Saturday, February 20, 2010

Game Over - "Heavy Damage" (2009)


1. INTRODUZIONE.

Un giorno contattati tutto felice gli Irreverence, gloria lombarda del death/thrash, per farli partecipare a “Timpani Allo Spiedo”. L’impresa riuscì benissimo. Ma dopo un po’ mi accorsi che questi 4 ragazzacci milanesi si erano messi a suonare spesso e volentieri con una formazione giovanissima proveniente da Ferrara e con all’attivo soltanto il demo datato 2009 “Thrash Is Back!” (a detta di molti il thrash ritorna sempre! Mah…), ed un giorno essa, ossia molto recentemente, ha trovato un posto nella mega-ultra-super-iperfamiglia di Metal-Archives: i Game Over. Per uno strano ed invisibile motivo lo stesso sito mi incominciò a solleticare, oltre al fatto che di solito chi suona con gli Irreverence è un bel pacco di qualità, e così decisi di contattare allegro e felice anche questi giovini dall’Emilia Romagna. Incredibile a dirsi, il gruppo ha trovato difficilmente la via per mandarmi tutte le canzoni del proprio nuovo ep “Heavy Damage”, pubblicato come indipendente negli ultimi giorni dell’anno scorso. Infatti, prima si è cercato di mandarmele una per una, l’unico problema è che alla fine ne avevo inspiegabilmente solo 2, poi con le jumbo mail, solo che Libero è così maledettamente insensato che queste lettere virtuali con allegati ciclopici hanno addirittura la data di scadenza, se no niente! E niente è stato, dato che, passato un giorno, non c’era più possibilità di scaricare l’ep intero. E finalmente, dopo aver rotto fin troppo i cojoni a Reno (sono un pignolo della madonna quando si tratta di ‘ste cose, ma incasinato nel resto!), gli consigliai di mandarmi uno ad uno ogni pezzo, anche perché a quanto pare l’opera non può essere scaricata tramite Mega-Upload, MediaFire e cazzi e mazzi (a parte che in tal senso non ho mai ottenuto risposta ma tant’è…). Detto, fatto. E quindi benvenuti, mie care lettrici e cari lettori, nel magico (!) mondo dei Game Over, vi piaccia o meno!

