Formazione (2002): Xes – voce;
Kosmos Reversum – chitarre;
Lord J.H. Psycho – basso;
Frozen – batteria.
Provenienza: Torino/Potenza/Palermo, Piemonte/Basilicata/Sicilia.
Canzone migliore dell’opera:
la title – track.
Punto di forza del disco:
di sicuro l’aver capito e risolto il problema intercorrente, nell’ultimo album, fra lo stile gutturale e ultra – effettato di Xes e la musica anch’essa soffocante.
Ma in sostanza è cambiato qualcosa dal punto di vista musicale? In un certo senso sì, e per due semplici motivi:
1) l’uso più creativo del solito della seconda chitarra, che adesso completa con buona partecipazione il riff della compagna, che invece rimane minimalista come da tradizione. Il nuovo procedimento viene sfruttato per creare atmosfere curiose dalle melodie (sì, ho scritto proprio “melodie”!) bizzarre (“The Flame of Hate”) ma anche per addentrarsi in territori persino più sperimentali (“Human Void”), da sviluppare meglio in futuro. Sono però più o meno completamente banditi gli assoli, quindi non stiamo parlando di una riproposizione dello stile esplicato in “Crawling in the Past”, seppur non manchi qualche leggera svisata punkeggiante;
2) le canzoni ora hanno spesso una struttura più agile, ergo siamo abbastanza lontani dalla pura e soffocante sequenzialità delle passate produzioni. Non a caso, si fanno valere di più i pezzi, per così dire, anarchici, soprattutto la sorprendente e inedita (perlomeno dal punto di vista strutturale) “Towards the Pitch Black Sea”, nella quale il lavoro di batteria a un certo punto risolve praticamente tutto. Ma i brani sono mediamente riusciti anche per via del minutaggio più accessibile del solito, dato che si va dai 3 ai 5 minuti scarsi.
Tutto ciò significa che è stato risolto il problema di Xes. Infatti, ripensandoci bene, il difetto principale di “Nothing is Mine” era proprio lui o, il che fa lo stesso, la musica stessa, troppo asettica e rigida (e in tal caso, diciamolo pure, veramente poco inventiva se non nella seconda parte dell’album), e di conseguenza troppo poco adatta per il comparto vocale. Ma adesso che il black metal freddo e minimalista dei Lilyum è (ri)diventato più umano e imprevedibile, Xes (in secondo piano nella produzione) funziona meglio, e quindi si può soprassedere sul fatto che manchi alla voce Lord Psycho, che nel recente passato, col suo piglio folle e assurdista ha dato una strana linfa vitale a una creatura altrimenti difficile da digerire pienamente.
Insomma, esperimento riuscito. Ma il prossimo disco è veramente la prova del 9. Spero allora che le potenzialità qui espresse verranno mantenute per sfruttarle al massimo. Dai che con una formazione stabile si può fare alla grandissima!
Voto: 74
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Prelude – Visualize the Void (intro)/ 2 – The Flame of Hate/ 3 – Towards the Pitch Black Sea/ 4 – Disgust/ 5 – Human Void.
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