Sinceramente, non mi aspettavo una così grande sorpresa mettendo per la prima volta nel lettore “Fear Tension Cold” dei Lilyum, dato che già a primo acchito mi sono terribilmente piaciuti, anche perché riescono a regalarmi delle sensazioni paurose ed inquietanti, cibandosi a mio avviso sia del vecchio che del nuovo. E credo che questi due pazzi possono convincere ampiamente i blackettoni tanto scettici verso i nuovi gruppi, che secondo loro sono incapaci di trasmettere neanche per poco delle atmosfere malate simili a quelle delle vecchie formazioni che tanto adorano a manetta. Ma intanto io mi prostro devoto verso il genio dei Lilyum, ammirando per l’ennesima volta la bontà (nera) della cara (e sottovalutata) scena black della nostra penisola. “Fear Tension Cold”, pubblicato proprio di recente in 66 copie il 1° Febbraio presso la Salute Records, è il terzo album dei Lilyum, formatisi a Torino nel 2002 come una realtà (parole di Metal-Archives) di post-thrash/groove metal, ed attualmente costituiti da Kosmos Reversum, chitarre, basso, drum-machine e tastiere, e Lord J.H. Psycho, nel ruolo di cantante. Ciò che questi ragazzi hanno qui creato è un’opera di 8 pezzi (compresa intro ed outro, seppur quest’ultima si chiami “Salvation”) per un totale di circa 32 minuti (brano più lungo: “Hail Failure – The End of a Sick Era” di quasi 7 minuti; canzone più breve: “…of Lead and Mercury”, di qualcosa come 3 e 5 secondi. Faccio notare che 4 brani veri e propri su 6 – l’altro è “Fear Tension Cold” – raggiungono e/o superano i 5 minuti di durata), e quindi penso che l’ascolto si riveli ostico già da tal punto di vista. Se poi si pensa alla musica quivi proposta allora sono dolori ulteriori, dato che essa è a mio parere in pratica un black metal decisamente scarno, sufficientemente vario e fantasioso nelle poche soluzioni date in pasto all’ascoltatore, e dai toni tremendamente e secondo me piacevolmente meccanici ed apocalittici, tra l’altro vissuti trasmettendomi una follia non di poco conto, ed a tal proposito credo che, per fare un paragone con un’altra entità la quale ha partecipato su “Timpani Allo Spiedo”, i Lilyum possano rivaleggiare con il solo-progetto di black metal sperimentale con tocchi grind Rhuith, anche questo semplicissimo sotto ogni punto di vista (formale…vabbè, tranne la voce dai!). Un paragone per me molto azzeccato, visto e considerato che i due hanno un modo minimalista di suonare black metal per me simile, ma a loro modo sempre originale. L’andamento ritmico in “Fear Tension Cold” è piuttosto equilibrato fra tempi veloci ed un po’ più lenti, seppur non si raggiungano mai tempi effettivamente angoscianti in stile doom, e la tecnica offerta è molto buona, ma ho notato qualche magagna qui e là che si esplica specialmente quando la corda sui cui si sta suonando viene bloccata, anche se soltanto per un millisecondo. Comunque non fa niente, per me è bello sentire questi errori che rendono più umana e vera la musica. Riguardo il lato prettamente strutturale della proposta, ogni pezzo è letteralmente un freddo ingranaggio che si ripete praticamente così com’è attraverso tutto l’arco del discorso. Infatti, quest’ultimo viene sottoposto ad una sequenza di soluzioni di una rigidità pazzesca, offrendola man mano entro diverse variazioni, seppur talvolta, com’è ovvio in esperimenti del genere, in maniera simile. Insomma, per farvela più dettagliata, eccovi una ad una la struttura di ogni brano, e spero di non scrivere cazzate:
“Dissolution Is Imminent” (1 – 2 – 1 – 2 – 3 – 3 mod. – 1 – 2 – 1 – 2 – 3 – 3 mod.);
“…of Lead and Mercury” (1 – 1 mod. – Stacco di chitarra – 2 – 1 – 1 mod. – Stacco di chitarra – 2 – 2 mod.);
“The Black Slumber” (1 – 1 mod. – 1 – 2 – 1 – 1 mod. – 1 – 2);
“Fear Tension Cold” (1 – 1 mod. – 1 – 1 mod. – Pausa - 1 anc. mod. – 1 – 1 mod. – 1 – 1 mod. – Pausa - 1 anc. mod.);
“Obssessed” (1 – 2 – Stacco di chitarra – 2 mod. – 3 – 1 – 2 – Stacco di chitarra – 2 mod. – 3);
“Hail Failure – The End of a Sick Era” (1 – 2 – 1 – 2 – 1 – 2 mod. con piccolo variazioni).
