Sunday, October 11, 2009

Orifice - "Better Than Sex" (2009)


ORIFICE
“BETTER THAN SEX”

Finalmente un po’ di porno ed auto-ironia su “Timpani Allo Spiedo”, e già dal titolo “Better Than Sex” (una cosa: come fa il guardare il culo di una dolce donzella essere addirittura migliore del sesso?) si capisce subito di che pasta è fatto Dagon e la sua creatura Orifice, esponente del più allegro e scanzonato (porno)-grind. Ed il bello è che, ironia della sorte, questo solo-progetto sta per sciogliersi proprio in questi giorni, e quindi, dico, per fortuna che non me lo sono fatto scappare!
Il disco che sono qui per recensire è il terzo album del solo-progetto Orifice, nato come un duo nell’anno di grazia 2004( devo segnalare che esso diventa un vero e proprio gruppo quando si tratta di fare qualche concerto, ed infatti, oltre a Dagon nel doppio ruolo di voce e chitarra, ci sono Mis Anon Kabuki, chitarra; Jorda, basso; e Mortado nella batteria). “Better Than Sex”, pubblicato proprio quest’anno presso la Redrum Records, etichetta del ben più famoso Will Rahmer dei Mortician, dopo aver partorito una sequela praticamente ininterrotta di split e demo dal 2004 in poi, si compone di…”sole” (in confronto alla classica tradizione grind) 10 canzoni, il cui raggio d’azione per quanto riguarda il minutaggio non è poi così ampio dato che si passa dai poco poco più di 2 minuti di “I Wanna Blue Skin” ai quasi 3 minuti e 20 della schizofrenica “Cytherea”, ed il tutto viene vomitato nell’arco di circa 28 minuti. Questo tutto che viene vomitato bellamente ai timpani dell’ascoltatore è principalmente, a mio avviso, un grindcore spassoso e per niente, se non rarissimamente, cattivo, dato che spesso poggia su delle melodie divertenti e goliardiche, andando così coerentemente di pari passo con le tematiche proposte. Anche se, a mano a mano, trapelano varie influenze di stampo black, brutal e punk-hardcore per nulla rare, unitamente ad inflessioni di natura cyber o, meglio, di musica elettronica. Ritmicamente parlando non si tratta del classico grind soffocante, dalla drum-machine (eh sì, qua c’è la drum!) che va sempre a velocità assurde ed inumane (chi ha detto XXXManiak?), ma proponendo altresì una solida varietà e fantasia, che non poche volte, a mio avviso, tocca picchi pazzescamente geniali e non convenzionali, da 10 e lode. Interessante poi la struttura stessa dei vari brani, dato che anche qui Dagon si conferma ottimo compositore, donando ad essi un’impostazione piuttosto dinamica e mai scontata o banale, e praticamente solo “Nice Drunk Virgin (Passed-Out Girl)” e “Jenny Ha la Cellulite” sono più classiche dal punto di vista strutturale, seguendo cioè più o meno il tipico schema in cui 2 riffs si ripetono in sequenza per 2 volte per poi snocciolare un’altra soluzione la quale successivamente viene interrotta dalle prime intuizioni poc’anzi citate. Gli altri brani invece sono abbastanza imprevedibili ma senza essere cervellotici (insomma, non siamo dalle parti degli Psycroptic o del solo-progetto brutal francese Abyssal Suffering). La produzione, vabbè, è bella sporca con le chitarre che mi sembrano delle vere e proprie seghe (proprio in tema eh?), e quindi mi risulta decisamente buona, può piacere fino al collasso anche a qualunque spasimante dei suoni genuini, tradizionalisti. Unica nota dolente è il basso che non mi pare messo sufficientemente a fuoco. Devo adesso osservare che in piena tradizione porno-grind, alcune canzoni vengono introdotte e/o finite da degli sketch ( sto parlando di “Tutte le Strafighe Ascoltano gli Orifice” – sia introduzione che finale -, “A Letto Con le Gemelle” – introduzione -, “Douchbags Full of Sperm” – introduzione -, “Cytherea” – introduzione, parte centrale e finale -, “Japan Girl” – finale -, e “Jenny Ha la Cellulite” – finale), certuni veramente esilaranti, contando pure il fatto che alcuni di essi sono nella nostra cara lingua (sto parlando di “Tutte le Strafighe Ascoltano gli Orifice “ e “Jenny Ha la Cellulite” più quella che vi dirò tra ultra-pochissimo). Tanto per rendere l’idea, “Douchbags Full of Sperm” parte con una scena – chissà da quale puntata - degli insostituibili ed inimitabili Griffin! Per ora vi ho fatto eccitare? Ma aspettate, che adesso spetta (scusate la ripetizione di parole ma tant’è…) parlare della voce.
