Thursday, June 14, 2012

W Django! (1971)

Nei primi anni ’70 cominciò la crisi dello spaghetti western, nonostante i successi conseguiti dalla coppia Trinità – Bambino. Il genere stava andando sempre più verso la parodia, a volte in modo così estremo e giocoso da far arrabbiare e ridere allo stesso tempo (la serie di Provvidenza con Tomas Milian è esemplare). Eppure, proprio in questo periodo buio, registi come Miles Deem e Edward Muller (al secolo Demofilo Fidani e Edoardo Mulargia) se ne uscivano fuori girando e magari producendo western praticamente in scala industriale, ragion per cui i loro film erano spesso di una povertà allucinante. Curiosamente però, è anche vero che talvolta riuscivano a fare qualcosa di decente. Come guardacaso W Django! di Mulargia.

Il punto di partenza della trama è sfacciatamente il più classico possibile. Django è infatti alla ricerca degli uomini che hanno stuprato e ucciso sua moglie. Gli uomini sono 3: il contrabbandiere Thompson, il capitano controrivoluzionario Gomez e Jeff, che intanto tiene sotto scacco una sottospecie di cittadina, abitata letteralmente da 4 gatti fra cui Paco, il barista bonaccione, gonfio di rabbia contro Jeff essendo questo l’amante di sua moglie Lola. Django viene aiutato nella sua ricerca da Carranza, salvato da morte certa per impiccagione, il quale fra l’altro era un membro della cosiddetta Banda del Quadrifoglio di cui facevano parte per l’appunto i 3 assassini suddetti. Solo che, com’è ovvio, dopo aver decimato non si capisce quanti presunti pistoleri, nel finale si scoprirà che effettivamente pure Carranza prese parte all’omicidio della moglie.

Ma come “non si sa”? Beh, W Django! è praticamente un film di morti, un vero e proprio cimitero di pistoleri (e non) ammazzati (o semplicemente messi fuori gioco) nelle maniere più assurde. Uomini appesi a testa in giù alle campane della chiesa e quindi costretti a sentire un delirio assordante che manco in un film visionario, scazzottate (pochissime) con strapiombo d’ordinanza, trucchi diabolici con un braccio sì alzato in segno di resa ma finto, e così via. Il film fra l’altro sembra che detenga il record per numero di morti, che sono più o meno una novantina (!).

Il bello è che la pellicola non annoia, anche perché, pur avendo un tono abbastanza serio, presenta notevoli scene comiche (come la “dotta” discussione su quella puzza che sembra una miccia che sta bruciando ma anche no; oppure la scena con Jeff e Lola portati a spasso in piena notte sul letto su cui stavano amorevolmente dormendo) e belle battute d’effetto (“Carranza, di’ le tue preghiere”. E lui: “E chi le sa?”). Di conseguenza, il film ha veramente un buon ritmo. E poi Django è stranamente simpatico nonostante i suoi soliti propositi di vendetta.

Però, dopo tutte queste belle parole, bisogna far presente qualche anomalia non così gradita. Per esempio, la colonna sonora di Piero Umiliani, molto classica e pur bella, alle volte risulta un po’ staccata dal contesto oltre a bloccarsi a tratti in maniera brutale e fin troppo improvvisa. Inoltre, risulta inspiegabile la comparsa dell’automobile, anche perché è nelle mani dei rivoluzionari, come il fatto che Jeff, pur chiedendo che cosa sia questa “bagnarola”, sappia come si apre una portiera. Per non parlare di un montaggio talvolta zoppicante e scattoso (forse dovuto più che altro alla copia in mio possesso, edita da Abraxas Srl/Dagored Films), in stile videocassetta.

Ma alla fine questi sono solo dettagli di un western che per essere di serie Z è stato fatto fin troppo bene! E ciò anche per la presenza di attori abbastanza famosi, come l’italo – brasiliano Anthony Steffen, che impersona per la milionesima volta e sempre di nerovestito Django; Glauco Onorato (la voce ufficiale di Bud Spencer) nella parte ambigua di Carranza; e Riccardo Pizzuti (nemico di mille battaglie dei personaggi di Terence Hill e compare) in quella del cattivo Thompson.

Voto: 2,5/5

Claustrofobia