2. PRESENTAZIONE EP.

Come già osservato, “Heavy Damage”, è il secondo lavoro, venduto a 4 euro, del quartetto il quale è nato nell’anno di grazia 2008, ed è attualmente formato da Reno voce e basso, Ziro e Sanso chitarre, e Med batteria (quest’ultimo e Ziro sono fra l’altro anche voce aggiuntiva). Come si può presumere dalla copertina spartana e vecchia scuola dell’ep, i nostri suonano un thrash metal tremendamente anni ’80 spesso a mio avviso sposato con le melodie e l’epicismo battagliero dello speed metal (specialmente nei primi 2 pezzi), e ciò nonostante in tale sede non si parli di spade, guerrieri e del Sacro Metallo, ma di tutt’altra cosa, come invece mi è accaduto da poco di sentire nei Violent Assault (http://timpaniallospiedo.blogspot.com/2009/12/i-violent-assault-li-considero-come-un.html). La musica, presentata attraverso 6 pezzi (brano più lungo: “Dawn of the Dead”, lungo circa 4 minuti e mezzo; quello più breve invece è “N.F.H.” di 25 secondi), si snoda solitamente veloce, con ben 3 canzoni (ossia le due che ho appena citato e pure “Science Addiction”) che non contengono neanche un misero rallentamento, secondo me sufficientemente varia e fantasiosa e tra l’altro mi risulta tecnicamente molto preparata e degna di nota. Dico da subito però senza fronzoli che chi vuole un assalto come piace ai deutsch oppure agli Slayer della cosiddetta epoca d’oro se non addirittura i Whiplash (eppur a mio avviso simili ai Game Over per quanto riguarda certo riffing speed)) si allontani, dato che, almeno personalmente, l’approccio mi sembra molto americano, nel senso che non è molto estremo né di una cattiveria devastante, benché episodi del genere non manchino neanche qui. Dal punto di vista prettamente strutturale, i vari pezzi si esplicano in maniera molto lineare ed oserei dire anche statica, dato che da queste parti si rispetta spesso un determinato schema che nel prosieguo di un brano viene pedissequamente rispettato, seppur non credo lo si possa definire a strofa-ritornello nel modo più classico del termine, o almeno non interamente. Infatti, solitamente i Game Over tendono a prendere di mira 3-4 soluzioni che si susseguono in modo consequenziale, ma non esattamente in modo completamente fisso, nel senso che a volte qualcheduna di esse viene interessata da un numero diverso di battute, come si può sentire in “Science Addiction”, dove la seconda, in luogo delle iniziali 4 volte, successivamente è sottoposta bensì a 2. Le due canzoni che rispettano comunque una struttura simile sono “Dawn of the Dead” e “Tupa Tupa or Die” (un titolo che è tutto un programma!), ossia gli opposti dell’opera, come per rispettare un criterio circolare pure nella successione dei pezzi. Altresì, lo schema più usato (“Innocent Victims” – visto? C’è anche un po’ di tematiche sociali, come il vecchio thrash insegna -, “Heavy Damage” e “Science Addiction”) c’è sempre, chi più chi meno, il numero di soluzioni sopraccitato, ma in tal caso si è un pochino maggiormente classici, visto e considerato che inizialmente 2 passaggi si ripetono consequenzialmente per 2 volte, per poi dare successivamente il posto alle altre, che invece non se lo danno a vicenda come le precedenti ma semplicemente con un semplice 3 – 4. Uno schema simile può essere sia estremamente vincolato, ossia la sua ripetizione si esprime in maniera praticamente identica a quanto fatto prima (“Innocent Victims”), oppure in modo quasi simile ma accorciato (cioè, invece dell’1 – 2 – 1 – 2 – 3, nella seconda botta si esegue un 1 – 2 – 3, e da questo punto di vista vale “Heavy Damage”, nel quale fra l’altro la quarta soluzione non è neanche una delle principali, dato che si fa viva quasi nel finale), oppure presentando addirittura 2 sequenze in uno stesso determinato pezzo (nel caso “Science Addiction”, dove c’è sia l’1 – 2 – 1 – 2 che subito successivamente un 1 – 3 – 4, il quale poco dopo viene un’altra volta ripreso