Essa mi ha piacevolmente impressionato, nonostante io non mi possa di certo definire come un vero e proprio amante dei vocalizzi tipicamente grind da lavandino ultra-otturato in cui, oltre ad essere monotematico, non si capisce veramente un perfetto ciufolo, ma stavolta l’esperimento mi piace, dato che il nostro Dagon ha avuto la genialata di alternare spesso e volentieri un simile tipo di voce con delle urla particolari che vanno decisamente in accordo con la voce principale, dato che sono, come dire, gorgoglianti, ricordandomi così, nel modo più deciso, il black metal, solo rese qui un po’ più sporche ed “ignoranti”…grind in una sola parola. Quest’alternanza (a dir la verità, Dagon non è poi così fantasioso da questo punto di vista) riesce nell’impresa di rendere sempre piuttosto freschi e coinvolgenti i due stili vocali usati, cercando, in tal modo, di non annoiare, almeno in termini minimi, l’ascoltatore più esigente. Riguardo invece più strettamente il lavoro sulle linee vocali, queste non le ritengo fenomenali ma comunque valide. Ottime invece le chitarre. Prima di tutto, bisogna dire che non c’è neanche l’ombra più misera di un assolo, ma di fronte ad un riffing così semplice e, secondo me, tremendamente efficace, le parti soliste rappresentano soltanto un contorno, delle cose un po’ inutili insomma. Infatti, mi è difficile farmi scrollare di dosso quelle melodie che sono un tutto dire, che spesso sembrano risentire dell’influenza diretta, e particolarmente presente, da parte del punk-hardcore (sentitevi a tal proposito “The Yellow, Blue Phases of Female Orgasm” e “A Letto Con le Gemelle”), e che, altre volte, paiono memori di una lezione speedcore a tinte epiche (“Nice Drunk Virgin (Passed-Out Girl)” è esemplificativa in tal senso. Tra l’altro le suggestioni di questa canzone vengono un po’ riprese nelle due successive “I Wanna Blue Skin” e “Japan Girl”, qui invece interpretate, a mio avviso, in modo più blackeggiante). Altre melodie, piuttosto frequenti ma non in tutte le canzoni, sono quelle che caratterizzano i momenti in blast-beats, che spesso mi pare facciano il verso al black metal, questo, tolto, della sua aura di malvagità e glacialità (come in “The Yellow, Blue Phases of Female Orgasm”). Inoltre, qua e là si fanno vive contaminazioni, a mio avviso, con quella bestia che si chiama brutal, soprattutto nei tempi più lenti ( come in “A Letto Con le Gemelle” oppure in “I Wanna Blue Skin”), senza trasmettermi comunque cattiveria, che dalle parti di Orifice è cosa tremendamente rara. Infatti, è così rara che la si sente, e tanta (ti credo, dopo tanta ibernazione!) nella stupenda “Cytherea”, richiamandomi, in questo caso, addirittura le cannonate degli ultra-brutalloni olandesi Houwitser. Un altro tipo di riffs adottati sono quelli che compongono “I Wanna Blue Skin” ed “Awesome Upskirt” in cui fanno capolino soluzioni un po’ più varie ritmicamente parlando (nel senso che i riffs appena considerati interessano, nel proprio svolgimento, due ritmi diversi). Da segnalare inoltre che in “Cytherea” c’è un interessante chitarra, un po’ dal taglio ipnotico, che si sovrappone a quella ritmica. A dir la verità c’è qualche altra sovrapposizione di chitarra, anche se alla fine questa esegue lo stesso riff, melodico, di quella principale (“Tutte le Strafighe Ascoltano gli Orifice”, “Douchbags Full of Sperm”, “Cytherea” e “Jenny Ha la Cellulite”) conferendo comunque al tutto, in quanto la seconda chitarra risulta manipolata, un alone, come dire, lattiginoso, ed infatti da questo punto di vista Dagon sembra influenzato decisamente dalla musica elettronica. Beh, insomma, le chitarre sono un aspetto piuttosto curato da Dagon e di sicuro disegnano bene il clima ironico e goliardico di cui sono pregni i testi. Per il basso, il nostro ha voluto essere che fosse il più distorto possibile ed infatti, per me, è una vera cannonata, e poi sembra una chitarra (dubbio che diventa realtà se si legge l’intervista fatta ad Orifice), seppur non credo che esso si possa dire di essere stato messo bello in evidenza, così da non sentir spesso proprio bene il suo lavoro, comunque buono, almeno da quelle poche cose che si possono sentire veramente. Ed eccovi la drum-machine, di cui il nostro pavese ha voluto fare decisamente le cose in grande stile. Più che una drum infatti, sembra che dietro ci sia un batterista in carne ed ossa, sentendo tutta quella montagna di variazioni ad uno stesso pattern. Personalmente, sono leggendari quei passaggi presenti in “The Yellow, Blue Phases of Female Orgasm”, in cui, ad un certo punto, fa piazza pulita soltanto la batteria, intessendo un discorso quanto mai imprevedibile ed umano. Oppure, come non citare quel passaggio di “A Letto Con le Gemelle” con la doppia cassa che si fa viva per dei millisecondi attraverso un tempo medio-veloce? Da ricordare inoltre il pazzesco uno-due di “Japan Girl”…e vogliamo parlare della cavalcata di “Nice Drunk Virgin (Passed-Out Girl)? Beh, dai, adesso penso che ci siamo capiti, e quindi è meglio passare oltre.
