Monday, March 29, 2010

Intervista ai Profanal!



(Faccio presente fin da subito che l'intervista che leggerete risale al 2009, e mi è stato detto che mi è stata mandata, dopo un paio di mesi dalla recensione dell'ultimo demo del gruppo, durante il mese di Ottobre. Probabilmente la mia mail in quel periodo s'era rincojonita! Nda Claustrofobia)
1) Ehilà, carissimi, come la vas? Allora, prima di tutto, vorrei farvi i più sentiti complimenti per aver tirato fuori dal cilindro un demo che tiene decisamente alta la bandiera del death metal vecchia scuola svedese, mandando a quel paese tutti i modernisti del mondo!

Kristian, chitarra: Ciao! E grazie dei complimenti!! Non abbiamo fatto altro che suonare quello che ci piace… J

2) Volete presentare i Profanal ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”?

K: I Profanal nascono quasi per scherzo (era il 2005), da una jam session tra Rosy, me, Burki e il batterista della mia ex-band.
Non avevamo nessuna aspettativa, ma tra un riff e qualche birra saltò fuori subito un’intesa straordinaria…soprattutto sul genere da fare: Death metal senza troppi compromessi…
Così dopo altre prove andate a buon fine decidemmo di iniziare a fare le cose sul serio…e voilà!!!
Ecco nati i Profanal!!!

3) Cosa trattate nei testi e chi li compone? Da dove vi viene l’ispirazione? Quali sono le vostre principali influenze in tal senso?

Rosy, voce: I testi li compongo io. Sono testi che parlano di morte…zombies, decomposizione, cimiteri. Ma anche caos, demoni e bestie e mondi malvagi.
Sono sempre stata affascinata dall’immaginario orrorifico e da tutto quello che lo circonda, in tutte le sue forme…

4) Perché siete così tanto affascinati dall’immaginario horror? Presumo che siate appassionati della filmografia di questo genere…

Daniele, basso: Beh, è death metal. Cosa si lega così bene alla nostra musica come certe tematiche? E comunque citazioni cinematografiche non ne abbiamo minimamente, non siamo gli Impetigo, i Mortician o i Necrophagia…Will Rahmer è un vero esperto di film horror mica noi eheheh.

K: A me piace tutto ciò che oscuro, decadente e marcescente quindi anche in tutto quello che viene descritto, come i libri e la filmografia, ma non è una cosa strettamente legata ai Profanal….

5) Sbaglio o nei vostri testi traspare anche un po’ di anticlericalismo( l’intro, in fin dei conti, è esemplificativa a tal proposito) e quindi dovrebbe essere letta con questa chiave di lettura anche “Putrescent Adoration - Outro”( che forse è più anticristiana) o le mie osservazioni sono opinabili?

K: …no, no, hai perfettamente ragione… con l’intro volevamo sottolineare gli stupidi discorsi del papa e quindi della chiesa….
“Putrescent adoration” invece è un sorta di immaginaria invocazione di una marcia divinità in un mondo comandato dal caos… Niente di realistico quindi…Ma come hai capito non siamo chirichetti…..ahahaha!!!

6) Come avviene la composizione dei pezzi e quanto è durata la loro stesura? Qual’è il pezzo che, in tal senso, vi ha dato più noie del previsto? Chi è, o chi sono i principali compositori del gruppo?

D: Il principale compositore è Kristian, che ha sempre l’input scrivendo un riff. Poi parte tutto di conseguenza, io mi costruisco in mente la struttura della canzone e lavoriamo insieme per finirla. Poi chiunque ci mette del suo ma la maggior parte del lavoro è diviso tra me e Kristian, anzi da Kristian aiutato da me. Quanto dura la composizione, ovviamente, non è quantificabile: a volte abbiamo scritto pezzi in mezza prova.

7) Dove avete registrato i pezzi ed in quanto tempo? E qual’è stato il pezzo più difficoltoso da questo punto di vista?

D: Il demo è interamente autoprodotto, lo abbiamo registrato nella nostra sala prove con un po’ di strumentazione che avevamo. Il pezzo che ci ha dato più difficoltà è stato “Condemned to Vomiting” perché è stato l’ultimo ad essere ultimato, quindi lo avevamo provato meno volte.

8) Devo dire che sinceramente il vostro death metal svedese mi è veramente piaciuto: vario e fantasioso, ogni canzone è perfino altamente riconoscibile anche per quanto riguarda la struttura. Nella vostra ricetta, poi, c’è praticamente tutto il bagaglio essenziale del death svedese vecchia scuola: i classici tempi doom, ritmiche e riffing thrasheggianti e talvolta quest’ultimo sembra risentire di un’influenza punk-hc piuttosto netta, rimandi al death melodico, grugniti profondissimi che certe volte si alternano ad urla devastanti, produzione d’annata, e così via. Mi sono reso conto che il batterista non tocca mai velocità in blast-beats. Ora, siete d’accordo con le mie affermazioni? E quali sono le vostre principali influenze?

D: Beh, i blast-beat non erano proprio una prerogativa del death metal old school (beh oddio, un po’ della corrente americana credo di sì. Nda Claustrofobia)…Possessed, Obituary, primi Death, Autopsy, Asphyx, Benediction, Nihilist…Io di blast non ce ne sento. Poi Nicco preferisce certe ritmiche e il gioco è fatto. Comunque ripeto che il blast-beat nel primo death metal non era una cosa comune. Le nostre principali influenze si snodano attorno ai primi Grave, i sempreterni Dismember, Nihilist ed Entombed, God Macabre, Goddefied, Asphyx e un’altra miriade di gruppi. A tal proposito cito sempre “The Winterlong” dei God Macabre come il disco ‘completo’ per eccellenza, dove riffing thrasheggiante, parti doom, riffing hardcore (erano partiti come Macabre End e venivano tutti dalla scena punk-hc) e melodie classiche si uniscono alla perfezione.

9) Ho notato che alcuni dei vostri pezzi presentano una struttura non proprio classica, considerando che, per esempio, “Rotten Bodies Surfn” ha addirittura 8 riffs contenuti nella bellezza di 3 minuti, diversamente da “Putrescent Adoration – Outro” che ha un numero di riffs simile confluiti però nella durata di più di 5 minuti. Quindi, strutturalmente parlando da chi siete stati influenzati, specialmente riguardo la prima canzone citata? Forse, dai Carbonized e gruppi simili?

D: Per quanto riguarda le strutture non c’è un influenza precisa, ma credo questo sia uguale per quasi tutte le band…Almeno finora non ho mai conosciuto gente che sceglie la struttura ad inizio composizione!!! Si lavora scrivendo riff su riff fino a che la canzone non è ‘perfetta così’….

10) Ho ravvisato come pezzo rappresentativo del vostro secondo demo “Putrescent Adoration – Outro”, in quanto, a mio avviso, è quello che secondo me riassume le vostre caratteristiche in tutto e per tutto, e ho notato anche un’onta veramente notevole di epicismo. Per non parlare poi del classico inserto di chitarra acustica( almeno credo che sia acustica) dal taglio melodico e disperato. Quindi, siete d’accordo con quanto affermo? Se no, perché e qual’è, secondo voi, il pezzo che meglio vi rappresenta?
D: Si, forse è proprio Putrescent Adoration il nostro pezzo più ‘completo’ e quindi che ci possa rappresentare meglio. È la canzone della nostra maturazione artistica fino ad ora….

11) Personalmente, penso che il vostro principale punto di forza sia la classica cupezza che contraddistingue il death metal vecchia scuola, così rozzo e malvagio, consapevole della morte che cammina imperturbabile e spietata( bella ‘st’interpretazione nevvero?). Ora, pensate così anche voi? Se no, perché e secondo voi da cosa è rappresentato il vostro principale punto di forza?

D: Penso che il nostro punto di forza sia la semplicità. Problemi ce ne facciamo pochi e suoniamo. Abbiamo una certa idea di musica e quella rimane, senza ascoltare i discorsi della gente. Poi quale è il nostro punto di forza ce lo devono dire gli altri, noi andiamo avanti e basta…

12) Perché l’ultimo brano, ossia “You’ll Never See”, è messo nel demo dal vivo? E dove l’avete registrato e com’è andato quel concerto? Inoltre, perché avete scelto come cover proprio questa, e non, che ne so, qualcosa dagli Unleashed, o dai Carbonized…?

D: Beh, una cover vale l’altra…Ce ne sarebbero a decine di pezzi da coverizzare, la scelta è caduta su “You’ll Never Seen” sia perché è un mega classico del genere, sia perché i primi Grave sono una delle nostre maggiori influenze. Inoltre è stata registrata bene in occasione di un bel concerto che facemmo a Marsiglia….
… ce l’avevamo quindi perché non metterla?

13) La copertina è una foto se non sbaglio no? Chi l’ha proposta ed ha un qualche significato?
R: La copertina è una mia foto scattata in un piccolo cimitero in Umbria, poi ritoccata con Photoshop per rendere il tutto più marcio…

14) Perché proprio un titolo come “Rotten Bodies” e cosa vuole dire? Inoltre, chi l’ha proposto?
K: “Rotten bodies” significa letteralmente “corpi marci” nel senso di corpi in decomposizione… l’ho semplicemente scelto perché oltre ad essere parte del titolo della prima canzone riprende le tematiche macabre di tutto il disco…secondo me era un titolo azzeccato per la musica che proponiamo…Musica marcia suonata da corpi marci… eheheh

15) Adesso vorrei parlare un po’ dell’”Intro”. Come è venuta fuori e da dove avete estratto quei canti di chiesa, quelle urla che si fanno vive successivamente? E riguardo a papa Nazingher, il suo discorsetto delirante dove l’avete preso e perché, domanda forse banalotta, l’avete messo?
D: L’”intro” ce l’ha fatto un nostro carissimo amico, Marco (che saluto): ha avuto l’ispirazione, l’ha fatto e il giorno dopo si è presentato con questo ‘regalo’…Ci è piaciuto un sacco e l’abbiamo scelto eheheh…

K: Sì, come ho già spiegato, sottolinea in una frase quanto la chiesa cade nella stupidità… dice “non temete gli uomini, TEMETE DIO!!!”???!!!
Ma si rende conto ‘sto papa di cosa dice??!!!! ehehehhe

16) Dove avete preso invece quello sketch che fa la sua “bella”( ihih) figura nel finale di “Condemned to Vomiting”, anche perché non è la prima volta che lo sento( da furbo quale sono però non mi ricordo dove!)?

K: Visto che la canzone parla di una condanna a vomitare per l’eternità, pensavamo che ci stava bene uno sketch del genere… è banale e scontato forse, ma a noi piaceva l’idea e cosi abbiamo preso da Internet un suono di vomito qualsiasi e dopo qualche effetto e mixing per renderlo personale l’abbiamo agganciato alla song… chiude perfettamente!!! ahahaha

17) Qua sono un po’ provocatorio, ma data la natura globalizzante e commerciale dell’inglese, perché lo utilizzate? Non vi pare, tra l’altro, che sia un po’ troppo stra-abusato?
D: Beh,le scelte erano inglese ed italiano, di certo non potevamo cantare in svedese eheheh…
Non so, personalmente alla maggior parte dei gruppi viene naturale scrivere in inglese, alla fin fine è la lingua ‘standard’ per la musica.

K: Secondo me è la lingua “standard” per ogni cosa… con la globalizzazione, Internet, viaggi low-cost è diventata una cosa normale parlare in inglese!!! Non so se sia meglio o peggio, l’importante è non farlo per forza!!! Ma se uno lo sa, come Rosy, e gli viene naturale, non vedo che male c’è….

18) Una curiosità: chi ha scelto il nome del gruppo?

K: Il nome è nato prima ancora che il gruppo nascesse…fu una mia idea con altre persone che suonavano con me in band precedenti. Però era stato pensato per tutt’altra cosa!! Mi pare per una sorta di copertina con una croce ficcata in un culo che usciva da una bara…. Mah… non ricordo bene… ero un adolescente e tanto, tanto sbronzo…. Ahahahahha!!
Poi la ritirai fuori anni dopo e si decise di adottarlo per la band… alla fine è un nome che ti ricordi… heehehe

19) Chi ha fatto il logo e quindi come è venuta l’idea?

K: Il logo è stato fatto in decisione comune… Venni con varie prove di Font che mi sembravano adatti e quando se ne scelse uno, Rosy lo modificò, allungandogli per esempio le lettere e il gambo della “O” fino a che non divenne personale….

20) Questa invece è una domanda per Burki: mi incuriosisce non poco il tuo soprannome. A questo proposito, posso chiederti da dove deriva?
K:… è un Demone di una mitologia che visse nel tardo Egitto portando guerre, carestie e distruzioneeeeeeeeee!!!hahaha
No, scherzo… è semplicemente l’abbreviazione con la K del suo cognome….

21) Siete pienamente soddisfatti del risultato raggiunto oppure no? Come la sta prendendo il pubblico e la critica?
K: Siamo soddisfatti!!! Sono state distribuite quasi 500 copie in tutto il mondo grazie anche all’aiuto della Blasphomous Art Records (ITA) e la Gorification Musix (FRA) Quest’ultima inoltre ne ha ristampate altre 300 copie in cd-r ed altre 150 in tape.
Sicuramente il pubblico a cui piace un certo tipo di musica è rimasto pienamente contento e quindi non vediamo l’ora di poterli soddisfare anche dal vivo!!

22) Che differenze ravvisate tra il vostro primo demo e questo “Rotten Bodies”?

D: Tante, troppe. Ad iniziare dalla produzione, dalla maturità dei pezzi, le nostre capacità tecniche e le scelte dei suoni. Il primo demo è una semplicissima presa diretta in sala prove, questo è stato più ragionato. Poi ovviamente il tempo fa la sua e dopo un anno è normale trovarsi a fare un lavoro molto più maturo. Cosi sarà per il prossimo e via dicendo…

23) Cos’è, secondo voi, il death metal?
D: Come tutti i generi spiegarli a voce è difficile, se non impossibile. Parlano i dischi. Se il termine death metal è nato per definire la musica di determinati gruppi, QUELLO è il death metal. Per chiunque voglia far passare certe sonorità per death metal giustificando il tutto con l’evoluzione, lo invito ad ascoltare dischi come “Severed Survival” o “Slowly We Rot”. Quello è il death metal.

