Monday, January 7, 2013

Megascavenger - "Descent Into Yuggoth" (2012)

Album (Selfmadegod Records, 16 Dicembre 2012)

Formazione (2012):   Rogga Johansson – voce/chitarre/basso/batteria
                             
                              Ospiti alla voce:
             
                              Dan Swano;
                              Marc Grewe;
                              Jörgen Sandström
                              Paul Speckmann.

                              Ospiti ai soli di chitarra:

                              Patrick Mameli;
                              Jonas Lindblood;
                              Eric Daniels.

Provenienza:         Gamleby (Svezia).

Canzone migliore del disco:

“Funerals and Ceremonies”.

Punto di forza dell’opera:

la pesantezza unita mirabilmente al groove più scatenato.
         Ragazzi, non so voi ma è incredibile come uno scrittore non così apprezzato dalla critica come Lovecraft sia ancora così vivo e attuale, nonostante le varie posizioni prese sul suo modo di concepire l’orrore. Da una parte infatti, alcuni lo criticano per essersi praticamente fossilizzato sui racconti, e quindi per non averci mai provato con opere più consistenti e di conseguenza più difficili da gestire, seppur effettivamente dei piccoli romanzi li abbia scritti; dall’altra invece, ci si meraviglia sulla sua capacità di evocare un male indefinito, primordiale e cosmico tanto che certuni lo ritengono come colui che ha rivoluzionato per sempre la letteratura del terrore. E quando la sua eredità viene onorata da una musica fatta bene e bella cattiva, beh, allora significa che lo spirito tormentato di Lovecraft è stato evocato perfettamente ispirando fra l’altro l’onnipresente Rogga Johansson, artista iperattivo di cui Megascavenger rappresenta “solo” una delle sue innumerevoli creature.

Quello che il nostro propone in questa sede è un death metal antico continuamente diviso fra lo Swedish sound più ignorante e semplice e gli Asphyx. Quindi, non aspettatevi ritmi forsennati perché, a parte dei tupa – tupa selvaggi in “Catapulted Through Aeons”, qui vi è una netta e pesante predominanza di tempi medi poderosi e spesso groovy, e fra l’altro alcuni pezzi sono più doomeggianti, come “Void of Damnation” (che ha un'introduzione più cupa e maledetta del solito) o il finale “Revel with Vermin”. Eppure, ciò non impedisce di far ballare veramente il culo con qualche incursione crust, e ‘st’influenza è ormai cosa ovvia vista la nazionalità del progetto.

Ma c’è un altro aspetto che riesce a far appesantire di più tale proposta, cioè la struttura – tipo dei brani. I quali si presentano da questo punto di vista molto vari, dato che si va dalla più rigida sequenzialità di “Funerals and Ceremonies” (che nonostante tutto funziona alla grande grazie a un pacco di groove contagioso) alle trame più articolate di “Void of Damnation” per finire con la feroce ossessività della grandiosa “Smokescreen Armageddon” (che presenta degli apporti vocali tremendamente decisivi e parecchio folli). Ma tutte le canzoni hanno in comune l’oppressiva caratteristica di possedere pochissimi stacchi e/o pause, ragion per cui il discorso scorre non solo in maniera fluida ma soprattutto pesantissima. Il bello è che tale pesantezza viene mitigata benissimo dalla durata accettabile delle tracce, che si assestano tutte fra i 3 e i 4 minuti.

E per una volta, anche gli ospiti risultano molto importanti non soltanto perché offrono delle ottime prestazioni (e non poteva essere altrimenti visti i personaggi coinvolti) ma anche perché queste si amalgamano perfettamente con l’atmosfera malata e possente che si vuole trasmettere. Prendiamo in considerazione il cantato, che fa capo al grugnito profondo ma non immobile di Rogga, il quale viene accompagnato da un’ottima varietà di voci, più che altro urla, che vanno dalle disperate alle vomitate e pure alle “scatarrate”. E l’incubo si sta compiendo…

Parlando invece della chitarra solista, il suo lavoro è spesso minimalista però efficace, ma quando sputa gli assoli (memorabile quello torturato di “Revel with Vermin” o quello enigmatico di “Void of Damnation”) succede veramente il finimondo, anche perché essi sono strategicamente perfetti, ossia sono posizionati benissimo all’interno delle canzoni. L’unico rimpianto è che la chitarra solista non è presente in tutti i pezzi, ma a questo punto non ci sarebbero stati caterpillar mefitici come “Funerals and Ceremonies”.

C’è però una cosa strana di quest’album riguardante la produzione. Infatti, gli ultimi 3 brani sono decisamente più sporchi, con una batteria rozzissima. Preferisco comunque un suono simile e quindi sarebbe stato giusto uniformare l’album con una tale produzione, seppur faccia un po’ a cazzotti con i soli (si senta “No Haven for the Sane”, dove la chitarra solista non è esattamente limpida).
Insomma, che dire? Il 2012 è stato foriero di album per Rogga Johansson, visto che se non sbaglio ne ha fatti ben 5, quindi forse un po’ troppi. Ma l’importante per noi è che con “Descent Into Yuggoth” abbia centrato totalmente il bersaglio, l'incubo è compiuto, anche perché atmosfericamente parlando risulta perfetto per evocare i Grandi Antichi. Però cazzo, come fa ‘sto svedese a essere così infaticabile? Non è che sotto sotto è un alieno pure lui?

Voto: 82

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Scaletta:

1 – Nihilisticon/ 2 – Descent Into Yuggoth/ 3 – Smokescreen Armageddon/ 4 – Catapulted Through Aeons/ 5 – Void of Damnation/ 6 – Funerals and Ceremonies/ 7 – Death Obsessed/ 8 – No Haven for the Sane/ 9 – Revel with Vermin

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