Ma la Spittle, fra gli altri suoi lavori, ha anche stampato nel 2017 “La mia vita hard-core – Punks, skins e altre storie a New York City”, libro consigliatomi anni fa da un mio caro amico (grazie Iacopo!) ma che ho comprato dal solito Radiation solo nel 2022. Fra le sue pagine quello scoppiato totale di Harley Flanagan racconta la sua vita di strada parecchio travagliata divisa fra un'infanzia precoce vissuta anche in Danimarca, musica, ultraviolenza, droga, arti marziali e i suoi Cromags, uno dei gruppi più disfunzionali di sempre, padri fondatori del NYHC così come lo conosciamo oggi.
Si continua allora con un altro volume che mi è stato regalato, stavolta dal mio cantante nei Quattro Lire Vigliacche (grazie Luca!): "Rumore di carta - Storia delle fanzine punk e hardcore italiane dal 1977 al 2007". Piuttosto originale l'idea dell'autore, Diego Curcio, che ha analizzato il ricchissimo mondo fanzinaro punk, parlando prima brevemente delle varie scene musicali nostrane che si sono succedute lungo quei decenni, e poi ampiamente delle fanzine ma con un capitolo focalizzato anche sulle webzine, ancora relativamente fresche quando venne pubblicato questo libro, uscito nel novembre 2007 per conto della genovese Red@zione. Molto interessanti le disamine delle fanzine, molto diverse da decennio a decennio visto che si passa, per esempio, da quelle provocatorie e artistoidi degli anni '70 a quelle decisamente più politicizzate degli '80 o a quelle più musicali dei '90. Presente pure una sezione dedicata alle interviste, con ospiti anche illustri come Stiv "Rottame" Valli della leggendaria TVOR - Teste Vuote Ossa Rotte. In parte discutibile però la prefazione di Gianluca Umiliacchi (fondatore dell'Archivio Nazionale Fanzine di Forlì), che conclude il suo intervento segnalando una supposta differenza fra le "punkzine" e le "fanzine del punk", a mio avviso inesistente e contraddetta molto diplomaticamente dallo stesso autore alla fine del libro.
Fra l'altro, Judah ha pubblicato proprio recentemente, cioè il 20 marzo 2025, un altro approfondimento sulla musica estrema giapponese, stavolta incentrato sul grindcore del Sol Levante e per questo intitolato, semplicemente, "Grind in Japan". Per il momento disponibile solo in lingua inglese e purtroppo soltanto attraverso Amazon, in realtà il libro ancora non ce l'ho fra le mie mani ma, da quel poco che ho visto, praticamente ricalca la stessa struttura della precedente opera del nostro, con le schede dei gruppi ordinati in senso alfabetico seguite poi da un po' di interviste. Sono comunque curiosissimo di leggerlo, anche perché i giapponesi hanno sempre dato un ricco contributo pure alla causa del grindcore grazie a gruppi storici come gli SOB ma senza dimenticare i misconosciuti Hedo, probabilmente la prima formazione proto-grind nipponica di sempre. Che poi trovo buffo il fatto che io, Capò e Judah siamo tutti usciti quasi nello stesso momento con dei libri sul grind!
Ecco comunque un altro volume che mi è
stato regalato, in questo caso direttamente dall’autore (grazie Judah!) quale “Hardcore Punk
Giapponese 1980-1989”. Uscito nel maggio 2024, esso non rappresenta
altro che la versione italiana di un libro autoprodotto che proprio Judah Altamont ha pubblicato in lingua inglese nell’ottobre 2023, dopo però aver rilasciato 2 mesi prima il suo primo libro, "Italian Hardcore Punk 1980-89". Tanti i difetti della sua seconda opera:
i caratteri larghissimi che l’ingrandiscono in maniera un po’ artificiale; le
schede dei tanti gruppi presenti che spesso si risolvono in un freddo elenco di
dischi, cassette e apparizioni su compilation; le interviste, infilate nelle
ultime 50 pagine, sono a dire il vero abbastanza ripetitive e poco interessanti a
causa delle domande poste, che potevano concentrarsi anche su altri temi come i
testi o il contesto socio-politico nel quale si muovevano i protagonisti; e,
infine, è assente proprio un discorso su questo contesto, utilissimo perché in
grado di spiegare i perché e i percome dei kid giapponesi. Di
contro, la prefazione è stata scritta nientepopodimeno che da Gianpiero dei
Kina, nelle schede non mancano comunque curiosità divertenti e neppure delle
considerazioni personali talvolta belle forti, e le interviste sono state fatte
a membri di band anche importanti come
Systematic Death, Deathside e Gudon. E poi, pregio fra i pregi, era ora che
qualcuno si occupasse della scena hardcore giapponese, così esotica, così
misteriosa, e così maledettamente folle.
