FIRST REASON
“NEVER GIVE UP”( 2009)
I First Reason sono uno di quei (pochi) gruppi italiani che fanno ribrezzo ai cosiddetti tradizionalisti, gente che si auto-definisce anti-modaiola( peccato però che 1) le sonorità di quegli anni per cui tanto sbavano stanno ritornando prepotentemente in voga, e 2) ma lo sanno che ciò che venerano fu, di solito, una vera e propria moda?), in quanto la musica che i 5 abruzzesi, provenienti dalla città devastata de L’Aquila( ma in questo caso, più precisamente da Avezzano e soltanto uno, ossia Stefano, il batterista, residente a L'Aquila), diventata, attualmente, un po’ come il luogo-simbolo di tutte le storture dell’Italia, propongono non è altro che un thrashcore che, per certi versi, può ricordare formazioni tanto adorate quanto bistrattate come Hatebreed, Terror e compagnia, pur se, in questo caso, suonato in un modo ancora più violento e talvolta perfino inoltrandosi in territori squisitamente death metal, facendo quindi sentire, a tratti, quello che al giorno d’oggi, almeno di solito, si definisce metalcore.
“Never Give Up” è il primo ep, dato alle stampe come indipendente nel Gennaio 2009, ed allo stesso tempo la prima testimonianza artistica dei First Reason, formati nel 2007 ed attualmente costituiti da Federico Falcone, nel ruolo di cantante, da Icilio Bellanima e Mario Serchia, le due asce, da Davide Fedele, come bassista, e da Stefano Marotta, nel ruolo di batterista. L’ep si compone di 5 tracce, mediamente lunghe poco più di 3 minuti( il pezzo più lungo è il monumentale “Last Scream”, di circa 5 minuti e mezzo; quello più breve è, invece “Here Comes the Pain”, di circa 2 minuti e 20), ed in cui si trova, come già scritto, principalmente un thrashcore di stampo moderno abbastanza vario e fantasioso nelle soluzioni, stupendamente equilibrato fra le parti veloci e quelle più lente, e devo dire inoltre che il gruppo mostra, e di molto, le unghie anche quando si tratta di sfoggiare una validissima tecnica. L’assalto è tremendamente brutale durante le parti veloci, e decisamente pesante nelle partiture medio-lente, queste spesso, nella più classica impostazione metalcore, dal taglio groovy, dimostrando una carica, una rabbia militante che, a mio avviso, ricorda molto più da vicino la ferocia dell’hardcore che la violenza tipica del metal estremo, e tutto questo fa della carica, per quanto mi riguarda certo, il punto di forza più importante dei First Reason, dato che è come essere acchiappati da questo toro incontrollato ed incontrollabile per poi, in attimi assurdi di follia, distruggere tutto e tutti. Dal punto di vista prettamente strutturale, ogni canzone presenta una propria individualità, anche se in linea di massima la struttura principale dei brani risulta costituita prima da delle devastanti partiture veloci, che non sempre rispettano la classica sequenza strofa-ritornello tanto nota, e da questo punto di vista valgono “A Day of Hate”, che apre il disco( il 1° riff si fa sentire per 2 volte, mentre il secondo solo una) e “Here Comes the Pain( dove la distruzione vera e propria parte grazie ad una soluzione tra due chitarre+ charleston e cassa, per poi vomitare un riff, poi un altro - ripetuto per una solissima volta -, e ri-iniziare le prime due battute principali – la prima modificata con la batteria rullata -, riprendendo l’ultima che ho citato solo per il finale); la parte centrale, invece, viene riempita da tempi medi rocciosi e compatti, per poi finire il brano riprendendo le soluzioni veloci di prima, e qualche volta variando un po’, dato che in “Never Trust Alone” il finale martellante è preso da un’intuizione non presente né nell’inizio nè nella parte centrale. Da segnalare inoltre che “A Day of Hate” finisce con un tempo medio metalcore, che in pratica costituisce la terza soluzione principale del pezzo; che il finale di “Never Give Up” è costituito anch’esso da un tempo medio, però senza riprendere l’immane brutalità e velocità precedenti; e che “Last Scream”, il pezzo più particolare del lotto…nah, meglio non dirvelo subito( bella comunque questa ultra-iper-prolissa analisi della struttura delle canzoni eh?). La produzione, a mio avviso, è ottima, ogni strumento è messo bello in evidenza, basso compreso, ed il tutto si presenta decisamente naturale e genuino, sporco in una sola parola.
