché essendo già pronta la copertina il pezzo non è stato difficile da collegare e inserire nel lavoro, abbiamo pensato: perché no?!

22) Parliamo ora di “I Hate Cover Bands”. Mi pare che quest’altro pezzo sia atmosfericamente molto lontano dagli altri, in quanto in esso percepisco tratti come disperati, mostrando forse in musica la condizione penosa concertistica di oggi in Italia, dominata spesso dai gruppi cover, inutili anche da parte mia. Siete d’accordo? Come è nato questo brano e che cosa rappresenta per voi?

Rob: Come ho spiegato prima il fenomeno delle cover è una vera e propria piaga per la musica tutta, un pezzo con questo titolo è per noi un modo di far presente la nostra posizione sperando che tutti i gruppi come noi si uniscano al coro. Magari se tutti i veri amanti della musica si schierassero apertamente quei buffoni ci penserebbero due volte prima di fare un tour europeo con i pezzi scritti da altri eheheh!

23) Questa in teoria è una domanda per Albe ma siccome tra le vostre fila non c’è più, lo chiedo a voi: siccome è un cantante tremendamente versatile, anche a livello di linee vocali, da quali cantanti è influenzato principalmente e quali ne sono i suoi preferiti?

Rob: Sinceramente non ti saprei dire le a quali cantanti si ispira esattamente, a me è sempre piaciuto il fatto che sapesse tirare fuori una voce aggressiva senza sfociare in banali growl o screaming che avrebbero banalizzato i pezzi, infatti il suo abbandono è stato un dispiacere tecnico oltre che umano.

24) Questa è una domanda un po’ provocatoria, ma perché utilizzate l’inglese? Non vi pare che sia un po’ troppo stra-abusato e/o commerciale? Inoltre, perché in “Here We Go” fate uso, seppur in momenti minuscoli, dell’italiano, e che il brano fantasma sia invece completamente cantato nella nostra lingua, anche perché, così facendo, gli stranieri non ci capiscono più un ciufolo?

Rob: "Here We Go" è una raccolta di frasi fatte tipiche del punk e affini, troviamo anche "um dos tres quatros" (non ricordo se si scrive così) perché urlato da Max Cavalera. La traccia fantasma è fantasma proprio perchè oggettivamente non c'entra niente col resto del disco! L'inglese è stato scelto semplicemente perché i gruppi che ci sono sempre piaciuti cantano in inglese ma ecco, proprio perché abbiamo cominciato ad apprezzare anche la musica italiana e soprattutto perché ci siamo rotti le palle di stare attenti alla grammatica e alla pronuncia di una lingua che non ci appartiene...Ecco che stiamo per registrare quattro pezzi in italiano che andranno a fare parte di un disco tutto in italiano!

25) Siete soddisfatti del lavoro raggiunto o dopo poco più di un anno rimpiangete qualcosa? Mi sembra questa una domanda scontata (visto il vostro MySpace riempito di diverse recensioni ed interviste), ma come stanno andando la critica ed il pubblico?

Luca: Sono molto soddisfatto di come siamo cresciuti a livello di popolarità dai nostri inizi a ora. Considerando il fatto che non ci siamo mai appoggiati né a nessuna agenzia promozionale né a nessuna booking, la nostra popolarità attuale, anche se sempre molto bassa rispetto agli standard ottimali, mi riempie di soddisfazione. La promozione l’ho sempre curata io in ogni sua forma, e Giulio mi ha dato una mano enorme in questo, aiutandomi in ogni modo possibile. Giulio è un nostro caro amico che ci aiuta a promuovere la nostra musica, a trovare contatti, a organizzare concerti; è in sostanza il quarto Devastator a tutti gli effetti. Finora le recensioni e le interviste promozionali per “Underground ‘N’ Roll” sono state parecchie, e devo dire tutte positive. Il disco alla gente sta piacendo molto, quindi cosa chiedere di più?

26) Spero di non essere indiscreto, ma come mai Albe se n’è andato dal gruppo, e tra l’altro proprio pochi mesi prima la pubblicazione di “Underground ‘n’ Roll”? Siete, comunque, ancora amici con lui?

Luca: Nessun problema! Albe ha lasciato i Devastator semplicemente perché voleva seguire altri progetti musicali. Infatti poco dopo essere uscito dal gruppo ha tirato su la sua band e infatti ora è pienamente contento del suo progetto. Inutile dire che la separazione è avvenuta nella maniera più amichevole possibile, siamo sempre ottimi amici e ci sentiamo molto spesso.

27) Parlatemi del nome che nel 2002 vi siete scelti. Perché proprio Devastator e da cosa è scaturita questa scelta? Altre proposte si sono state e casomai perché le avete scartate? Tra l’altro, urge osservare che Devastator è un nome piuttosto frequente in campo metal (Metal-Archives lo dimostra ampiamente).

Luca: Devastator è stato scelto perché innanzitutto volevamo creare una band devastante eheheh! Comunque l’origine di questo nome ha diverse fonti. E’ stato scelto per onore del mitico robottone dei Transformers costituito con gli escavatori, è stato scelto in onore dell’astronave ammiraglia di Darth Vader, protagonista di Guerre Stellari, chiamata appunto Devastator.

28) Per quanto riguarda il logo invece? Perché, tra l’altro, l’avete cambiato ultimamente? Quali considerazioni hanno portato a questo cambiamento e come è stato abbandonare il caro vecchio logo?

Luca: Ti comunico che siamo tornati ufficialmente al nostro caro vecchio logo. Prima dell’uscita di “Underground ‘N’ Roll” avevamo deciso di cambiarlo perché era un logo troppo metalloso. Poi con il passare del tempo il nuovo logo ha cominciato sempre di più a farmi schifo, quindi abbiamo deciso di cestinarlo e tornare al vecchio. Io ovviamente sono di parte, perché il vecchio logo lo disegnai io tipo una decina di anni fa, per cui ci sono affezionato eheh!

29) Come siete riusciti ad accasarvi presso la Teorema Edizioni Musicali?

Rob: Nel periodo in cui abitavamo a Bologna siamo diventati compagni di bevute di un collaboratore, quindi una cosa tira l'altra è naoa questo rapporto più per simpatia che per altro credo eheh!

30) Qualche gruppo della vostra etichetta da consigliare?

Rob: La Teorema tratta principalmente pop (bella stranezza! Nda Claustrofobia) italiano, sarà difficile che le sue band possano avere un pubblico comune con i Devastator, ma ti posso dire di aver apprezzato l'ultimo disco degli Esterina, band appunto della Teorema.

31) Considerando che suonate in centri sociali (e certamente non di destra) e che fate spalla, tra gli altri, con gruppi dalle tematiche libertarie come i thrashettoni milanesi Irreverence, politicamente la pensate in maniera simile a questi ultimi (anche perché nella foto da me pervenutami sulla cintura che porta Albe c’è una bella “A” anarchica)?

Luca: I Devastator sono sempre stati una band apolitica al cento per cento. Secondo me politica e musica non vanno mai e poi mai accostate, o almeno questo è il mio modestissimo parere. Abbiamo sempre suonato sempre e ovunque, ogni occasione è quella buona!

32) Per quale motivo nel vostro myspace figura la domanda: “Orgogliosi di essere Underground?”? E’ forse una sottile provocazione e, se sì, da cosa è determinata?

