1. INTRODUZIONE.
Sinceramente, non mi sarei mai aspettato che il primo parto dei Mass Obliteration fosse addirittura più bizzarro ed originale di “Fratricide”, demo a mio avviso dall’impostazione musicale forse più classica, seppur non riguardo l’impianto strutturale. Eppure la copertina di “Abrahamitic Curse”, cupa e maledetta com’è, mi rammenta un migliaio di formazioni della cara vecchia scuola del death metal, e ciò mi ha tratto decisamente in inganno, concependo altresì un’opera che per un gruppo alle prime armi definire pericolosa e rischiosa è dire poco, e per me già questa è una cosa da apprezzare ampiamente. Tra l’altro, come per il secondo “Fratricide”, anche il primo m’ha dato una sorpresa piuttosto gradita, che ormai credo che sia diventata una caratteristica del gruppo romano, ma di ciò ne parlerò in sede di chiusura, quindi stringete i denti e pazientate!
2. PRESENTAZIONE DEMO.
Sembrano lontani i tempi in cui i nostri Mass Obliteration erano soltanto un trio, formati per l’occasione da Andrea Lisi, voce e basso, e Luca Zamberti come batterista, coadiuvati dal recentemente “fuggitivo” (se n’è andato dal gruppo insomma) Mariano Gallo, curatore del comparto chitarre. Eppure sono passati solo 2 annetti dalla pubblicazione autoprodotta di “Abrahamitic Curse”, demo che già dalla produzione (di cui parlerò tra poco) si manifesta indigesto penso per molte persone, magari poco inclini ai suoni abissali specialmente di certo Underground. La suddetta opera comprende ben 7 pezzi, anche se soltanto 4 possono essere ritenute delle vere e proprie canzoni, dato che le altre 3 sono una specie di intro ed outro più un intermezzo centrale, e tutti questi sono intitolati dalle parole “Shrine of the I” più, passo dopo passo, “pt.1”, 2 e 3. Tutto ciò viene propinato per circa 27 minuti, quindi quasi 4 a pezzo, dimostrando quindi già buona elasticità nel saper costruire brani molto diversi anche dal punto di vista del minutaggio. Invece, per quanto riguarda più strettamente la musica, essa è a mio avviso un death metal sì sempre vecchia scuola e dal punto di vista della tecnica preparatissimo ma tremendamente vario e fantasioso, considerando pure il fatto che ogni pezzo mi si presenta completamente più o meno differente da ognuno pure emotivamente parlando, così da far sembrare al sottoscritto “Abrahamitic Curse” un vero e proprio demo a concetto, tant’è vero che le emozioni si susseguono traccia per traccia in maniera totalmente logica, praticamente secondo il principio causa-effetto. Ma un’altra particolarità del death metal quivi proposto dal trio romano è rappresentata dai tempi veloci persino meno presenti che in “Fratricide”, così che quelli più lenti siano un pochino più preponderanti (e da questo punto di vista, vale soprattutto l’incubo doom di “From Beyond”). Fra l’altro, spesso il suono è melodico, quindi si allontani chi disprezza il death di tal fatta ed affini. Ma adesso parliamo della struttura che probabilmente in un certo senso si può definire persino più cervellotica benché decisamente meno uniforme rispetto a quella dell’ultima opera, visto e considerato infatti che, nella prima parte, le canzoni in quanto tali di “Abrahamitic Curse” risultano veramente libere, in quanto “Supremacy” possiede, se non sbaglio, 12 soluzioni (fra le quali figurano anche delle brevissime variabili per rendere il tutto più dinamico e pure folle a mio avviso), però alla fine qui solo 2 di esse vengono riprese durante il prosieguo del pezzo, e tra l’altro rispettando l’unica sequenza presente (3 – 4 – 4 mod.). Invece, nella già citata “From Beyond” ci sono, se non erro, 6 passaggi ma solo 2, anche in maniera modificata, si rifanno vivi (tra cui uno ripreso per 3 volte durante tutto il pezzo), non presentando inoltre neanche un’infima sequenza più o meno rigida. Tra l’altro, il finale può ricordare quello di tremila canzoni di metallo anni ’80 (ossia, batteria in doppia cassa e piatti continui, e chitarra che la segue con un accordo benché il tutto si faccia sentire per pochissimi secondi rispetto alla solita manfrina). Finalmente però, la quinta “Balls Torture for Preachers” ci sputa una struttura già più classica per i canoni degli attuali Mass Obliteration, dato che qui praticamente tutte le soluzioni, a parte quella che apre il brano, vengono riprese, con un massimo di 3 per la quinta, ma quello che più mi incuriosisce è che ognuna di esse viene modificata, talvolta mettendo in ballo una sequenza come la 6 – 6 mod. – 7 – 6 – 6 mod., ed è da segnalare inoltre che qui il 6, sia nella sua versione originale che in quella modificata, viene ripetuto soltanto per una battuta. Come ultima canzone c’è “Aimonion (Demon of Goddess)” che, secondo me, per quanto concerne il lato strutturale è certamente quella più bizzarra e contorta, in quanto in pratica si regge principalmente su un passaggio, ossia il 2°, il quale viene sottoposto ad una serie apparentemente infinita di variazioni, magari con ripetizioni singole (accade spesso anche qua) a livello di riffing e/o di ritmiche, rendendo così il tutto altamente dinamico, ed inframmezzandolo talvolta con la terza soluzione proposta. Delle restanti tracce parlerò prossimamente, come anche delle emozioni che tutto l’insieme mi trasmette. Ed ora diamo un posto alla produzione. Sinceramente, a primo acchito, non mi è poi così tanto piaciuta, pur essendo io abituato a produzioni decisamente più sporche, se non assenti, di quella che caratterizza “Abrahamitic Curse”. Infatti, quando ho sentito per la prima volta “Shrine of the I pt.1”, il suono del rullante l’ho trovato subito plastico, quasi finito, simile per certi versi a quello dei Misery di “Revel In Blasphemy”, ma poi ci ho fatto l’abitudine, anche perché mi piace la sua potenza soprattutto nei tempi veloci, per poi rendermi conto, con il passare degli ascolti e dei pezzi, di un grezzume genuino completamente esente dal trigger, che per me nel death metal, violento com’è spesso, non ci deve neppur essere. Però c’è un problema: la produzione, dalle frequenze medio-basse, non è perfettamente omogenea per tutti i pezzi, dato che, per esempio, quando parte “From Beyond” alzo sempre, e non poco, il volume dello stereo (o di qualsiasi supporto con cui ascolto il demo), ed il basso, che si sente così incredibilmente bene nella prima traccia, adesso mi sembra meno presente (seppur con le cuffie io lo senta quasi nello stesso modo di prima). Però dopo, cioè a partire da “Balls Torture for Preachers”, mi par di capire che tutto si rialzi, anche se non come ad inizio disco, pur avendo invece degli sbalzi di volume (o sbaglio?).