Se già quest’estrema meccanizzazione della musica mi dona qualcosa di parimenti estremamente poco umano, quasi per mettere in scena il dominio delle machine come si può vedere in “Io, Robot” con il grande Will Smith, il numero della battute contribuisce a mio avviso ad aumentare l’atmosfera inquietante e paranoica al limite della follia, nonchè la lunghezza delle varie soluzioni, che spesso e volentieri sono appunto piuttosto lunghette trovando il massimo nei circa 24 secondi del riff iniziale di “Dissolution Is Imminent”. Certi passaggi (se non sbaglio, nei primi due brani ed in “Fear Tension Cold”) vengono ripetuti ogni volta soltanto per una battuta, cosa non proprio classica ed imprevedibile, che fa immergere maggiormente secondo me l’ascoltatore in un mare di paura e nervosismo, ma degni di nota sono a mio avviso anche i finali di “Black Slumber”, in cui con voglia sadomaso la seconda soluzione è interessata da 16 e passa (il volume infatti si abbassa gradualmente) distruttive battute, e di “Hail Failure – The End of a Sick Era”, dove la modificazione del 2° passaggi viene ripetuta per ben 8 volte, seppur qui i Lilyum dimostrano un po’ più di elasticità tirando fuori piccole e brevi variazioni tra chitarre soliste/tastiere (almeno così a me sembra), e pure qui il volume della musica, con fare paranoico, si abbassa lentamente e stessa cosa tra l’altro succede a “Dissolution Is Imminent”. Insomma, non è una passeggiata ciò che offrono i ragazzi torinesi, e lo sputano con inusitata violenza sui timpani del “malcapitato” ascoltatore. Tocca ora alla produzione, che mi è piaciuta molto. Le frequenze sono state impostate secondo me giustamente su degli assordanti alti, così da ferire maggiormente quasi alla pazzia chi ascolta quest’album, concentrando le proprie forze principalmente sulle chitarre, a mio avviso i veri protagonisti di “Fear Tension Cold”, regalando in tal modo per il mio punto di vista con loro un “rumore” di una freddezza devastante e, per usare uno stereotipo, “a zanzara”. Nella più classica tradizione del black metal il basso è stato relegato in secondo piano, mossa che stranamente ritengo azzeccato in quanto, oltre al motivo di cui sopra, tale strumento non mi sembra così sferragliante rispetto alle chitarre, mentre l’unico appunto che posso muovere è rivolto alla drum-machine, che penso sia stata messa un po’ troppo in ombra, nonostante con i suoi ritmi marziali ed inumani, praticamente statici, avrebbe aumentato, se alzata di volume, l’apocalisse e la robotizzazione della musica. Ma tant’è. La produzione è comunque sporca, ma se la si confronta con quella di “Transilvanian Hunger” dei Darkthrone il suono proposto mi sembra un pochino più pulita.
L’album parte con un’intro che nei primi momenti mi ha subito impressionato, dato che mi riporta alla mente l’inizio di “Arancia Meccanica”. Evocative e monumentali note che a mio avviso tradiscono una via di mezzo tra l’orgoglio e la disperazione, le quali vengono inghiottite da un abisso di suoni “risucchianti che poi fanno nascere anche un assolo di chitarra melodico ma non troppo, e subito dopo si sente il volume del tutto abbassarsi lentamente. E così, dopo circa un minuto e 20, si danno inizio alle danze, permettendo finalmente di sentire il vomito ed il marciume musicale creati dai Lilyum.
La voce è a mio parere qualcosa di magnifico ed inquietante al tempo stesso (beh, come il resto in fin dei conti), dato che sa essere tremendamente versatile e talvolta pure piuttosto coraggiosa per un gruppo black metal. Prima di tutto, se non sbaglio, i vocalizzi usati principalmente fanno un po’ il verso a quelli di Nocturno Culto del vecchio e glorioso periodo black, solo un pochino meno urlati e frastornanti, ma Lord J.H. Psycho non ha comunque pietà per le proprie corde vocali, visto e considerato che di urla vere e proprie se ne possono sentire per esempio nei momenti finali di “The Black Slumber”, dove sfascia i timpani con un bell’acuto (ma niente che mi ricordi Dani Filth), ed in “Obsessed”, che contiene guardacaso una prova vocale secondo me tra le più isteriche di tutto l’album, proponendo delle parti urlate decisamente selvagge che negli altri brani proprio non ci sono. Ma il nostro cantante non si limita soltanto a ciò, dato che, seppur in misura minore, qui e là (specialmente in “Dissolution Is Imminent”) vengono offerti dei gutturalismi, per me non particolarmente profondi ma penso che siano molto azzeccati per la musica, in quanto così facendo forse donano più ridondanza e marciume al tutto. Maggiormente presenti sono delle voci basse (non troppo comunque) e belle aggressive, a mio parere molto minacciose ma quelle che mi interessano di più sono le parti pulite, interpretate in vario modo, come nel fare rituale ed anche in tal caso piuttosto bassa (“Hail Failure – The End of a Sick Era”), oppure melodiose e tremendamente intonate (“Dissolution Is Imminent” e sempre in “Hail Failure – The End of a Sick Era”) che in maniera dai toni più alti e grossi (“Obsessed”), od ancora quasi parlate (come in “Dissolution Is Imminent”). Di tutti questi però, secondo me il più terribile è quando Lord J.H. Psycho diventa melodico, e ciò non solo perché una voce simile su un tappeto sostanzialmente black metal è molto