Tuesday, September 4, 2012

Hell United - "Aura Damage" (2012)

Album (Hellthrasher Productions, 11 Settembre 2012)
Formazione (2007): Void – voce/chitarra;
Rzulty – chitarra;
Bartollo – basso;
Dugy – batteria.

Provenienza: Tarnów (Polonia)

Canzone migliore del disco:
In teoria sarebbe "Totality of I" essendo la più forte dal punto di vista emotivo, ma siccome è un episodio più che altro doomeggiante e molto diverso dagli altri, preferirei citare "Apostle of Plague", che riflette di più lo stile consueto del gruppo.

Punto di forza dell’opera:
la capacità di combinare la violenza incontrollata con una certa raffinatezza melodica.

Una volta conosciuti come Eclypse, gli Hell United sono finalmente arrivati al mitico traguardo del terzo album (che però è il secondo con il nuovo nome) e dico fin da subito che sì, “Aura Damage” è veramente una mazzata in grande stile. Ma lo è in una maniera quasi raffinata, in un modo che si nutre continuamente di contrasti così da rendere molto vario e inventivo tutto l’insieme. E un’altra cosa notevole è che l’album, rispetto alle migliaia di dischi estremi in circolazione, spazza via l’ascoltatore già dai primissimi momenti, nel senso che non c’è nessuna introduzione, ma si parte subito alla velocità della luce, senza mostrare pietà.

Tale impietoso assalto è nervoso, articolato, sempre in divenire. Il black metal più spietato e solenne si unisce a un death metal tremendamente violento ma preciso, a volte isterico. Non c’è assolutamente nessuno spazio per le melodie, se non per quelle “storte” e maledette, seppur in “Totality of I” ci siano punte di disperazione che quasi “umanizzano” il tutto. Ma nonostante tutto questo, la musicalità è ricca di dettagli, è avvolgente tanto che spesso la differenza non la fa il collettivo ma il singolo, risolvendo così splendidamente le varie canzoni.

Ed è qui che entra nel discorso specialmente il lavoro delle due chitarre. Si tratta di un lavoro molto collaborativo e quindi creativo, con un’ascia che frequentemente integra e completa il riff della compagna. Ciò succede anche quando si va in blast, riuscendo così a creare intrecci inaspettati manco si stesse parlando dei magnifici Dawn. Il riffing è così curato che gli assoli si fanno vivi soltanto in poche canzoni, e fra l’altro sono pure brevi e belli veloci e scarnificanti. Ma a questo punto è pressoché obbligatorio citare la prestazione del basso, che, soprattutto durante i tempi lenti, riesce occasionalmente a dare ulteriore manforte ai propri compagni costruendo delle ottime linee (da menzionare il finale di “Totality of I”).

Come appena accennato, i nostri qualche volta preferiscono decelerare abbondantemente, ed è proprio nei momenti più doom che la musicalità si fa decisamente agghiacciante, terribile e oppressiva. Ma il bello è che questi non sono soltanto dei momenti, e lo dimostrano brani come:

- “Hinterland”, un vero incubo pieno di feedback e voci che paiono invocare chissà cosa in un rituale di morte e depravazione, e dove il tempo sembra che si fermi a causa di una batteria spezzettata (non parlerei di ritmo, tutt’altro) ai limiti del funeral doom (a proposito, è stato più che saggio mettere quest’episodio lungo la parte centrale, così da “calmare” un po’ gli animi);

- e la semi – disperata “Totality of I”, quasi tutta giocata sui tempi lenti se non per un devastante passaggio in blast introdotto meravigliosamente da un duetto basso/batteria e dal grugnito arrogante (fra l’altro continuamente doppiato) di Void che irrompe improvvisamente alla fine della pausa. Inoltre, è pressoché ottimo il finale senza speranza del pezzo, nel quale predomina la sezione ritmica, con tanto di batteria che dal doom passa a un certo momento a un tempo medio tonante e fiero in pieno stile black.

Vabbè certo, non tutto è oro quel che luccica. Per esempio, non trovo molto convincente “Maelstrom’s Gravity”, la quale poteva essere sviluppata meglio mentre alcuni passaggi un po’ troppo efficaci era forse meglio metterli quasi alla fine del pezzo, così da compensare il primo problema.
Per il resto, il comparto vocale si comporta benissimo, anche perché, oltre a essere bello intenso e sufficientemente creativo nelle linee vocali, presenta una buona fantasia nel proporre vari vocalizzi, pur essendo assolutamente predominanti i grugniti, passando così da urla anche disperate a voci più rauche; e la produzione, pulita e limpida, è capace di valorizzare giustamente tutti gli strumenti, visti i molti dettagli da cogliere.

Voto: 92/100

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Red Limitations/ 2 – Apostle of Plague/ 3 – Deathlike Cold/ 4 – Let Sleeping Dogs Lie/ 5 – Aura Damage/ 6 – Hinterland/ 7 – Maelstrom’s Gravity/ 8 – In Odore Sanctitatis/ 9 – Totality of I

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