3. I TESTI.
Mi va di trattare in questo momento un po’ i testi, che mi paiono formalmente (e dai, anche sostanzialmente) molto diversi da quelli di “Fratricide” dato che questa volta sono più vicini alle forme più classiche del death metal, benché rivisitate in chiave libertaria, come l’attacco alla religione cristiana ed a dio (“dio è male” di “Balls Torture for Preachers” mi sembra esemplificativo). Ma quello che più mi sorprende è il fatto che qui rintraccio un odio pazzesco, quasi una voglia di olocausto contro i fedeli o verso il conformismo di massa (“Supremacy”), e fra l’altro in “From Beyond”, testo a mio avviso inquietante, vengono presi in considerazione i demoni, forse come se essi fossero il Male pronti a prendere l’anima ed il corpo di un essere umano. Tra gli altri, però, interessa al sottoscritto soprattutto il significato di “Aimonion (Demon of Goddess)”, che comunque contiene pure versi in greco antico (anche se però su Metal-Archives c’è semplicemente il testo in inglese, mentre Andrea mi ha riferito nell’intervista al secondo demo che in tale canzone viene usata questa lingua).
4. ANALISI STRUMENTI.
Ma ora svisceriamo i differenti strumenti che trovano posto in quest’opera, incominciando dalla voce. A quell’epoca, Andrea già mostrava a mio avviso di saperci fare e qua praticamente rischierei di ripetermi con il discorso della versatilità vocale che permette in modo particolare di intensificare tutto l’insieme in maniera da rendere il discorso musicale sempre più violento come, specialmente in tale sede, anche graduale per quanto riguarda i climax (e da questo punto di vista vale soprattutto “Balls Torture of Preachers”, in cui il nostro sputa un grugnito devastante intervenendo rapidamente per permettere appunto ad una soluzione piuttosto particolare di farsi prepotentemente sentire, e che poi diventerà proprio un apice pazzesco). Quindi, per i tipi di voce usati da Andrea, prego alle lettrici ed ai lettori di leggere la recensione di “Fratricide”. Ma in “Aimonion (Demon of Goddess)” fanno bella figura dei vocalizzi che nell’ultimo demo non ci stanno, ossia sì sempre dei grugniti ma un po’ bizzarri, quasi sussurrati, a mio parere ottimi. Mi sorprende comunque il fatto che Andrea riesca a cavarsela benissimo pure senza l’apporto di Giordano, costruendo magari delle linee vocali che personalmente sono migliori rispetto all’ultimo parto, seppur bisogna ricordare che non poche sono le sovraincisioni e queste partono (se non sbaglio) da “From Beyond” in poi. Così, spesso e volentieri, ci sono contemporaneamente due voci che si sentono. Un plauso comunque specialmente alle linee vocali, dai grugniti particolari di cui prima, piene di parole dalla pronuncia poco rassicurante, e che guarda caso precedono un finale secondo me da brividi ed inquietante. Alle chitarre tocca quasi sempre l’analisi più lunga, ma stavolta il compito mi risulta più facile del solito in quanto ogni pezzo vive di emozioni tutte proprie. Ciò significa che procederò pezzo per pezzo, partendo da “Shrine of the I pt.1” il quale è costruito principalmente da tempi medi dove si trovano in larga parte riffs non proprio cattivissimi ma che possono rammentare ad un senso di minaccia imminente, uno fra i quali viene addirittura modificato con annesse variazioni pure di stampo melodico, il che mi dice che il Male si stia materializzando. Nelle prime battute esce fuori anche una chitarra solista, che personalmente riempie il tutto di più insicurezza e paura, ma a mio parere è interessante da menzionare una soluzione stoppata (od in qualsiasi modo la si voglia definire) che per me aggiunge un tocco di nervosismo che non guasta mai. “Supremacy” è, invece, probabilmente la canzone più folle ed imprevedibile di tutto il lotto, è, per quanto mi riguarda, il momento in cui il Male si è scoperto, magari ridendo del dolore altrui (e qua entra in gioco un riff decisamente poco convenzionale per una formazione death metal, che si manifesta attraverso una melodia schizzata). Ci sono anche soluzioni che mi ricordano piacevolmente il death metal svedese di matrice melodica, che in tal contesto possono essere considerate beffarde, portatrici di una falsa e divertita compassione. “From Beyond” invece risulta costituita altresì da intuizioni melodiche e sempre tremendamente disperate, ed infatti tale brano mi sembra rappresenti in musica i tormenti dell’umanità e del mondo in generale, la consapevolezza dolorosa di tutta la miseria presente in quest’incubo chiamato Terra. Non a caso, tale canzone è la più lenta e doom del demo, ed il riffing è di solito tale, seppur si cibi talvolta di soluzioni più malate e su tempi medi che personalmente rammentano il grezzume dei Warhammer (ossia un gruppo death’n’roll che non ha nulla a che vedere con i Mass Obliteration, a mio avviso anche qualitativamente parlando). Ma è