difficile da sentire, ma andando nel dettaglio in tali momenti sento maggiore follia, è come sentire l’ultimo frammento umano in totale disperazione in un mare orgiastico di macchine che gli danno continuamente e senza sosta la caccia. Devo inoltre fare i complimenti al gruppo per aver innestato alla voce l’effetto-lontananza, come se con questo la si volesse seppellire di fronte alla freddezza ed all’apocalisse generata dalle chitarre. Tra l’altro, il nostro è intriso pure di un riverbero pazzesco, come per dare l’impressione del definitivo trionfo della macchina che abbia infilato nell’uomo un bizzarro dispositivo che gli faccia ripetere, come uno stereo rotto, tutto ciò che egli dice, oltre ad aumentare in tal modo la follia, dilatandola nei secoli. Inoltre, in “Hail Failure – The End of a Sick Era”, all’improvviso la voce viene interessata da un assurdo effetto-risucchio, come il definitivo buco nero che compie il suo ultimo gesto per la fine di tutti i tempi. Una sorta di isteria continuamente trascinata mi viene trasmessa se penso alle linee vocali, che mi piacciono molto e fra l’altro a me risultano piuttosto fantasiose, oltre ad essere a mio parere l’aspetto più imprevedibile rispetto a tutti gli altri. Per quanto concerne invece le chitarre, qua il lavoro mi sembra decisamente vecchia scuola, di impronta norvegese precisamente, e credo che il già citato “Transilvanian Hunger” può essere preso come punto di riferimento, benché forse qui il tutto è ancora più minimale e dilatato. I riffs sono spesso tremendamente a-melodici, e soltanto in rare occasioni presentano dei motivi maggiormente fruibili del solito, come avviene in “…of Lead and Mercury”, ed ovviamente (visto il paragone) e come già osservato, il lavoro viene espresso in maniera piuttosto semplice, senza nessun tecnicismo di sorta. Un’altra importante influenza, od almeno somiglianza che riscontro mi pare data dagli Hellhammer, che potrebbero spaventarsi sentendo il marciume sonoro prodotto dai loro “figli” Lilyum, e ciò lo sento con una buona frequenza, ora in modo rockeggiante (come in “Dissolution Is Imminent”), ora trascinando le note, o almeno così a me sembra (“The Black Slumber”), oppure proponendo a mio avviso una via di mezzo tra i Motorhead e le melodie beffarde degli svizzeri anzidetti (“Fear Tension Cold”, che è una delle canzoni dell’album che considero tra le più mosse e speed metal di tutte), ed in quest’ultimo caso la corda su cui si sta suonando viene, come dire, un po’ bloccata, creando così un suono basso e non particolarmente amplificato. Una tecnica del genere è presente anche in “Dissolution Is Imminent”. In tutto il discorso musicale non viene offerto neanche un misero assolo, seppur io senta qualche volta una seconda chitarra, che suona note più alte come tradizione insegna, come in “The Black Slumber” (dove se non sbaglio la seconda è un po’ indipendente rispetto alla prima) ed in “Hail Failure – The End of a Sick Era” (o sono tastiere?). Discorso basso: vabbè qua niente da dire, dato che praticamente non riesco neanche a trovarlo, anche se forse nell’ultimo brano mi par di sentirlo, e forse proponendo dei motivi leggermente diversi rispetto alle chitarre (o è soltanto una mia impressione? Molto probabilmente sì sai?). L’unica nota stonata, non esattamente musicale ma vabbè, è questa: perché “perdere” tempo a registrare le parti di basso se poi esso non viene messo neppure in leggera evidenza, aspetto fra l’altro classico del black metal? Riguardo invece la drum-machine, questa è spaventosamente meccanica e marziale, secondo me andando perfettamente in linea con l’intero suono apocalittico e freddo dei Lilyum, che in tal modo aumentano a mio avviso la disumanità del tutto. Per la drum non c’è praticamente nessuna variazione, durante l’intero arco dei pezzi si ripete così com’è, magari offrendo pure frammenti speed metal (“Fear Tension Cold”), ma di solito il lavoro si concentra sui blast-beats oppure su tempi per me piacevolmente groovy, questi piuttosto frequenti, e per il mio punto di vista capaci di creare maggiore dinamismo ed intensità. La linearità qui è l’assoluto punto di riferimento, e tra l’altro i tom-tom vengono raramente usati, come si può sentire in “Dissolution Is Imminent” e Peccato però che non mi è piaciuta l’idea di subordinare ANCH’essa alle chitarre, ma comunque stranamente la drum mi pare sufficientemente potente. Ed ora tocca alle tastiere, abili a mio parere, con il loro suono lontano, continuo e quindi certamente più statico rispetto alle asce, maggiormente sporche, di immergere, almeno personalmente certo, l’ascoltatore nell’atmosfera ricreata dal gruppo, e la cosa per me incredibile è il fatto che esse suonano le stesse identiche note delle chitarre, e solo in un’occasione mi sembrano, seppur a sprazzi, un po’ più indipendenti, aggiungendo angosciante melodia al tutto (“Hail Failure – The End of a Sick Era”). Bisogna segnalare fra l’altro che le tastiere non sono state messe in particolare evidenza, ma stavolta personalmente tale espediente mi risulta veramente di buon senso, dato che così facendo esse possono sembrare come liquide, inafferrabili, è la distanza assurda e greve che separa l’uomo dalla macchina, ergo l’ostilità della seconda per il primo.