Luca: E’ una frase provocatoria al massimo! Il punto interrogativo sta a significare una cosa ben precisa. Siamo allo stesso tempo orgogliosi di essere underground perché primo ne facciamo parte, secondo perché come ti ho detto prima abbiamo sempre fatto tutto sulle nostre gambe senza aver mai stipendiato nessuna agenzia. Il punto interrogativo però sta a dire che in Italia essere underground è anche un handicap, visto che ogni band italiana underground come noi per emergere deve fare carte false. E le amatissime tribute bands di certo non ci aiutano. Per cui essere underground è certo motivo di orgoglio, ma in egual misura un forte freno per cercare di emergere.

33) Prima di militare nei Devastator (e relativi Violent Overture e Motrok) avete suonato in qualche altro gruppo e com’è andata l’esperienza? Avete pubblicato e/o registrato qualcosa in tal senso?

Luca: Ricca prima di entrare con noi ha inciso un album con una band metal progressive di Lucca, chiamata Speed Of Light. Inoltre io e Ricca abbiamo suonato per diverso tempo nei VXD, band hard rock, con cui abbiamo registrato un album e un promo.

34) Considerando la vostra natura sperimentale, verso quale pubblico preferite esibirvi?

Luca: Il nostro sogno sarebbe quello di diventare una band che mette tutti d’accordo, tipo i cari vecchi Motorhead. Infatti ai concerti dei Motorhead puoi trovare di tutto, dal metallaro più incallito al punkettone più marcio. Fortunatamente siamo soddisfatti ugualmente, visto che piacciamo a chi ascolta metal e a chi ascolta punk-hardcore. Comunque preferiamo esibirci davanti a chi è disposto ad ascoltarci e a fare casino sotto il palco!

35) Com’è un vostro concerto-tipo?

Rob: Pochi fronzoli, noi saliamo sul palco e spariamo tutti i pezzi meglio che possiamo e quando le circostanze ce lo permettono distribuiamo lattine di birra durante l'immancabile ultimo pezzo "Alcoholic Invasion", niente travestimenti o buffonate di alcun genere, semplice e veloce come piace a noi.
36) Parlatemi dei video che avete fatto per "Cemetery Beach" e "No Scout? Yes, Party!". Com'è andata l'esperienza e perché avete scelto proprio queste due canzoni per fare il video? Ma che c'entrano quelle immagini di violenza con il titolo del secondo pezzo? E perchè non figura Albe?

Luca: Il video di “Cemetery Beach” è stato realizzato da un nostro amico di Bologna. E’ un video molto semplice e molto ironico, volevamo realizzare qualcosa che facesse divertire chi lo guardava. E secondo quel che mi dice la gente ci siamo riusciti alla grande! Il video di “No Scout? Yes, Party!” invece è stato girato e montato da Rob. Abbiamo scelto queste due canzoni perché a nostro avviso “Cemetery Beach” resta la canzone più orecchiabile di tutto il disco, mentre “No Scout? Yes, Party!” è secondo noi quella più incazzata, sia musicalmente che come testi, quindi abbiamo scelto due pezzi contrastanti! Proprio perché esprime incazzatura e violenza abbiamo deciso di aggiungere quelle immagini nel video. Albe non figura semplicemente perché al momento della realizzazione del video aveva già lasciato i Devastator…

37) Come vi rapportate con il fenomeno del peer 2 peer e, di conseguenza, con il formato MP3?

Luca: Ci rapportiamo direttamente in prima persona, visto che se cerchi il nostro ultimo disco su Emule lo puoi già trovare, e così pure se cerchi l’album su Google vedrai che ci sono un sacco di portali in giro per il mondo dove è possibile scaricarlo eheh! Ovviamente non siamo stati noi a spacciarlo così in rete, sicuramente qualche fan l’ha preso e messo online. Siamo assolutamente d’accordo, tanto di musica non viviamo di certo, quindi se tutti lo scaricano fa lo stesso, l’importante è che il disco giri. Preferisco mille dowload che 100 dischi venduti, sinceramente! Tutto è ottimo per far girare il nome!

38) Che ne pensate della vostra scena Punk-Hardcore-Metal, ossia quella toscana (anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via)?

Luca: In Toscana ci sono un sacco di gruppi validissimi, in campo metal i migliori sono i Subhuman, a mio parere. A Lucca c’è pure una band chiamata Acid Brains, che esiste da circa quindici anni e che ha già sei album al suo attivo. Anche loro sono molto validi, tra le migliori band alternative rock nell’underground italiano. In Toscana i locali ci sono e pure molto belli, fatto sta che per la maggiore prediligono le tribute bands. Cazzo sto sempre a parlare di loro eh?

39) E di quella italiana più in generale invece?

Luca: La scena italiana è ricca di gruppi con le palle. Mi sento di nominare Hyades, Subhuman, Irreverence, Kernel, Hellstorm, Carlos Dunga, Tarchon Fist, National Suicide, Planar Evil ecc…Tutta gente con le palle che suona da anni la propria musica con dedizione e passione. Se solo ci fosse qualcuno che ci scommettesse sopra cambierebbero molte cose nel nostro caro paese.

40) Quali gruppi o artisti state ascoltando in questi ultimi tempi e quali ne sono i vostri preferiti (non solo Metal)? Ritornando invece al Metal, per chi andate pazzi e quali sono i generi che meglio ascoltate con piacere?

Rob: Parlo per me: per quanto riguarda il metal niente mi esalta come i Sepultura. Adoro poi gli Offspring perchè ci sono cresciuto quindi sarò sempre di parte, non stimerò mai nessuno come stimo i Motorhead, ma il gruppo che mi ha fatto più venire la pelle d'oca restano i Kyuss. Qui mi fermo sennò dovrei elencarne veramente troppi!

41) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? A quando un altro vostro disco?

Rob: Nel 2011 speriamo di festeggiare il nostro decennale presentando il nostro quarto disco, il primo in italiano.

Luca: Stiamo finendo di registrare un nuovo Lp di quattro pezzi inediti, tutti in italiano e veramente cattivi e veloci, quindi aspettate nuove notizie!

42) Finalmente siamo al termine ragazzi! Spero che io non vi abbia rotto i cosiddetti? Vi è piaciuta questa intervista? Volete mandare un ultimo messaggio ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”?

Grazie mille per questa bellissima intervista! Mi sono molto divertito a rispondere alle domande! Grazie mille a te per averla resa possibile. Invito tutti i lettori a visitare la nostra pagina myspace www.myspace.com/devastatorcrew per ascoltare i pezzi tratti dal nostro ultimo lavoro! Ogni commento è ben accetto! Alla prossima!!!