proprio qui che si sentono, almeno per ciò che pare a me, le prime svisate black per quanto concerne il riffing, proponendo a tal proposito l’unica soluzione veloce e dinamica del brano. Fra l’altro, è ancora qui che è presente l’unico assolo, e pure piuttosto lungo e per questo lontano decisamente da quelli proposti in “Fratricide”, dell’opera, un assolo che per me è magniloquente, melodico e tormentato, a tratti perfino arabeggiante (caratteristica che poi ritrovo in “Mashom” nel parto più recente). Nel momento black del pezzo c’è anche una semplice chitarra ritmica (per “semplice” intendo praticamente una chitarra che accompagna ritmicamente e con delle pause la solista). “Shrine of the I pt.2” è l’unico brano esente da qualsiasi frammento di chitarre, quindi passo oltre, trattando adesso “Balls Torture for Preachers”, che dal punto di vista del riffing mi pare essere la canzone più energica e battagliera, avendo spesso delle melodie a mio avviso dal sapore epico ed ultra-trascinante, qualche volta anche più di impronta black. Presenti anche dinamiche soluzioni forse maggiormente death (ho però il dubbio che siano da “metallo nero”). Ma di tale brano ne riparlerò fra poco, quindi vi lascio con tali premesse. “Aimonion (Demon of Goddess)” è probabilmente la traccia più particolare del lotto (insieme a “From Beyond” ovviamente) in quanto ha qualche riff sì melodico ma un pochino bizzarro ed imprevedibile, magari riprendendo a tratti l’epicismo di “Balls Torture for Preachers”, ma quello che più mi sorprende è il finale, rappresentato da soluzioni su note alte a mio parere beffarde, che in teoria non sembrano avere un rapporto con quelle precedenti, ben diverse, ma che secondo me risultano magistralmente collegate soprattutto grazie, come già osservato, alla voce ed alle linee vocali. “Aimonion (Demon of Goddess)” mi pare comunicare la fiducia in un mondo migliore, seppur certi ricami imprevedibili e contorti possano trasmettere paura, qualcosa di maligno che stia per uscir fuori prepotentemente….cosa che forse è vera se si pensa al finale, così malato e senza pietà al limite della beffa appunto. Infine, “Shrine of the I pt.3” dovrei dire che ha fattezze ipnotizzanti, grazie e non solo a quell’unico riff lento e monotono, come se preannunciasse la fine dell’umanità e la sua trasformazione in un automa gigantesco di dubbio gusto. Insomma, il riffing proposto in tale demo mi si mostra veramente sempre di buona qualità, ed all’epoca Mariano già presentava un raggio d’azione decisamente versatile ma forse in misura maggiore che adesso sperimentale e coraggioso, e ciò non può che non far bene al voto che leggerete tra molte righe. Per quanto concerne il basso, mai a mio avviso dai toni rozzi o catacombali, ma sempre pregno di un’eleganza difficilmente rintracciabile in campo estremo, segnalo che sono piuttosto frequenti i momenti in cui la scena è dominata da esso, completamente da solo oppure in compagnia (ossia in “Supremacy” insieme a quella che mi sembra una chitarra acustica, ed in “Aimonion (Demon of Goddess)” dove agisce invece con la batteria). Questi interventi, secondo il mio modesto parere certo, contribuiscono a rendere decisamente più intensa la musica, magari attraverso variazioni repentine e brevissime (cosa che accade spesso in “Supremacy”, ossia la canzone dominata con più frequenza dal basso), oppure per riprendere il discorso musicale creando così maggior atmosfera in modo da far risultare il tutto ancora più triste (come avviene in “From Beyond”). Stavolta però, penso che gli interventi in solitario di tale strumento siano un pochino più presenti che in “Fratricide”, sentendo con piacere che anche questa è una caratteristica ormai a mio avviso diventata importante per la musica dei Mass Obliteration. Noto, tra l’altro, delle influenze a mio avviso punk-hc in “Supremacy” ed una variazione interessante in “From Beyond” durante l’assolo in cui l’andamento del basso diventa più continuo e non stoppato, ritornando poco dopo a quest’ultima situazione comunque. Discorso batteria: vabbè, qua siamo di fronte a quello che ritengo un capolavoro, l’ennesimo, visto e considerato che già 2 anni fa il nostro Luca sapeva deliziare il palato degli ascoltatori più esigenti, compreso me, con dei patterns fantasiosissimi e molto anti-convenzionali, dimostrandosi così un vero e proprio fenomeno dietro le pelli. Ergo, rischierei anche qui di ripetermi, lo stile è praticamente uguale, seppur forse leggermente più “normale” e meno coraggioso, ma mi sembra che in tale occasione al nostro siano dedicati più solismi, magari mozzando i motivi del basso con dei bei giochi sui tom-tom e rullante (come in “Supremacy” e “From Beyond”). E noto inoltre che Luca spesso e volentieri, quando è più o meno lento, vira addirittura in doppia cassa, come in “Shrine of the I pt.1” od in “From Beyond”.