Ma adesso andiamo a scoprire quale sia per il mio personale punto di vista il miglior pezzo di tutto l’album, e quindi non posso far altro che puntare l’obiettivo su “Hail Failure – The End of a Sick Era”, brano spaventoso e folle se mai ce ne fosse stato uno nella storia del metal estremo. Il riff iniziale è di una lunghezza impressionante, dato che si esplica attraverso ben 21 secondi, ripetendosi ogni volta in 4 battute, e già per questo l’ascolto mi si rivela di un’angoscia che ha del’assurdo! Il 2° ed ultimo riff, a 2 note molto dilatate, assomiglia tremendamente ad uno di “…of Lead and Mercury”, ma in fin dei conti chissenefrega delle somiglianze, per una capita poi! Quest’ultimo motivo (ma è giusto chiamarlo proprio così?), dopo le 3 apparizioni del 1°, viene, dopo essersi fatto vivo per 2 volte da 4 e 4 battute anch’esse, modificato, seppur per quanto riguarda la batteria, ora in blast-beats (sì, perché il brano è sorretto principalmente da questi – con interessanti tocchi sui tom-tom dopo ogni fine battuta durante il riff iniziale -, a parte l’inquietante tempo medio della successiva soluzione) e per certe brevi variazioni melodiche di quelle che mi sembrano tastiere. A mio avviso è intorno all’ultima ripresa del 1° passaggio che parte il climax attraverso soprattutto una voce al limite dell’isteria, grazie all’effetto-risucchio già osservato, e poi ad un malvagio coretto (mi pare infatti che la voce sia più di una) basso e ritualistico, e, durante la modificazione della seconda soluzione, ecco farsi vivi dei vocalizzi melodiosi che credo siano sull’orlo della disperazione. Sta avvenendo per caso la fine del mondo? Oppure quelle melodie vocali salutano con gioia immensa ed estatica la paradisiaca venuta di una nuova era?
Aspettate però! Nonostante tutto nell’album c’è qualcosa che mi è veramente poco piaciuto. Sto parlando in questo caso, oltre alla drum-machine affossata, dell’intro di cui ho già parlato, che finisce senza darmi il classico colpo di grazia, anche perché credo che l’inizio di “Arancia Meccanica”, con la sua immarcescibile potenza, poteva finire degnamente il discorso, se dilungato un po’ di più. O se no penso che si potevano mettere certo quei rumori “risucchianti” seppellendo così i sintetizzatori, ma senza infilarci anche l’assolo di chitarra, che lo sento fuoriluogo non contenendo a mio avviso praticamente niente della musica dei Lilyum, oltre a non avere neanche una carica rumorista che invece forse avrebbe giovato all’intro. Semmai, tolti dopo un po’ i rumori di cui sopra, si faceva sentire all’ascoltatore un bel urlo, sulla scia di quello finale di “…of Lead and Mercury”, accompagnato da un lontano e suggestivo eco. Ma tant’è…Anche l’outro mi convince pochissimo, più che altro perché non riesco a spiegare la presenza dei violini nella parte finale, che durano fra l’altro per pochissimi secondi, non facendo in tal modo respirare secondo me per bene l’atmosfera dai 2 ragazzi creata, dopo aver fatto sentire dell’effettistica che sono quasi i suoni eterei dell’universo, sempre più insistenti col passare dei secondi, l’alba di un nuovo tempo di là da venire. Personalmente ho rintracciato inoltre altri difetti i quali sono rappresentati da “…of Lead and Mercury” ed, in maniera però più secondaria, “Fear Tension Cold”, ed in tal caso riguardanti “solo” la fase conclusiva del brano ed il perché è presto detto: non credo che essa sia stata sfruttata a dovere, ma comunque sono “bachi” quasi irrilevanti, a volte quasi un’inerzia, seppur mi sembra lo stesso importante e soprattutto corretto far sapere qualche mio altro dubbio. Per il primo brano sopraccitato, esso non finisce esattamente con l’urlo di cui ho sempre parlato ma con la modificazione del 2° passaggio, sia a livello di riffing (si cambia semplicemente di tono) che se non sbaglio a livello ritmico, dato che la drum è sì su tempi medi ma in doppia cassa, e tale variazione al tema si esplica attraverso 4 battute, mentre l’originale ne è interessato solo da una. Durante le 4 finali però, formalmente non c’è nulla da eccepire ma credo che per concludere degnamente il brano, dandogli più intensità ed anche per non farlo finire in maniera così brusca senza nessuna previsione che la rafforzi, si poteva variare, seppur per poco, il lavoro della drum attraverso per esempio dei tocchi sui tom-tom, e ciò praticamente nel finale. Invece, riguardo “Fear Tension Cold”, pure qui dal punto di vista prettamente formale non vedo nulla di male. In tale sede, i momenti finali del pezzo sono caratterizzati dalla (terza) modificazione del 1° passaggio (cioè ritmo semplicemente più veloce), solo che essa viene sottoposta ad una sola battuta, ed in questo modo il finale non lo sento completamente distruttivo, mentre la variazione precedente dura per 4. Ma tutte queste mi sembrano sinceramente delle inerzie, non dei difetti completamente tali, che non rovinano effettivamente l’album, seppur qualche importanza ce l’abbiano, essendo comunque dei dubbi.