attraverso il 2, che se non sbaglio in questo momento funge da ponte tra le due sequenze). Un caso a parte è invece “N.F.H.”, e ciò non solo strutturalmente parlando (è infatti un 1 – 2 che si ripete così com’è per ben 4 volte), ma anche a livello musicale, e di tale canzone ne parlerò in maniera diffusa tra poco. Faccio inoltre notare che, come tradizione insegna, ogni pezzo è introdotto sempre e comunque da qualcosa, e quindi non si parte a manetta come succede oggigiorno specialmente con il metal moderno, ed in tal modo magari si propone basso + batteria come in “Heavy Damage”, oppure gli stop ‘n’ go di quest’ultima che scandiscono con violenza ed intensità la chitarra (che esegue regolarmente come introduzione quello che poi sarà il primo – eccetto per “N.F.H.” che parte con il 2° riff - tema della canzone), e questi ultimi sono presenti talvolta anche in fase di chiusura (“N.F.H.” e “Science Addiction”). A mio parere, la struttura anzidetta tende non poco a prevedere il momento in cui la canzone si pone la parola “fine” (e ciò in particolar modo riguarda i primi due pezzi), anche se ovviamente esso non è determinato soltanto da un simile fattore, ma se ne consideri pure un altro, come ad esempio la doppia cassa finale di “Dawn of the Dead”. I Game Over riescono comunque a compensare questo rigidismo strutturale con una caratteristica che definirei tipica del thrash metal, come il già citato numero di battute, il quale risulta spesso dominato dalle 2 (molto più frequente)/4, e praticamente il massimo che i nostri riescono a toccare sono le 6 battute dell’inizio di “Innocent Victims” (le prime 2 fanno parte a dir la verità dell’introduzione…), ma da lì non si schiodano. Ciò significa che l’andamento è molto veloce e nervoso, tremendamente dinamico, come è in fin dei conti naturale del thrash (ovviamente ciò dipende anche da gruppo a gruppo). Un altro fattore di dinamismo è rappresentato secondo me pure dalla lunghezza delle soluzioni, semplici, brevi ed essenzialmente nate per i fanatici dell’impatto sonoro puro e spurio, e nonostante i vari passaggi si susseguano in continuazione, essi non sono poi molti, nel senso che, a parte “N.F.H.”, si va se non erro dai 3 (“Dawn of the Dead”) ai 5 (“Innocent Victims”), con relative modificazioni. Si noti una mia piccola curiosità: mi sono reso conto che durante tutto l’arco dell’ep ci sono due soluzioni le quali, seppur non regolarmente, vengono modificate, ossia la 1 (tranne in “Innocent Victims”, “N.F.H.” e “Science Addiction”) e la 3 (ossia in “Innocent Victims” ed “Heavy Damage”), e questo minuscolo dettaglio lo tratterò sicuramente nell’intervista che farò al gruppo, benché proprio nell’ultimo brano anche il 4 viene (finalmente!) modificato. Ma siccome mi sto divertendo un mondo non ho ancora finito, dato che ho apprezzato molto il fatto dell’assenza quasi totale degli stacchi, di cui ne sento soltanto uno, cioè nell’inizio di “Dawn of the Dead”. In tal modo, penso che i Game Over abbiano cercato di intensificare la propria musica in maniera completamente collettiva, riuscendoci a mio avviso brillantemente, così da dare inoltre più continuità al discorso, non spezzettando la furia. Parliamo adesso della produzione, che mi pare decisamente buona. Sporca ma comprensibilissima, è stata impostata se non sbaglio sulle frequenze medie, senza insomma esagerare e donando totalmente a mio parere alla musica stessa il compito dell’intensità, e tra l’altro non si scordi che tutti gli strumenti sono stati ben bilanciati, con il basso in discreta evidenza ma non troppo. Non abbastanza curata invece la registrazione, che risulta non esente da certe “stecche”, le quali a me però piacciono molto, in quanto fanno regnare nel suono del gruppo un’aura antica di genuinità che potrebbe insegnare a tutti quelli che usano il computer magari per coprire delle “magagne” e quant’altro di brutto esteticamente ad un orecchio moderno.