Tuesday, November 10, 2009

Devastator - "Underground 'n' Roll" (2009)


DEVASTATOR
“UNDERGROUND ‘N’ ROLL” (2009)

Anno di grazia 2006, nel numero di Ottobre di Rock Hard è recensito, tra gli altri, nella rubrica dei giovani gruppi italiani, anche il demo “Thrash ‘n’ War” (pubblicato però un anno prima), che viene subito definito come una buona opera inneggiante al thrash metal tedesco anni ’80 più battagliero. E fu proprio in quell’occasione che io sentii per la prima volta parlare dei Devastator. E da lì, questi baldi giovanotti lucchesi ne hanno fatta di strada, come anche una musica decisamente riconoscibile e personale, seppur allontanandosi, e di molto, dalle radici musicali primigenie, sviluppandosi quindi entro binari di certo non facilmente classificabili, sfuggendo così ad ogni definizione comoda e facile. Infatti, inizialmente ero un po’ indeciso se contattare o meno il gruppo, ma da alcune canzoni che avevo sentito sul suo space mi è parso che esso suonasse thrashcore….santa illusione! Quindi, eccovi, mie cari lettrici e miei cari lettori, la prima formazione non propriamente metal che solca le pagine di “Timpani Allo Spiedo”.
“Underground ‘n’ Roll” è il terzo album dei Devastator (nati dalla fusione nel 2002 di due gruppi di estrazione punk-hc – ossia i Violent Overture ed i Motrok – ed attualmente costituiti da Rob, voce e chitarre, Ricca, basso, e Luca, batteria e cori. Importante segnalare che Rob e Luca sono, come dire, i due vecchi del terzetto, nel senso che sono praticamente i fondatori del gruppo stesso), pubblicato presso la Teorema Edizioni Musicali nei primissimi mesi del 2009, anche se era pronto da un bel pezzo, ossia dal Giugno del 2008, insomma quando nella formazione militava ancora Albe e, non a caso, è proprio sua la voce che si sente in quest’album. Quest’ultimo consiste della bellezza di 15 pezzi particolarmente brevi, e tutto si risolve nell’arco di mezz’ora, sfoggiando una musica che è una mescolanza, spesso scanzonata ed allegra, tra il rock’n’roll, il punk, l’hardcore ed una dose, seppur a mio avviso non molto presente, di metal, non disdegnando ovviamente neanche qualche efficace puntatina nel thrash metal. Il tutto viene proposto con una tecnica decisamente notevole su tutti i livelli (voce compresa), non perdendo mai, secondo me, in incisività, trascinando così l’ascoltatore, almeno personalmente, in continuazione e senza pietà, anche tirando fuori addirittura qualche atmosfera diversa dal solito, che per il mio parere non si può proprio definire come goliardica. Strutturalmente parlando, i Devastator sono molto attenti alla forma-canzone, pur non a farsene imprigionare, ed infatti spesso e volentieri loro sono molto imprevedibili, facendo, per esempio, un assolo quando capita, pure prima di ripetere uno dei temi principali di un dato brano (il discorso assoli lo approfondirò approfonditamente più avanti). L’importante è tenere bene in mente che ogni pezzo ha almeno 2-3 soluzioni dominanti rispetto alle altre, presentando comunque una struttura propria, almeno di solito. Per non parlare, invece, della produzione, che per quanto mi riguarda è ottima, non seppellendo quindi nessuno strumento da un altro, conferendo ad ognuno di esso il posto che giustamente gli spetta, e permettendo in tal modo all’ascoltatore più esigente di assaporare qualsiasi passaggio. In questo caso, comunque, si devono avvisare i tradizionalisti perché qui la produzione, nonostante certo grezzume dato dalla musica, si presenta molto pulita.
Ma adesso via, e parliamo dei testi. I Devastator, a proposito, si avvicinano, a mio avviso, a certa provocazione caratteristica del punk, a mio avviso un po’ simile a quella che caratterizza formazioni hc come Big Boys, Dicks oppure i Circle Jerks (in fin dei conti, come si può vedere nella foto da me pervenutami, Albe era del gruppo il più punk di tutti, con indosso tra l’altro la maglietta dei Nabat, non so se rendo l’idea), se si considerano titoli come “Smash Metal Drink Beer”, “Satan Porno Dog” (che sembra la presa per il culo dello pseudo-satanismo tanto presente nel Metal da minimo 20 anni) oppure “No Scout? Yes, Party!” (chissà come si rispondeva se la domanda era “Yes Scout?”?). C’è pure una specie di manifesto, rappresentato dal pezzo che dà il titolo all’opera stessa, come anche canzoni probabilmente dai toni più seriosi come “I Hate Cover Bands” (fuoco ai gruppi cover YAHOOOO!!!!!) od “Hypocrisy”.
Interessante, secondo me, è anche la copertina, che personalmente ricorda molto quella dell’album “And the Worst Is Yet to Come” degli italianissimi Hyades, con quel gusto un po’ surreale, thrashy ed anche leggermente provocatorio che fa scherno addirittura del problema della radioattività, e non si scordi che nella copertina di “Underground ‘n’ Roll” ci sono tutti e 4 i Devastator, che mi fanno scompisciare dal ridere dato che fanno cose tremendamente assurde (soprattutto quello che vuole prendere una bottiglia di birra da una specie di alieno inghiottito da una piovra!).
Ora, nell’analisi dei vari strumenti parto, come al solito, da Albe. Devo dire che è uno dei cantanti più versatili che io abbia mai sentito, dato che lui non si ferma soltanto ad una voce ruvida tendenzialmente di marca thrashcore (che raggiunge, a mio avviso, un’intensità maggiore nei brani più veloci come “Underground ‘n’ Roll”), ma va pure oltre, sciorinando magari un leggero grugnito death metal (come in un momento di “Desert”, e, anche se qui solo accennato, nella stessa “Underground ‘n’ Roll”), vocalizzi addirittura più di stampo oi! (“Hypocrisy”), come urla isteriche (sempre in “Hypocrisy”, dove tra l’altro sono presenti anche delle risate) od ancora voci “frocieggianti (“Cemetery Beach”), e per non dimenticare poi del parlato e delle urla vomitate presenti in “Here We Go”, oppure di quella voce punk melodica che si sente in “My Sweet Cardinal”. Ricordo però che questa lista rappresenta soltanto una sintesi, figuriamoci poi per quanto riguarda le linee vocali, a mio avviso maggiormente fantasiose. E qua il lavoro diventa decisamente più raffinato, meno grezzo insomma, costruendo così linee, da parte mia, intense, incisive come se ne sentono poche in giro. In ogni pezzo, quindi, state pur sicuri che ci sono linee vocali estremamente diverse l’una dall’altra, e, considerando che qualitativamente, per me, esse sono tutte indiscutibili, credo che sia un po’ inutile citare un brano rispetto ad un altro. Argomento chitarre. Come chitarrista c’è solo Rob, ma grazie alla potenza del suono mi sembrerebbe che ce ne siano almeno 2, e scusate se è poco. Pure qui la varietà e la fantasia regnano sovrane. A titolo di esempi, si fa ampio uso di riffs punk-hardcore, che siano un po’ allegri (“Sambafukka Orchestra” è esemplificativa a tal proposito), più incazzati del solito (“Here We Go” oppure “Underground ‘n’ Roll” dove i toni si fanno quasi epici e battaglieri, un po’ come nei padovani ormai sciolti Milizia HC), sapendo essere talvolta anche più cupi del previsto (ed ecco affacciarsi “No Scout? Yes, Party”); un altro tipo di soluzioni frequentemente adottate sono quelle di marca rock’n’roll, e devo dire tra l’altro che esse mi prendono veramente tanto, pure per via di tempi spesso tremendamente groovy (come non citare, in questo caso, la spaventosa “Satan Porno Dog” o “Smash Metal Drink Beer”?), regalando così al tutto maggiore dinamicità; invece, in un brano come “My Sweet Cardinal” le chitarre mi pare intonino, tra gli altri, anche riffs più propriamente punk in senso melodico (un po’ come la voce insomma); altre soluzioni chitarristiche degne di menzione sono alcune della breve (poco più di 50 secondi) “Rotten Surf”, che presenta qualche passaggio leggermente più contorto del solito, che però può essere pure modificato in assoli brevi (di cui parlerò tra poco); in “I Hate Cover Bands”, inoltre, le chitarre si fanno disperate (almeno questa è la mia interpretazione), ed è qui che, dicevo, i Devastator si allontanano decisamente dalle loro classiche atmosfere (oltre ovviamente quelle più incazzate e selvagge, frequenti invero in misura maggiore); di metal vero e proprio, invece, secondo me, c’è veramente