Insomma, siamo alla fine, eccovi analizzato un album per me di tutto rispetto, e che trova personalmente il principale punto di forza indubbiamente nella freddezza e follia che permeano tutta l’opera, dato che esse mi feriscono veramente tanto, anche perché i Lilyum sono riusciti a rispettare in pieno il concetto stesso del black metal senza risultarmi fra l’altro vecchia scuola nel senso più completo della parola, e credo che lo hanno interpretato in maniera piuttosto personale riprendendone la carica omicida ed anarchica, un po’ come è successo al sottoscritto ascoltando l’esperienza di Rhuith. Tra l’altro, la follia dà a mio parere un senso di dinamismo veramente stellare, e che impedisce nonostante tutto alla musica tutta di imbrigliarsi in un’immobilità che poteva essere anche dannosa, ed esprimendosi comunque con una varietà e fantasia sufficienti ma per fortuna con delle soluzioni marce, molto espressive, e che sanno qualche volta reinventarsi. “Fear Tension Cold” è l’abisso dell’uomo che con la società ha creato un mostro, ossia sé stesso moltiplicato per miliardi di unità umane, è un viaggio negli incubi e nelle certezze dell’essere umano. Arte.
Voto: 80
Claustrofobia
Tracklist:
1 – Intro/ 2 – Dissolution Is Imminent/ 3 – Of Lead and Mercury/ 4 – The Black Slumber/ 5 – Fear Tension Cold/ 6 – Obsessed/ 7 – Hail Failure – The End of a Sick Era/ 8 – Salvation
MySpace:
http://www.myspace.com/lilyum
“Dissolution Is Imminent” (1 – 2 – 1 – 2 – 3 – 3 mod. – 1 – 2 – 1 – 2 – 3 – 3 mod.);
“…of Lead and Mercury” (1 – 1 mod. – Stacco di chitarra – 2 – 1 – 1 mod. – Stacco di chitarra – 2 – 2 mod.);
“The Black Slumber” (1 – 1 mod. – 1 – 2 – 1 – 1 mod. – 1 – 2);
“Fear Tension Cold” (1 – 1 mod. – 1 – 1 mod. – Pausa - 1 anc. mod. – 1 – 1 mod. – 1 – 1 mod. – Pausa - 1 anc. mod.);
“Obssessed” (1 – 2 – Stacco di chitarra – 2 mod. – 3 – 1 – 2 – Stacco di chitarra – 2 mod. – 3);
“Hail Failure – The End of a Sick Era” (1 – 2 – 1 – 2 – 1 – 2 mod. con piccolo variazioni).
Se già quest’estrema meccanizzazione della musica mi dona qualcosa di parimenti estremamente poco umano, quasi per mettere in scena il dominio delle machine come si può vedere in “Io, Robot” con il grande Will Smith, il numero della battute contribuisce a mio avviso ad aumentare l’atmosfera inquietante e paranoica al limite della follia, nonchè la lunghezza delle varie soluzioni, che spesso e volentieri sono appunto piuttosto lunghette trovando il massimo nei circa 24 secondi del riff iniziale di “Dissolution Is Imminent”. Certi passaggi (se non sbaglio, nei primi due brani ed in “Fear Tension Cold”) vengono ripetuti ogni volta soltanto per una battuta, cosa non proprio classica ed imprevedibile, che fa immergere maggiormente secondo me l’ascoltatore in un mare di paura e nervosismo, ma degni di nota sono a mio avviso anche i finali di “Black Slumber”, in cui con voglia sadomaso la seconda soluzione è interessata da 16 e passa (il volume infatti si abbassa gradualmente) distruttive battute, e di “Hail Failure – The End of a Sick Era”, dove la modificazione del 2° passaggi viene ripetuta per ben 8 volte, seppur qui i Lilyum dimostrano un po’ più di elasticità tirando fuori piccole e brevi variazioni tra chitarre soliste/tastiere (almeno così a me sembra), e pure qui il volume della musica, con fare paranoico, si abbassa lentamente e stessa cosa tra l’altro succede a “Dissolution Is Imminent”. Insomma, non è una passeggiata ciò che offrono i ragazzi torinesi, e lo sputano con inusitata violenza sui timpani del “malcapitato” ascoltatore. Tocca ora alla produzione, che mi è piaciuta molto. Le frequenze sono state impostate secondo me giustamente su degli assordanti alti, così da ferire maggiormente quasi alla pazzia chi ascolta quest’album, concentrando le proprie forze principalmente sulle chitarre, a mio avviso i veri protagonisti di “Fear Tension Cold”, regalando in tal modo per il mio punto di vista con loro un “rumore” di una freddezza devastante e, per usare uno stereotipo, “a zanzara”. Nella più classica tradizione del black metal il basso è stato relegato in secondo piano, mossa che stranamente ritengo azzeccato in quanto, oltre al motivo di cui sopra, tale strumento non mi sembra così sferragliante rispetto alle chitarre, mentre l’unico appunto che posso muovere è rivolto alla drum-machine, che penso sia stata messa un po’ troppo in ombra, nonostante con i suoi ritmi marziali ed inumani, praticamente statici, avrebbe aumentato, se alzata di volume, l’apocalisse e la robotizzazione della musica. Ma tant’è. La produzione è comunque sporca, ma se la si confronta con quella di “Transilvanian Hunger” dei Darkthrone il suono proposto mi sembra un pochino più pulita.