5. PEZZO MIGLIORE.
E adesso, dopo questa rassegna quasi infinita, vi segnalo il brano che di tutti mi è piaciuto maggiormente, ossia “Balls Torture for Preachers”. Quasi 4 minuti e 30 secondi di assoluta goduria in cui i miei timpani si adagiano su un tappeto musicale così epico e battagliero da farmi similmente lo stesso effetto di canzoni come “State of Control” e “Decontrol” dei Discharge dove ogni volta mi par di immaginare un’orda inferocita di persone che avanzano inesorabilmente per far vedere i “sorci verdi” ai nemici dell’umanità e del mondo tutto, o come minimo scioperanti che urlano a più non posso la rivendicazione di un proprio diritto. Praticamente, “Balls Torture for Preachers” è uno dei pezzi più veloci di tutto il lotto, e tra l’altro qui i Mass Obliteration mostrano un gioco a mio avviso calibratissimo sui climax, magari variando un pochino una data soluzione. Inutile dilungarsi oltre, difficile descrivere la bellezza di tutto ciò.
6. PUNTI DI FORZA.
Per quanto riguarda invece il principale punto di forza del gruppo in questo disco, per me stavolta la scelta è decisamente doppia, in quanto metterei sul podio sia il lavoro di Luca, batterista devastante e tecnico come pochi in circolazione, che poi successivamente in “Fratricide” ha dimostrato a mio parere una ricchezza di soluzioni forse più ampia e meno convenzionale, e sicuramente pure la ricchezza emotiva, aspetto che manca nell’ultimo demo, che mi pare un po’ più uniforme sia emotivamente che musicalmente parlando (!). Una ricchezza che mi ricorda in maniera piacevole quella delle formazioni facenti parte del leggendario movimento dell’NWOBHM, e che con il passare degli anni mi sembra altresì stata dimenticata da molti, fin dall’avvento del thrash e dello speed metal, entrambi nati ufficialmente nel 1983 benchè io consideri più vecchio il secondo (data di nascita ufficiosa: 1978 con “Exciter” dei Judas Priest). Ergo, anche da tal punto di vista i nostri romani, fino a 2 anni fa, erano portatori a mio avviso di un’originalità a dir poco notevole.
7. I PEZZI STRUMENTALI.
Ma parliamo dei pezzi strumentali, considerando inoltre che personalmente ho ravvisato qualche cosa che proprio non mi piace. “Shrine of the I pt.1” è concentrato, come già osservato, principalmente su tempi medi e risulta costituito da una struttura del genere: 1 – 1 mod. – 2 (variazione con sola batteria) – 3 – 4 – 1 ancora mod.. Faccio notare che la soluzione n°3 è piuttosto veloce, pure orientata sui blast-beats, ricordandomi un po’ i Misery, e che la 4 è particolare, con riff stoppato e batteria sempre e solo sul rullante con entrambe le mani. Ma quello che non mi convince per niente è il finale, che, seppur interessante ed imprevedibile, rende secondo me il pezzo inconcludente. Va bene trasmettere un senso di minaccia incombente ma personalmente ritengo che per collegare questa specie di intro con la traccia seguente si doveva dar fine a questa sensazione. Magari, dopo la musica, si potevano mettere delle urla sovrapposte con tanto di tom-tom rapido in modo da spezzare, sopprimere idealmente quelle urla. Ma vabbè, passiamo oltre. L’intermezzo centrale, invece, lo apprezzo decisamente. Presenta una struttura estremamente semplice, la quale è la seguente: 1 – 2 – 3 – 2 – 3 – 1. Quell’uno sono delle urla sovrapposte (curioso segnalare che se ne sentono di completamente uguali – o sbaglio? - anche nell’inizio di “From Beyond”) ed invece 2 e 3 sono delle disperate melodie proposte dal basso, anche se bisogna dire che dopo l’ultima battuta Andrea chiude degnamente il suo discorso suonando altre e pochissime note (non un riff vero e proprio quindi) e che inoltre quelle urla si possono sentire talvolta pure insieme al basso appunto. Questo pezzo, secondo me, rappresenta la consapevolezza di un futuro per l’umanità che non ci sarà mai e che è completamente inutile stare a poltrire non reagendo. Reazione che in “Balls Torture for Preachers” c’è decisamente a mio parere. Poi c’è “Shrine of the I pt.3”, che strutturalmente è certamente il brano più statico di tutti dato che presenta, con una lentezza pachidermica ed angosciante, una struttura, in pratica circolare, di questo tipo: 1 – 2 – 3 – 2 – 1, ma da ricordare che il 3, ossia il punto in cui si fa viva finalmente anche la parte chitarristica, viene modificato più volte, seppur solo a livello della batteria, non cambiando però mai il ritmo (e quindi pure il tempo) che rimane invariato, almeno nel momento in cui c’è la chitarra. Un unico appunto da muovere: tale pezzo, dopo un po’, mi diventa noioso, e forse se c’era la voce si rialzava decisamente di più. Comunque, ogni volta che lo sento, mi ritorna sempre alla mente perfino “Complete Utter Darkness”, ultima canzone, tra l’altro l’unica doomeggiante (guarda caso), contenuta nell’album “Black Metal Jesus” degli Horned Almighty, e tale paragone credo che c’entri se si pensa all’effetto ipnotizzante e disturbante che entrambi i brani (mi) regalano.