poco, ma comunque sono degne di menzione il momento thrash metal su tempi medi, piuttosto minuscolo, di “Desert”, il riff vagamente thrash veloce di “A Very Famous Corpse”, come le schitarrate rocciose di “Underground ’n’ Roll”, oppure ancora il thrashcore di “Hypocrisy”, che è forse il brano più metal di tutto il lotto. Ma tutto questo ai Devastator non basta, visto e considerato che riempiono la maggiorparte dei loro pezzi (eccetto in “Here We Go”, “Desert”, “A Very Famous Corpse” e “Underground ‘n’ Roll”) di qualche ottimo assolo, che denota, se mai che ne fosse stato ancora bisogno, l’ottimo stato di salute in fatto di tecnica di Rob. Gli assoli fantasiosi, pieni di note (ma senza farli pesare, almeno personalmente), a volte possono citare il rock’n’roll (come in “Satan Porno Dog”), ed anche il metal ha la sua parte, seppur piuttosto piccola (“Hypocrisy”). Qualche pezzo può avere anche più di un assolo (come i 3 solismi di “My Sweet Cardinal”), pure abbastanza breve (“Rotten Surf”). Inoltre, un’altra considerazione importante da fare è che gli assoli possono essere praticamente in ogni punto di un pezzo, in maniera non prevedibile quindi, e, tra l’altro, in “I Hate Cover Bands” il solismo viene addirittura doppiato da un’altra chitarra. Oltre agli assoli, ci sono anche riffs sovrapposti alla chitarra ritmica, e bisogna dire che essi occupano uno spazio decisamente importante (ma non proprio frequente) della musica del gruppo, e credo che gli ottimi esempi di “A Very Famous Corpse” e di “My Sweet Cardinal” bastino per far capire che culo si sono fatti i Devastator per tutti gli arrangiamenti di chitarra (ma non solo, come già si è notato). Ora passiamo al basso. Il lavoro di Ricca si dimostra molto abile e capace di dare profondità, soprattutto in canzoni quali “Metal J.Fox”, e tra l’altro lui è artefice di linee a mio avviso superlative come nella favolosa e birraiola “Smash Metal Drink Beer”. Che dire invece della batteria? Prima di tutto, il suono scelto mi piace tantissimo, molto potente, un po’ simile a quello dei Milizia HC del secondo album “L’Inferno dell’Uguaglianza”. Incisivo come una bomba atomica (lascia tracce non proprio facili da rimarginare), Luca presenta uno stile molto fantasioso, spesso lineare certo (ma anche no, come può dimostrare invero “My Sweet Cardinal”), oltre ad essere piuttosto tecnico. Non si raggiungono però mai velocità in blast-beats ma quando c’è da pestare sul serio Luca non si lascia certamente pregare (“Hypocrisy” probabilmente vince su tutti da tal punto di vista) grazie ad una violenza pazzesca e tonante. Qualche volta il nostro fa uso anche della doppia cassa (come in “Smash Metal Drink Beer”) esternando, in questo modo, ulteriori aspetti per conservare la natura metallica con cui la formazione toscana è partita. Insomma, inutile soffermarsi più in là perché io rimango veramente senza parole di fronte a simile gusto artistico.
Dopo tanto aspettare, è finalmente giunto il momento di sapere quale è, per il mio personale parere certo, il pezzo che più mi esalta di tutto l’album. E questo è “Hypocrisy”, che praticamente è il brano più lungo di tutti, anche se un po’….”diviso” (spiegherò tra poco che cosa ciò significhi), oltre ad essere, secondo me, quello maggiormente thrashcore rispetto agli altri, mostrando tra l’altro un riffing cupo (tanto da tirar fuori anche un riff quasi death) e tremendamente incazzato, addirittura, a mio avviso, in misura maggiore che in “Underground’n’Roll”, seppur in un certo momento quest’atmosfera venga ridicolizzata da un “beeeeh” “pecoraro” da presa per i fondelli. Ridicolizzazione che viene portata completamente a compimento grazie al pezzo-fantasma, che dura poco più di un minuto e che parte con un bellissimo “Oi! Oi!” di Albe, dopo circa 20 secondi la fine del brano ufficiale. E qua c’è veramente di che ridere, considerando soprattutto che per un non-anglofono (come me) sia piuttosto facile capire alcune parole del testo, dato che si mettono in ballo il Tonno Rio Mare (“Ma per cosa cazzo mi hai preso? Per una scatoletta di Tonno Rio Mare?”), come l’eroe di mille casalinghe, quel caro vecchio skin (non a caso…) di Mastro Lindo, il tutto accompagnato da un hardcore devastante al fulmicotone….ancora mi scompiscio dalle risate ahahah!!! Sentire per credere!
Ma ci sono altri due brani, a mio avviso, particolarmente interessanti e degnissimi di menzione, e così inizio da “Rotten Surf”. Questo è praticamente uno strumentale che dura poco più di 50 secondi, in cui il gruppo è capace, in certi momenti, di far immaginare sul serio, almeno personalmente, il mare con relativo (e putrido) surfista, e questo grazie allo strabiliante uno-due di Luca ed anche specialmente ad un riff quasi marittimo. Non ho scritto, inoltre, il termine “putrido” soltanto perché il titolo recita in questo modo, ma soprattutto perché nel pezzo sono presenti delle parti un po’ contorte, specialmente da parte del chitarrista, che qui esalta il suo ruolo di fine solista, attraverso degli abili assoletti. Parti contorte che, nonostante la melodia, per niente cupa, di fondo, dona al brano una patina non proprio rassicurante, almeno secondo me certo. Da segnalare, tra l’altro, che praticamente alla fine si fa viva una seconda chitarra che si esprime attraverso un suono che oserei dire essere liquido, contribuendo così ad aumentare il senso marittimo di “Rotten Surf”. Ma una cosa che mi incuriosisce non poco è il fatto che questa strumentale sia stata messa come ottava traccia, come fungendo da spartiacque tra le due parti che dividono l’opera, quasi per dire che la natura in fondo “cattiva” di “Rotten Surf” precedi una parte dell’album maggiormente incazzata e “buia”…ed in effetti ciò mi sembra che si confermi se si prendono in considerazione i brani più “neri” di tutto il lotto, che sono, nell’ordine: “Underground ’n’ Roll”, “I Hate Cover Bands” ed “Hypocrisy”.
Ed è proprio della seconda canzone sopraccitata che ora parliamo. Questo perché, dal punto di vista strettamente atmosferico, è un brano praticamente unico nell’insieme dell’album, visto e considerato che presenta, a mio avviso, tratti decisamente disperati, andando così di pari passo con il titolo, dando così l’impressione che il gruppo sia veramente stanco dell’attuale situazione concertistica italiana dominata soprattutto dai gruppi cover, inutile anche da parte mia, anche se poi tale disperazione si sposa con le classiche sonorità scanzonate dei Devastator, proponendo quindi un matrimonio paradossale ma che, secondo me, funziona alla grande.
Per quanto riguarda il principale punto di forza, invece, devo dire che il gruppo ne ha, per il mio parere, molti ma penso che piuttosto importanti siano la varietà e la fantasia, aspetti che tengono sempre in visibilio l’ascoltatore più esigente oltre a presentare ovviamente una capacità camaleontica che ha dell’ammirevole, qualche volta interpretando in maniera originale un dato stile, e per non dimenticare i testi scherzosi e surreali, altra, a mio avviso, grandiosa forza dei Devastator.
Che dire ora se non le solite cose già scritte in tutto questa rece chilometrica? Difetti non ne ho trovati, anche se forse, secondo me, si poteva fare qualcosa di meglio per canzoni quali “Satan Porno Dog” e “My Sweet Cardinal” in fase conclusiva ma probabilmente chiedo troppo. Ammirevole il senso strategico del gruppo per quanto concerne l’ordine dei pezzi, partendo dalla pazzerella intro “Sambafukka Orchestra”, in cui Albe presenta l’album, allo strumentale-spartiacque “Rotten Surf”, per finire con il brano-fantasma, una sorta di saluto che finisce con un “Buongiorno, benvenuti a…” e le ultime parole non le ho ben capite! A mio avviso, i Devastator possiedono uno stile piuttosto personale e coraggioso, una specie di Plakkaggio HC solo allegri anche in musica, e con il terzo album i nostri hanno dimostrato che si può fare qualcosa di diverso dal solito pure in questi ultimi tempi. Ed intanto la Toscana esulta! 3 gruppi toscani (gli altri sono i pisani Subhuman ed i livornesi Profanal) pubblicizzati su questa rivista, 3 promozioni di alto livello, soprattutto da parte di questi ultimi arrivati.

