martedì 7 ottobre 2025

Big Boss Man - "Big Boss Man" (Autoprodotto, 2025)

Dopo i pisani Butters, ritorna su queste puzzolentissime paginette la Toscana. Da Cecina, provincia di Livorno, vengono infatti i Big Boss Man, cioè 2 ragazzi che devono essere dei grandi appassionati di wrestling. Per dire, il loro moniker l'hanno preso dall'omonimo lottatore, al secolo Raymond Traylor, che impersonava un secondino che alla fine degli incontri ammanettava gli avversari sconfitti (questa cosa si può simulare nello splendido videogioco indie Wrestling Empire, tanto per la cronaca) mentre un pezzo del loro autointitolato album si chiama "Al Cogan", e qui la reference non ha certo bisogno di spiegazioni. Non siamo però al cospetto di emuli dei Crisis Benoit, ragion per cui da queste parti non c'è nessuna mattanza grindviolence votata all'hardcore wrestling, bensì una cosetta molto più "leggerina" ma parecchio strana e particolare.

Infatti i Big Boss Man sono, prima di tutto, un curioso duo basso e batteria, quindi nella loro musica la chitarra non ha praticamente spazio. E poi questa loro musica mi è stata definita dai diretti interessati come una via di mezzo fra un "punk ruvido e influenze dance punk". Perciò le principali ispirazioni dichiarate dai nostri nel loro profilo SoundCloud derivano da band similari a me prima quasi totalmente sconosciute come i Royal Blood, i Death from Above 1979 e i decisamente più noti Danko Jones, gli unici di questa lista ad avere un chitarrista in formazione.

Nella pratica tutto ciò si risolve nei Big Boss Man in un punk grezzissimo, minimalista, parecchio garage e oserei dire pure fumoso, ma effettivamente molto ballerino, anche grazie a una ricerca continua di riff contagiosamente groovy di sicura presa dall'afflato spesso rock'n'roll ma con qualche selvaggio spunto hard anni '70 ("Business"). Questo tipo di sonorità, diciamo, nostalgiche vengono però mischiate con altre dal taglio più moderno, come dei breakdown anche belli pesanti e sghembi ("Crash 11"), inseriti pure nei pezzi più veloci, uno fra tutti "Never Date a Stranger", indubbiamente il più dinamico del lotto visto che passa tranquillamente da parti pachidermiche in odor di Black Sabbath ad altre ritmicamente addirittura più su un tupa-tupa hardcore. Tante sono quindi le suggestioni, date anche dagli influssi noise di "Not Coming Home" o dalla più metallica "Al Cogan" (che si apre ovviamente con uno spot del compianto Hulk), dove c'è perfino un assolo di sintetizzatore (sostituito da uno di batteria per i concerti) mentre in "Business" ce n'è uno di basso con un po' di effetti. Ma per sapere gli strumenti usati per i soli ho dovuto chiedere direttamente al gruppo perché mica ero riuscito a identificarli!

Ai nostri ho dovuto chiedere anche dei testi, che sono parecchio esistenzialisti, tipo quello di "Inside Your Head", che parla di demoni interiori. Liricamente un po' diversa dalle altre è "Anytime" che, forte di versi come "un giorno gli alieni scriveranno di noi nei loro libri di storia", sembra incentrata sull'indole autodistruttiva dell'essere umano, in un testo purtroppo molto attuale. E tutto questo viene cantato con una certa foga, a volte in modo pulito e altre volte in modo sgraziato e aggressivo, contando pure delle urla tormentatissime in canzoni come "Inside Your Head".

Curiosi quindi questi Big Boss Man, che in quest'album di debutto composto da 9 pezzi per soli 23 minuti mi hanno fatto conoscere un modo alternativo di suonare punk di cui non sapevo l'esistenza, sì senza chitarra ma non per questo meno energico e coinvolgente. I Big Boss Man danno infatti una bella carica, e i loro video promozionali visibili attraverso la loro pagina YouTube sono anche parecchio crudi, specie quello di "Anytime". Motivo in più per amare 'sti 2 pazzi! (Flavio Er Coppola)

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