8. ALTRI DIFETTI.
C’è altresì un’altra cosa che non apprezzo particolarmente, ed in questo caso sto parlando di “From Beyond”, in quanto ha certi punti che annoiano il sottoscritto non poco. Nello specifico, nella seconda volta in cui si sente il riff warhammeriano di cui ho fatto riferimento pagine addietro, questo viene ripetuto per ben 5 battute, in luogo delle 4 precedenti, il che per me è troppo, dandomi in tal modo una sensazione di prolissità (“ma fatti i cazzi tuoi Claustro’!” “Ma va va!”), di noia insomma.
9. CONCLUSIONI.
Ragazze e ragazzi, è ufficiale: i Mass Obliteration sono il classico gruppo che a primo acchito non mi piacciono poi granchè, ma che con il passare degli ascolti arrivo a considerarli dei geni! E così siamo 2/2! Ed eccovi scoperta la sorpresa di cui vi ho accennato nell’introduzione. “Abrahamitic Curse”, a mio avviso, spazzava senza dubbio “Fratricide”, essendo un disco ben più originale e coraggioso, vario e fantasioso di quest’ultimo, peccato però che nel primo ho riscontrato addirittura 3 pezzi “difettosi” su 7. Ma la gloria la hanno lo stesso, quindi niente paura, Aspetto volentieri aggiornamenti.
Voto: 75
Claustrofobia
Tracklist:
1 – Shrine of the I pt.1/ 2 – Supremacy/ 3 – From Beyond/ 4 – Shrine of the I pt.2/ 5 – Balls Torture for Preachers/ 6 – Aimonion (Demon of Goddess)/ 7 – Shrine of the I pt.3
MySpace:
http://www.myspace.com/massobliterationdeathmetal
Sinceramente, non mi sarei mai aspettato che il primo parto dei Mass Obliteration fosse addirittura più bizzarro ed originale di “Fratricide”, demo a mio avviso dall’impostazione musicale forse più classica, seppur non riguardo l’impianto strutturale. Eppure la copertina di “Abrahamitic Curse”, cupa e maledetta com’è, mi rammenta un migliaio di formazioni della cara vecchia scuola del death metal, e ciò mi ha tratto decisamente in inganno, concependo altresì un’opera che per un gruppo alle prime armi definire pericolosa e rischiosa è dire poco, e per me già questa è una cosa da apprezzare ampiamente. Tra l’altro, come per il secondo “Fratricide”, anche il primo m’ha dato una sorpresa piuttosto gradita, che ormai credo che sia diventata una caratteristica del gruppo romano, ma di ciò ne parlerò in sede di chiusura, quindi stringete i denti e pazientate!
2. PRESENTAZIONE DEMO.
Sembrano lontani i tempi in cui i nostri Mass Obliteration erano soltanto un trio, formati per l’occasione da Andrea Lisi, voce e basso, e Luca Zamberti come batterista, coadiuvati dal recentemente “fuggitivo” (se n’è andato dal gruppo insomma) Mariano Gallo, curatore del comparto chitarre. Eppure sono passati solo 2 annetti dalla pubblicazione autoprodotta di “Abrahamitic Curse”, demo che già dalla produzione (di cui parlerò tra poco) si manifesta indigesto penso per molte persone, magari poco inclini ai suoni abissali specialmente di certo Underground. La suddetta opera comprende ben 7 pezzi, anche se soltanto 4 possono essere ritenute delle vere e proprie canzoni, dato che le altre 3 sono una specie di intro ed outro più un intermezzo centrale, e tutti questi sono intitolati dalle parole “Shrine of the I” più, passo dopo passo, “pt.1”, 2 e 3. Tutto ciò viene propinato per circa 27 minuti, quindi quasi 4 a pezzo, dimostrando quindi già buona elasticità nel saper costruire brani molto diversi anche dal punto di vista del minutaggio. Invece, per quanto riguarda più strettamente la musica, essa è a mio avviso un death metal sì sempre vecchia scuola e dal punto di vista della tecnica preparatissimo ma tremendamente vario e fantasioso, considerando pure il fatto che ogni pezzo mi si presenta completamente più o meno differente da ognuno pure emotivamente parlando, così da far sembrare al sottoscritto “Abrahamitic Curse” un vero e proprio demo a concetto, tant’è vero che le emozioni si susseguono traccia per traccia in maniera totalmente logica, praticamente secondo il principio causa-effetto. Ma un’altra particolarità del death metal quivi proposto dal trio romano è rappresentata dai tempi veloci persino meno presenti che in “Fratricide”, così che quelli più lenti siano un pochino più preponderanti (e da questo punto di vista, vale soprattutto l’incubo doom di “From Beyond”). Fra l’altro, spesso il suono è melodico, quindi si allontani chi disprezza il death di tal fatta ed affini. Ma adesso parliamo della struttura che probabilmente in un certo senso si può definire persino più cervellotica benché decisamente meno uniforme rispetto a quella dell’ultima opera, visto e considerato infatti che, nella prima parte, le canzoni in