Voto: 90

Claustrofobia

P.S. Faccio notare, come ultima cosa, che quest'album mi è stato mandato da Luca per posta classica. La bella cosa è che la prima volta che ho visto la confezione promozionale l'ho presa per un vinile! Un'ottima confezione tra l'altro, dove è presente anche una bella e dettagliata biografia del gruppo.

Tracklist:

1 – Sambafukka Orchestra/ 2 – Here We Go/ 3 – Satan Porno Dog/ 4 – Cemetery Beach/ 5 – No Scout? Yes, Party!/ 6 – Desert/ 7 – Dead Pride/ 8 – Rotten Surf/ 9 – A Very Famous Corpse/ 10 – Underground ‘n’ Roll/ 11 – Smash Metal Drink Beer/ 12 – My Sweet Cardinal/ 13 – I Hate Cover Bands/ 14 – Metal J.Fox/ 15 – Hypocrisy

MySpace:

http://www.myspace.com/devastatorcrew

Sito ufficiale:

Friday, November 6, 2009

Intervista ai Male Misandria


(Avreste mai immaginato che
i Male Misandria fossero così
...."normali"? Comunque, da
sinistra verso destra: S.P.,
Dario e M.M.)

Una curiosità: la seguente intervista è stata la primissima della storia della rivista in cui addirittura poco più di 10 punti non hanno conosciuto risposta. In teoria infatti doveva essere la più lunga che io avessi mai fatto (54 punti) ma poi essi sono diventati 13 in meno. E' comunque difficile superare il record dell'intervista dei Veil, che furono così (e giustamente) logorroici che le pagine da leggere sono addirittura 16....il tutto con "soli" 36 punti!

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1) Prima di cominciare, vorrei farvi i miei più enormi complimentoni per aver dato ai posteri un demo che è un autentica bomba provocatoria, rumorista e coraggiosa nel proporre delle sonorità così originali.

Dario, voce e chitarra - Grazie mille per i complimenti e a te per l'intervista e il tempo dedicatoci!
2) Presentate, con una breve biografia, i Male Misandria ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”.

Allora l'idea di formare i Male Misandria mi venne verso il 2007 quando avevamo tutti circa 16-17 anni e suonavo con un gruppo thrash/black (Esequie). Inizialmente volevo fosse una one-man band, ma poi, dopo aver realizzato "Übermensch", ho preferito chiamare Magris alla batteria, anche lui già impegnato in un progetto thrash metal (Athwart) e Puja al basso nell'estate 2008. Con questa formazione incidemmo "Volizione" nel Novembre 2008.

3) Di cosa parlate nei testi? Chi è, o chi sono i loro principali artefici? E da chi siete influenzati, anche dal punto di vista puramente formale, per farli?

Ci viene difficile spiegare gli argomenti trattati, essendo molto vari. Comunque i testi sono scritti un po' da tutti e tre (“Volizione” però ha praticamente solo testi miei eccetto uno di Magris). Non ci riteniamo influenzati da nessuno nel comporli anche perchè come puoi vedere sono tutti molto differenti.

4) C’è qualche motivo per il quale preferite parlare di tematiche simili invece di trattare i classici temi ormai tanto famosi sia del grind (il gore per esempio) o del black metal (anticristianesimo…)?

Il motivo è che noi scriveremmo di questi argomenti anche se facessimo un altro genere musicale, perchè è ciò che ci interessa esprimere, il nostro obbiettivo non è suonare grindcore o black metal, ma di comporre quello che istintivamente ci rappresenta. Se fossi intonato ci avreste già visti a TRL.

5) Sbaglio a dire che non solo dai versi ma anche dallo stesso linguaggio, bizzarro, tremendamente oscuro e, secondo me, efficace, che utilizzate si nasconde in voi un indole decisamente e spietatamente misantropa? Se sì, cos’è per voi la misantropia? E’ la vera ed autentica filantropia, considerando che, almeno in taluni casi, si odia l’umanità in modo costruttivo in quanto si pensa ad un futuro migliore per lei? Comunque, perché avete scelto di utilizzare un così difficile linguaggio?

I testi contenuti in "Volizione" sono stati scritti in diversi momenti in cui sentivamo di esprimere concetti differenti. Le liriche composte e utilizzate per comporre le tracce non vogliono essere incentrate nella misantropia. Personalmente, e penso di poter parlare anche per gli altri membri del gruppo, non ci riteniamo misantropi (come non detto. Nda Claustrofobia).Il linguaggio, come hai detto te "difficile", non è stata una scelta "a tavolino" ma è stata una via naturale per incentrare al meglio il soggetto dei nostri versi.

6) Adesso vorrei parlare dei testi più da vicino, partendo da “Enkel”. Sinceramente, io non riesco ad associare il titolo della traccia con ciò che dice la voce. Non è, comunque, che la parola enkel l’avete presa dall’afrikaans? Se sì, che c’entra la caviglia (appunto, enkel in afrikaans) con il testo?

Enkel significa singolo in olandese... il nostro bassista ha origini olandesi quindi ci ha tradotto in un termine più figo di singolo lo stesso concetto.

7) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li ha composti principalmente? Quale è il pezzo con cui più avete, come dire, “litigato”? Ci sono state un po’ di “scazzottate” in fase di composizione?