3. ANALISI STRUMENTO PER STRUMENTO.

Ed ora tocca all’analisi strumento per strumento, e naturalmente per prima tocca alla voce che, senza girarci intorno subito, penso sia uno dei principali punti di forza del gruppo, insieme al riffing, in “Heavy Damage”. Prima di tutto, intravvedo in essa un’irruenza thrash metal che mi dà già una gran bella carica, e quindi Reno è piuttosto aggressivo e sgraziato senza esagerare, ma nonostante ciò è comunque molto lontano dai vocalizzi a là Tankard/Violator, dato che di urla non si tratta. La sua è tra l’altro una voce molto intonata, visto e considerato che va di pari passo con il riffing delle chitarre, sapendo talvolta essere a mio avviso addirittura elegante (“Innocent Victims” mi sembra esemplificativo a tal proposito), ergo al sottoscritto risulta abbastanza fantasioso nelle tonalità usate. In “Tupa Tupa or Die” se non sbaglio i toni del nostro si fanno persino più duri, dall’impronta a mio avviso quasi punk-hardcore. Per non parlare invece di “N.F.H.”, in cui si possono sentire anche una specie di grugniti decisamente distruttivi, cosa che in un gruppo thrash metal non si sente di certo tutti i giorni. Un plauso lo dò anche alle linee vocali, che mi hanno preso fin da subito, varie ed intensissime come sono e non poche volte dall’alone che considererei epico (i primi due pezzi credo siano esemplari da tale punto di vista), ma faccio notare che, rispetto ai Violent Assault, i Game Over sono forse moooolto più thrash, dato che hanno dalla loro anche dei cori, simili a quelli che ho sentito ultimamente nei Bunker 66 (se non lo sapete sto facendo paragone con certi gruppi che hanno partecipato alla rivista), che contribuiscono a mio parere ad aumentare il senso di dinamismo e della furia, già molto presente, seppur gli stessi cori non si facciano poi vivi in tutti i pezzi, ed infatti alla fine gli unici che ne sono interessati sono “Heavy Damage” e “Science Addiction”. Un altro aspetto di indurimento della propria proposta penso sia dato anche dalle rabbiose sovraincisioni sulla voce di Reno (e qua fa un bel culo ad esempio “Innocent Victims”) come pure da un effetto d’eco, benché a dir la verità non molto marcato e frequente, come invece può esserlo in un disco black metal, ma che comunque riesce a perdurare un pochetto di più nel tempo le incazzature del nostro (sentitevi a questo proposito “Heavy Damage”). Discorso chitarre: prima di cominciare, considero magnifica la sporcizia donata alle due asce, dato che in tal modo mi trasmette un qualcosa di vissuto, una carica in più, ma ciò non sarebbe niente senza un riffing degno di questo nome. E personalmente lo è un sacco! Lo è non soltanto grazie alla semplicità d’impatto, dato che solitamente un riff del gruppo ferrarese è formato da quelle che definisco due parti legate da delle note ben specifiche, quasi predeterminate, e talvolta da una disposizione di esse in pratica statica, non molto fantasiosa insomma, ma anche alla notevole abilità nel creare dei motivi assolutamente coinvolgenti, almeno per quanto mi riguarda certo, spesso epici e battaglieri di matrice a mio avviso molto speed, e quindi spesso intrisi di una melodia che definirei eroica, anche se non sempre, come in alcuni riffs un po’ schizzati (se questo è un termine giusto) di “Innocent Victims”, o nella dura fierezza su tempi medi di “Heavy Damage”. Le chitarre si fanno secondo me più furiose partendo principalmente dal finale di quest’ultima canzone, in cui le due asce intonano improvvisamente un riffing molto cattivo, e che raggiunge più violenza del solito nella brevissima “N.F.H.”, solo che qui l’assalto proposto è se non erro di natura sostanzialmente grind, offrendo così uno spaccato di isterismo tecnicamente semplicissimo. E sempre rimanendo in tema cattiveria, penso siano degne di menzione le pennellate dal taglio minaccioso di “Tupa Tupa or Die”, ossia uno dei brani maggiormente devastanti e senza pietà del lotto, ma l’importante è che dal punto di vista qualitativo i riffs dei Game Over se la cavino egregiamente….purtroppo non penso una cosa simile anche riguardo gli assoli, considerando che, almeno per me, li trovo un po’ noiosi, vuoi perché non ci sono delle melodie che coinvolgano il sottoscritto non