quanto tali di “Abrahamitic Curse” risultano veramente libere, in quanto “Supremacy” possiede, se non sbaglio, 12 soluzioni (fra le quali figurano anche delle brevissime variabili per rendere il tutto più dinamico e pure folle a mio avviso), però alla fine qui solo 2 di esse vengono riprese durante il prosieguo del pezzo, e tra l’altro rispettando l’unica sequenza presente (3 – 4 – 4 mod.). Invece, nella già citata “From Beyond” ci sono, se non erro, 6 passaggi ma solo 2, anche in maniera modificata, si rifanno vivi (tra cui uno ripreso per 3 volte durante tutto il pezzo), non presentando inoltre neanche un’infima sequenza più o meno rigida. Tra l’altro, il finale può ricordare quello di tremila canzoni di metallo anni ’80 (ossia, batteria in doppia cassa e piatti continui, e chitarra che la segue con un accordo benché il tutto si faccia sentire per pochissimi secondi rispetto alla solita manfrina). Finalmente però, la quinta “Balls Torture for Preachers” ci sputa una struttura già più classica per i canoni degli attuali Mass Obliteration, dato che qui praticamente tutte le soluzioni, a parte quella che apre il brano, vengono riprese, con un massimo di 3 per la quinta, ma quello che più mi incuriosisce è che ognuna di esse viene modificata, talvolta mettendo in ballo una sequenza come la 6 – 6 mod. – 7 – 6 – 6 mod., ed è da segnalare inoltre che qui il 6, sia nella sua versione originale che in quella modificata, viene ripetuto soltanto per una battuta. Come ultima canzone c’è “Aimonion (Demon of Goddess)” che, secondo me, per quanto concerne il lato strutturale è certamente quella più bizzarra e contorta, in quanto in pratica si regge principalmente su un passaggio, ossia il 2°, il quale viene sottoposto ad una serie apparentemente infinita di variazioni, magari con ripetizioni singole (accade spesso anche qua) a livello di riffing e/o di ritmiche, rendendo così il tutto altamente dinamico, ed inframmezzandolo talvolta con la terza soluzione proposta. Delle restanti tracce parlerò prossimamente, come anche delle emozioni che tutto l’insieme mi trasmette. Ed ora diamo un posto alla produzione. Sinceramente, a primo acchito, non mi è poi così tanto piaciuta, pur essendo io abituato a produzioni decisamente più sporche, se non assenti, di quella che caratterizza “Abrahamitic Curse”. Infatti, quando ho sentito per la prima volta “Shrine of the I pt.1”, il suono del rullante l’ho trovato subito plastico, quasi finito, simile per certi versi a quello dei Misery di “Revel In Blasphemy”, ma poi ci ho fatto l’abitudine, anche perché mi piace la sua potenza soprattutto nei tempi veloci, per poi rendermi conto, con il passare degli ascolti e dei pezzi, di un grezzume genuino completamente esente dal trigger, che per me nel death metal, violento com’è spesso, non ci deve neppur essere. Però c’è un problema: la produzione, dalle frequenze medio-basse, non è perfettamente omogenea per tutti i pezzi, dato che, per esempio, quando parte “From Beyond” alzo sempre, e non poco, il volume dello stereo (o di qualsiasi supporto con cui ascolto il demo), ed il basso, che si sente così incredibilmente bene nella prima traccia, adesso mi sembra meno presente (seppur con le cuffie io lo senta quasi nello stesso modo di prima). Però dopo, cioè a partire da “Balls Torture for Preachers”, mi par di capire che tutto si rialzi, anche se non come ad inizio disco, pur avendo invece degli sbalzi di volume (o sbaglio?).
3. I TESTI.
Mi va di trattare in questo momento un po’ i testi, che mi paiono formalmente (e dai, anche sostanzialmente) molto diversi da quelli di “Fratricide” dato che questa volta sono più vicini alle forme più classiche del death metal, benché rivisitate in chiave libertaria, come l’attacco alla religione cristiana ed a dio (“dio è male” di “Balls Torture for Preachers” mi sembra esemplificativo). Ma quello che più mi sorprende è il fatto che qui rintraccio un odio pazzesco, quasi una voglia di olocausto contro i fedeli o verso il conformismo di massa (“Supremacy”), e fra l’altro in “From Beyond”, testo a mio avviso inquietante, vengono presi in considerazione i demoni, forse come se essi fossero il Male pronti a prendere l’anima ed il corpo di un essere umano. Tra gli altri, però, interessa al sottoscritto soprattutto il significato di “Aimonion (Demon of Goddess)”, che comunque contiene pure versi in greco antico (anche se però su Metal-Archives c’è semplicemente il testo in inglese, mentre Andrea mi ha riferito nell’intervista al secondo demo che in tale canzone viene usata questa lingua).