Solitamente la base della canzone la compongo io a casa, poi ci si ritrova tutti assieme per decidere se modificare, aggiungere o toglierci qualcosa. Dirti precisamente quanto è durata la stesura dei brani è complicato, anche perchè alcuni non sono stati inseriti in "Volizione", ma faranno parte di future uscite..magari split. Alcuni brani sono stati completati in 2, 3 giorni (es. “Siamesic Stirner”), altri fatti in 10 minuti d'orologio (“Sole”, “Comunicazione”). Comunque i miei periodi di alta creatività sono seguiti da periodi di scazzo totale, quindi usualmente ci troviamo ad editare 3 brani alla volta.
Non abbiamo mai litigato per nessun pezzo, fortunatamente ci piace lo stesso stile di cose e a parte qualche episodio di contrasti in finezze, non abbiamo mai avuto da ridire.

8) Dove avete registrato i pezzi ed in quanto tempo? L’esperienza come è stata? In questo caso, invece, quale è stato il brano più “palloso”?

Abbiamo registrato e missato i pezzi in circa una settimana e mezza, registrati nella sala prove di un nostro caro amico, Kast (Muy temible) che voglio ringraziare per la professionalità e per il prezzo irrisorio che abbiamo pagato per registrare l'e.p. (soli 80 €). Nessun brano è stato realmente palloso.. nessuno dura più di 2 minuti e mezzo quindi si può dire che non ci siamo neanche resi conto di registrarli.

9) A mio avviso, la vostra musica è decisamente interessante dato che non solo tirate fuori una combinazione selvaggia e schizzata tra il black metal ed il grindcore (caratteristica già piuttosto rara), ma stuprate letteralmente i timpani dell’ascoltatore attraverso dei rumorismi che dire devastanti è un crudelissimo eufemismo. Inoltre, personalmente ho ravvisato sonorità mathcore (“Comunicazione”), influenze provenienti dal death metal melodico (“Dio”), come pure incursioni in un thrash metal violentissimo (l’inizio di “Dio”) ed anche nel doom (ancora “Dio” ma anche l’inizio di “Siamesic Stirner”) e forse c’è anche qualcosa di metalcore, o qualcosa di simile, nella canzone appena citata. I brani più grind (per riff ed impatto sonico), comunque, mi sembrano “Comunicazione”, “Noosphere” e la monolitica “Natural Death”. Strutturalmente parlando siete anche qui pazzescamente vari, passando così dalla più completa libertà di “Comunicazione” in cui le differenti e brevissime soluzioni (veramente tante) si concentrano in 28 secondi, alla più classica, ed a mio avviso, “metallica” “Siamesic Stirner”…ma non solo. I vostri brani di solito si concentrano in tempi ultra-sparati e, nonostante questo, dimostrate una tecnica sbalorditiva, senza errori e sbavature (almeno a quanto sento io) coniugando perfettamente tecnicismo, rumorismo e potenza, un po’ come nelle formazioni di estrazione mathcore. Insomma, per me fate del rumorismo un’arte. Mi sono comunque dimenticato di qualcosa? Quali sono le vostre influenze (credo che siano piuttosto innumerevoli) e da quali membri del gruppo partono? Come definite la vostra difficile musica? Siete stati influenzati, tra gli altri, dai Black Witchery?

Grazie mille per le parole usate! L' E.P. è stato registrato quasi interamente in presa diretta quindi sono contento che non ci siano sbavature o erroracci. Non saprei come definire lo stile dei Male Misandria se non singolare e priva di limitazioni. Di influenze sul serio ce ne sono tante e disparate.. ascoltiamo tutta la musica senza nessuna sorta di pregiudizio e cerchiamo di compattarla, preferirei evitare di fare la lista dei gruppi che più ci hanno colpiti. Sinceramente i Black Witchery non sono uno dei miei gruppi prediletti, anche se mi piace ascoltare gruppi simili come Revenge e Archgoat.

10) Per quanto mi riguarda, il pezzo che più ho apprezzato è “Dio”. Intensissima è dire poco, assurda, schizzata e malata come poche, è caos, ma controllato, sembra che, soprattutto con tale brano, vogliate allontanare i potenziali ascoltatori, un po’ come faceva Nietzsche con i suoi scritti, brevi e sfuggenti. Il bello è che “Dio” è composto da tante soluzioni concentrate in un minutaggio così esiguo. Spaventoso! Ora, siete d’accordo con le mie affermazioni? Se no, quale è per voi il pezzo che più apprezzate di “Volizione” e perché? Come è nato, comunque, il brano e come riuscite (domanda forse idiota) a non perdere la testa con così tante variazioni folli? Ed esso cosa rappresenta per voi?

In realtà la canzone del disco che ci piace di più è "Sole". E' nata in 10 minuti e ha in qualche modo il testo più generico ed esaltante.

11) Vabbè, mi sembra scontato dirlo, ma per me il vostro principale punto di forza è proprio l’intensità, il rumorismo che sputate fuori con una rabbia ed un odio non comuni. Veramente pauroso e coinvolgente. Siete d’accordo? Se no, quale è secondo voi il vostro principale punto di forza (che, comunque, a mio avviso, ne avete tantissimi) e perché?

Secondo me il nostro principale punto di forza è appunto l'assolutezza, il non fare quello che facciamo secondo uno schema predefinito o seguendo un nostro schema, ma facendo cioè che ci piace nel modo più naturale possibile, così da essere caratterizzato dalla nostra natura senza sforzi. Comunque condivido anche ciò che dici tu, sostituirei solo "Odio" con "Amore" (bella stranezza! Nda Claustrofobia).

12) Ora vorrei parlare di un po’ di brani, partendo da “Enkel”. Mi sembra piuttosto scontato osservare che essa sia veramente disturbante, con quel rumore principale che pare ferraglia ultra-distorta. Insieme a questo, è presente un suono, e poi se ne fanno vivi altri due, tutti elettronici (o sbaglio?) che, attraverso le loro note non sincronizzate, generano una sensazione di autentico caos. Alla fine, inoltre si erge una voce che dice per 4 volte sempre le stesse provocatorie parole, e quando proclama per l’ultima e definitiva volta “io sono l’Illuminato” tutti i rumori, di botto, finiscono. Questo è, per me, il climax, che risalta anche il massacro subito successivo di “Dio”. Quindi, come è nata “Enkel” e quale significato le date? Cos’è esattamente il rumore principale? Inoltre, quella voce l’avete presa da qualche film? Se sì, quale? Ma avete fatto caso che “Enkel” è il secondo pezzo più lungo di tutto il lotto? Curioso, mi sto chiedendo il perché da un po’ di tempo, anche perché non ha niente degli strumenti classici che usate nel resto del demo. E perché, considerando che praticamente è un intro, non l’avete chiamata piuttosto in quest’ultimo modo?

Allora innanzitutto la voce che senti è tratta da "Fight Club" (è ora che io me lo veda allora. Nda Claustrofobia) e la canzone è stata fatta interamente con un programma per musica elettronica, distorcendo ed effettando suoni sintetizzati.Ottima domanda a proposito del nome: si chiama “Enkel” e non “Intro” proprio perchè non è un'introduzione al cd, ma bensì una canzone a sè stante, fatta con strumenti diversi rispetto alle altre canzoni del E.P.

13) “Dio” io penso che sia una delle canzoni più varie dal punto di vista delle influenze proposte, dato che, a mio avviso, parte un po’ thrash, per poi divenire black. Successivamente sembra facciate il verso al death melodico, ma poco dopo il massacro si fa più intensamente e decisamente grind, per finire in bellezza con un incubo doom! Strutturalmente parlando, “Dio” è simile a “Comunicazione”, pur essendo la prima un po’ un po’ più meditata ed anche maggiormente lunga. Ma quale è stata la genesi di questa canzone? Un po’ di birre di troppo forse eheh? Cosa significa per voi tale canzone?