24) Secondo voi quali sono le ragioni che hanno portato alla nascita del death metal e perché? Che ne so, ragioni sociali, in quanto si vuole usare quel tipo di liriche per rappresentare un mondo ormai allo sfascio, e così via? E quindi perché, secondo il vostro parere, i temi trattati si sono rivolti subito verso l’horror?

D: Probabilmente quello che hai scritto te, anche se non ci sono particolari ragioni sociali come per altri generi. Alla fin fine è la naturale evoluzione di un certo modo di intendere la musica, era naturale arrivarci dopo determinati dischi.

K: Il death metal è nato secondo la semplice estremizzazione di quello che era il metal. Al posto di voci bianche si provarono ad utilizzare voci ben più cupe, al posto di suoni puliti di chitarra solo potenti distorsioni e al posto di testi fatti di donne e motore si iniziarono a fare su morti in decomposizione o comunque su tematiche macabre… non so quale sia stata la ragione che ha portato a questo, ma ne sono proprio contento… eheheh

25) Quali sono, per voi, i 5 più bei dischi death metal?

D: Cinque sono pochi…Rimanendo in ambito svedese, dove posso permettermi di dire 5 nomi soli, dico

1 – Entombed “Left Hand Path”;
2 - God Macabre “The Winterlong”;
3 - Carnage “Dark Recollection”;
4 – Grave “Into the Grave”;
5 – Dismember “Like an Everflowing Stream”.

Però così lascio fuori Autopsy, Possessed, Morbid Angel, Asphyx, Incantation, Immolation ecc… ma non si finirebbe più! Quindi mi limito alla scuola svedese vista la direzione dell’intervista.

K: Idem…. Anche se personalmente mi piace di più “Indecent and Obscene” di “Like an Everflowing Stream” dei Dismember…comunque son tutti dei masterpiece del genere….

26) Che differenze ravvisate tra la vecchia scuola e quella successiva e quest’ultima è un’evoluzione o meno della prima? Quindi, essa cosa, secondo voi, ha aggiunto e/o perso qualcosa di meglio? Quindi apprezzate anche il death metal moderno?

D: Per come la vedo io l’evoluzione rimane tale quando non snatura il significato iniziale di quel genere musicale. A mia personalissima opinione, l’evoluzione ad un certo punto si deve fermare per non uscire totalmente dai binari, e questo vale per ogni genere. Voglio dire, i Rolling Stones si sono evoluti all’infinito?No, perché ad un certo punto, per me,un gruppo trova un equilibrio e lo mantiene.

K: Per Death metal moderno dovrei capire cosa intendi (hai presente Gory Blister, Gorod per esempio? Nda Claustrofobia), ma non lo intendo come un’evoluzione.
Un’evoluzione secondo me di un genere è prendere gli stessi riffs e farli suonare bene nell’anno che siamo. Non farlo diventare un altro genere!
Un esempio sono i Demonical… suonano death metal come una volta ma se li senti sono perfettamente incastonati in un’era moderna senza perderne lo spirito.

27) Come rispondete a quelli che si lamentano che il death metal vecchia scuola appartiene soltanto ai primi gruppi della scena, quelli più importanti, dimenticandosi così della passione, il semplice suonare quello che si vuole, che costituisce formazioni come la vostra?

D: ‘Appartenere’ è un parolone. Di certo è ovvio che la nostra musica non avrà MAI la pretesa di essere paragonata a quella dei mostri sacri, voglio dire nessuno di noi ha le pretese di scrivere il nuovo “Left Hand Path”…Ma allo stesso tempo chi oggi vuole ascoltare un certo tipo di musica deve cercare nell’underground, proprio perché non ci sono dei canoni commerciali da rispettare e basta suonare la propria musica, solo per passione.

K: Io non gli rispondo… continuino a credere ciò che vogliono.. il death metal non è mai morto… è la gente che prova a farlo morire, perché non supporta nessuna scena che invece, credimi, è fiorente più che mai…

28) Ascoltate altra musica oltre il Metal? Se sì, quali sono i generi musicali che meglio preferite? E quali artisti ascoltate di tali generi? Ed invece i vostri artisti preferiti in ambito Metal?

D: Sono nato e cresciuto con l’Heavy Metal classico, considero tutt’oggi gli Iron Maiden il gruppo più importante per la mia crescita musicale. In generale adoro l’HM e il thrash metal quando è suonato con l’attitudine old school, perché sono proprio le sonorità che preferisco. Fuori dal metal non ascolto tantissimo, ma proprio per una questione di ‘tempo’ visto che in campo metal scopro perle ogni giorno…Per dire qualcosa dico i vecchi classici dell’hard settantiano, sonorità padri di quelle HM.

K: …in ambito metal classico dico i Judas Priest!! Secondo me sono il METAL!!! Stop…
Per quello invece che non è Heavy metal ascolto molta “new wave” degli anni ’80 dark ….

29) Che ne pensate del cosiddetto “metal” mainstream?

D: Per me il metal ha passato i suoi anni d’oro, quindi da un punto di vista commerciale non possiamo più aspettarci quello che vedevamo negli anni 80. Basta vedere che quelli che oggi riempiono gli stadi sono gli stessi che li riempivano negli anni 80, quindi…Per il resto io ascolto al 90% metal underground proprio perché certe sonorità oggi si trovano solo lì.

30) Come vi rapportate con il fenomeno sempre più diffuso del peer 2 peer e quindi con il formato MP3?

D: Pro e contro. I pro ci sono, altrimenti oggi non saremo qui a dire ‘aah che belli i Nirvana 2002’ perché quasi nessuno avrebbe la possibilità di ascoltarli. Dall’altra il difetto è la possibilità di avere tutto subito, riempirsi il pc di materiale senza avere il tempo fisico di ascoltarlo, solo per il gusto di dire ‘li conosco, ho tutta la discografia’.

K: Il problema è che sono nati con questo sistema troppi “sapientoni” del metallo. Tutti si pensano di essere cultori solo perché hanno intere discografie sul pc… così la musica viene uccisa perché ciò non vuol dire ASCOLTARE! … la usi solo per essere “ganzo”!
Per di piu’ non comprare cd a gruppi vuol dire anche farli morire… soprattutto nell’underground è una spesa grossa portare avanti una passione come suonare death metal, perché non hai sponsor che ti pagano strumenti, tutor ecc… a fatica i locali ti pagano le serate!!! Quindi comprate i cd alle band!! Non scaricate!
La nota positiva è che eviti di comprare cd del cazzo perché prima naturalmente li hai ascoltati….

31) Che ne pensate della scena Metal estrema della Toscana (anche per quanto riguarda il lato extra-musicale – ossia locali, pubblico, trattamento degli organizzatori – della faccenda)?

D: In Toscana la scena metal è praticamente inesistente. Oltre a noi, i nostri amici Sickening e pochi altri che comunque non hanno ancora prodotto materiale, non c’è nulla. Per il resto, sulla faccenda organizzatori-locali, preferisco stare zitto per non essere troppo offensivo.

32) Come vi rapportate invece con la scena estrema italiana più in generale (idem)?

D: Non abbiamo una scena paragonabile per dimensione a quella di altri paesi, però i gruppi validi non mancano. Horrid, Slowly Suffering, Imposer, Voids of Vomit, Blasphemophagher, Uncreation, Hour of Penance…Siamo in ottimi rapporti con quasi tutti i gruppi italiani, alla fin fine il supporto viene spontaneo quando si ha a che fare con gruppi che la pensano come te.

33) Progetti in cantiere?

D: Attualmente stiamo scrivendo nuovo materiale che speriamo di registrare il più presto possibile, e farlo uscire come split o come ep magari per qualche etichetta.

K: Sì, stiamo progettando di registrare prima dell’anno (faccio presente che l’intervista è stata compilata nel 2009. Nda Claustrofobia) e ci sarà anche una sorpresa insieme… hihihi

34) Va bien, l’intervista volge al termine ragazzuoli, è stata dura per caso? Volete mandare un ultimo messaggio, che sia magari mortale, ai lettori birichini( wow!) di “Timpani Allo Spiedo”?
D: Grazie dello spazio e del supporto!

K: Mi raccomando, supportate più che potete l’underground! Spostatevi per supportare bands, comprate i loro cd ed uscite (spesso a prezzi veramente nulli!!!) perché ci sono bands veramente valide nel circuito! Non state ad ascoltare né Rock TV né supportate più il Gods of Metal o cagate simili!!!!!!
L’underground è la vera passione per la musica!!!!!!!!

Monday, March 22, 2010

Intervistona Game Over!!!


1) Ehilà carissimi, tutto bene dalle vostre parti? Presentatevi con una breve biografia ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”.

Reno, voce/basso: Ciaom! Qui nella nebbiosa Ferrara tutto bene. La nostra alimentazione a base di cotechino e cappellacci alla zucca ci rende completamente insensibili a qualsivoglia intemperie.
Dunque, i Game Over nascono oramai un anno e mezzo fa, quando, assolutamente per caso, incontrai un ragazzetto riccio, solitario ed evidentemente povero e denutrito, che strimpellava qualche pezzo degli Anthrax in una loschissima sala prove comunale del ferrarese.
Gli diedi un bicchiere d’acqua e un tozzo di pane.
Qualche giorno dopo, sempre per puro caso, incrociai nel medesimo posto un chitarrista biondo ed incredibilmente macho, appassionato di thrash metal anni 80 e zoofilia.
Decidemmo allora di suonare assieme, arruolando anche il buon Sanso (il ragazzo affamato di cui parlavo prima, che nel frattempo era divenuto un magnate del petrolio).
Dietro le pelli ci raggiunse quasi immediatamente Med.
Ricordo che alla prima prova portammo un paio di cover di Nuclear Assault ed Overkill, e iniziammo a comporre il primo pezzo, “World Collapses”, che tra l’altro compare nella nostra prima-zero-budget-demo.

2) Di cosa parlate esattamente nei testi e chi li scrive? Da quali gruppi siete influenzati dal punto di vista squisitamente formale ed inoltre da cosa siete ispirati per farli? Vorrete descriverli uno ad uno, magari spiegando anche cosa sta a significare l’acronimo (per me mooolto thrash) “N.F.H.”, e tra l’altro c’è una ragione per il quale voi siate così fantasiosi a livello lirico?

I nostri testi si dividono in due filoni tematici: circa metà trattano di filmacci di serie Z, dei quali personalmente sono molto ghiotto, mentre l’altra metà è concentrata su riflessioni sociali decisamente più serie.
Iniziamo subito con l’eccezione che conferma la regola, ovvero “Dawn of the Dead”, che nel suo brevissimo testo, ispirato al grandissimo capolavoro di George Romero, “Dawn of the Dead” appunto (in italiano tradotto “Zombie”… misteri del business tricolore), si concede una brevissima domanda sul chi siano i veri mostri, ora come ora.
La prima schiera, quella relativa alle tematiche b-movies/splatters/film malriusciti, annovera tra le sue fila “Zombie Revenge”, presente sulla nostra prima demo e trattante la triste storia della vita di un non-morto in prima persona, la nuovissima “Nightmare City” (film del 1980, apprezzato tra gli altri addirittura da Quentin Tarantino. Nda Claustrofobia), ispirata all’omonimo aborto cinematografico del maestoso Umberto Lenzi, uno dei peggiori registi della storia, che ovviamente adoro alla follia, “Heavy Damage”, che nel suo dire tutto e niente potrebbe essere la trama di un qualsiasi film brutto anni ’80, e “Tupa Tupa or Die”, che è una dichiarazione d’amore incontrollato per il thrash metal d’una volta in una cornice decisamente Troma.
Poi ci sono gli altri testi, quelli decisamente più seriosi, che utilizzo come valvola di sfogo per dar voce a milioni di domande che mi sorgono quotidianamente dinnanzi alle altrettante ipocrisie e contraddizioni del mondo contemporaneo.
La nuova “War Of Nations”, per esempio, tratta dell’anestesia delle coscienze e delle responsabilità messa in atto da numerosi governi e veicolata dai media (TV in primis) e della necessità, soprattutto in questi tempi, di accendere il cervello ed esercitare quanto più possibile il senso critico.
In “Science Addiction” cerco di dimostrare come l’uomo, nella sua storia vecchia di millenni, sia progredito enormemente quasi esclusivamente a livello tecnologico, rimanendo intimamente pressoché il medesimo. Ma purtroppo questo potere tecnologico che possiede non riesce a dargli il “perché” che l’uomo, in quanto (se Goethe aveva ragione) essere alla ricerca di senso, cerca, ma soltanto il “per come”.
“Innocent Victims” è dedicata alle migliaia di, appunto, vittime innocenti, ma senza riferirmi unicamente ai morti in seguito agli atti di guerra messi in piedi ogni giorno.
Inoltre mi soffermo su come la giustizia venga spesso messa da parte per far spazio a numerose bugie e false promesse di diversi capi di stato, impegnati a creare ignoranza (spesso facendo leva sulla stupidità delle persone) al fine di avere un territorio più “bonificabile”.
E veniamo finalmente a uno dei testi per noi più impegnativi, tant’è che credo che il suo parto ci abbia impegnato quasi una ventina di secondi: “N.F.H.”.
Innanzitutto ti svelo l’acronimo, che sta per “Nuclear Flies Holocaust”.
La sua storia è decisamente banale: io e Zironi (chitarra/voce aggiuntiva del gruppo. Nda Claustrofobia) stavamo passeggiando per il centro cittadino quando, infastiditi dal continuo girarci attorno di diverse mosche (probabilmente attratte da un odore a loro molto gradevole), abbiamo augurato alla loro stirpe una morte lunghissima. Per questo nel testo invitiamo a “ucciderle con il DDT senza risparmiare le armi atomiche”.
Dal punto di vista lirico, dato che i testi sono scritti quasi esclusivamente da me, prendo abbastanza ispirazione da Exodus, Xentrix, Misfits, Nuclear Assault, teste che esplodono, barili nucleari, gonorrea…

3) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li compone? Quale è stato il pezzo che vi ha dato più, come dire, “rogne”, e ci sono state per caso anche delle litigate durante questa fase (è una domanda che mi fa ridere non poco ma tant’è)?
Ma guarda, i pezzi escono in maniera molto lineare. Sin dalla prima o seconda prova utilizziamo quasi sempre il medesimo metodo: solitamente quando siamo in sala prove qualcuno porta un riff che ha tirato fuori nel corso della settimana, il quale viene poi integrato sul momento con altre parti (già esistenti o inventate ex novo in sala prove), “arrangiato” e completato con una linea vocale, solitamente scritta in un momento differente, ma il tutto avviene molto spontaneamente.
Se il procedimento fallisce, si estrae a sorte uno dei quattro membri della band, il quale viene esposto alla gogna in pubblica piazza per quarantotto ore.
Fortunatamente abbiamo un’ottima intesa all’interno del gruppo (come è dimostrato dalle numerose gang bang rigorosamente maschili organizzate da noi quattro, quando “andiamo a provare”), e questo fa sì che creiamo continuamente pezzi nuovi, che per questioni di povertà non vengono registrate, e che quasi mai la stesura di un pezzo dia rogne!
Comunque, per quanto riguarda i pezzi contenuti nell’EP, forse la parte che è uscita più con fatica è stata la linea vocale di “Heavy Damage”. Avrò scritto quel testo e quella melodia almeno una decina di volte, poi ne abbiamo trovata una che aggradava tutti quanti e per festeggiare abbiamo fatto l’amore.
Uh, per fortuna non ci sono mai state litigate per quanto riguarda la stesura dei pezzi, ma se dovessero nascere dissidi ci toccherebbe risolverli organizzando un campionato di lotta nel fango. Il vincitore deciderà poi come verrà fatta la canzone.