Adesso, partiamo dalla voce. Principalmente, l’ottimo stile, tagliente, militante ed ultra-incazzato, di Federico non sembra poi così tanto dissimile da quello adottato da Jamey Jasta e soci simili, solo che, qui, è meno rauco del solito, e comunque sempre decisamente intellegibile. Ma il nostro si dimostra cantante versatile, almeno un minimo, dato che, in rare ma necessarie e significative volte, il suo essenziale stile vocale principale può raggiungere anche lidi death metal, grazie ad un grugnito bello potente e piuttosto basso. Per non parlare poi che in “Never Give Up” ed “Here Comes the Pain”( in quest’ultima però solo per un “Go!”) ci sono dei vocalizzi più puliti, sempre chiaramente debitori della scuola vocale già citata sopra, che possono orientarsi anche più propriamente sul parlato( “Never Trust Alone”). In “Last Scream” si fanno vivi anche dei significativi sussurrii, che poi danno il posto ad una voce intonata in maniera più alta del solito, delle urla, come dire, pulite. Coerentemente con la rabbia che il gruppo vuole trasmettere ed in sintonia anche con 30 anni di storia hardcore e thrash metal, qui e là eruttano tutta la propria ferocia degli utilissimi cori, che riescono nel compito di risaltare ancora di più la violenza sprigionata dai 5 abruzzesi. Linee vocali anch’esse pazzescamente ottime, che mi lasciano veramente senza fiato, semplici e senza pretese, in puro stile metalcore formato odio e rabbia. Anche il comparto chitarre, secondo me, è di indubbia qualità, presentando una capacità piuttosto buona di diversificare maggiormente una canzone dall’altra. Infatti, se prendendo, almeno per ora, le parti veloci, “A Day of Hate” è indubbiamente quella più thrash rispetto alle altre canzoni; “Never Give Up” assume, invece, inclinazioni dal taglio decisamente più roccioso ed hardcore, pur svelando, talvolta, una brutalità di stampo tipicamente death metal, mentre il lavoro martellante di “Here Comes the Pain” sembra una perfetta via di mezzo tra l’hardcore ed il thrash metal; in “Never Trust Alone” il riffing si fa più cupo( cosa ben esemplificata dall’introduzione molto dissonante), forse risentendo un pochetto( ma secondo me manco tanto) del death metal, che invece si sente a quintali in “Last Scream”, non facendo qui mancare all’appello neanche quella cattiveria e malvagità caratteristiche di questo genere. Nelle parti più lente, invece, il massacro, spesso, può ricordare, nel senso più deciso, il metalcore, senza però risultare banali, come spesso succede in circolazione, e con un tasso di groove molto alto, il che dà maggiore grinta e dinamicità a tutta la musica. Da non dimenticare, però, che in “Last Scream” le chitarre possono varcare anche altri confini, rendendosi così disperate, tristi, melodiche( non immaginatevi però cose smielate perché, in questo caso, il sapore è cupo e sinceramente apocalittico). Ai nostri chitarristi, tra l’altro, piace anche rendere più profondo e ricco l’ascolto infilando, nel discorso musicale, un riff aggiunto a quello principale e da questo punto di vista “Never Give Up”( come nei primi momenti, in cui, per esempio, durante la ripartenza, si fa viva una chitarra un po’ schizzata, che può ricordare certi gruppi moderni; la chitarra solista è poi presente anche nel finale), “Here Comes the Pain”( nei primi momenti del brano) e “Last Scream”( nel finale del pezzo un riff disperato ed, a tratti, quasi black, sorregge la soluzione melodica principale anzidetta). Inoltre, da segnalare che i First Reason sono uno dei pochi gruppi thrashcore che io abbia sentito che tiri fuori qualche assolo( “A Day of Hate”, “Never Trust Alone” e “Last Scream”) dimostrando di avere, a mio avviso, notevole gusto. Da ricordare soprattutto i due assoli di “Last Scream”: l’uno, cattivissimo e death metal; l’altro, minuscolo, melodico e tormentato( almeno così pare a me), presente praticamente nel finale. Bisogna dire poi che la posizione con cui sono stati messi gli assoli non è proprio prevedibile, dato che quello di “A Day of Hate” si attorciglia più o meno nella parte centrale del brano; quello, invece, di “Never Trust Alone” quasi