”Dio” è una delle canzoni che ho scritto "a prima suonata", cioè non componendola pezzo per pezzo. Improvvisando riff a caso è venuta fuori…poi ovviamente ci ho messo qualche aggiustamento.

14) E’ arrivata l’ora di parlare di “Life”. In soli 3 secondi, secondo me, dite tutto, considerando che forse è la traccia che più identifica la vostra attitudine provocatoria, nichilista e misantropa. La considero un po’ come tutto il flusso della vita nella società occidentale, un flusso che per la verità è un soffio minuscolo che è il momento in cui si entra nel mondo, appena neonati. Siete d’accordo? Da chi siete stati influenzati per farla? Da “You Suffer” per caso (paragone scontatissimo ma tant’è…)?

Haha ci hai imbroccato giusto.. paragone scontatissimo ma azzeccato. Il testo di "Life" è stato composto circa nel 2007, nel pieno periodo "nero"... ci tengo a dire che da quando abbiamo scritto pezzi nichilisti come questo, è passato molto tempo... nelle canzoni future non troverai più questo retrogusto di cartongesso.

15) Perché un titolo come “Volizione” e da cosa è stata determinata la scelta? Ci sono altre proposte prima di decidere definitivamente per questo?

"Volizione" vuol essere l'uscita di un tunnel, il primo abbaglio di luce. Penso sia l'unico titolo che identificasse il nostro lavoro..ci sono state altre proposte come "Volizione Peculiare", ma abbiamo preferito lasciare il contrasto con la copertina.

16) Parliamo adesso della copertina. Sbaglio a dire che essa si ricolleghi in un certo modo al titolo del demo, nel senso che quello scheletro, impotente e solo ossa, possa essere considerato come l’opposto di “Volizione”? E’ un po’ insomma come una critica contro quelli che vogliono agire ma che alla fin fine non fanno un fico secco? Se sì, contro chi è diretto esattamente il messaggio (spero che questa domanda sia comprensibile)? Comunque, ci state, prima dell’attuale, altre copertine proposte? E chi l’ha fatta?

Si può dire che il messaggio sia proprio quello, uno scheletro solo ossa numerato incarna al meglio la limitatezza umana. Facendola pensavo proprio alla gente che mi circonda, che pensa con la mentalità del gruppo, che si sente sé stessa solo con la compagnia di amici uguali a sé.

17) Adesso vi tocca sorbirvi anche qualche mia critica, anche se in fin dei conti praticamente (quasi) irrilevante. La produzione è sì ottima ma la batteria mi sembra sia stata abbastanza trascurata, in special modo per quanto riguarda il rullante, un pochino debole ma paradossalmente la batteria dà una sterzata di violenza assurda. Come rispondete a tutto ciò?

Hai ragione, questo perchè abbiamo registrato chitarra, basso e batteria in presa diretta e il rullante è soffocato dalla cassa e dal basso. Il merito della "sterzata" è solo di Magris, che suona con un'intensità unica tralasciando tecnicismi omosessuali.

18) Un’altra piccola critica (questa molto irrilevante) che vi si può fare è che la produzione non è sempre omogenea per tutti i pezzi, considerando che “Ancora” ha un volume più basso rispetto agli altri pezzi. Perché, quindi, risulta così?

Sì è vero..purtroppo non so ancora spiegarmi la ragione ma quando ho fatto il mastering è stata l'unica canzone ad abbassarsi così tanto di volume. Non so proprio il motivo..sarà stato il cambio di stagione.

19) Vorrei fare adesso una domanda a Dario. Da chi sei stato influenzato per la voce, a mio avviso molto black metal? Quali sono, inoltre, i tuoi cantanti preferiti (se ce ne sono certo)?

Sinceramente non sono stato influenzato da nessun cantante in particolare. Come hai ben detto tu, mi piace molto la voce black metal e ciò si riscontra nella mia voce. Ti citerò alcuni cantanti che mi piacciono, black metal e non: Nattramn (Silencer) Mitch Harris (chitarrista/ seconda voce Napalm death), Stoffel (Yacopsae) (non a caso si può vedere su YouTube la cover di “Apokalypsae” rifatta dagli stessi Male Misandria. Eccovi il link: http://www.youtube.com/watch?v=8-U1zNx6_sk

20) C’è una ragione per il quale alcuni brani sono in italiano ed altri in inglese? Che trovate di affascinante in queste due lingue? E non credete, poi, che l’inglese sia un po’ troppo stra-abusato e commerciale, e per un gruppo non anglosassone, anche un po’ impersonale?

Sì l'inglese è molto impersonale, ma alcuni testi in italiano facevano cagare quindi li abbiamo messi in inglese... nel prossimo full saranno tutti in italiano.

21) Toglietemi una curiosità (come se fosse la prima o l’ultima): perché “Volizione” è stato pubblicato esattamente 2 giorni prima di Natale? Un regalino ai sensibili di orecchie (ed anche d’occhi, visti i testi e la copertina)?

In realtà abbiamo iniziato a distribuire il disco alla mezzanotte del 24 dicembre, quindi proprio il giorno di Natale, appena scesi dal palco dopo un concerto. Volevamo che "Volizione" fosse la chiusura dell'avvento.

22) Vi sentite soddisfatti del lavoro raggiunto? Come stanno andando la critica ed il pubblico nei vostri confronti?

Siamo veramente soddisfatti.. per ora abbiamo ricevuto tantissimi feedback positivi e questo ci onora.. spero che sia lo stesso per i prossimi nostri lavori.

23) Girano voci che dicono che siate praticamente odiati da ogni parte. Me lo confermate? Se sì, Ve lo sapete spiegare?

Anche Gesù era odiato in ogni parte!

24) Per caso, dato il vostro nichilismo, siete stati influenzati anche dai leggendari Nerorgasmo. Se sì, quanto vi ha pesato quest’influenza e perché ne siete così affascinati? Li considerate, poi, come i più punk di tutti? Quest’influenza, comunque, è valida per tutti voi?

Sì i Nerorgasmo ci piacciono tutt'ora anche se alcuni testi non li condivido più come un tempo.. Beh più punk di tutti no.. i più negativi dell’H.C. made in Italy sicuro.

25) Non avendo il vostro primissimo demo, “Übermensch”, che differenze (di musica, testi, produzione ecc…ecc…) ravvisate tra quest’ultimo e “Volizione”?

Guarda, mi fa cagare appieno. Le canzoni erano più lunghe e meno compatte, la registrazione è pessima visto che ho fatto tutto a casa mia con una scheda audio esterna. Comunque "Multiverse", "Life", "Noosphere" che erano stati registrati per il primo E.P. sono stati poi riproposti in "Volizione". Per chi volesse comprare “Übermensch”: è una figata (prima fa cagare e poi è una figata! Booooh…Nda Claustrofobia).

26) Chi ha scelto l’enigmatico nome del gruppo e da cosa è stata determinata la scelta? Prima di esso, sono stati proposti altri nomi?

L'ho scelto io e per noi significa sentirci sempre fuori posto, avevo in mente altri nomi che non voglio dire perchè mi fanno fin ridere.

27) Per quanto riguarda il logo invece? Chi l’ha fatto e perché è stato scelto (+ l’ultima domanda della 26, senza ripetermi un’altra volta)?