L’album parte con un’intro che nei primi momenti mi ha subito impressionato, dato che mi riporta alla mente l’inizio di “Arancia Meccanica”. Evocative e monumentali note che a mio avviso tradiscono una via di mezzo tra l’orgoglio e la disperazione, le quali vengono inghiottite da un abisso di suoni “risucchianti che poi fanno nascere anche un assolo di chitarra melodico ma non troppo, e subito dopo si sente il volume del tutto abbassarsi lentamente. E così, dopo circa un minuto e 20, si danno inizio alle danze, permettendo finalmente di sentire il vomito ed il marciume musicale creati dai Lilyum.
La voce è a mio parere qualcosa di magnifico ed inquietante al tempo stesso (beh, come il resto in fin dei conti), dato che sa essere tremendamente versatile e talvolta pure piuttosto coraggiosa per un gruppo black metal. Prima di tutto, se non sbaglio, i vocalizzi usati principalmente fanno un po’ il verso a quelli di Nocturno Culto del vecchio e glorioso periodo black, solo un pochino meno urlati e frastornanti, ma Lord J.H. Psycho non ha comunque pietà per le proprie corde vocali, visto e considerato che di urla vere e proprie se ne possono sentire per esempio nei momenti finali di “The Black Slumber”, dove sfascia i timpani con un bell’acuto (ma niente che mi ricordi Dani Filth), ed in “Obsessed”, che contiene guardacaso una prova vocale secondo me tra le più isteriche di tutto l’album, proponendo delle parti urlate decisamente selvagge che negli altri brani proprio non ci sono. Ma il nostro cantante non si limita soltanto a ciò, dato che, seppur in misura minore, qui e là (specialmente in “Dissolution Is Imminent”) vengono offerti dei gutturalismi, per me non particolarmente profondi ma penso che siano molto azzeccati per la musica, in quanto così facendo forse donano più ridondanza e marciume al tutto. Maggiormente presenti sono delle voci basse (non troppo comunque) e belle aggressive, a mio parere molto minacciose ma quelle che mi interessano di più sono le parti pulite, interpretate in vario modo, come nel fare rituale ed anche in tal caso piuttosto bassa (“Hail Failure – The End of a Sick Era”), oppure melodiose e tremendamente intonate (“Dissolution Is Imminent” e sempre in “Hail Failure – The End of a Sick Era”) che in maniera dai toni più alti e grossi (“Obsessed”), od ancora quasi parlate (come in “Dissolution Is Imminent”). Di tutti questi però, secondo me il più terribile è quando Lord J.H. Psycho diventa melodico, e ciò non solo perché una voce simile su un tappeto sostanzialmente black metal è molto difficile da sentire, ma andando nel dettaglio in tali momenti sento maggiore follia, è come sentire l’ultimo frammento umano in totale disperazione in un mare orgiastico di macchine che gli danno continuamente e senza sosta la caccia. Devo inoltre fare i complimenti al gruppo per aver innestato alla voce l’effetto-lontananza, come se con questo la si volesse seppellire di fronte alla freddezza ed all’apocalisse generata dalle chitarre. Tra l’altro, il nostro è intriso pure di un riverbero pazzesco, come per dare l’impressione del definitivo trionfo della macchina che abbia infilato nell’uomo un bizzarro dispositivo che gli faccia ripetere, come uno stereo rotto, tutto ciò che egli dice, oltre ad aumentare in tal modo la follia, dilatandola nei secoli. Inoltre, in “Hail Failure – The End of a Sick Era”, all’improvviso la voce viene interessata da un assurdo effetto-risucchio, come il definitivo buco nero che compie il suo ultimo gesto per la fine di tutti i tempi. Una sorta di isteria continuamente trascinata mi viene trasmessa se penso alle linee vocali, che mi piacciono molto e fra l’altro a me risultano piuttosto fantasiose, oltre ad essere a mio parere l’aspetto più imprevedibile rispetto a tutti gli altri. Per quanto concerne invece le chitarre, qua il lavoro mi sembra decisamente vecchia scuola, di impronta norvegese precisamente, e credo che il già citato “Transilvanian Hunger” può essere preso come punto di riferimento, benché forse qui il tutto è ancora più minimale e dilatato. I riffs sono spesso tremendamente a-melodici, e soltanto in rare occasioni presentano dei motivi maggiormente fruibili del solito, come avviene in “…of Lead and Mercury”, ed ovviamente (visto il paragone) e come già osservato, il lavoro viene espresso in maniera piuttosto semplice, senza nessun tecnicismo di sorta. Un’altra importante influenza, od almeno somiglianza che riscontro mi pare data dagli Hellhammer, che potrebbero spaventarsi sentendo il marciume sonoro prodotto dai loro “figli” Lilyum, e ciò lo sento con una buona frequenza, ora in modo rockeggiante (come in “Dissolution Is Imminent”), ora trascinando le note, o almeno così a me sembra (“The Black Slumber”), oppure proponendo a mio avviso una via di