tocca la fine, e tra l’altro senza che il cantante riprenda a sfogarsi; ed il primo di “Last Scream” precede l’apice apocalittico del pezzo. Buonissima la prova del basso, ed è da sottolineare, in modo particolare, per quanto riguarda quella fatta in “Last Scream”. Ed adesso passiamo alla batteria, e non posso far altro che complimentarmi con Stefano, batterista eccellente( nell’intervista c’è un retroscena piuttosto interessante su di lui), dallo stile potente e spietato come una lama sottilissima. Con i suoi patterns, a volte imprevedibili( da questo punto di vista vale soprattutto “Last Scream”, dove il nostro sfoggia anche tempi veloci che di certo non si possono definire né classici né lineari), squarcia che è un piacere, pur non andando mai a toccare velocità in blast-beats, neanche sfiorandoli. Piuttosto frequenti sono le incursioni in territori di chiara derivazione metalcore( come i tempi medi delle parti centrali dei brani), ed il lavoro, nel complesso, risulta tremendamente naturale nel passare tra tempi differenti, come il livello di fantasia durante gli stessi patterns. Tra l’altro, sono belissimi ed azzeccati i momenti in cui Stefano cerca di risaltare a più non posso l’intensità della musica proposta( da considerare, per esempio, i devastanti stop’n’go durante il 1° riff di “A Day of Hate”). Insomma, in generale, i First Reason se la cavano tantissimo, personalmente parlando.
Ed eccovi il momento di quella che personalmente considero come la canzone più bella dell’intero ep. Così, vado a trattare la mastodontica “Last Scream”, che forse è quella più completa, particolare e death metal di tutte le altre, oltre ad essere, come già osservato, anche quella più lunga. Infatti, praticamente si trova non solo il thrashcore ed il già citato death metal, ma anche una bella dose di semi-black( o qualcosa di simile) che si fa sentire prepotentemente nel finale, in un climax, da parte mia, di indubbia qualità, in cui tempi medio-lenti( che poi finiscono lo stesso brano) e veloci si danno il cambio, per poi dare l’addio all’ascoltatore con un epitaffio devastante, costituito prima da un assolo semplice e melodico, di un’efficacia veramente elevata, e, dopo, da un silenzio che mi sembra come l’urlo del ribelle che viene soffocato, inghiottito definitivamente , per non farsi sentire più…ma in quanto ribelle, la sua ombra presenzierà pesantemente sul futuro del mondo( bella ‘st’interpretazione nevvero?).
Dai, però qualche critica bisogna farla, anche se non certamente pesante ma con una sua importanza, comunque, sì. Quindi, chiamo in causa “Never Give Up”, proprio la canzone che dà il titolo all’ep! Perché proprio questa? Per via di un finale che non mi pare degno delle tonnellate di sangue e sudore che il pezzo trasmette durante tutto il suo volgersi, ed, infatti, penso che un assolo, per completare veramente tutto l’insieme, ci poteva stare benissimo, magari non necessariamente tecnico, che andasse insomma coerentemente con il riffing metalcore proposto. Inoltre, devo dire che qualche tempo fa non apprezzavo di buon grado il finale di “Here Comes the Pain”, ma ripensandoci meglio, la ripresa di quel riff ripetuto per una sola volta ci sta decisamente bene, finendo il brano praticamente all’improvviso, con graffiante rabbia hardcore.
Bello bello quest’ep dei First Reason! Thrashcore senza far ricordare per niente i primi capostipiti del genere, i pionieri del primo( ufficiale) crossover, i vari Crumbsuckers, Nuclear Assault, Sacred Reich, S.O.D., ecc…ecc…, ma riprendendo in questo caso stilemi anche moderni, sfoderando un bel cazzottone ai tradizionalisti e tenendo alta la bandiera di un genere praticamente per specialisti, mischiandola con eruzioni metalcore( almeno qua il “core” c’è veramente) di una pesantezza devastante….anche se a questo punto è meglio che io li definisca così, se no la confusione regna sovrana! “Never Give Up”: un piccolo gioiello della modesta scena estrema italiana ed un orgoglio per L’Aquila e dintorni.
Voto: 80
Claustrofobia
Tracklist:
1 – A Day of Hate/ 2 – Never Give Up/ 3 – Here Comes the Pain/ 4 – Never Trust Alone/ 5 – Last Scream.