4) Dove avete registrato invece i pezzi ed in quanto tempo? Com’è stata l’esperienza in studio?

Abbiamo registrato l’EP agli Animal House Studios di Federico Viola, a Ferrara.
Ovviamente ce la siamo spassata alla grande, dato che gli “studi” altro non sono che una casa sperduta nella campagna ferrarese, appunto attrezzata dal facinoroso Federico, che è nostro amico da anni.
Siamo entrati, abbiamo iniziato a bere come cloache, e quando la sbronza è finita (circa tre-quattro giorni dopo), il CD era bello che pronto.
I pomeriggi li abbiamo passati bevendo, suonando (ovviamente), giocando alla playstation gentilmente offerta dal mastermind Viola, mentre solitamente la sera bevevamo, suonavamo e guardavamo squallidi canali erotici in una terribile tv locale.
Insomma, uno spasso.

5) A mio parere, la vostra musica si può definire come un thrash metal molto anni ’80 non molto estremo né così tanto cattivo, sufficientemente vario e fantasioso fino a proporre addirittura un brano grind (“N.F.H.”), e tecnicamente molto preparato e degno di nota. Il tutto però viene secondo me a sposarsi con le melodie e l’epicismo battagliero delle speed metal, cosa che forse vi si avvicina a gruppi quali Helstar e certi Whiplash. L’assalto è pressoché veloce, considerando che ben 3 canzoni non possiedono neanche un misero rallentamento, ed invece dal punto di vista prettamente strutturale i vari brani si presentano veramente molto lineari ma non proprio a strofa-ritornello come nel modo più classico del termine, e comunque sempre belli rigidi e diretti. Considero buona la produzione, piacevolmente sporca e “vissuta”, con il basso in discreta evidenza però senza esagerare, e che riesce a dare secondo me una notevole profondità a tutto l’insieme. Insomma, mi sono dimenticato forse qualcosa e, soprattutto, siete d’accordo con la mia analisi? Ma quali sono le vostre principali influenze e potete dire anche a quale livello loro?

Ahah! No, direi proprio che non hai scordato niente! Ti ringrazio molto per la valutazione positiva che hai dato al nostro lavoro, e anche all’aiuto fornitoci avendo sviscerato i nostri pezzi sotto ogni aspetto, dato che hai notato un sacco di cose alle quali noi non avevamo assolutamente fatto caso! Come ti dicevo, abbiamo un approccio decisamente istintuale nel comporre i pezzi, e quindi capita spesse volte che le variazioni vengano portate soltanto una volta che il pezzo è già finito, nelle parti in cui magari non fila bene.
Le nostre principali influenze sono senza dubbio Nuclear Assault, Exodus, Xentrix, Megadeth, badilate sui denti e randellate sugli stinchi.


6) Personalmente ho rintracciato il miglior pezzo del lotto in “Dawn of the Dead”, che è fra l’altro il più lungo. Tale brano comunque è quello che mi dà più carica di tutti, non solo grazie a delle linee vocali che definirei magnifiche, ma anche ad un epicismo che mi pare molto marcato qui che nel resto degli episodi, oltre a presentare una struttura digeribilissima e senza pretese, e non a caso questa canzone è stata messa per prima. Concordate con tutto ciò e qual e pensate sia il più bel pezzo dell’ep e magari per quale motivo? Inoltre, scusate la mia ignoranza, ma da dove avete preso lo sketch iniziale?


Beh, ti ringraziamo davvero tanto per i complimenti!
Anche a noi piace molto quel pezzo, tant’è che pensiamo proprio verrà messo in loop nella colonna sonora del porno di nostra prossima pubblicazione.
Effettivamente forse la struttura musicale di “Dawn” è quella che più permette un’apertura “melodica” alla voce, non essendo sempre serrata con gli stoppati (prima del bridge).
Quella che nel CD funge da introduzione è un dialogo tratto da “Dawn of the Dead” (il film, questa volta!), grandissimo capolavoro inarrivabile del magister George Romero, che in Italia è uscito con il poco pretenzioso nome di “Zombie”. A parte il fatto che consiglio a chiunque la visione di questo film, la quale dovrebbe essere resa un obbligo costituzionale, la parte in questione è probabilmente il dialogo più famoso della pellicola (“quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla terra”), che non è solo una masnada di carne putrefatta e non-morti tontoloni che mangiano glutei e aprono casse toraciche come fossero pandori (il che mi provocherebbe comunque incontrollate erezioni) ma una riflessione veramente profonda sulla struttura sociale americana e soprattutto un cinico attacco al consumismo.

7) Ho apprezzato molto il fatto di aver messo “N.F.H.”, brano-spaccaossa, come successivo episodio di “Heavy Damage”, in quanto questo, giocato fondamentalmente sui tempi medi, fa per bene “riposare” le orecchie dell’ascoltatore, per poi distruggerle con una sparata velocissima e senza pietà. Il senso di tale scelta è proprio questa o la cosa è stata più istintiva? Oppure c’è qualcos’altro dietro?

No, beh, direi che ci hai preso! Avevamo un pezzo come “Heavy Damage”, il meno veloce del lotto, e “N.F.H.” (che in origine doveva essere ancora più veloce), e ovviamente abbiamo pensato di metterle una a fianco all’altra, non si sa mai rimanesse l’amaro in bocca.

8) L’avevo scritto nella recensione che facevo questa domanda, e così passo alla pratica: mi sono reso conto sentendo l’opera che durante il prosieguo dei vari brani, seppure non in tutti, le soluzioni che spesso vengono modificate sono la prima e la terza, eccetto anche la quarta in “Tupa Tupa or Die”. C’è anche qui un senso nascosto o sono soltanto delle mere coincidenze (a volte sono pignolo)?
Nessun messaggio subliminale… mi spiace forse deluderti nel caso pensassi ci fosse sotto qualcosa di più ponderato, ma solitamente queste variazioni vengono fatte in maniera non troppo riflessiva.
Semplicemente partiamo magari come un riff, che stando bene in apertura manteniamo intatto, per poi magari variarlo un minimo in modo da rendere il pezzo più omogeneo creando comunque qualche variazione non drastica.
Comunque dobbiamo ringraziarti ancora per avere stanato un sacco di nostri modi di fare a noi inconsci. Ci sarà certamente utile. Certamente lo sarà per me, impegnato da mesi a capire cosa si nasconde nella testa sicuramente malata di Luca Zironi.

9) Per quanto riguarda invece il vostro principale punto di forza in “Heavy Damage”, a dir la verità ne ho trovati persino 2, ossia la voce, dato che la trovo molto fantasiosa oltre che bella intonata, così che dinamicizzi anche di molto il suono stesso, nonostante abbia a mio avviso l’irruenza tipica del thrash metal, ed il riffing delle chitarre che, seppur poco vario, riesce a dare, almeno personalmente, un’intensità ed una potenza devastanti, anche perché è decisamente semplice e quindi basato maggiormente sull’impatto. Ora, siete d’accordo con le mie affermazioni? Se no, qual e invece considerate sia il vostro più importante punto di forza nell’ultima opera pubblicata, e perché?

Woah! Ti ringrazio ancora una volta. Per quanto riguarda la voce è stato un esperimento: prima non avevo quasi mai cantato, eccezione fatta per i cori nel mio altro gruppo, ma ci trovavamo talmente bene in quattro che non volevamo aggiungere un cantante, così ci siamo arrangiati.
Per quanto riguarda le chitarre, hai centrato l’obiettivo! Puntiamo molto più sull’impatto, anche a scapito di una soluzione più semplice ma efficace.
Nonostante per esempio negli ultimissimi pezzi da noi composti si trovino anche passaggi più intricati, non vogliamo assolutamente perdere in efficacia, che troviamo assolutamente necessaria.

10) Parliamo adesso del titolo dell’ep. Perché proprio “Heavy Damage” e quale significato gli attribuite? Inoltre, c’è una ragione per il quale avete messo la canzone omonima come terza traccia, e tra l’altro perché è l’unica che è fondata principalmente sui tempi medi, nonostante il suo titolo mi facesse presagire ben altre cose?

Dunque, innanzitutto il nome “Heavy Damage” è nato prima della canzone e quindi dell’album. Volevo assolutamente scrivere un pezzo con quel nome, e qualche giorno dopo in sala prove abbiamo composto il pezzo con alcuni riff di repertorio, e casualmente è venuta fuori la nostra canzone più lenta. Il fatto che sia la terza traccia è anche questo quasi un caso: il pezzo meno a tutto buco non poteva essere né il primo, né il secondo né l’ultimo, e con il fatto che volevamo collegarlo a “N.F.H.” è diventato automaticamente il terzo!
Poi volevamo chiamare l’EP con il nome di un nostro pezzo, e quello più adatto ci sembrava decisamente questo.

11) Riguardo alla copertina, molto spartana e vecchia scuola, dell’ep, perché avete scelto proprio questa e chi l’ha fatta? Quel thrashettone che distrugge il mondo che dovrebbe rappresentare?
La copertina, come da tradizione, è stata fatta dal poliedrico Luca Zironi, che ha anche creato il logo, la copertina della precedente demo e una discreta quantità di volantini e immagini porno.
Quel thrasher lucertoloide dai capelli mediterranei appare un po’ ovunque, è diventato ufficialmente la nostra mascotte, ed è liberamente ispirato a Sanso, il nostro meridionalissimo chitarrista.
Decisi che nella copertina dell’EP sarebbe stato fico inserire ovviamente lui, qualcosa di splatter, qualcosa di un po’ più serioso e qualcosa riferibile ai cartoni animati anni ’80.
Gli ultimi tre elementi sono stati sintetizzati nella pizza-mondo, riconducibile oltre al nostro bel paese d’origine, anche alle Tartarughe Ninja, per noi veri e propri maestri, i quali ci han forgiato sin dalla tenera età, ma anche a un disastro globale con tanto di spruzzi di sangue a caso.
Adesso non vorrei buttarla troppo sul sofisticato, ma forse proprio il significato del testo di “Heavy Damage” può guadagnare di senso se messo in relazione alla copertina, estendendo cioè a un mondo di pomodoro e mozzarella nelle mani di un lucertoloide gigante con un enorme coltello in mano le sensazioni apparentemente gratuite esposte nel testo.

12) Adesso dovrei però farvi presente qualche mia critica, anche per correttezza. Non ho particolarmente apprezzato gli assoli, che ho trovato poco incisivi, vuoi perché spesso non sento una melodia forte che mi entri fin nelle viscere, vuoi perché sono di solito secondo me inutilmente virtuosi, ma si consideri inoltre il fatto che qualcuno di essi si confonde quasi con tutto l’insieme, venendo in tal modo un po’ sotterrato. Come controribattete a questa critica (se mai sia possibile certo), e perché date un’importanza oserei dire capitale ai solismi? Devo dire che comunque qualcosa di buono dagli assoli lo sento, quindi non tutti li butterei certamente via.
Credo che tu non abbia particolarmente apprezzato gli assoli perché effettivamente una buona quantità di questi fanno schifo. Purtroppo me ne sono accorto soltanto una volta che il prodotto l’avevamo in mano, e mi sono chiesto perché non ci avevo fatto caso durante le prove.
Comunque tutte le parti di assolo che erano venute male le abbiamo cambiate, adesso il risultato è decisamente migliore!
Della questione assoli se ne occupano i due chitarristi, che per evitare soprusi e rivolte hanno deciso di fare praticamente in ogni pezzo un assolo a testa, cosa che a parer mio può risultare a volte un po’ troppo pesante, anche se magari gli assoli non sono lunghissimi.
In ogni caso, nei pezzi a venire cercheremo di curare maggiormente questo aspetto, anche a costo di praticare innumerevoli violenze sui due poveri chitarristi, nel caso il loro risultato non sia aggradante.

13) Ed eccovi la seconda, riguardante stavolta la fase conclusiva di “Heavy Damage”, che mi lasciava intravedere un brano lungo un po’ a là “Open the Grave” degli Heathen, peccato però che quell’accelerazione non penso venga così approfondita, distruggendo subito l’atmosfera “cattiva” appena creata, lasciandomi un po’ con l’amaro in bocca. Ergo, credo che tale brano avesse ancora ampi margini discorsivi. Concordate almeno un minimo con quanto affermato, e com’è nato “Heavy Damage”?


Dunque, devi sapere che quando stavamo facendo quel pezzo ci sono venuti in mente due-tre riff. I primi sono stati usati per sviluppare il brano, dato che si legavano meglio insieme, e poi abbiamo messo l’ultimo, differente, in fondo, assieme ad un’accelerazione quasi svincolata dal resto del pezzo.
Non ci avevamo mai pensato troppo su, ma ci ho riflettuto una volta che ce l’hai fatto notare. Effettivamente non sarebbe una cattiva idea andare avanti con il pezzo accelerato, anche se la nostra idea originale era quella di tenere il raptus finale veloce.
Comunque, se decideremo di allungarlo, diventerai ricco grazie alle royalties (YAHOOO, CHE FIGATA, così potrò rivaleggiare con Re Banana Silvio! Nda Claustrofobia).