E quest’oltre è, come prevedibile, il momento di quello che personalmente considero come il pezzo-bomba, quello che sovrasta tutti gli altri brani del lotto insomma. Così, sono rimasto impressionato sentendo specialmente “Cytherea”, che è un qualcosa di schizofrenico, dato che Dagon riesce nell’intento di coniugare velocità assassina ed ultra-cattiveria insieme ad una bellissima dose di melodie divertentissime, che vengono introdotte da una chitarra solista, un po’ ipnotica, unitamente a dei azzeccatissimi gemiti femminili! Bene, tutto questo mi dà l’impressione che l’orgasmo stia per arrivare, ed infatti sopraggiunge una melodia spassosa che sembra voler dire senza pudore: “EVVAI, ce la sto facendo, DAI COSI’!, e lo sforzo è tanto enorme che la chitarra principale viene sorretta, ad un certo punto, da un’altra, questa manipolata. L’orgasmo, poi, dopo tanta speranza, viene raggiunto nel finale. Colei prima geme pazzescamente e, poco dopo, contenta ma (giustamente) stanca, abbassa la voce in maniera…bbbrrrrrr…..che momenti!
Ma, a mio avviso, c’è un altro pezzo veramente interessante, che per intensità e qualità quasi raggiunge, secondo me, “Cytherea”: sto parlando di “Naked Drunk Virgin (Passed-Out Girl)”, pezzo questo che si allontana decisamente dagli altri, dato che, a mio avviso, propone una devastante combinazione tra uno speed metal epico ed il punk-hardcore, oltre ovviamente ai tocchi grind e black provenienti dalle voci. Questa canzone mi sembra così epica, come per conferire connotati eroici e battaglieri ad uno che cerca letteralmente di sverginare una ragazza ubriaca (non a caso, il titolo riguarda proprio una cosa simile). Assolutamente geniale, punto e basta!
Vabbè, mi sembra scontato dire quale, per il mio parere ovvio, sia il principale punto di forza di Orifice, ossia l’ironia che, come già osservato, non permea soltanto i titoli delle canzoni e delle tematiche proposte ma anche la stessa musica, regalando così all’ascoltatore, almeno personalmente, una cappa mastodontica di risate e di divertimento...
…ma c’è qualcosina che non mi convince appieno. Prima di tutto, non mi piace il finale di “Japan Girl”, o meglio, forse penso che questo brano si poteva finire diversamente. Infatti, credo che, al momento dei gemiti maschili e femminili (che si sentono negli ultimissimi secondi), Dagon se ne poteva uscire con velocità in blast-beats e con le voci che aumentavano di intensità e potenza, chiudendo in bellezza attraverso un climax costituito da un bel gemito femminile magari spacca-timpani (ahah!) insieme alla musica stessa. E poi non mi piace per niente il pezzo finale, ossia “Jenny Ha la Cellulite”. Perché? Perché mi sembra addirittura un po’ noiosetto, con soprattutto la parte centrale che penso si poteva fare in modo migliore, dato che essa è, per me, facilmente dimenticabile e priva di profondità per quanto Dagon abbia voluto riprendere quel riff principale vagamente thrash con così tanta fretta. Insomma, è proprio la struttura che mi delude non poco. Divertente, comunque, lo sketch che chiude il brano.
Una doverosa considerazione adesso: personalmente, alla luce delle osservazioni di cui sopra, preferisco di gran lunga la prima parte dell’album che la seconda, anche per via di un’assenza di certe genialate che condensano la prima parte, e di una presenza meno forte (anche dal punto di vista strettamente quantitativo) ed efficace degli sketch finali.
Ma non preoccuparti Dagon! Se leggi sotto, il voto è piuttosto ottimo, ed infatti sinceramente la tua decisione di porre fine all’esperienza Orifice mi lascia di stucco ed alquanto perplesso. Ma vabbè, almeno hai lasciato ai posteri un album, a mio avviso, degno di essere riverito, e che tra l’altro tiene desta, e di molto, la ricca scena lombarda (oltre ovviamente a quella italiana più in generale), sempre pronta a partorire formazioni di qualità che non hanno per niente nulla da invidiare ai propri colleghi all’estero, in faccia all’esterofilia imperante del nostro paese. Altro che il testamento dei Sentenced insomma!

Voto: 74

Claustrofobia
Tracklist:
1 - Tutte le Strafighe Ascoltano gli Orifice/ 2 - The Yellow, Blue Phases of Female Orgasm/ 3 - A Letto Con le Gemelle/ 4 - Douchbags Full of Sperm/ 5 - Cytherea/ 6 - Nice Drunk Virgin (Passed-Out Girl)/ 7 - I Wanna Blue Skin/ 8 - Japan Girl/ 9 - Awesome Upskirt/ 10 - Jenny Ha la Cellulite
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1 comment:

  1. 10 anni dopo trovo per caso e leggo questa recensione..
    Mi piange il cuore dalla gioia

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