MySpace:
www.myspace.com/firstreason
“NEVER GIVE UP”( 2009)
I First Reason sono uno di quei (pochi) gruppi italiani che fanno ribrezzo ai cosiddetti tradizionalisti, gente che si auto-definisce anti-modaiola( peccato però che 1) le sonorità di quegli anni per cui tanto sbavano stanno ritornando prepotentemente in voga, e 2) ma lo sanno che ciò che venerano fu, di solito, una vera e propria moda?), in quanto la musica che i 5 abruzzesi, provenienti dalla città devastata de L’Aquila( ma in questo caso, più precisamente da Avezzano e soltanto uno, ossia Stefano, il batterista, residente a L'Aquila), diventata, attualmente, un po’ come il luogo-simbolo di tutte le storture dell’Italia, propongono non è altro che un thrashcore che, per certi versi, può ricordare formazioni tanto adorate quanto bistrattate come Hatebreed, Terror e compagnia, pur se, in questo caso, suonato in un modo ancora più violento e talvolta perfino inoltrandosi in territori squisitamente death metal, facendo quindi sentire, a tratti, quello che al giorno d’oggi, almeno di solito, si definisce metalcore.
“Never Give Up” è il primo ep, dato alle stampe come indipendente nel Gennaio 2009, ed allo stesso tempo la prima testimonianza artistica dei First Reason, formati nel 2007 ed attualmente costituiti da Federico Falcone, nel ruolo di cantante, da Icilio Bellanima e Mario Serchia, le due asce, da Davide Fedele, come bassista, e da Stefano Marotta, nel ruolo di batterista. L’ep si compone di 5 tracce, mediamente lunghe poco più di 3 minuti( il pezzo più lungo è il monumentale “Last Scream”, di circa 5 minuti e mezzo; quello più breve è, invece “Here Comes the Pain”, di circa 2 minuti e 20), ed in cui si trova, come già scritto, principalmente un thrashcore di stampo moderno abbastanza vario e fantasioso nelle soluzioni, stupendamente equilibrato fra le parti veloci e quelle più lente, e devo dire inoltre che il gruppo mostra, e di molto, le unghie anche quando si tratta di sfoggiare una validissima tecnica. L’assalto è tremendamente brutale durante le parti veloci, e decisamente pesante nelle partiture medio-lente, queste spesso, nella più classica impostazione metalcore, dal taglio groovy, dimostrando una carica, una rabbia militante che, a mio avviso, ricorda molto più da vicino la ferocia dell’hardcore che la violenza tipica del metal estremo, e tutto questo fa della carica, per quanto mi riguarda certo, il punto di forza più importante dei First Reason, dato che è come essere acchiappati da questo toro incontrollato ed incontrollabile per poi, in attimi assurdi di follia, distruggere tutto e tutti. Dal punto di vista prettamente strutturale, ogni canzone presenta una propria individualità, anche se in linea di massima la struttura principale dei brani risulta costituita prima da delle devastanti partiture veloci, che non sempre rispettano la classica sequenza strofa-ritornello tanto nota, e da questo punto di vista valgono “A Day of Hate”, che apre il disco( il 1° riff si fa sentire per 2 volte, mentre il secondo solo una) e “Here Comes the Pain( dove la distruzione vera e propria parte grazie ad una soluzione tra due chitarre+ charleston e cassa, per poi vomitare un riff, poi un altro - ripetuto per una solissima volta -, e ri-iniziare le prime due battute principali – la prima modificata con la batteria rullata -, riprendendo l’ultima che ho citato solo per il finale); la parte centrale, invece, viene riempita da tempi medi rocciosi e compatti, per poi finire il brano riprendendo le soluzioni veloci di prima, e qualche volta variando un po’, dato che in “Never Trust Alone” il finale martellante è preso da un’intuizione non presente né nell’inizio nè nella parte centrale. Da segnalare inoltre che “A Day of Hate” finisce con un tempo medio metalcore, che in pratica costituisce la terza soluzione principale del pezzo; che il finale di “Never Give Up” è costituito anch’esso da un tempo medio, però senza riprendere l’immane brutalità e velocità precedenti; e che “Last Scream”, il pezzo più particolare del lotto…nah, meglio non dirvelo subito( bella comunque questa ultra-iper-prolissa analisi della struttura delle canzoni eh?). La produzione, a mio avviso, è ottima, ogni strumento è messo bello in evidenza, basso compreso, ed il tutto si presenta decisamente naturale e genuino, sporco in una sola parola.