4. ANALISI STRUMENTI.
Ma ora svisceriamo i differenti strumenti che trovano posto in quest’opera, incominciando dalla voce. A quell’epoca, Andrea già mostrava a mio avviso di saperci fare e qua praticamente rischierei di ripetermi con il discorso della versatilità vocale che permette in modo particolare di intensificare tutto l’insieme in maniera da rendere il discorso musicale sempre più violento come, specialmente in tale sede, anche graduale per quanto riguarda i climax (e da questo punto di vista vale soprattutto “Balls Torture of Preachers”, in cui il nostro sputa un grugnito devastante intervenendo rapidamente per permettere appunto ad una soluzione piuttosto particolare di farsi prepotentemente sentire, e che poi diventerà proprio un apice pazzesco). Quindi, per i tipi di voce usati da Andrea, prego alle lettrici ed ai lettori di leggere la recensione di “Fratricide”. Ma in “Aimonion (Demon of Goddess)” fanno bella figura dei vocalizzi che nell’ultimo demo non ci stanno, ossia sì sempre dei grugniti ma un po’ bizzarri, quasi sussurrati, a mio parere ottimi. Mi sorprende comunque il fatto che Andrea riesca a cavarsela benissimo pure senza l’apporto di Giordano, costruendo magari delle linee vocali che personalmente sono migliori rispetto all’ultimo parto, seppur bisogna ricordare che non poche sono le sovraincisioni e queste partono (se non sbaglio) da “From Beyond” in poi. Così, spesso e volentieri, ci sono contemporaneamente due voci che si sentono. Un plauso comunque specialmente alle linee vocali, dai grugniti particolari di cui prima, piene di parole dalla pronuncia poco rassicurante, e che guarda caso precedono un finale secondo me da brividi ed inquietante. Alle chitarre tocca quasi sempre l’analisi più lunga, ma stavolta il compito mi risulta più facile del solito in quanto ogni pezzo vive di emozioni tutte proprie. Ciò significa che procederò pezzo per pezzo, partendo da “Shrine of the I pt.1” il quale è costruito principalmente da tempi medi dove si trovano in larga parte riffs non proprio cattivissimi ma che possono rammentare ad un senso di minaccia imminente, uno fra i quali viene addirittura modificato con annesse variazioni pure di stampo melodico, il che mi dice che il Male si stia materializzando. Nelle prime battute esce fuori anche una chitarra solista, che personalmente riempie il tutto di più insicurezza e paura, ma a mio parere è interessante da menzionare una soluzione stoppata (od in qualsiasi modo la si voglia definire) che per me aggiunge un tocco di nervosismo che non guasta mai. “Supremacy” è, invece, probabilmente la canzone più folle ed imprevedibile di tutto il lotto, è, per quanto mi riguarda, il momento in cui il Male si è scoperto, magari ridendo del dolore altrui (e qua entra in gioco un riff decisamente poco convenzionale per una formazione death metal, che si manifesta attraverso una melodia schizzata). Ci sono anche soluzioni che mi ricordano piacevolmente il death metal svedese di matrice melodica, che in tal contesto possono essere considerate beffarde, portatrici di una falsa e divertita compassione. “From Beyond” invece risulta costituita altresì da intuizioni melodiche e sempre tremendamente disperate, ed infatti tale brano mi sembra rappresenti in musica i tormenti dell’umanità e del mondo in generale, la consapevolezza dolorosa di tutta la miseria presente in quest’incubo chiamato Terra. Non a caso, tale canzone è la più lenta e doom del demo, ed il riffing è di solito tale, seppur si cibi talvolta di soluzioni più malate e su tempi medi che personalmente rammentano il grezzume dei Warhammer (ossia un gruppo death’n’roll che non ha nulla a che vedere con i Mass Obliteration, a mio avviso anche qualitativamente parlando). Ma è proprio qui che si sentono, almeno per ciò che pare a me, le prime svisate black per quanto concerne il riffing, proponendo a tal proposito l’unica soluzione veloce e dinamica del brano. Fra l’altro, è ancora qui che è presente l’unico assolo, e pure piuttosto lungo e per questo lontano decisamente da quelli proposti in “Fratricide”, dell’opera, un assolo che per me è magniloquente, melodico e tormentato, a tratti perfino arabeggiante (caratteristica che poi ritrovo in “Mashom” nel parto più recente). Nel momento black del pezzo c’è anche una semplice chitarra ritmica (per “semplice” intendo praticamente una chitarra che accompagna ritmicamente e con delle pause la solista). “Shrine of the I pt.2” è l’unico brano esente da qualsiasi frammento di chitarre, quindi passo oltre, trattando adesso “Balls Torture for Preachers”, che dal punto di vista del riffing mi pare essere la canzone più energica e battagliera, avendo spesso delle melodie a mio avviso dal sapore epico ed ultra-trascinante, qualche volta anche più di impronta black. Presenti anche dinamiche soluzioni forse maggiormente death (ho però il dubbio che siano da “metallo nero”). Ma di tale brano ne riparlerò fra poco, quindi vi lascio con tali premesse. “Aimonion (Demon of Goddess)” è probabilmente la traccia più particolare del lotto (insieme a “From Beyond” ovviamente) in quanto ha qualche riff sì melodico ma un pochino bizzarro ed imprevedibile, magari riprendendo a tratti l’epicismo di “Balls Torture for Preachers”, ma quello che più mi sorprende è il finale, rappresentato da soluzioni su note alte a mio parere beffarde, che in teoria non sembrano avere un rapporto con quelle precedenti, ben diverse, ma che secondo me risultano magistralmente collegate soprattutto grazie, come già osservato, alla voce ed alle linee vocali. “Aimonion (Demon of Goddess)” mi pare comunicare la fiducia in un mondo migliore, seppur certi ricami imprevedibili e contorti possano trasmettere paura, qualcosa di maligno che stia per uscir fuori prepotentemente….cosa che forse è vera se si pensa al finale, così malato e senza pietà al limite della beffa appunto. Infine, “Shrine of the I pt.3” dovrei dire che ha fattezze ipnotizzanti, grazie e non solo a quell’unico riff lento e monotono, come se preannunciasse la fine dell’umanità e la sua trasformazione in un automa gigantesco di dubbio gusto. Insomma, il riffing proposto in tale demo mi si mostra veramente sempre di buona qualità, ed all’epoca Mariano già presentava un raggio d’azione decisamente versatile ma forse in misura maggiore che adesso sperimentale e coraggioso, e ciò non può che non far bene al voto che leggerete tra molte righe. Per quanto concerne il basso, mai a mio avviso dai toni rozzi o catacombali, ma sempre pregno di un’eleganza difficilmente rintracciabile in campo estremo, segnalo che sono piuttosto frequenti i momenti in cui la scena è dominata da esso, completamente da solo oppure in compagnia (ossia in “Supremacy” insieme a quella che mi sembra una chitarra acustica, ed in “Aimonion (Demon of Goddess)” dove agisce invece con la batteria). Questi interventi, secondo il mio modesto parere certo, contribuiscono a rendere decisamente più intensa la musica, magari attraverso variazioni repentine e brevissime (cosa che accade spesso in “Supremacy”, ossia la canzone dominata con più frequenza dal basso), oppure per riprendere il discorso musicale creando così maggior atmosfera in modo da far risultare il tutto ancora più triste (come avviene in “From Beyond”). Stavolta però, penso che gli interventi in solitario di tale strumento siano un pochino più presenti che in “Fratricide”, sentendo con piacere che anche questa è una caratteristica ormai a mio avviso diventata importante per la musica dei Mass Obliteration. Noto, tra l’altro, delle influenze a mio avviso punk-hc in “Supremacy” ed una variazione interessante in “From Beyond” durante l’assolo in cui l’andamento del basso diventa più continuo e non stoppato, ritornando poco dopo a quest’ultima situazione comunque. Discorso batteria: vabbè, qua siamo di fronte a quello che ritengo un capolavoro, l’ennesimo, visto e considerato che già 2 anni fa il nostro Luca sapeva deliziare il palato degli ascoltatori più esigenti, compreso me, con dei patterns fantasiosissimi e molto anti-convenzionali, dimostrandosi così un vero e proprio fenomeno dietro le pelli. Ergo, rischierei anche qui di ripetermi, lo stile è praticamente uguale, seppur forse leggermente più “normale” e meno coraggioso, ma mi sembra che in tale occasione al nostro siano dedicati più solismi, magari mozzando i motivi del basso con dei bei giochi sui tom-tom e rullante (come in “Supremacy” e “From Beyond”). E noto inoltre che Luca spesso e volentieri, quando è più o meno lento, vira addirittura in doppia cassa, come in “Shrine of the I pt.1” od in “From Beyond”.