14) )Questa è una domanda un po’ provocatoria (ma considerando il fatto che siete vecchia scuola non credo che vi farà qualche effetto in tal senso), però perché utilizzate l’inglese, lingua forse un po’ troppo stra-abusata ed anche innaturale per gruppi non-anglofoni? Siete forse contrari alla corrente italiana che usa la propria lingua, in misura maggiore il black metal?
Guarda, sinceramente credo che l’inglese sia la lingua più adatta per cantare generi come l’heavy metal o l’hard rock, vuoi per abitudine, vuoi per il fatto che è una lingua né troppo morbida né troppo dura.
Credo che l’italiano si sposi alla perfezione con il progressive rock tricolore nato sugli anni 70, ma per quanto riguarda il thrash metal mi sembra proprio una lingua fuori luogo (eccezione fatta per gli In.Si.Dia., che però, nonostante i testi in italiano, fingevano palesemente di cantare in inglese).
Non sono assolutamente contrario a chi vuole utilizzare l’italiano nei testi dei suoi pezzi, anche perché in sé è una lingua bellissima, e credo che se un gruppo, a maggior ragione black metal, dove si capisce ben poco delle parole pronunciate, riesca ad esprimersi meglio in italiano non ci sia nulla di male.

15) Perché “Heavy Damage” è un ep e non un demo?

Semplicemente perché avevamo un bel po’ di canzoni, e non volevamo lasciarne da parte nessuna. Inoltre avevamo racimolato un budget seppur scarso ma sufficiente per registrarle tutte, quindi abbiamo pensato di inserire tutti e sei i pezzi (anche se “Tupa Tupa or Die” era già presente nella prima demo).
Tra l’altro sta accadendo la stessa cosa proprio ora: abbiamo sempre più pezzi nuovi e sempre meno soldi, tant’è che credo che a breve registreremo in maniera molto artigianale qualche altro pezzo nuovo, ma avremmo teoricamente già il materiale sufficiente per registrare un altro EP (cosa che però non faremo, anche se sto già provvedendo a raccattare qualche danaro vendendo mia mamma a pezzi su eBay).

16) A distanza di ormai pochi mesi, penso che siate ancora soddisfattissimi del risultato appena ottenuto. Come stanno andando il pubblico e la critica (questa come al solito seeempre severa…), e cosa stanno apprezzando maggiormente della vostra musica?
Certamente! Siamo assolutamente soddisfatti del risultato in sé e anche del fatto che la critica e i ragazzi abbiano molto apprezzato.
Credo che il merito sia dei messaggi subliminali a carattere erotico che abbiamo inserito in tutte le tracce dell’EP, i quali lasciano nell’inconscio dell’ignaro ascoltatore un irresistibile desiderio di accoppiarsi con noi.
Personalmente spero che venga apprezzata la nostra sincera voglia di far casino e divertirsi, che mi auguro trasudi da ogni pezzo.

17) Non avendo il vostro primo demo “Thrash is Back!”, quali differenze ravvisate fra questo ed il vostro ultimo parto e magari quale considerate sia il migliore?
Sicuramente “Heavy Damage” è di gran lunga migliore del primo Demo, soprattutto per via della resa sonora, decisamente approssimativa in “Thrash is Back”, il quale è stato registrato a budget zero da un nostro amico, che voleva provare impianto e microfoni vari, appena comprati, per far un po’ di pratica nell’a me oscuro mondo dei fonici.
Nel primo Demo c’è un pezzo (“World Collapses”) che non facciamo quasi mai dal vivo, “One Night in Violence”, pezzo che a me piace un sacco e che cerchiamo di riproporre live quando possibile, “Zombie Revenge”, tappa fissa nei nostri show e quasi sempre brano di chiusura, una arcaica e zero-budget-version di “Tupa Tupa or Die”, e in conclusione una terrificante cover di “You Spin Me Right Round”, dei virilissimi Dead or Alive.
Credo che nei primi due brani un po’ si senta che il gruppo si era formato da pochi minuti, e qualcosa da cambiare c’è di sicuro, ma magari dopo una qualche ritoccatina potrebbero apparire in future registrazioni più “professionali”.

18) Il nome che vi siete scelti mi rimanda terribilmente al primissimo album dei Nuclear Assault, e con esso anche il logo (non credo che c’entri inoltre la passione per i videogiochi anni ’80…). Quest’ultimo ed il nome sono quindi praticamente un omaggio al gruppo succitato? Magari oltre a ciò volete trasmettere qualcos’altro con essi?
Il nome che abbiamo scelto è decisamente un riferimento ed un omaggio al gruppo che più ci ha ispirato, e che rientra tra i gruppi preferiti di sempre di tutti e quattro noi. Siamo cresciuti ascoltando “Game Over”, “Handle With Care” e “Survive”, ma anche giocando con i videogame anni ‘80, che personalmente adoro (mi pareva strano in effetti. Nda Claustrofobia).
“Game Over” mi pareva un nome ottimo per fondere i Nuclear e una passione per le sale-gioco anni ‘80, che hanno partorito alcuni dei più grandi capolavori videouludici di sempre.
Ancora una volta, abbasso la grafica, viva i sedici bit (CONCORDO! Nda Claustrofobia)!

19) Come avviene un vostro concerto-tipo (la domanda si riferisce anche con quale canzone partite e finite, oppure se ci sia la presenza di un qualche effetto scenico, pure primitivo – ovviamente, non a là Death SS…)?

Per adesso non abbiamo particolari effetti scenici, anche se stiamo creando un paio di elementi di arredo per intamarrire un po’ i palchi futuri che calcheremo, ma cerchiamo di dare quanto più possibile, fare sbattere la testa della gente quanto più possibile, fare quanto più casino possibile.
Preferiamo suonare davanti a dieci persone che si ammazzano piuttosto che davanti a cento che se ne stanno immobili a fissare.
Viviamo il concerto come una festa, è per questo che adoriamo suonare live.
Solitamente iniziamo con “Dawn of The Dead” e finiamo con “Tupa Tupa or Die/”Zombie Revenge”, ma i brani in mezzo vengono solitamente decisi da noi o dai ragazzi che vengono a supportarci (e che non ci stancheremo mai di ringraziare) seduta stante.

20) Prima di militare nei Game Over, in quali altre formazioni avete suonato, e con loro si è portata a compimento pure una registrazione oppure addirittura la pubblicazione di un disco? Come andò comunque l’esperienza?

Quasi tutti abbiamo avuto esperienze antecedenti. Il biondissimo Ziro ha militato in due gruppi, uno dei quali è addirittura uscito dal garage ed ha fatto qualche prova in una loschissima sala prove comunale, sperduta nelle fosche lande nebbiose estensi.
Sanso ha suonato in un gruppo che proponeva qualche cover, per poco tempo, ed insieme a Med è attualmente impegnato anche in un altro gruppo thrash, gli A.D.S..
Io milito negli Asgard, con i quali facciamo dal 2004 un grindolissimo heavy-speed di matrice americana (Agent Steel, Metal Church, ecc…). Stiamo per andare finalmente a registrare il nostro primo album, dopo aver rotto le palle a mezzo mondo con le nostre due prime demo. Se volete dare un’ascoltata, andate su www.myspace.com/asgarditalia (il myspace è in fase di ristrutturazione, non preoccupatevi per la scadentissima grafica).

21) Considerando che voi siete giovanissimi, da quanto tempo suonate i vostri rispettivi strumenti e quanto vi esercitate al giorno? Potete dirci la vostra strumentazione? Studiate anche le varie scale, o da questo punto di vista siete più sullo stile cosiddetto punk?

Ziro suona da quando frequentava la prima media, quindi sei anni, e credo si eserciti un bel po’, dato che tutte le volte che passo per casa sua trovo la chitarra collegata all’amplificatore, solitamente macchiata di una sostanza vischiosa e biancastra, con un odore familiare.
Ha una Jackson RR5 Ivory e una Ibanez da sfascio.
Sanso non so di preciso: ho provato a chiedergli, ma mi ha risposto che suona “dalla sesta elementare della scuola per ragazzi speciali che frequenta”, ma credo suoni da un paio di anni, e va regolarmente a lezione (di musica, glottologia e buone maniere) con la sua LTD.
Med suona da quasi quattro anni, e io, che sono il più anziano, da sette.
Con il fatto che tutti conosciamo più o meno le basi della teoria musicale e le scale (nonostante assolutamente nessuno di noi sia in ciò un maestro), cerchiamo di sfruttarle per trovare soluzioni non cacofoniche, ma mantenendo l’attitudine compositiva che hai ben definito “punk”.

22) L’evento più esilarante che avete vissuto come gruppo (credo che ce ne sarebbero mille ma tant’è…)?

Beh, di eventi divertenti ce ne sono stati diversi, anche se forse il più esilarante è la faccia di Sanso in qualsiasi momento della sua vita.
Una volta dopo un concerto siamo stati rincorsi per tutto l’ostello, completamente ubriachi e mezzi nudi, dall’elegantissimo e riverente responsabile della hall, il quale stava evidentemente provando disgusto, oppure un’altra ancora siamo stati fermati dalla polizia mentre indossavamo abiti decisamente ridicoli (occhiali da sole minuscoli e berretti alla Jovanotti) e abbiamo finto di essere tutti e quattro handicappati.

23) Dato che trattate anche argomenti sul sociale, siete forse politicamente schierati, magari spiegando sinteticamente la vostra posizione?

No, non siamo assolutamente schierati. Cerchiamo solo, come possiamo, di far riflettere la gente, ma non siamo assolutamente un gruppo politico (nel senso di destra e sinistra).

24) Una curiosità cazzona: nella vita di tutti i giorni che fate e, nel caso, avete anche un lavoro? Siete amanti dello skateboard?

Tendenzialmente siamo dei perdigiorno incredibili: nessuno di noi lavora, e per tutti e quattro il divano è uno sport estremo.
Ziro frequenta la terza superiore, ed è una delle persone più genuine che conosca. E’ un vero e proprio campagnolo di una volta, fisicatissimo e genuino. E’ responsabile di un larghissimo giro di cocaina e prostitute in Sudamerica, che gli fruttano un sacco di soldi.
Sanso frequenta la sopraccitata “scuola per ragazzi speciali” assieme a Med, il quale però si occupa di meccanica.
Io studio filosofia alla facoltà di Ferrara, leggo, ogni tanto giro film splatter amatoriali (insieme all’inseparabile Sanso: giusto oggi abbiamo girato una scena in cui venivo moto-segato), guardo un sacco di film di serie Z e gestisco una catena di videonoleggi di VHS coprofile.
L’unico ad andare in Skate credo sia lo spericolato Med, che sistematicamente si lamenta perché “non ci sono più gli skater di una volta, con la frangia e la maglia degli Anthrax”.

25) Da dove provengono i vostri soprannomi, che mi ricordano molto quelli dell’hardcore, e perché li utilizzate pure in ambito musicale? Magari per ironizzare, oppure per trasmettere un’aria, come dire, stradaiola?

Beh, i nostri soprannomi sono derivati dal nostro cognome (eccezione per il mio, che è legato a quando un mio amico cantava continuamente una canzone dei REM che si chiama “All the way sto Reno”, dato che c’è un’assonanza con il mio nome), e siamo chiamati così da tutti, anche dai nostri genitori direi.

26) Cos’è secondo voi il thrash metal? Se è anche uno stile di vita, questo su che si basa?

Riteniamo che il thrash metal sia sostanzialmente un atteggiamento schietto e sincero, antecedente la musica.
Un approccio di questo tipo verso il mondo ed il reale, che per forza di cose viene riverberato nella musica che uno suona e nella passione viscerale per la suddetta musica.
E’ anche una necessità di immergersi nel mondo e nella vita e valutarla in maniera lucida, anche con un certo cinismo e “distacco”. Diventa quindi un modo decisamente costruttivo per sfogarsi e porsi domande.
Ma non solo: il thrash metal è anche voglia di divertirsi, di fare casino tutta notte supportando e vivendo la scena.
Credo che siano molto chiare quelle che sono le sue radici: l’heavy metal da una parte e l’hardcore punk di una volta dall’altra. Da uno ha preso la tradizione, la voglia di divertirsi, ma con l’altro la fonde ad un atteggiamento critico e cinico oltre che, ovviamente, un tupa-tupa selvaggio.

27) Quali sono state a vostro avviso le ragioni (sociali, ideologiche, musicali…) che hanno portato alla nascita del thrash metal e pensate che gli stessi Metallica possano essere considerati quali i primi musicisti a suonare una sorta di thrash metal primordiale o secondo voi c’entrano cronologicamente prima gente come i Death SS, gli Overkill ed i Bulldozer? Pensate inoltre che la fama di Hetfield e soci sia giusta proporzionalmente alla loro musica innovatrice?


Credo ci siano diversi fattori che hanno portato alla nascita di questo genere.
Innanzitutto il thrash metal è paradossalmente nato non nella working class appartenente ai gruppi della NWOBHM, che non ci sono mai politicizzati, ma nella media borghesia americana e tedesca, da ragazzi che non facevano la fame.
Innanzitutto chiarisco che non credo i Metallica siano stati il primo gruppo thrash, o meglio, dal punto di vista strettamente musicale no. Prima c’erano per esempio i Venom, i quali però del thrash come lo intendiamo ora avevano solo la musica, non tutto l’apparato ideologico, il quale è presente nei primi Metallica. E’ però difficile capire chi, nel marasma della Bay Area degli anni ottanta, sia stato il primo, anche se ritengo che il modello del thrash metal con il quale tutt’ora si identifica questo genere (dal punto di vista musicale e non) siano stati gli Exodus.
Dicevo, non saprei bene indicare quale fattore determinante abbia fatto scattare la molla a questi ragazzi, iniziando la gara ad andare sempre più veloce, ed il fatto, successivamente, di avervi aggiunto tematiche decisamente serie. Penso abbiano in una certa misura incanalato nella musica la classica rabbia adolescenziale, corroborata da un clima sicuramente teso come quello che si viveva nell’America (e nella Germania) dei primi anni ottanta.
Credo abbiano respirato questo clima (basti pensare ai simboli nucleari che tutt’ora campeggiano nelle copertine di decine di gruppi thrash, noi compresi), e abbiano anche cercato di sdrammatizzarlo con bevute colossali, ma si è comunque riverberato nella loro musica e nei loro testi.