Adesso, partiamo dalla voce. Principalmente, l’ottimo stile, tagliente, militante ed ultra-incazzato, di Federico non sembra poi così tanto dissimile da quello adottato da Jamey Jasta e soci simili, solo che, qui, è meno rauco del solito, e comunque sempre decisamente intellegibile. Ma il nostro si dimostra cantante versatile, almeno un minimo, dato che, in rare ma necessarie e significative volte, il suo essenziale stile vocale principale può raggiungere anche lidi death metal, grazie ad un grugnito bello potente e piuttosto basso. Per non parlare poi che in “Never Give Up” ed “Here Comes the Pain”( in quest’ultima però solo per un “Go!”) ci sono dei vocalizzi più puliti, sempre chiaramente debitori della scuola vocale già citata sopra, che possono orientarsi anche più propriamente sul parlato( “Never Trust Alone”). In “Last Scream” si fanno vivi anche dei significativi sussurrii, che poi danno il posto ad una voce intonata in maniera più alta del solito, delle urla, come dire, pulite. Coerentemente con la rabbia che il gruppo vuole trasmettere ed in sintonia anche con 30 anni di storia hardcore e thrash metal, qui e là eruttano tutta la propria ferocia degli utilissimi cori, che riescono nel compito di risaltare ancora di più la violenza sprigionata dai 5 abruzzesi. Linee vocali anch’esse pazzescamente ottime, che mi lasciano veramente senza fiato, semplici e senza pretese, in puro stile metalcore formato odio e rabbia. Anche il comparto chitarre, secondo me, è di indubbia qualità, presentando una capacità piuttosto buona di diversificare maggiormente una canzone dall’altra. Infatti, se prendendo, almeno per ora, le parti veloci, “A Day of Hate” è indubbiamente quella più thrash rispetto alle altre canzoni; “Never Give Up” assume, invece, inclinazioni dal taglio decisamente più roccioso ed hardcore, pur svelando, talvolta, una brutalità di stampo tipicamente death metal, mentre il lavoro martellante di “Here Comes the Pain” sembra una perfetta via di mezzo tra l’hardcore ed il thrash metal; in “Never Trust Alone” il riffing si fa più cupo( cosa ben esemplificata dall’introduzione molto dissonante), forse risentendo un pochetto( ma secondo me manco tanto) del death metal, che invece si sente a quintali in “Last Scream”, non facendo qui mancare all’appello neanche quella cattiveria e malvagità caratteristiche di questo genere. Nelle parti più lente, invece, il massacro, spesso, può ricordare, nel senso più deciso, il metalcore, senza però risultare banali, come spesso succede in circolazione, e con un tasso di groove molto alto, il che dà maggiore grinta e dinamicità a tutta la musica. Da non dimenticare, però, che in “Last Scream” le chitarre possono varcare anche altri confini, rendendosi così disperate, tristi, melodiche( non immaginatevi però cose smielate perché, in questo caso, il sapore è cupo e sinceramente apocalittico). Ai nostri chitarristi, tra l’altro, piace anche rendere più profondo e ricco l’ascolto infilando, nel discorso musicale, un riff aggiunto a quello principale e da questo punto di vista “Never Give Up”( come nei primi momenti, in cui, per esempio, durante la ripartenza, si fa viva una chitarra un po’ schizzata, che può ricordare certi gruppi moderni; la chitarra solista è poi presente anche nel finale), “Here Comes the Pain”( nei primi momenti del brano) e “Last Scream”( nel finale del pezzo un riff disperato ed, a tratti, quasi black, sorregge la soluzione melodica principale anzidetta). Inoltre, da segnalare che i First Reason sono uno dei pochi gruppi thrashcore che io abbia sentito che tiri fuori qualche assolo( “A Day of Hate”, “Never Trust Alone” e “Last Scream”) dimostrando di avere, a mio avviso, notevole gusto. Da ricordare soprattutto i due assoli di “Last Scream”: l’uno, cattivissimo e death metal; l’altro, minuscolo, melodico e tormentato( almeno così pare a me), presente praticamente nel finale. Bisogna dire poi che la posizione con cui sono stati messi gli assoli non è proprio prevedibile, dato che quello di “A Day of Hate” si attorciglia più o meno nella parte centrale del brano; quello, invece, di “Never Trust Alone” quasi tocca la fine, e tra l’altro senza che