mezzo tra i Motorhead e le melodie beffarde degli svizzeri anzidetti (“Fear Tension Cold”, che è una delle canzoni dell’album che considero tra le più mosse e speed metal di tutte), ed in quest’ultimo caso la corda su cui si sta suonando viene, come dire, un po’ bloccata, creando così un suono basso e non particolarmente amplificato. Una tecnica del genere è presente anche in “Dissolution Is Imminent”. In tutto il discorso musicale non viene offerto neanche un misero assolo, seppur io senta qualche volta una seconda chitarra, che suona note più alte come tradizione insegna, come in “The Black Slumber” (dove se non sbaglio la seconda è un po’ indipendente rispetto alla prima) ed in “Hail Failure – The End of a Sick Era” (o sono tastiere?). Discorso basso: vabbè qua niente da dire, dato che praticamente non riesco neanche a trovarlo, anche se forse nell’ultimo brano mi par di sentirlo, e forse proponendo dei motivi leggermente diversi rispetto alle chitarre (o è soltanto una mia impressione? Molto probabilmente sì sai?). L’unica nota stonata, non esattamente musicale ma vabbè, è questa: perché “perdere” tempo a registrare le parti di basso se poi esso non viene messo neppure in leggera evidenza, aspetto fra l’altro classico del black metal? Riguardo invece la drum-machine, questa è spaventosamente meccanica e marziale, secondo me andando perfettamente in linea con l’intero suono apocalittico e freddo dei Lilyum, che in tal modo aumentano a mio avviso la disumanità del tutto. Per la drum non c’è praticamente nessuna variazione, durante l’intero arco dei pezzi si ripete così com’è, magari offrendo pure frammenti speed metal (“Fear Tension Cold”), ma di solito il lavoro si concentra sui blast-beats oppure su tempi per me piacevolmente groovy, questi piuttosto frequenti, e per il mio punto di vista capaci di creare maggiore dinamismo ed intensità. La linearità qui è l’assoluto punto di riferimento, e tra l’altro i tom-tom vengono raramente usati, come si può sentire in “Dissolution Is Imminent” e Peccato però che non mi è piaciuta l’idea di subordinare ANCH’essa alle chitarre, ma comunque stranamente la drum mi pare sufficientemente potente. Ed ora tocca alle tastiere, abili a mio parere, con il loro suono lontano, continuo e quindi certamente più statico rispetto alle asce, maggiormente sporche, di immergere, almeno personalmente certo, l’ascoltatore nell’atmosfera ricreata dal gruppo, e la cosa per me incredibile è il fatto che esse suonano le stesse identiche note delle chitarre, e solo in un’occasione mi sembrano, seppur a sprazzi, un po’ più indipendenti, aggiungendo angosciante melodia al tutto (“Hail Failure – The End of a Sick Era”). Bisogna segnalare fra l’altro che le tastiere non sono state messe in particolare evidenza, ma stavolta personalmente tale espediente mi risulta veramente di buon senso, dato che così facendo esse possono sembrare come liquide, inafferrabili, è la distanza assurda e greve che separa l’uomo dalla macchina, ergo l’ostilità della seconda per il primo.
Ma adesso andiamo a scoprire quale sia per il mio personale punto di vista il miglior pezzo di tutto l’album, e quindi non posso far altro che puntare l’obiettivo su “Hail Failure – The End of a Sick Era”, brano spaventoso e folle se mai ce ne fosse stato uno nella storia del metal estremo. Il riff iniziale è di una lunghezza impressionante, dato che si esplica attraverso ben 21 secondi, ripetendosi ogni volta in 4 battute, e già per questo l’ascolto mi si rivela di un’angoscia che ha del’assurdo! Il 2° ed ultimo riff, a 2 note molto dilatate, assomiglia tremendamente ad uno di “…of Lead and Mercury”, ma in fin dei conti chissenefrega delle somiglianze, per una capita poi! Quest’ultimo motivo (ma è giusto chiamarlo proprio così?), dopo le 3 apparizioni del 1°, viene, dopo essersi fatto vivo per 2 volte da 4 e 4 battute anch’esse, modificato, seppur per quanto riguarda la batteria, ora in blast-beats (sì, perché il brano è sorretto principalmente da questi – con interessanti tocchi sui tom-tom dopo ogni fine battuta durante il riff iniziale -, a parte l’inquietante tempo medio della successiva soluzione) e per certe brevi variazioni melodiche di quelle che mi sembrano tastiere. A mio avviso è intorno all’ultima ripresa del 1° passaggio che parte il climax attraverso soprattutto una voce al limite dell’isteria, grazie all’effetto-risucchio già osservato, e poi ad un malvagio coretto (mi pare infatti che la voce sia più di una) basso e ritualistico, e, durante la modificazione della seconda soluzione, ecco farsi vivi dei vocalizzi melodiosi che credo siano sull’orlo della disperazione. Sta avvenendo per caso la fine del mondo? Oppure quelle melodie vocali salutano con gioia immensa ed estatica la paradisiaca venuta di una nuova era?