28) Sapete dirmi quali sono per il vostro punto di vista i primi 5 più bei dischi thrash metal finora incisi e magari per quale motivo?

Dopo una ponderatissima riflessione, ti diciamo: “Handle With Care” dei Nuclear Assault, “Bonded by Blood” degli Exodus, “Show no Mercy” degli Slayer, “Rust in Peace” dei Megadeth, “Infernal Overkill” dei Destruction, “Feel the Fire” degli OverKill, “Agent Orange” dei Sodom, e “Spreading the Disease” degli Anthrax.
Purtroppo non sappiamo contare, ma speriamo che siano cinque (non sia mai…Nda Claustrofobia)!
E’ difficile dire il perché di ognuno di loro, dato che li ascoltiamo da una vita, e ognuno di noi è legato a questi dischi anche per ragioni diverse rispetto agli altri. Di sicuro hanno in comune lo spaccare il culo ed essere dei capolavori.

29) Credete che ciò che viene chiamato oggigiorno thrash metal moderno possa rivaleggiare per qualità con quello vecchia scuola oppure è un confronto perso già in partenza? Se sì, cosa possiede in più il secondo rispetto al primo?

No, assolutamente! E’ un confronto annichilito in partenza, se per thrash metal moderno intendi quel thrash metal variato con modernismi e soluzioni avveniristiche.
Purtroppo manca di quella schiettezza, quella crudezza che ti dicevo prima, e che è assolutamente necessaria per questo genere.

30) In riferimento anche a “Tupa Tupa or Die”, secondo voi il Metal dev’essere per lo più veloce, e perché?
Ovviamente. L’heavy metal dev’essere veloce e aggressivo. È nato per esserlo, e dire “heavy metal lento e pacato” è una contraddizione in termini. Si finirebbe per fare altro.
È per questo che odio a morte i gruppi che, utilizzando l’appellativo di gruppi heavy, perché magari fa più ganzo, o solo a causa della loro abissale ignoranza sul genere, fanno poi cagate sinfoniche, pataccate pop, o si concentrano unicamente su quanto sia bravo questo o quel chitarrista, anche se stanno suonando delle robe che con l’heavy metal, quello vero, nulla hanno a che fare.
Io personalmente non ho nulla contro chi vuole suonare quelle che io reputo delle cagate musicali. Basta che non si scomodi il nome di “heavy metal”.
Tra l’altro notavo una cosa terribile di recente. Un sacco di ragazzini, tutti appassionati di queste correnti depotenziate di “heavy metal” (power-nerd-robaccia in primis), le quali prendono diverse cose dall’originale heavy metal tranne che il suo spirito vero, sono assolutamente disinteressati riguardo a tutto il background che sta alle spalle dei loro beniamini, Ti parlo di gente che venera i Dream Theater e non ha la minima idea di chi siano i Rush, che ascolta gli Angra senza conoscere Accept, Saxon, e Raven,, che idolatra i Rhapsody senza aver la minima idea di chi siano i Manilla Road, i Cirith Ungol, i Culprit o gli Omen, e che disprezzano i Motorhead. Non ne posso più.

31) Come vi rapportate con il fenomeno sempre più diffuso del peer 2 peer e quindi con il formato MP3? Esso può essere considerato pericoloso anche per l’Underground e perché?
Sinceramente non siamo molto interessati agli mp3, anche perché per gruppi piccoli come noi (a maggior ragione senza album all’attivo) non possono che portare visibilità gratuita. Inoltre, parlo personalmente, non sono molto interessato a scaricarli, dato che sono una appassionato di vinili e CD, ed adoro avere i dischi originali dei gruppi che ascolto.
Effettivamente il fenomeno Internet (di cui parlerò meglio dopo) sta facendo crollare il mercato discografico e, nonostante mi importi poco per quanto riguarda i gruppi grossi, potrebbe nuocere ai gruppi minori con qualche album all’attivo. Non credo però che dai dischi si possano ottenere molti riscontri monetari, quindi per un gruppo con degli album fuori è forse più importante l’aspetto live, veicolato dalla distribuzione di dischi come componente pubblicitaria. Mi sembra invece molto importante acquistare CD o merchandise dei gruppi meritevoli direttamente da loro, magari ad un loro concerto.

32) Che ne pensate invece di MySpace e cazzi e mazzi? Si può considerare come una valida alternativa ai modelli di diffusione del passato, o c’è qualcosa che si è perso veramente di questi ultimi?
Myspace certamente aiuta molto le band, ed è un valido strumento per pubblicizzare il proprio gruppo o qualsivoglia genere di evento.
Certo, purtroppo la visibilità, soprattutto di questi tempi in cui siamo bombardati di stimoli dati dalla gratuità e dalla velocità di Internet, conta molto più della qualità effettiva, e quindi è necessario lavorare anche sull’aspetto on-line, e in questo ambito sono piuttosto impacciato (come ti sarai accorto!).
Credo però il fenomeno Internet in generale (mp3, Myspace, ecc…) abbia fatto perdere qualcosa all’approccio con la musica. Ora questa è sempre più liquida, fruibile in qualsiasi momento. Chiunque può ottenere tutto e subito, e si è andata perdendo una certa fisicità (che fortunatamente alcuni non hanno mai abbandonato, continuando a comprare CD, vinili, appendendo volantini e così via).

33) Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella emiliana( anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via)? Sbaglio o è piuttosto piccola?
Effettivamente la scena emiliana è abbastanza ristretta, ma meritano un applauso ragazzi come Syro della Emilia Speed Metal, sempre affaccendato nell’organizzare serate ed eventi davvero fichi. Ci sono alcuni poli notevoli (voglio ricordare anche il grandioso Max, organizzatore dello Speed Metal Attack), ma si trova, a livello di pubblico, molto più movimento in Veneto o Lombardia.

34) Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale( idem)?
La scena italiana mi sembra abbastanza in forma! Ci sono gruppi davvero notevoli (National Suicide, Baphomet’s Blood, Death Mechanism, Sacrificator, e diversi altri) e mi pare che, nonostante l’Italia non regga assolutamente il paragone con paesi esteri coi quali veniamo spesso a confrontarci, come la vicina Germania, ultimamente si stia allargando, oltre che la voglia di suonare, anche quella di fare, e sempre più ragazzi supportano la scena, quella sincera, e organizzano eventi, spendendo magari gli ultimi soldi rimasti pur di mettere in piedi una bella serata per divertirsi.

35) Per quanto riguarda gli ascolti, sentite soltanto il Metal vecchia scuola o siete più
aperti, magari non disdegnando qualcosa di sperimentale? Ci sono comunque altri generi musicali che ascoltate con piacere?


Ma guarda, oltre ad essere dei feticisti del thrash, tutti quanti ascoltiamo anche tonnellate di heavy e speed anni 80 e chi più chi meno death metal anni 80.
Gruppi sperimentali non rientrano nei nostri ascolti, sinceramente.
A me poi piace molto oltre a tutto l’heavy ottantiano anche moltissima roba hard rock dei settanta e un sacco di punk/hardcore americano e inglese.

36) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? State componendo nuovo materiale?

Adesso come adesso siamo impegnati nella conquista del mondo, e, a seguire, dell’universo, che culminerà con la nostra auto-incoronazione come imperatori della galassia e portatori del nuovo ordine mondiale.
Inoltre stiamo scrivendo sempre più roba e stiamo cercando di suonare in giro il più possibile e fecondare quante più femmine possibili.

37) Ragazzuoli, l’intervistona è proprio finita, e credo che in questo momento sarete molto felici eheheh! Volete mandare magari un messaggio thrashettone ai lettori di “Timpani Allo Spiedo” per salutarli?


Grazie mille ancora per tutto quanto! Vi ricordo che il nostro Myspace è www.myspace.com/gameoverthrash, dove potete rimanere aggiornati sui nostri spostamenti e osservare alcuni nostri nudi integrali.
SUPPORT DA ITALIAN SCENA! SUPPORTA DA PATASGNACCHERA! SUPPORT DA TUPA-TUPA!

Sunday, March 21, 2010

Resumed - "Human Troubles" (2009)


1. INTRODUZIONE.

E' ufficiale: il demo che mi sto apprestando a recensire non è stata per me una sorpresona ma di più! Qua sento l'essenza della vecchia scuola, quella puzza pestilenziale ma bellissima degli anni '90 applicato ad un qualcosa che formalmente ha veramente poco di tradizionale dati gli sperimentalismi che i Resumed tirano fuori. E lo sapete fra l'altro chi ha fatto da tramite tra me e 'sti ragazzi? Nientepopodimeno che Federico Falcone, voce dei First Reason, sempre attivo nella scena tant'è vero che possiede persino un'agenzia di promozione nonché “'zine” denominata Mind Over All. E cazzo se ne capisce di musica!

2. PRESENTAZIONE DEMO.

“Human Troubles” non è altro che la primissima testimonianza discografica, autoprodotta negli ultimi giorni del 2009 in versione demo, dei Resumed, giovanissimo quartetto da Sulmona in provincia de L'Aquila, formato nel 2007 inizialmente come Holy Terror e costituito attualmente da Daniele Presutti voce/chitarra, Nikolas De Stephanis chitarra, Carlo Pelino basso (l'uomo da dove tutto è iniziato) e Filippo Tirabassi batteria. Il bello è che a mio parere loro già presentano una maturazione compositiva di notevole gusto. Praticamente nei 5 pezzi dell'opera non c'è nessuna cosa fuori posto, nonostante essi dal punto di vista del minutaggio potrebbero far paura a molti, in quanto spesso e volentieri si superano i 5 minuti non scendendo mai sotto i circa 4 e 15 di “Into the Trip”. Nei solchi del demo si viene torturati da una musica che definirei death metal progressivo mischiato con il jazz e la fusion (anche se forse il primo tra i due è il più presente), facendo assaporare però appunto quella genuina cattiveria che riesce a catapultare maggiormente l'ascoltatore nel limbo del vecchio death, e probabilmente i Resumed sono addirittura più malvagi delle formazioni classiche del genere, per via di una magnifica atmosfera beffarda, da vera e propria presa per il culo verso l'ascoltatore, che negli ultimi tempi mi ha veramente posseduto facendomi prostrarre di fronte al genio creativo degli abruzzesi. Un'atmosfera beffarda determinata da trame sonore di certo spesso non proprio comuni, ed “arzigogolate” seppur non così pesantemente come pensavo prima di mettere nello stereo il disco, ma praticamente tutti gli aspetti dei Resumed conferiscono, almeno personalmente certo, quell'aura dissacrante e malvagia di cui sopra, e tra l'altro senza presentare nessun riferimento satanico oppure splatter nelle proprie liriche, le quali se non sbaglio (purtroppo non ho con me i testi) scandagliano più che altro la psicologia umana in versione probabilmente “anarchica” (si pensi al tema dell'alienazione provocata dalla società moderna, argomento piuttosto classico per quasi ogni gruppo Metal di sinistra).
La stessa struttura dei pezzi segue forse l'onda mentale di un essere umano che, circondato da molte cose, la maggior parte delle quali non può permettersi, sogna sempre, in preda ad una possessione che neanche satana vuole compiere, ma tali desideri vanno ben oltre, diventando veri e propri incubi facendo arrivare la paranoia, ossia la pura alienazione di sé di fronte e contro il mondo (questo inteso anche come trionfo della vita e della libertà), che così viene abbandonato per il soddisfacimento di falsi bisogni che per la verità spesso non mi sembrano immediati perché irraggiungibili = omologazione. Ciò significa che i Resumed in un certo senso seguono lo schema rispettato (alle volte penso un po’ troppo) dai Death di “The Sound of Perseverance” benché in maniera più libera e quindi meno vincolata, ergo maggiormente imprevedibile. Faccio notare comunque che ogni pezzo presenta dalle 2 (“Secret in Mind”) alle 4 (“Dead Inside”, “Alienation”) soluzioni principali (comprese modificazioni delle stesse) le quali costituiscono i temi principali delle canzoni, che credo si possano suddividere a grandi linee in 3 parti, dove l’ultima cerca di ricalcare, quasi mai in maniera pedissequa, la prima, considerando che alle volte viene proposto un passaggio mai suonato prima (“Dead Inside”, “Into the Trip”, “Secret in Mind”), oppure la struttura originaria viene letteralmente privata di pezzi, quindi accorciata (come “Into the Trip” ed “Alienation”). Interessante è però il fatto che da “Predicting the Future” in poi la prima parte di tale ipotetico schema risulta rappresentata da due temi che si ripetono consequenzialmente per due volte, come nella più classica struttura a strofa-ritornello, e praticamente essa si fa viva un’altra volta soltanto nei momenti finali proprio di “Predicting the Future”, offrendo soltanto una piccola variazione, cioè la posizione un po’ più tardiva dell’assolo. Inoltre, tale struttura viene riproposta comunque in salse diverse, magari mettendo nel discorso un assolo (sempre “Predicting the Future” e “Secret in Mind”), oppure in modo più strutturato e non esente da variazioni (“Alienation”), ma in sostanza quella più “normale” riguarda “Into the Trip”, data la presenza maggiormente insistente della voce, con l’unica “anomalia” causata dal 1° tema, che prima di cominciare lo schema a 2 opzioni fa partire lo stesso brano a mio avviso genialmente attraverso 2 note d’apertura, per poi dare il posto per qualche momento al 2, così da iniziare finalmente la sequenza 1 – 1 mod. – 1 – 1 mod.. Un caso a parte è “Secret in Mind”, che infatti tratterò (ed anche per un altro motivo) più diffusamente.
Bellissima è a mio parere pure la produzione, che potrà ricordare quella di moltissimi dischi di death puramente vecchia scuola per quanto è dai toni maledettamente cupi e minacciosi, cosa che considero azzeccatissima per la stessa atmosfera opprimente che si vuol creare, benché impostati più che altro se non sbaglio sulle frequenze medie. Secondo me però è abbastanza discutibile il suono del rullante, non così grezzo come piace a me, bensì forse troppo “plastico” e finto, non molto espressivo, tanto da farmelo sembrare uscito da una vera e propria drum-machine. Il bilanciamento de suoni, piuttosto omogeneo in tutti i pezzi seppur io abbia notato una voce meno presente in “Alienation”, è a mio avviso ottimo, con tutto in buona evidenza com’è giusto che sia per un gruppo che sfrutta le proprie capacità tecniche piuttosto che concentrarsi sull’impatto nudo e crudo, anche se non riesco a sentire sempre a meraviglia la cassa della batteria.