poi così molto, vuoi perché forse sono un po’ troppo inutilmente virtuosi, ed anche per via di un suono a volte bassino (come per esempio in “Heavy Damage”), eppure per le due asce della formazione lombarda i soli hanno un’importanza che oserei dire capitale, dato che, eccetto per “N.F.H.”, essi sono in tutto 8 elargiti in sole 5 canzoni, trovando il massimo di 2 in “Heavy Damage”, “Science Addiction” e “Tupa Tupa or Die”. Loro di solito abbracciano se non sbaglio 4 battute, con un minimo di 2 nel primo di “Heavy Damage” ed in entrambi di “Science Addiction”, ma con un picco addirittura di 8 in quello di “Dawn of the Dead”, e quindi di certo i nostri non hanno paura a suonarli anche di piuttosto lunghi. Mi sembra abbastanza facile prevedere la disposizione degli assoli nei vari brani, ed infatti, come nel più tipico dei modi, spesso loro si fanno vivi quando ogni sequenza di soluzione si è ripetuta per 2 volte e, come nel caso di “Tupa Tupa or Die”, il 2° assolo viene a galla quando le 4 soluzioni principali hanno fatto la loro bella figura per l’ultima occasione, e ciò vuol dire che di solito i solismi sono presenti quasi nei momenti finali di una canzone, cosa che succede praticamente sempre. Può succedere però anche che un assolo s’infili nel discorso subito dopo un’introduzione (“Heavy Damage”), od addirittura cercando di dominare all’interno di una precisa sequenza (la seconda di “Science Addiction”, ed il 1° assolo avviene sull’1, come pure nella volta definitiva dopo che l’ultima sequenza di tale brano è stata nuovamente ripresa), e quindi un poco di fantasia ai Game Over non manca, seppur molto circoscritta. Peccato però che gli assoli, dato che spesso non sento la potenza né il nervosismo del thrash metal, mascherandoli a mio avviso con dei virtuosismi che non considero azzeccati (insomma, non stiamo parlando dei nuovi Heathen), non mi sembrano buoni, anche se qualche cosa di apprezzabile c’è, come in “Heavy Damage”. Ed ora si punta il mirino sul basso, il cui lavoro non pare al sottoscritto fenomenale, solo buono. Come succede in molti gruppi thrash sia di ieri che di oggi, tale strumento è anche qui praticamente subordinato alle chitarre, e quindi non aspettatevi dei virtuosismi oppure dei giri indipendenti dalle asce, ma al massimo si semplifica il discorso di queste ultime, come nel caso di “Dawn of the Dead”. A mio parere comunque una notevole profondità di suono Reno la riesce a dare piuttosto bene. Per quanto concerne invece la batteria, anche qui il lavoro mi è semplicemente ben fatto, ed una cosa da segnalare è che è di una varietà e fantasia che dire bassine pare quasi un eufemismo. I ritmi sono sempre perennemente lineari, e durante alcuni passaggi si cerca di cambiarli, ossia cercando, senza accelerare, di rullare di più, e da tal punto di vista “Innocent Victims” e “Tupa Tupa or Die” sono esemplari. Quando il nostro Med è veloce, l’assalto è sì secondo me distruttivo, ma senza esagerare con la violenza, seppur questa la riesco a sentire piacevolmente soprattutto nel finale di “Heavy Damage” e nella sparata dal piglio maggiormente punk-hardcore di “N.F.H.”, per il resto si tratta del classico scavezzacollo groove thrash metal. Faccio notare inoltre il fatto che di variazioni vere e proprie al discorso ritmico se ne sono veramente di rare, dato che più che altro si cerca spesso e volentieri di proporre delle rullate fisse che fungono da ponte tra una soluzione e l’altra, intensificando secondo il mio punto di vista, riuscendoci nonostante si ripresentino anche in pezzi diversi, il passaggio immediatamente successivo, oppure, gioco che personalmente considero ottimo, i tom-tom utilizzati tra la prima e la seconda soluzione in “Heavy Damage” così da scandire maggiormente e rendere più…”tamarra” la canzone. Insomma, il lavoro qui proposto lo definirei maledettamente statico e senza pretese, penso che il nostro potrebbe essere benissimo preso per una macchina, tanto è tra l’altro preciso e robusto. Magari però renderlo un pochino più fantasioso non credo farebbe male, attraverso magari degli uno-due od anche delle variazioni su tom-tom e/o piatti, pure per donare maggiore dinamismo al tutto, dato che in fin dei conti stiamo parlando di thrash metal.