Il logo l'ha fatto una ragazza di Varese, Elisa (http://www.myspace.com/devihateart). Inizialmente ne avevamo uno molto più grezzo, fatto in brutta copia. Per me il significato del nervosismo nello sfondo e del font classico e leggibile è stato "Wolf In the Sheep's Clothing".

28) Considerando il riferimento all’anarchico individualista (che apprezzo tantissimo) Max Stirner ed anche certo vostro legame (Punk4Free, concerti con gli Antitest…) con la scena punk-hardcore, voi potete essere considerati come anarchici, almeno allargando il concetto (vita fuori dagli schemi e da regole di ogni tipo, odio verso chi segue come una capra e via dicendo…)? Se sì, da quanto lo siete ed avete organizzato anche qualcosa in tal senso (iniziative in centri sociali per esempio)?

La risposta è: absolutely no. Non facciamo parte di nessuna fazione politica. Abbiamo fatto il concerto con gli Antitest non sapendo fossero anarchici, e anche se lo avessi saputo prima non mi avrebbe fatto né caldo né freddo... Potrei suonare con loro, con gli Hate For Breakfast, o con i CCCP che non mi cambierebbe niente (so già che questa risposta mi causerà degli scazzi incredibili..).

29) Cosa sono la libertà e la vita per voi?

La libertà: sapienza (e non conoscenza). La vita: sapienza (e non conoscenza).

30) Una domanda cazzona: perché chi di voi aveva i capelli lunghi se li è tagliati (come si vede nella sezione “immagini” del MySpace del gruppo)?

Puja non li voleva tagliare, il barbiere ha fatto una cappella. Quando Brad Pitt dopo “Troy” si è tagliato i capelli, per Magris è stato un brutto colpo, seguito dall'ossigenata di Beckham, è un esteta ed il suo è stato un gesto estetico. Io invece non ero più a mio agio con i capelli lunghi e ho deciso di tagliarli. Da quei giorni il sex appeal è cresciuto per tutti.....forse non proprio per tutti(Puja è la verità).

31) Con quale pubblico preferite esibirvi, considerando che siete un misto fra il black ed il grindcore, pure se sperimentale?

Con un pubblico che non stia a contare i tempi dispari delle nostre canzoni, o che ci compri il cd perchè "oh vecchio, la batteria spacca un casinooo, tatatatatatata hehe" ma che ascolti ciò che vogliamo esprimere e lo capisca.

32) Volete raccontare di un vostro concerto-tipo?

Gente che si pesta sotto il palco, troie nel parcheggio, pushers in mezzo alla folla, gente che si spara fucilate nel pogo, suonare con Metal Carter e i Bloody Beetroots (nota per i lettori ignoranti – compreso me -: i The Bloody Beetroots sono un duo di musica elettronica – od in qualsiasi modo la si voglia chiamare - di Bassano del Grappa. Pensate che alcune loro canzoni sono comparse addirittura nei videogiochi di FIFA 09 ed Nba Live 09. Nda Claustrofobia) , a fine concerti tutti in centro città a spaccare i monumenti e le statue.

33) Prima di militare nei Male Misandria, avete fatto anche qualche altra esperienza in campo musicale e questa com’è andata? Avete pubblicato (o semplicemente registrato) qualche cosa?

Allora io ho suonato per 2 anni negli Esequie (2005- 2007).. abbiamo inciso un demo che si chiama "Funeral Devastation". Magris ha da poco lasciato gli Athwart con i quali ha registrato un demo (“Blowback”) e un full-lenght a breve disponibile, Puja cantava in un gruppo folk/ viking con altre 300 persone circa.

34) Considerando la vostra indiscutibile tecnica, da quanto tempo suonate i vostri rispettivi strumenti?

Puja non aveva mai preso un basso in mano in tutta la sua vita.. ha imparato a suonarlo ad Agosto.. è un chitarrista. Magris è un polistrumentista e suona la batteria da 4, 5 anni..io suono da quando ho 13 anni, sempre alla cazzo senza mai mettermi a studiare o a imparare scale su scale davanti al pc...ho sempre preferito le ragazze. Nessuno di noi ha preso lezioni, suoniamo tranne Puja un anno o 2 di chitarra e canto..che comunque non son serviti ad un cazzo per il nostro cd. Suoniamo mediamente 2 o 3 ore alla settimana i nostri strumenti e basta.
(mi fanno paura anche per questo ragazzuoli! Nda Claustrofobia)

35) Visti i vostri testi, presumo che voi siate appassionati di filosofia. Se sì, quali filosofi maggiormente apprezzate e perché e cosa vi affascina della filosofia?

La nostra filosofia non c’entra assolutamente con i libri: incidenti mortali in macchina durante gare stile “Fast and Furious”, incontri di lotta libera in periferia, invasioni di party, ballare sul cubo con due fighe tutta la notte sulle note di l'”Amour Tojours” (si sta parlando di Sagi Rei o del caro vecio Gigetto D’Agostino? Nda Claustrofobia), vandalismo urbano, e shopping con le morose. E queste cose ancora nessun filosofo le ha scritte.

36) Come vi rapportate con il fenomeno del peer 2 peer e, di conseguenza, con il formato MP3?

Ne facciamo uso anche noi, chi più chi meno. Personalmente quando mi piace un cd lo compro originale e questo sistema di condivisione mi permette di non buttare soldi nel cesso comprando dischi "a scatola chiusa".

37) Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella del Friuli Venezia-Giulia (anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via)?

Pubblico ce ne sarebbe anche, purtroppo in molti hanno il culo pesante. Mi piacerebbe poter diminuirne la quantità per incrementarne la qualità. Locali tabula rasa..un cazzo. Ci sono 2, 3 posti sparpagliati per le montagne e basta. Nei dintorni suonano sempre quei 4, 5 gruppi amici fra loro tipo 20 volte al mese.

38) Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale( idem)?

In modo non diverso da quella friulana.

39) Ascoltate altra musica oltre al Metal? Se sì, quale? Nuove leve da consigliare? Ritornando al Metal, quali gruppi preferite? C'è qualche sorpresa che volete segnalare?

Sì ascoltiamo vari tipi di musica. In questo periodo personalmente ascolto molto rap, elettronica e screamo. Vorrei segnalare 2, 3 gruppi italiani che ho realmente apprezzato da poco: Al Freddo (http://www.myspace.com/alfredddo . Nda Claustrofobia) (RIP), Gli Eroi (http://www.myspace.com/glieroi . Veramente interessanti. Nda Claustrofobia), 1/4 Morto (hardecore! http://www.myspace.com/unquartomorto . Nda Claustrofobia), Laghetto (http://www.myspace.com/laghetto . Nda Claustrofobia) e ce ne sono altri che non sono "sorprese" che quindi eviterò di citare.

40) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? So che state registrando un album? Come sta andando e ci saranno 25 pezzi, come dettomi da Dario? Inoltre, come sarà? Ci sarà qualche novità interessante?

Sì verso inizio 2010 inizieremo a registrare il primo full, che si intitolerà "E.DIN". Forse però pubblicheremo un altro e.p. Prima, ma è tutto da vedere.

41) Fiuuu, siamo al termine ragazzi!! Spero che io non vi abbia annoiato! Volete mandare un ultimo messaggio, magari il più nichilista possibile, per chiudere in bellezza quest’intervista?

Figurati! Grazie mille di tutto!