3. ANALISI STRUMENTI.

Aaaaah, è l’ora della voce! Credo che piacerà sicuramente a chi si ciba della robba (citazione verghiana praticamente inutile e fuori luogo!) più marcia possibile, perché nonostante tutto i vocalizzi toccano tremendamente il massimo della malvagità, principalmente rappresentati da un grugnito minaccioso e, come dire, strascicato e non molto classico da sentire, che non poche volte si alza di tono fino a raggiungere una specie di urlo che sembra divertito, e che talvolta secondo me riesce a donare a tutto l’insieme un’aura di impronta black, la quale pare essere il demone del consumismo che ha preso completamente le redini della tua mente, scompisciandosi dalle risate nel contemplare il tuo lento logoramento. I grugniti di cui sopra invece li interpreto come autentici avvisi di pericolo, striscianti come serpenti da cacciare nel proprio io, falsa fortezza di un’umanità che si crede dominatrice mentre per la verità sono i suoi stessi strumenti che l’hanno resa passiva e sottomessa. Ma vi è di più! La voce può dare il senso del vuoto, visto e considerato che non è per niente una parte così insistita e resa protagonista. Infatti, risulta poco presente, in pratica si fa viva principalmente soltanto durante i primi due temi principali, dopodiché erutta solo qualche rara comparsata, ma sempre inerente un unico passaggio. Così, i Resumed diventano quasi un puro gruppo strumentale, rendendo forse in tal modo più difficoltoso l’ascolto, dato che la voce per molti rappresenta un appiglio su cui reggersi perché credo trasmetta non solo un’espressione, rispetto agli altri strumenti, autenticamente umana, ma anche una marcia maggiore determinata dalla qualità delle linee vocali. Bene, tolto questo raro appiglio, l’atmosfera diviene quasi asfittica e vuota, essendo stati completamente debellati i cosiddetti avvisi di pericolo, ma si è costretti a sguazzare in una gigantesca e monotona melma dove l’uomo è schiavo del sistema che lui stesso ha creato e dove gli stessi potenti sono stati resi ciechi da materia ghiotta difficile da rifiutare (“le cose che possiedi alla fine ti possiedono” – citazione da Tyler Durden, “Fight Club”). Altresì, sentendo le linee vocali, sempre a mio avviso spaventosamente ottime, è come assistere ad un rituale dove oscuri esseri sconosciuti stanno celebrano la morte dell’umanità compiendo in pubblico il definitivo olocausto, e per me ciò avviene specialmente per quelle groovy di “Secret in Mind”. Inzumma, la voce del nostro Daniele non è esattamente raccomandabile ai deboli di cuori, e tra l’altro al sottoscritto non stanca veramente mai, pur non essendo versatile ma viste le considerazioni di cui sopra credo che tale descrizione possa bastare.
Ma le chitarre non mi sembrano per niente da meno. Prima di tutto però devo segnalare che dal punto di vista strettamente strutturale spesso i vari riffs che compongono l’universo dei Resumed seguono una logica piuttosto lineare e non esattamente imprevedibile, dato che infatti in tal caso si eseguono diverse note praticamente nella stessa maniera ed in più occasioni anche con identica durata di espressione (spero di essermi fatto capire) fra di loro. Ergo, non aspettatevi motivi particolarmente “arzigogolati” e difficili da digerire. D’altro canto, ciò che riescono a concepire le chitarre secondo me è qualcosa di spaventoso, dato che nella maggior parte delle volte esse sputano fuori riffs non proprio tipicamente death metal e basati principalmente se non erro su note più alte rispetto al normale. Il taglio è beffardo e poco melodico, come se stesse suonando il demone mentale del demo, il suo abisso psicologico che lo tormenta, alle volte esprimendosi in modo più contorto del solito (“Alienation”). Gli spunti melodici sono piuttosto pochi, proprio loro che potevano forse dare a tutto l’insieme un po’ più di sicurezza, disperazione (emozione che in un certo senso si può considerare positiva in quanto legata anche ad un malumore sociale da parte di un essere umano), ma per gli amanti della melodia nella nostra cara musica consiglio di sentire in particolar modo “Into the Trip” ed “Alienation”, in cui addirittura il riff mi pare persino compassionevole, aspetto deliberatamente trascurato dai Resumed. Non mancano però schitarrate, non proprio frequenti, più tipiche del death metal tradizionale, dove fanno capolino in misura maggiore alcuni dei momenti più esplicitamente malvagi dell’ep, e specialmente per “Secret in Mind”, dove secondo me viene raggiunto il massimo in tutto, e non a caso qua si possono gustare pure riffs tra i più isterici e furiosi dell’opera, nonché cervellotici (beh, più o meno), e stavolta andando veloce. In tale sede però, non si è esenti nemmeno da effetti innestati sulle chitarre, come nel caso di “Into the Trip” e “Secret in Mind”. Effetti che descriverei come psichedelici, come per rappresentare l’annebbiamento visionario della mente che si scontra con l’oggetto irraggiungibile dei suoi desideri, seppur in entrambi i casi si suonino le note praticamente nello stesso modo, insieme comunque ad un’altra ascia, questa non manipolata, e resa più semplificata in maniera quindi ritmica eseguendo in tal modo delle pennellate, ma in “Secret in Mind” dopo un po’ arricchisse di particolari il riff psichedelico. C’è una cosa simile anche in “Alienation” che riesce secondo me ad aumentare notevolmente il senso di irraggiungibilità di cui sopra dato che il suono se ne va e si avvicina gradualmente. Nonostante il gruppo sia decisamente tecnico, non credo proprio comunque che sia così interessato a proporre un arricchimento del discorso chitarristico, in parole povere della sovrapposizione di riffs per niente frequente, anche se non ne mancano, benché solitamente quando succede entrambe le chitarre eseguono le medesime note ma attraverso tonalità diverse. Gli interventi di questo tipo sono, come già osservato, pochi ma c’è soltanto un’unica eccezione, rappresentata da “Predicting the Future”. Come d’incanto però c’è un aspetto che renderà secondo me la musica dei Resumed piuttosto difficile da comprendere, oltre alla voce poco presente: gli assoli. Essi ricoprono una bella fetta nei vari pezzi del quartetto abruzzese, per rendere l’idea infatti ce ne sono ben 12 (tra cui 2 quasi attaccati di “Secret in Mind”), ossia poco più di 2 solismi (di chitarra beninteso) a brano. Ma sorge un altro problema: gli assoli sono spesso estenuanti tanto da dominare pure nell’arco di 2 soluzioni (da questo punto di vista sono esemplificative specialmente “Alienation” e “Secret in Mind”), e tra l’altro sono tremendamente dinamici e virtuosi fino a scoppiare. A tal proposito l’influenza data dal jazz (sentitevi per esempio Into the Trip”) e dal suono caldo della fusion mi sembra preminente, per non scordare inoltre la loro notevole varietà, la quale spesso distrugge i timpani con la più tipica malvagità del death. Sentendo gli assoli di Daniele e di Nikolas mi vengono in mente le pubblicità della televisione: isteriche, veloci e senza pietà, in modo che ti entrino così pesantemente nelle carni e così insistentemente data la loro continuità praticamente infinita anche in un sol giorno da scombussolarti le cervella, rendendotele passive e senza sostanza, mentre la lunghezza degli assoli può stare con la spesso estenuante “pausa” pubblicitaria. E’ un processo nato per entrare in te stesso, per possederti completamente facendoti rendere schiavo. Quel che è ancora peggio, è che i solismi delle due asce, talvolta quasi sonnacchiosi (“Predicting the Future”), oppure puramente death metal (come in “Alienation”), non sono soltanto imprevedibili per quanto concerne il loro discorso, ma anche riguardo la loro posizione nei vari brani. Infatti, non si può praticamente prevedere in quale punto essi si possano sentire, tranne a mio parere curiosamente nei momenti iniziali di un pezzo, come se gli assoli in tal caso rappresentassero l’estremizzazione della follia e del dolore umani, offrendoli quindi dopo. Questa imprevedibilità della propria posizione me li fa comunque associare ancora una volta alle pubblicità, le quali purtroppo si fanno vive in qualsiasi momento, anche spezzettando l’intensità di film alti ed intellettuali come “Seven” e “Fight Club”, che necessitano secondo me di un’attenzione a dir poco continua.
Lo strumento del basso penso rientri anch’esso nell’opera di distruzione psicologica voluta dai Resumed, dato che pure Carlo non si priva di siparietti virtuosi, specialmente in “Predicting the Future” ed in misura minore in “Alienation”. Il basso è non poco importante per la musica del gruppo, anche perché riempie il discorso attraverso degli stacchi, come in “Dead Inside” (in tale sede esprimendosi tramite un vero e proprio breve assolo) ed in “Predicting the Future”, mentre in “Alienation” partecipa ad un altro stacco, per me geniale, insieme alla chitarra. Spesso Carlo, se non erro, usa la tecnica del pizzicato, e tra l’altro qui l’influenza del jazz, in particolar modo nei frequenti assoli (almeno rispetto ai gruppi Metal), mi sembra decisamente palese. A dispetto comunque di formazioni da me recensite come i Sacradis ed i Ghouls, i Resumed più che usare il basso per creare delle linee indipendenti dalle chitarre, mi paiono maggiormente interessati a partorire altresì degli assoli puri e crudi, colpendo il cuore dell’ascoltatore attraverso un “caos”, dove gli strumenti agiscono collettivamente esprimendosi frequentemente singolarmente (e la madonna che frase! Chissà se qualcuno l’ha capita!).
Ed in questo “caos”, manco a dirlo, infierisce anche la batteria, portatrice a mio avviso di un ulteriore verbo di matrice jazz, che riesce nell’intento, con i suoi ricami vertiginosi piuttosto complessi e non esattamente convenzionali, ad “annebbiare” ancora di più i timpani. Talvolta però il grado di complessità si intestardisce maggiormente tramite in pratica l’uso di molte percussioni e piatti, e da questo punto di vista sentitevi specialmente l’inizio funambolico di “Alienation” (che se non sbaglio è l’unica canzone che parte senza tanti convenevoli), mentre alle volte il disegno ritmico mi pare tremendamente influenzato da Thomas Haake (o simili) dei Meshuggah, come nelle variazioni continue ed a-lineari della parte centrale di “Into the Trip”. Fortuna per i più integralisti che Filippo non si rifiuta per niente di dettare le danze attraverso partiture più semplici e classiche, sia impartendo tempi groovy (eccovi quindi gli incubi di “Into the Trip” e “Secret in Mind”) che doomeggianti (il finale di “Secret in Mind”), e tra l’altro, “strano” a dirsi, non mancano neanche frequenti tempi veloci, che comunque non dominano mai il discorso. Però qui non si raggiungono assolutamente velocità propriamente angoscianti e quindi neanche blasteggianti, seppur comunque quei fendenti hanno secondo me un qualcosa di bestiale e tremendamente aggressivo, anche perché, in simili occasioni, triturano i padiglioni auricolari andando spesso molto sull’essenziale ed il monotono dato che raramente quelle rullate presentano delle variazioni (caso contrario invece per “Secret in Mind” ed in misura minore per “Alienation”), cosa che se non erro succede poco pure durante gli altri tipi di ritmi, benché stavolta in modo meno insistente. Forse si potrebbe fare qualcosa in tal senso, almeno riguardo i tempi veloci, d’altro canto credo che il loro bombardamento, e tra l’altro con un suono del rullante a mio parere così pesante e quasi finto, abbia un qualcosa di positivo: penso infatti che dia ancora di più il senso di dolore dovuto all’alienazione, al proprio sé in questa società marcia ed indifferente, oltre a quel fastidiosissimo senso di apparenza che la permea in maniera perenne. Ma non scordiamoci neppure di un altro aspetto che considero importantissimo per tutto l’insieme: persino la batteria vomita “allegramente” degli assoli! Non li sentivo in un gruppo Metal dal tempo in cui io recensii i minimali e favolosi varesini Inlansis, nella cui musica semplicissima (almeno nel demo “Three Scary Tales”) si possono sentire dei solismi percussivi, abbastanza istintivi e quindi poco tecnici. Bene, Filippo a mio avviso ne fa di largamente più complessi e di impronta jazzistica (“Predicting the Future” e “Secret in Mind”, ma in un certo senso pure nell’intro solitaria di “Dead Inside”). Virtuosismi che mi sembrano rappresentare al meglio lo smarrimento a cui portano gli oggetti tanto desiderati, e a cui portano tutti gli impegni gravosi che la società impone continuamente all’individuo, provocando in tal modo la rabbia e l’odio, la sete di giustizia da parte di quest’ultimo. Dimenticavo: in “Secret in Mind” avverto ad un certo punto persino un blues malato e distortissimo, un po’ come se si volesse trasmettere appunto la distorsione della realtà da parte dei potenti di turno, ed inoltre è ancora la batteria che introduce, stavolta partendo già con un ritmo vero e proprio, “Predicting the Future”.