4. ALTRI DIFETTI.

Ma c’è un “ma”: quale? Io sinceramente l’ho trovato nella fase conclusiva di “Heavy Damage”, brano che infatti considero purtroppo inconcludente, eppure mi lasciava intravedere degli ottimi spunti, considerando i suoi riffs ed i suoi contagiosi ritmi, e dove fra l’altro c’è un passaggio, ossia il terzo, che se non sbaglio ha qualche connotato punk-hc con tanto di cori, e che per me è strutturalmente interessante dato che esso si dispiega attraverso 2 parti, e l’ultima riprende quella finale della precedente oltre che la sua iniziale nota. Tale passaggio viene interessato soltanto da una battuta, conferendo così forse maggior impatto. Inoltre, penso che sia notevole la scelta dell’accelerazione subito dopo l’assolo, che in pratica funziona probabilmente da introduzione ad essa, ponendo a mio avviso un po’ le basi per un brano lungo e di ampio respiro quasi a là “Open the Grave” (ovviamente fatte le debite differenze) contenuto nel grandioso album “Breaking the Silence” dei già citati Heathen, solo che quell’assalto viene subitamente abbandonato dopo 5 battute (6 se si conta che nella prima il gruppo intero si “prepara” al tutto, con il batterista intento a scandire il riffing con i piatti), e quindi è un punto del pezzo che non mi sembra sia stato particolarmente approfondito, anche perché la nuova atmosfera creata in tal modo credo che si sregoli senza colpo ferire. Ergo, sto dicendo che forse con molta probabilità “Heavy Damage” aveva ancora ampi margini discorsivi, si poteva continuare a proporre questo tipo di velocità e cattiveria, magari riempiendole dopo un po’ con un bel cazzuto assolo.

5. CONCLUSIONE.

Tranquilli comunque, per il resto l’ep, oltre ai solismi stessi, mi è piaciuto molto, e fra l’altro considero geniale la mossa di aver messo “N.F.H.” come successivo episodio di “Heavy Damage”, dato che quest’ultimo, in quanto giocato essenzialmente sui tempi medi, fa a mio avviso per bene “riposare” le orecchie degli ascoltatori, per poi distruggerle con una sparata velocissima che riesce secondo me, anche grazie a tale contrasto, ad essere più intensa. Ma sinceramente considero quale pezzo migliore del lotto “Dawn of the Dead”, in quanto è quello che mi dà più carica di tutti, per via non solo di linee vocali magnifiche, ben costruite e talvolta epiche, ma anche soprattutto ad un epicismo (scusate la ripetizione) che mi pare molto marcato qui che nelle altre canzoni, e che mi fa immaginare in effetti l’invasione dei morti viventi che marciano goffamente ed impietosamente verso il centro della Terra per far sì che nessun umano, nessun essere vivente realmente tale ci viva ancora, almeno non come corpo senziente, e si assommi a tutto ciò la già citata struttura estremamente semplice e statica, che penso riesce a regalare maggior impatto sonoro (ma ci avete fatto caso che i primi due pezzi sono da questo punto di vista quelli appunto più “elementari”? Forse per mettere subito in chiaro le cose, introducendo l’opera con i brani più digeribili e probabilmente anche melodici rispetto al resto?). Inoltre, i nostri ragazzacci ferraresi, nonostante non siano poi così fantasiosi, penso che siano riusciti nell’impresa di differenziare almeno un minimo le varie canzoni, sia per potenza ed intensità, che per quanto concerne le melodie. Insomma, a mio parere i Game Over dimostrano di aver ben appreso la lezione dei cari ani ’80 riportando alla luce un periodo musicale che dico per fortuna che non è mai tramontato, perché se no credo che non ci sarebbe stata neanche l’evoluzione metallica di tutti questi anni. Ma credo che a questi giovini non gliene freghi un accidente del metal moderno, e quindi li saluto con un bel sonoro ed irriducibile THRASH ‘TILL DEATH!

Voto: 75

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Dawn of the Dead/ 2 – Innocent Victims/ 3 – Heavy Damage/ 4 – N.F.H./ 5 – Science Addiction/ 6 – Tupa Tupa or Die

MySpace:

http://www.myspace.com/gameoverthrash