Fra l'altro, Judah ha pubblicato proprio recentemente, cioè il 20 marzo 2025, un altro approfondimento sulla musica estrema giapponese, stavolta incentrato sul grindcore del Sol Levante e per questo intitolato, semplicemente, "Grind in Japan". Per il momento disponibile solo in lingua inglese e purtroppo soltanto attraverso Amazon, in realtà il libro ancora non ce l'ho fra le mie mani ma, da quel poco che ho visto, praticamente ricalca la stessa struttura della precedente opera del nostro, con le schede dei gruppi ordinati in senso alfabetico seguite poi da un po' di interviste. Sono comunque curiosissimo di leggerlo, anche perché i giapponesi hanno sempre dato un ricco contributo pure alla causa del grindcore grazie a gruppi storici come gli SOB ma senza dimenticare i misconosciuti Hedo, probabilmente la prima formazione proto-grind nipponica di sempre. Che poi trovo buffo il fatto che io, Capò e Judah siamo tutti usciti quasi nello stesso momento con dei libri sul grind!
Di scena esotica in scena esotica, obbligatorio parlare a questo punto di "Burning Down the Haus - Punk Rock, Revolution and the Fall of the Berlin Wall" del newyorkese Tim Mohr. Originariamente pubblicato in tedesco nel 2017 e ristampato l'anno dopo in inglese, questo è un libro fondamentale per chi vuole conoscere la scena punk nata e sviluppatasi clandestinamente nella DDR, ossia nella Repubblica "Democratica" Tedesca. Qua invece il contesto socio-politico viene per forza raccontato con dovizia di particolari, vista la situazione esistenziale non esattamente facile che erano costretti a vivere ogni giorno i punk della DDR, la cui società venne costruita praticamente attorno a un regime estremamente poliziesco e repressivo degno del Grande Fratello orwelliano che tutto controllava e tutto predeterminava, senza lasciare nessuno spazio all'iniziativa individuale. Ragion per cui i punk, del tutto dei fuorilegge, venivano continuamente braccati e perseguitati dalla polizia, dalla Stasi (e quindi dal suo stesso ministro, Erich Mielke, che i punk li odiava espressamente) e dal governo stesso, che a un certo punto vietò loro perfino di entrare in un qualsiasi luogo pubblico, e senza contare l'apporto delle spie, dei benpensanti sempre pronti a menare le mani appena vedevano per strada qualcuno coi capelli colorati, e pure di genitori severi, che alcune volte perdevano il proprio lavoro proprio per via dei loro figli ribelli. E così rarissime erano le oasi relativamente di pace in cui i punk della Germania orientale si sentivano in qualche modo liberi dal soffocante grigiore quotidiano, ma fra queste c'erano persino le chiese, formalmente inviolabili dallo Stato a causa di certi accordi con lo stesso. Fu proprio qui (ma anche in altri luoghi particolari come atelier di artisti o residenze private) che poterono fare dei concerti, ovviamente illegali, gruppi ormai leggendari come Namenlos, Planlos, Schleim-Keim, L'Attentat o i controversi Zwitschermaschine (tristemente noti per essere guidati da un informatore della Stasi, Sascha Anderson). Insomma, una storia drammatica popolata però da individui caparbi e coraggiosi che, vivendo praticamente sotto lo slogan "Too Much Future" (dal significato opposto a quello di "No Future"), contribuirono a loro modo a buttare giù quel dannato muro. Drammatica però è stata la fine di Tim Mohr, purtroppo scomparso proprio di recente a soli 55 anni il 31 marzo 2025 per un cancro al pancreas. Che riposi in pace.
Tornando a notizie liete, sappiate che molti dei libri menzionati in questa serie sulla letteratura punk mi sono stati in qualche maniera utili per scrivere il mio "Più Veloce!", un tomo gigantesco di 536 pagine uscito nell'ottobre 2024 per la storica casa editrice romana Arcana Edizioni. Si tratta di un libro volto a raccontare le origini del grindcore e del power violence, affrontando un periodo piuttosto breve e circoscritto, ma anche intensissimo e pieno di iniziative, come quello fra il 1982 e il 1986, vale a dire fra i primi esperimenti coi blast beat portati avanti da certi gruppi hardcore punk e i primi demo già del tutto grind dei vari Napalm Death e Repulsion, con entrambi che stavano proponendo nello stesso momento dei modi inediti di concepire la musica estrema. Ma tanti i gruppi protagonisti, tanti gli eventi di cui si parla, e tantissime le persone che ho intervistato, fra musicisti, fanzinari, organizzatori di concerti, titolari di label e altri addetti ai lavori, compresi Robert Williams dei Siege, Zambo di Agonia/Wretched, Paul Van den Berg dei Lӓrm, e altri ancora.
Finisce così questo viaggio nella letteratura punk.
Mancano purtroppo certe opere di spessore (in tutti i sensi!) come i volumi monumentali della Spittle dedicati ai Negazione o al Virus, oppure “Dritto
contro un muro” di Giorgio Senesi, anch’esso purtroppo ancora mai letto né
comprato. Ma prima o poi cercherò di recuperarli. Però quasi quasi mi metto a preparare un bell'articolone pure sulla letteratura metal. Anche lì c'è un sacco di roba sfiziosissima di cui parlare. Chissà...
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