4. IL PEZZO MIGLIORE DEL LOTTO.

Che ci crediate o no, per me la scelta del miglior pezzo del lotto mi è stata tremendamente facile, optando per “Secret in Mind”, immenso capolavoro di rara potenza e perfezione, epitaffio lucente per una carriera musicale assurdamente promettente, Arte nella sua suprema e nuda essenza. Secondo me è proprio in tale brano che si fondono più o meno tutte le caratteristiche del gruppo abruzzese, riuscendo inoltre a raggiungere una violenza ed una furia che le formazioni di brutal moderno si sognerebbero soltanto. Ma mi prostro pure di fronte alla struttura stessa del brano, di cui credo quest’ultimo rappresenti effettivamente l’apice della complessità di “Human Troubles”. Infatti, prima di tutto, l’intro, iniziata da una chitarra solitaria apparentemente per me quasi sabbathiana e poi contorta, è praticamente infinita, dura addirittura circa un minuto, facendo impazzire l’ascoltatore attraverso una girandola di suoni sempre diversi, per poi offrire finalmente le uniche due soluzioni (sequenza 4 – 5) che verranno successivamente riprese, se non sbaglio persino in maniera modificata, poco prima insomma di farsi vive come in origine. Tale ripresa è però solo momentanea, in quanto non vengono ripescati altri passaggi, altresì viene seguita da un assolo di batteria, per poi dare la Luce, un riff epico che sa di lotta, un tempo doom (beh, più o meno dato che è concentrato anche sulla doppia cassa) quasi a voler rappresentare tutti gli anni in cui sono state sopportate lentamente le peggio angherie, utili proprio per accumulare la rabbia necessaria per la vittoria, ed un assolo di chitarra mirabile e virtuoso perché raffinata e giusta sarà la ribellione, mentre la musica che si abbassa gradualmente è per me l’”ora basta” all’oltranza, l’inizio di un percorso spirituale che non tenderà a finire, il “segreto nella mente” finalmente di là da esplodere e svelarsi in tutta la sua monumentale bellezza. Però avverto nel riff finale un certo disagio, un qualcosa di contorto che stride un po’ con l’epicismo eroico di cui sopra, come se fosse un monito a tutta le cause sì giuste ma che alla fine si sono quasi sempre infrante nel Peccato originale, nel sangue e nella brutalità, nella violenza e nello sterminio, simboleggiando forse in un certo senso il dualismo Bene/Male a mio avviso tipico dell’uomo. Insomma, dal punto di vista strategico, “Secret in Mind”, che si “conclude” in un modo che mi ha fatto ricordare, eccetto l’assolo dell’ascia, “Bloodshed”, canzone finale del demo “Gener(H)ate” dei Land of Hate, secondo me è stata saggiamente messo come ultimo brano, dato che, essendo quello più complesso e cervellotico dell’opera denudando così l’esplosione del ribelle, il suo segreto nascosto per tanti anni nei propri abissi mentali, ha il compito letterale di “inculare” completamente l’ascoltatore, facendolo confondere in un mare di “irrazionalità ordinata” di rara bellezza e senso compiuto.

5. “INTO THE TRIP”: UN TITOLO, UN PROGRAMMA.

Gli elogi però non sono finiti affatto qui (a parte che potrei scrivere un libro su “Human Troubles” per quanto mi ha preso nel profondo). Quindi, eccovi parlare un pochetto di “Into the Trip”, unica canzone presente nello Space del gruppo e per questo motivo è stata la primissima testimonianza musicale sentita da me di tale demo. Il brano si apre in un modo semplice ma a mio avviso efficacissimo attraverso due note delle chitarre, 2 note energiche benché non violente, che mi sembrano quasi l’entrata un po’ morbida (beh, più o meno) ma forzata dentro un viaggio onirico che trascina l’individuo in paesaggi contagiosi per quanto magnifici…ed allo stesso tempo velatamente inquietanti. Ed il contagio personalmente viene soprattutto tramite quelle soluzioni grooveggianti e lineari (guarda caso) che posano secondo me l’ascoltatore su un mare semi-tranquillo. Per non parlare del finale, preceduto prima da un lungo assolo accompagnato da un lavoro ritmico pauroso e sempre in divenire. E’ forse il momento in cui il viaggio finalmente si scopre diventando un autentico incubo? Finito l’assolo, il gruppo non vuole per niente allentare la tensione, proponendo così un brevissimo stacco di batteria concentrato sui piatti, facendo in tal modo ritornare il discorso nell’apertura di chitarre (ah, dimenticavo: esse, come nell’inizio, suonano anche insieme al basso ed ai piatti) di cui ho già parlato, come se la vittima non volesse risvegliarsi dall’incubo ed infatti la struttura è quella iniziale, rappresentata dall’1 – 2 – 1 – 1 mod., solo che nella fine tutto “svalvola”, l’uomo probabilmente sta concretizzando i suoi dubbi in modo che invece della ripetizione del secondo e finale 1 – 1 mod. venga alla luce, se non erro, il 6 – 6 mod. (quest’ultimo con assolo di chitarra) e tutto finisce bruscamente. La consapevolezza probabilmente è arrivata e l’incubo è stato (temporaneamente) strozzato?

6. “ALIENATION”.

“Alienation” (unico pezzo del demo che inizia senza tanti convenevoli, ossia con tutti gli strumenti già collettivamente incazzati) invece la considero come il perfetto brano successivo per “Into the Trip”, e da questo punto di vista segnalo soprattutto la struttura che inizialmente poggia tramite l’ 1 – 1 mod. – 2 – 3 – 2 – 3, ma nei momenti finali tale schema viene quasi stuprato, preceduto fra l’altro da uno stacco chitarra/basso che mi colpisce nel segno grazie alla sua velocità ed all’abbandono perentorio e pazzescamente incisivo, finalizzato da una rullata potentissima, della batteria, divenendo così un più semplice 1 – 2 – 3 – 4. Se ci si fa caso, è praticamente in “Alienation” che inizia una radicale modificazione della struttura originaria, ed è proprio in questa stessa canzone che essa diventa più complessa ed a mio avviso intrigante, offrendo tra l’altro circa 10 soluzioni, esplodendo al limite della redenzione definitivamente in “Secret in Mind”. Per me, è perfetto tutto ciò!

7. CONCLUSIONI.

Come già osservato, mi sono innamorato dei Resumed fin dal primo momento, e sentendo tutto il demo interamente sono diventato praticamente un loro adepto, sempre sperando di aver capito il loro messaggio, se non totalmente, almeno in buona parte (in caso contrario la potenza, l’intensità e la genialità pressoché continue del disco comunque a mio avviso rimangono). “Human Troubles” ha a mio parere una caratteristica affascinante, la quale è in grado di rendere pezzo per pezzo una complessità sempre crescente, alle volte in maniera impercettibile (come tra “Dead Inside” e “Predicting the Future”. La prima, più classica e strutturalmente vincolata in senso deathiano, rappresenta forse un po’ l’inizio dell’incubo moderno attraverso anche la ripetizione in misura minore paranoica di certi passaggi, trovando in un certo senso il legame con la seconda canzone citata tramite una nuova soluzione abbastanza contorta e dal finale brusco, il quale mi pare dire che il peggio debba ancora arrivare; “Predicting the Future” risulta invece basata maggiormente su uno schema a strofa-ritornello, nonché sulla ripresa, nella virtuale seconda parte del brano, di 2 soluzioni, tra cui una non appartenente allo schema-principe. Ergo, l’insieme mi sembra veramente più paranoico, anche per la presenza di un numero terrificante di assoli di chitarre, basso, e pure uno di batteria), dimostrando in tal modo un senso strategico della canzone che considero magnifico. E quindi secondo me il principale punto di forza del gruppo è rappresentato proprio da tale aspetto, fra l’altro piuttosto raro da sentire in circolazione, e si pensi inoltre alla giovanissima età del quartetto abruzzese, a dir poco spaventosa vista la complessità mostrata. D’altro canto, ho rintracciato (ma ciò è quasi inevitabile) un po’ di difetti, come una piccola ripetitività di soluzioni, come in certo riffing tremendamente simile tra “Dead Inside” ed “Alienation”, un paradosso se si considera la natura tecnica e fantasiosa del gruppo, ed inoltre non mi è piaciuta completamente la prevedibilità in ogni brano del ruolo della voce, seppur a mio avviso essa non è mai invasiva e tirando fuori interventi sempre puntuali, oltre al suono del rullante, eppure pure questa secondo me è un’arma a doppio taglio, come già scritto moltissime righe fa. Ed ora credo di aver detto tutto, anche perché ho perso le parole per descrivere un’opera strepitosa come questo “Human Troubles”. Come sarà la prossima testimonianza di ‘sti ragazzacci dall’estetica che oserei definirla tipica dei gruppi di death progressivo?

Voto: 96 (faccio notare che i Resumed hanno appena superato il massimo voto di “Timpani Allo Spiedo” che prima apparteneva ad “Oracles” dei Fleshgod Apocalypse: 95!)

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Dead Inside/ 2 – Predicting the Future/ 3 – Into the Trip/ 4 – Alienation/ 5 – Secret in Mind

MySpace:

http://www.myspace.com/resumed

Monday, March 15, 2010

Dr. Gore - "Rigore Mortis" (2008)

1. INTRODUZIONE.

Nell’introduzione della rece riguardo “Until It Bleeds” dei Ghouls avevo scritto che c’era una sorpresa romana pronta ad essere scoperta sulle pagine di “Timpani Allo Spiedo”. Detto, fatto, e quindi eccovi spiattellati i Dr. Gore, quartetto fracassone che circa un anno fa vidi dal vivo, benché a dir la verità non mi piacquero abbastanza, dato che li trovai un po’ noiosetti, e tra l’altro devo far notare che io non sono un vero e proprio amante dei concerti, e quei (pochi) gruppi che ho visto dal vivo, solo qualcheduno mi ha letteralmente preso (sarà che odio il pogo?), cosa che comunque mi sembra normale. Eppure su disco i miei conterranei mi hanno recentemente e piacevolmente massacrato i timpani, nonostante l’”esamino” sopraddetto.

2. PRESENTAZIONE ALBUM.

L’opera che mi sto apprendendo a recensire si chiama ironicamente (ma secondo me in maniera non proprio azzeccata) “Rigore Mortis”, album pubblicato il 12 Ottobre 2008 come indipendente, però ci sono due cose a mio parere decisamente curiose: la prima è il fatto che i Dr. Gore, costituiti attualmente da Alessio Pacifici (in passato nei Perfidy Biblical) voce e basso, Luigi Longo e Marco Acorte chitarre, e Massimo Romano batteria, si sono formati addirittura 6 anni prima la pubblicazione dell’unica testimonianza discografica della formazione, nonostante quest’ultima sia piuttosto attiva in sede concertistica; la seconda riguarda invece la scelta che mi pare poco chiara di definire “Rigore Mortis” un vero e proprio album, considerando altresì che esso dura per qualcosa come 17 minuti offrendo un totale di 6 pezzi, compresa “Ruptured in Purulence” dei Carcass. caratteristica che è invero decisamente classica nell’ambiente punk-hc, dove spesso un album non sfiora nemmeno i 20 minuti. Comunque, il minutaggio dei brani mi sembra tremendamente tipica della musica di cui i nostri capitolini si fanno fieri portatori. Infatti, a mio avviso essa si può descrivere come un selvaggio brutal unito a forti e frequenti dosi di furia in pieno stile grind, denotando quindi spesso e volentieri delle velocità al limite del sadismo ed in pratica incontrollabili. Tale suono, intensissimo, se non erro si basa su fondamenta vecchia scuola, seppur certo nichilismo folle del discorso ritmico grind forse è ereditato più che altro dalla soffocante nuova guardia (vabbè, ‘sti gran cazzi, l’importante è rendere l’idea del suono!). Il gruppo non “scade” mai in nessun tecnicismo di sorta, scegliendo quindi per la semplicità d’impatto, anche se bisogna segnalare che i nostri dal punto di vista tecnico sono piuttosto preparati. La varietà e la fantasia invece sono quasi minime, ergo aspettatevi una certa ripetitività di soluzioni, benché non propriamente grave, data l’intensità qui dimostrata. Riguardo invece il lato prettamente strutturale della proposta, anche in questo caso non si presentano delle masturbazioni di tipo intellettuale, scegliendo altresì per un andamento dei pezzi piuttosto lineare e basato fondamentalmente su sequenze binarie di soluzioni, oppure di un passaggio più volte modificato, ma stavolta tratterò lo schema dei brani prossimamente, in quanto gli spunti di interesse nonostante tutto non mancano neanche qui. Parlando adesso della produzione, devo dire che molto probabilmente piacerà a chi adora i suoni sporchi e rozzi, seppur non cacofonici, ed infatti essi mi paiono piuttosto comprensibili, a parte le chitarre che talvolta nei momenti più veloci vengono un po’ seppellite dai ritmi angoscianti della batteria, similmente a quanto mi è successo da sentire in “Mental Prolapse Induces Necrophilism”, primo album datato 2007 dei Putridity. Ciò significa che il bilanciamento tra i vari strumenti non mi sembra poi così ottimo, anche se sicuramente non lo butterei via, dato che per il resto è veramente buono, con il basso in discreta evidenza. Le frequenze a mio avviso sono state impostate sui medio-alti, tirando così fuori le unghie con un impatto disturbante e fracassone che è più tipico delle opere brutal di oggigiorno, un fatto che rende secondo me molto poco godibile tale genere a vaste schiere di metallazzi.