il cantante riprenda a sfogarsi; ed il primo di “Last Scream” precede l’apice apocalittico del pezzo. Buonissima la prova del basso, ed è da sottolineare, in modo particolare, per quanto riguarda quella fatta in “Last Scream”. Ed adesso passiamo alla batteria, e non posso far altro che complimentarmi con Stefano, batterista eccellente( nell’intervista c’è un retroscena piuttosto interessante su di lui), dallo stile potente e spietato come una lama sottilissima. Con i suoi patterns, a volte imprevedibili( da questo punto di vista vale soprattutto “Last Scream”, dove il nostro sfoggia anche tempi veloci che di certo non si possono definire né classici né lineari), squarcia che è un piacere, pur non andando mai a toccare velocità in blast-beats, neanche sfiorandoli. Piuttosto frequenti sono le incursioni in territori di chiara derivazione metalcore( come i tempi medi delle parti centrali dei brani), ed il lavoro, nel complesso, risulta tremendamente naturale nel passare tra tempi differenti, come il livello di fantasia durante gli stessi patterns. Tra l’altro, sono belissimi ed azzeccati i momenti in cui Stefano cerca di risaltare a più non posso l’intensità della musica proposta( da considerare, per esempio, i devastanti stop’n’go durante il 1° riff di “A Day of Hate”). Insomma, in generale, i First Reason se la cavano tantissimo, personalmente parlando.
Ed eccovi il momento di quella che personalmente considero come la canzone più bella dell’intero ep. Così, vado a trattare la mastodontica “Last Scream”, che forse è quella più completa, particolare e death metal di tutte le altre, oltre ad essere, come già osservato, anche quella più lunga. Infatti, praticamente si trova non solo il thrashcore ed il già citato death metal, ma anche una bella dose di semi-black( o qualcosa di simile) che si fa sentire prepotentemente nel finale, in un climax, da parte mia, di indubbia qualità, in cui tempi medio-lenti( che poi finiscono lo stesso brano) e veloci si danno il cambio, per poi dare l’addio all’ascoltatore con un epitaffio devastante, costituito prima da un assolo semplice e melodico, di un’efficacia veramente elevata, e, dopo, da un silenzio che mi sembra come l’urlo del ribelle che viene soffocato, inghiottito definitivamente , per non farsi sentire più…ma in quanto ribelle, la sua ombra presenzierà pesantemente sul futuro del mondo( bella ‘st’interpretazione nevvero?).
Dai, però qualche critica bisogna farla, anche se non certamente pesante ma con una sua importanza, comunque, sì. Quindi, chiamo in causa “Never Give Up”, proprio la canzone che dà il titolo all’ep! Perché proprio questa? Per via di un finale che non mi pare degno delle tonnellate di sangue e sudore che il pezzo trasmette durante tutto il suo volgersi, ed, infatti, penso che un assolo, per completare veramente tutto l’insieme, ci poteva stare benissimo, magari non necessariamente tecnico, che andasse insomma coerentemente con il riffing metalcore proposto. Inoltre, devo dire che qualche tempo fa non apprezzavo di buon grado il finale di “Here Comes the Pain”, ma ripensandoci meglio, la ripresa di quel riff ripetuto per una sola volta ci sta decisamente bene, finendo il brano praticamente all’improvviso, con graffiante rabbia hardcore.
Bello bello quest’ep dei First Reason! Thrashcore senza far ricordare per niente i primi capostipiti del genere, i pionieri del primo( ufficiale) crossover, i vari Crumbsuckers, Nuclear Assault, Sacred Reich, S.O.D., ecc…ecc…, ma riprendendo in questo caso stilemi anche moderni, sfoderando un bel cazzottone ai tradizionalisti e tenendo alta la bandiera di un genere praticamente per specialisti, mischiandola con eruzioni metalcore( almeno qua il “core” c’è veramente) di una pesantezza devastante….anche se a questo punto è meglio che io li definisca così, se no la confusione regna sovrana! “Never Give Up”: un piccolo gioiello della modesta scena estrema italiana ed un orgoglio per L’Aquila e dintorni.
Voto: 80
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1 – A Day of Hate/ 2 – Never Give Up/ 3 – Here Comes the Pain/ 4 – Never Trust Alone/ 5 – Last Scream.
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