Aspettate però! Nonostante tutto nell’album c’è qualcosa che mi è veramente poco piaciuto. Sto parlando in questo caso, oltre alla drum-machine affossata, dell’intro di cui ho già parlato, che finisce senza darmi il classico colpo di grazia, anche perché credo che l’inizio di “Arancia Meccanica”, con la sua immarcescibile potenza, poteva finire degnamente il discorso, se dilungato un po’ di più. O se no penso che si potevano mettere certo quei rumori “risucchianti” seppellendo così i sintetizzatori, ma senza infilarci anche l’assolo di chitarra, che lo sento fuoriluogo non contenendo a mio avviso praticamente niente della musica dei Lilyum, oltre a non avere neanche una carica rumorista che invece forse avrebbe giovato all’intro. Semmai, tolti dopo un po’ i rumori di cui sopra, si faceva sentire all’ascoltatore un bel urlo, sulla scia di quello finale di “…of Lead and Mercury”, accompagnato da un lontano e suggestivo eco. Ma tant’è…Anche l’outro mi convince pochissimo, più che altro perché non riesco a spiegare la presenza dei violini nella parte finale, che durano fra l’altro per pochissimi secondi, non facendo in tal modo respirare secondo me per bene l’atmosfera dai 2 ragazzi creata, dopo aver fatto sentire dell’effettistica che sono quasi i suoni eterei dell’universo, sempre più insistenti col passare dei secondi, l’alba di un nuovo tempo di là da venire. Personalmente ho rintracciato inoltre altri difetti i quali sono rappresentati da “…of Lead and Mercury” ed, in maniera però più secondaria, “Fear Tension Cold”, ed in tal caso riguardanti “solo” la fase conclusiva del brano ed il perché è presto detto: non credo che essa sia stata sfruttata a dovere, ma comunque sono “bachi” quasi irrilevanti, a volte quasi un’inerzia, seppur mi sembra lo stesso importante e soprattutto corretto far sapere qualche mio altro dubbio. Per il primo brano sopraccitato, esso non finisce esattamente con l’urlo di cui ho sempre parlato ma con la modificazione del 2° passaggio, sia a livello di riffing (si cambia semplicemente di tono) che se non sbaglio a livello ritmico, dato che la drum è sì su tempi medi ma in doppia cassa, e tale variazione al tema si esplica attraverso 4 battute, mentre l’originale ne è interessato solo da una. Durante le 4 finali però, formalmente non c’è nulla da eccepire ma credo che per concludere degnamente il brano, dandogli più intensità ed anche per non farlo finire in maniera così brusca senza nessuna previsione che la rafforzi, si poteva variare, seppur per poco, il lavoro della drum attraverso per esempio dei tocchi sui tom-tom, e ciò praticamente nel finale. Invece, riguardo “Fear Tension Cold”, pure qui dal punto di vista prettamente formale non vedo nulla di male. In tale sede, i momenti finali del pezzo sono caratterizzati dalla (terza) modificazione del 1° passaggio (cioè ritmo semplicemente più veloce), solo che essa viene sottoposta ad una sola battuta, ed in questo modo il finale non lo sento completamente distruttivo, mentre la variazione precedente dura per 4. Ma tutte queste mi sembrano sinceramente delle inerzie, non dei difetti completamente tali, che non rovinano effettivamente l’album, seppur qualche importanza ce l’abbiano, essendo comunque dei dubbi.
Insomma, siamo alla fine, eccovi analizzato un album per me di tutto rispetto, e che trova personalmente il principale punto di forza indubbiamente nella freddezza e follia che permeano tutta l’opera, dato che esse mi feriscono veramente tanto, anche perché i Lilyum sono riusciti a rispettare in pieno il concetto stesso del black metal senza risultarmi fra l’altro vecchia scuola nel senso più completo della parola, e credo che lo hanno interpretato in maniera piuttosto personale riprendendone la carica omicida ed anarchica, un po’ come è successo al sottoscritto ascoltando l’esperienza di Rhuith. Tra l’altro, la follia dà a mio parere un senso di dinamismo veramente stellare, e che impedisce nonostante tutto alla musica tutta di imbrigliarsi in un’immobilità che poteva essere anche dannosa, ed esprimendosi comunque con una varietà e fantasia sufficienti ma per fortuna con delle soluzioni marce, molto espressive, e che sanno qualche volta reinventarsi. “Fear Tension Cold” è l’abisso dell’uomo che con la società ha creato un mostro, ossia sé stesso moltiplicato per miliardi di unità umane, è un viaggio negli incubi e nelle certezze dell’essere umano. Arte.
Voto: 80
Claustrofobia
Tracklist:
1 – Intro/ 2 – Dissolution Is Imminent/ 3 – Of Lead and Mercury/ 4 – The Black Slumber/ 5 – Fear Tension Cold/ 6 – Obsessed/ 7 – Hail Failure – The End of a Sick Era/ 8 – Salvation
MySpace:
http://www.myspace.com/lilyum
Nota dell'ultim'ora:
su commento di Kosmos Reversum, le tastiere non sono altro che la stessa chitarra solista...
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