3. ANALISI STRUMENTI.

E’ arrivata finalmente l’ora dell’analisi strumento per strumento, con la voce il primo bersaglio. Essa è, se non erro, fondata su un grugnito molto basso, che incredibilmente mi ha subito ricordato Rodney Myers degli Inhuman, gruppo death/doom statunitense scioltosi da un pezzo, solo in versione decisamente catacombale, che infatti spesso viene ridotto ad un gutturalismo non proprio esagerato - e che comunque forse è più frequente del primo tipo di voce - (ma non sempre, sentitevi a questo proposito “Splatterbrain”), il quale può essere pure manipolato esplicitamente (l’intro di “Ruptured in Purulence”…guarda caso). E’ possibile però, ma solo per delle fugaci apparizioni nella stessa “Splatterbrain”, che il grugnito diventi più grosso ed umano, dai toni secondo me principalmente grind a là Narkan. A dir la verità, i Dr. Gore presentano molta più fantasia vocale di quella che propongono nei primi 3 pezzi, cercando in tal modo di proporre successivamente quella che è stata una delle principali caratteristiche da quando nacquero i primi gruppi di death primordiale, ossia l’alternanza grugniti/urla, forse più classica del brutal. Cosa che in effetti avviene in “Bleeding Corpse”, dove però le urla, molto gracchianti, hanno solo un ruolo quasi marginale dato che non sono poi così presenti. In “”Human End” ci sono delle urla, stavolta molto più importanti in quanto costruiscono in tal caso vere e proprie linee vocali, che mi hanno ricordato piacevolmente certo grind, e facendo un paragone italiano citerei in particolar modo…Insomma, i nostri Alessio e Marco (che è quello che urla bellamente) secondo me se la cavano egregiamente, ed anche per quanto riguarda le stesse linee vocali, che spesso e volentieri le considero geniali. Come non citare a questo proposito quelle favolose e spezzettate di 2°? Oppure quelle beffarde e dal taglio groove di “Human End”? Interessanti pure gli effetti dati alla voce, pochi ma buoni (l’effetto maialesco citato in precedenza di “Ruptured in Violence”, e l’effetto d’eco finale nella stessa canzone appena presa in considerazione), che riescono a donare all’insieme un ulteriore marciume puzzolente, melmoso e “cattivone” che non fa veramente mai male all’organismo.
Le chitarre sono forse un pochino meno fantasiose rispetto al comparto vocale, ma altresì la cura riposta nei vari riffs, tutti piuttosto semplici e strutturalmente quasi elementari dato che di solito si compongono di 2 parti simili, per dare qualcosa che dia soltanto una potenza assurda è veramente encomiabile, e tra l’altro non mi stancano veramente mai. I motivi proposti sono praticamente sempre a-melodici, divisi tra schifezze brutal ed aberrazioni grind, e solo una volta le chitarre offrono un seppur vago abbozzo melodico (“Splatterbrain”), mentre in una canzone come 5° fanno capolino sotterranee influenze thrasheggianti nonché uno spirito goliardico che mi ha ricordato terribilmente quel pazzo di Dagon ed i suoi Orifice, da poco scioltisi. Come classico per molti gruppi brutal, c’è pure qualche schitarrata pestilenziale in stile doom, che riguarda 1°, ed, in maniera spaventosamente più dilatata e semplificata a là Voj, in “Bleeding Corpse”. Le due asce riescono a variare il riffing più veloce proponendo pure un lavoro ritmico maggiormente fantasioso del solito (sempre “Bleeding Corpse”), in modo da cambiare improvvisamente il ritmo di uno stesso riff, appunto, rendendolo un pochino più contorto, ma non immaginatevi chissà che cosa. Per il resto, in qualsiasi momento i nostri suonano gli stessi motivi, senza quindi proporre neanche un riff che se ne sovrapponga ad un altro, unica eccezione però va fatta, benché in maniera leggerissima e quasi impercettibile, durante il rallentamento di “Fuck in Tomb”, in cui ad un certo uno dilata una nota, mentre il compagno la suona in modo più continuo. Importanza pressoché nulla hanno i solismi, tant’è vero che ce n’è in pratica soltanto uno, e tra l’altro per sole 2 battute senza presentarsi a passaggio iniziato, ma in tal caso stiamo parlando della cover già citata.
Il gruppo non è uno di quelli che dà un’importanza vitale al basso, invertendo così l’attuale strada (involontaria) di “Timpani Allo Spiedo”, la quale sta tendendo sempre di più verso le formazioni che usano tale strumento in maniera libera e virtuosa. Infatti i Dr. Gore gli affidano essenzialmente il classico lavoro ritmico di ossatura dei pezzi, quindi è poco indipendente ed estremamente vincolato alle chitarre ed alla batteria, seppur ciò non gli impedisca talvolta di dominare sull’intera musica, come si può sentire in “Human End”, proprio durante uno stacco, ed in “Ruptured in Purulence”, utile, insieme alla batteria, ad introdurre l’assalto successivo. Per il resto, buona secondo me è la profondità che Alessio con il suo 4 corde riesce a donare alla musica intera, conferendole ulteriormente una certa aria marcia ed inesorabilmente puzzolente.
Discorso batteria: dal punto di vista dell’impatto sonoro e della violenza lo stile di Massimo è un compendio infernale ed ultra-veloce che potrà far piangere di gioia i puristi del grind più efferato, con lo scopo di martoriare brutalmente la loro mente. Da queste parti si potrebbe rivaleggiare, sempre rimanendo nel brutal/grind, con Davide dei già citati Putridity, pur essendo molto diversa la ferocia tra i due, dato che Massimo va più sull’essenziale ed il classico, mentre il secondo è orientato in misura maggiore verso tempi più imprevedibili e dinamici, nonché quasi continuamente blasteggianti attraverso linee più spezzettate. Sì, perché nel caso dei Dr. Gore i tempi sono decisamente lineari, pur non mancando degli uno-due piuttosto tecnici (“Came Back to Kill You”), e comunque esposti in modo abbastanza statico, nel senso che i ritmi per ogni riff rimangono quelli e basta, non disdegnando quindi nessuna puntatina più dinamica come mi è successo ultimamente con Claudio dei Ghouls, e risulta poco incline a variare una battuta di uno stesso pattern(anche se come per qualsiasi gruppo brutal che si rispetti tale aspetto non manca nemmeno qui), eppure il nostro sa diversificare in buona misura il discorso ritmico, dimostrando fra l’altro una notevole tecnica. Come non citare a questo proposito i piatti minacciosi, accompagnati da dei ferali blast-beats, di “Splatterbrain”, oppure le sferzate in cui in certi momenti prima ci si sfascia i timpani con delle rullate perenne, per poi rallentare giusto quel BPM che basta per potenziare di più l’assalto (“Came Back to Kill You”, seppur tale soluzione venga ripetuta anche in “Human End”), od ancora le leggere “contorsioni” con i piatti dell’ultima canzone appena citata, il tempo groovy ma veloce meno del solito in senso grind (e “Human End” è ancora l’obiettivo), il funeral doom asfittico, con tanto di tom-tom finali, di “Bleeding Corpse”, od il tempo quasi assente con solo il ride a danzare della seguente “Human End” (aridanghete!). Insomma, cose genuine, non difficili da digerire neanche durante gli ascolti iniziali, contagiandoti subito e senza pietà, ma il bello è che l’intensità ed il marciume possono venire a mio avviso spaventosamente potenziati anche grazie a dei dolorosissimi e saettanti stacci affidati proprio alla batteria, i quali si possono sentire spesso e volentieri nell’abisso di “Bleeding Corpse”. Una goduria, coinvolgimento assicurato!

4. NELL’ABISSO DI “SPLATTERBRAIN”.

Prima però di parlare del brano a mio avviso migliore del lotto, importante da menzionare è “Splatterbrain”, canzone abbastanza particolare per i canoni dei Dr. Gore, più che altro perché non conosce nessun tipo di rallentamento né stacco in quanto si sviluppa su fondamenta essenzialmente grind, con voce gutturale quasi maialesca, dato pure il minutaggio (circa 47 secondi) e lo schema con cui le soluzioni (“soltanto” 2) si legano fra loro. Sì, perché esso è un semplice 1 – 2 – 1 – 2 – 1, con ripetizioni anche (o solo? Purtroppo l’1 non lo riesco a sentire molto bene) da 8 battute, aspetto che si ricollega fra l’altro con la seguente “Bleeding Corpse”. “Splatterbrain” funge forse da estremizzazione primitiva della più tipica struttura conosciuta, di cui sono proprio pervasi anche i primi due pezzi dell’album (i quali sono fondati inizialmente da due temi principali che si ripetono con sequenzialmente per altrettante volte, per poi dare degli stacchi e massimo – almeno per la seconda canzone - 2 soluzioni, con la differenza che i momenti finali di “Fuck in Tomb” sono contrassegnati da un 4 – 2 – 4, mentre “Came Back to Kill You” presenta invece il ritorno dell’1 – 2, con l’aggiunta della ripetizione finale del primo passaggio…sperando sempre di non aver detto mere cazzate), ed infatti mi sono reso conto che, a mano a mano, dal primo al terzo le canzoni si semplificano sempre di più sotto il profilo strutturale, rendendolo poi più complesso, seppur comunque in maniera piuttosto lineare. Devo far notare inoltre che “Splatterbrain” finisce, secondo me con un senso strategico strabiliante, con uno spezzone, ossia un qualcosa che pare uno spappolamento di cervella, come in fin dei conti può suggerire il titolo, perfetta catarsi e massima violenza per concludere senza pietà il brano, facendo felici chi si nutre di sangue, vomito e rock’n’roooooll (oddio…)!

5. IL MIGLIOR PEZZO DEL LOTTO.
“Complessità” che inizia proprio con “Bleeding Corpse” (ossia la canzone originale del gruppo più lunga, dato che dura poco meno di 3 minuti e 30 secondi), anche se bisogna dire che probabilmente questa è persino la più vincolata di tutte strutturalmente parlando essendo basata praticamente su uno schema del tipo 2 – stacco di batteria – 2 – stacco di urla – 3 – 3 mod. – 3 – 3 mod. – 3. Nella prima parte esso viene ultimato con una quarta soluzione, cosa che non avviene nella seconda, finendo bruscamente (come del resto succede in tutti i pezzi tranne “Human End”), ed in tal caso (come per “Splatterbrain” ma in maniera più simile alla cover di “Ruptured in Purulence”) l’introduzione alla canzone è affidata alla batteria attraverso un tempo doom che poco dopo viene spezzato, così da proporre, come dire, una fase di preparazione collettiva (eccezion fatta per la voce) per iniziare il massacro vero e proprio nell’ambito del 1° passaggio. “Bleeding Corpse” secondo me si allontana dagli altri episodi specialmente per 3 motivi: 1) i frequenti stacchi di batteria, che riescono nell’intento di non allentare la presa sull’ascoltatore, 2) un assalto tremendo reso a mio avviso più intenso in modo particolare dalla seconda soluzione, breve ma che si ripete ogni volta per 8 asfissianti battute (quindi nel complesso ne fanno 32!), intrappolando in questa maniera i timpani in una morsa di paranoia omicida difficile da eludere, e 3) la parte finale dello schema sopraddetto. Infatti, il 3 mod. è in pratica un tempo medio dai ritmi decisamente grooveggianti, in cui il batterista si diverte a giocare sui tom-tom, seppur, se non sbaglio, in ogni seconda apparizione del passaggio poc’anzi citato questi ultimi sono meno presenti (o è solo una sensazione?). Il 3 invece è molto simile ad uno dei temi principali di “Fuck in Tomb”, ma possiede qualche particolare a me curioso, considerando che, a meno di allucinazioni sonore, nel riffing è come se si sbagliasse con le note, almeno quella che conclude il riff stesso. Probabilmente è un errore volontario perché lo si ripete successivamente anche in qualche altra occasione. Se così non fosse, comunque tale “lacuna” sarebbe secondo me azzeccata lo stesso, in modo da aggiungere quella rozzezza in più che in produzioni del genere serve sempre, ed è pure ciò che mi fa considerare guarda caso “Bleeding Corpse” il pezzo migliore di tutto l’album.

6. DIFETTI RISCONTRATI.

D’altro canto c’è qualcosa nell’album che mi è veramente poco piaciuto, partendo principalmente dalla fase conclusiva di “Human End”, a mio parere fastidiosamente inconcludente, dato che finisce se non sbaglio con la quinta ed ultima soluzione, mai suonata prima, abbassando gradualmente il volume della musica, nonostante tale passaggio non mi abbia fatto per niente sussultare essendo secondo me non propriamente d’impatto, pur blasteggiante. Forse se si poneva uno stacco vocale tra il rallentamento doom e la ripartenza, magari condita da un assolo isterico, il risultato veniva meglio, ma con finale brusco concluso da un urlo di Marco. In compenso mi incuriosisce molto la struttura della canzone, considerando che questa è fondata sull’1 – 1 mod. – 1 – 2 – stacco di chit. – 2 – 3 che nella seconda e definitiva apparizione viene modificata, nel senso che prima viene il 2 – stacco di chit. – 2, per poi darci in pasto l’1 – 1 mod. – 1 con l’aggiunta del 3! Inoltre, “Human End” parte con un altro spezzone, costituito tipo da degli zombie che divorano letteralmente degli umani lamentosi, per poi sentire una voce non molto raccomandabile dire qualcosa che non oso immaginare. A dir la verità ho qualche dubbio pure circa “Fuck in Tomb”, pezzo che probabilmente non si conclude degnamente anch’esso, avendo una parte conclusiva che non considero sia stata esplorata per bene fino in fondo, benché come àncora ci sia il grugnito all’ultimo secondo, distruggendo così a mio avviso ancor meglio i timpani con un’intensità collettiva. Faccio notare tra l’altro che tale canzone inizia con uno di quei classici spezzoni che ci si potrebbe aspettare da qualsiasi formazione brutal/grind. In questo caso si sente una voce maschile che farfuglia attutita, a cui fa compagnia per un millisecondo un sussulto femminile, oltre che da vari suoni d’atmosfera non molto raccomandabili, piuttosto stridenti e dissonanti. Poi c’è un breve silenzio (credo che lo sketch sia stato bloccato), e la prima voce di cui sopra ridà il benvenuto, e stavolta con un urlo finale abbastanza schizzato. Finalmente, dopo questa pressoché “inutile” intro, la musica comincia grazie ad un’introduzione non dominata in particolar modo da nessun strumento ma attraverso chitarre/basso/batteria.

7. CONCLUSIONI. E ‘MO SO’ CAZZI!

Tirando le somme, ci troviamo al cospetto di un’opera che piacerà sicuramente a chi non vuole perdersi nessuna chicca proveniente dai boschi più putridi del brutal/grind, e che trova a mio parere il suo maggior punto di forza nella violenza incontrollabile del quartetto, donando una profondità d’insieme collettiva ed un’intensità fino a possederti facendo fuoriuscire tutte le proprie budella, mentre tu ridi di gusto completamente morto (una frase che è tutto un programma!)! Ottima tra l’altro la cover (ma non vi pare che ci sia anche un po’ di “core” nell’introduzione e nel finale?), dimezzata di una decina di secondi, resa a mio avviso più semplice e meno ironica rispetto all’originale e con un assolo sì bello isterico ma probabilmente un pochino melodico al contrario di quello proposto dai Carcass. Però per la prossima volta preferirei delle chitarre maggiormente comprensibili nelle parti più violente, e consiglio anche di usarle per la fase solista, e credo che sia meglio rifinire la fase conclusiva dei pezzi, secondo me non sempre eccelse. Per il resto, Roma Caput Mundi sorride ancora.

Voto: 77

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Fuck in Tomb/ 2 – Came Back to Kill You/ 3 – Splatterbrain/ 4 – Bleeding Corpse/ 5 – Human End/ 6 – Ruptured in Purulence

MySpace:
http://www.myspace.com/thegoredoctor

Sito ufficiale:

http://www.drgore.net/ (attualmente in fase di costruzione, quindi per il momento link completamente inutile)