5. PEZZO MIGLIORE.
E adesso, dopo questa rassegna quasi infinita, vi segnalo il brano che di tutti mi è piaciuto maggiormente, ossia “Balls Torture for Preachers”. Quasi 4 minuti e 30 secondi di assoluta goduria in cui i miei timpani si adagiano su un tappeto musicale così epico e battagliero da farmi similmente lo stesso effetto di canzoni come “State of Control” e “Decontrol” dei Discharge dove ogni volta mi par di immaginare un’orda inferocita di persone che avanzano inesorabilmente per far vedere i “sorci verdi” ai nemici dell’umanità e del mondo tutto, o come minimo scioperanti che urlano a più non posso la rivendicazione di un proprio diritto. Praticamente, “Balls Torture for Preachers” è uno dei pezzi più veloci di tutto il lotto, e tra l’altro qui i Mass Obliteration mostrano un gioco a mio avviso calibratissimo sui climax, magari variando un pochino una data soluzione. Inutile dilungarsi oltre, difficile descrivere la bellezza di tutto ciò.
6. PUNTI DI FORZA.
Per quanto riguarda invece il principale punto di forza del gruppo in questo disco, per me stavolta la scelta è decisamente doppia, in quanto metterei sul podio sia il lavoro di Luca, batterista devastante e tecnico come pochi in circolazione, che poi successivamente in “Fratricide” ha dimostrato a mio parere una ricchezza di soluzioni forse più ampia e meno convenzionale, e sicuramente pure la ricchezza emotiva, aspetto che manca nell’ultimo demo, che mi pare un po’ più uniforme sia emotivamente che musicalmente parlando (!). Una ricchezza che mi ricorda in maniera piacevole quella delle formazioni facenti parte del leggendario movimento dell’NWOBHM, e che con il passare degli anni mi sembra altresì stata dimenticata da molti, fin dall’avvento del thrash e dello speed metal, entrambi nati ufficialmente nel 1983 benchè io consideri più vecchio il secondo (data di nascita ufficiosa: 1978 con “Exciter” dei Judas Priest). Ergo, anche da tal punto di vista i nostri romani, fino a 2 anni fa, erano portatori a mio avviso di un’originalità a dir poco notevole.
7. I PEZZI STRUMENTALI.
Ma parliamo dei pezzi strumentali, considerando inoltre che personalmente ho ravvisato qualche cosa che proprio non mi piace. “Shrine of the I pt.1” è concentrato, come già osservato, principalmente su tempi medi e risulta costituito da una struttura del genere: 1 – 1 mod. – 2 (variazione con sola batteria) – 3 – 4 – 1 ancora mod.. Faccio notare che la soluzione n°3 è piuttosto veloce, pure orientata sui blast-beats, ricordandomi un po’ i Misery, e che la 4 è particolare, con riff stoppato e batteria sempre e solo sul rullante con entrambe le mani. Ma quello che non mi convince per niente è il finale, che, seppur interessante ed imprevedibile, rende secondo me il pezzo inconcludente. Va bene trasmettere un senso di minaccia incombente ma personalmente ritengo che per collegare questa specie di intro con la traccia seguente si doveva dar fine a questa sensazione. Magari, dopo la musica, si potevano mettere delle urla sovrapposte con tanto di tom-tom rapido in modo da spezzare, sopprimere idealmente quelle urla. Ma vabbè, passiamo oltre. L’intermezzo centrale, invece, lo apprezzo decisamente. Presenta una struttura estremamente semplice, la quale è la seguente: 1 – 2 – 3 – 2 – 3 – 1. Quell’uno sono delle urla sovrapposte (curioso segnalare che se ne sentono di completamente uguali – o sbaglio? - anche nell’inizio di “From Beyond”) ed invece 2 e 3 sono delle disperate melodie proposte dal basso, anche se bisogna dire che dopo l’ultima battuta Andrea chiude degnamente il suo discorso suonando altre e pochissime note (non un riff vero e proprio quindi) e che inoltre quelle urla si possono sentire talvolta pure insieme al basso appunto. Questo pezzo, secondo me, rappresenta la consapevolezza di un futuro per l’umanità che non ci sarà mai e che è completamente inutile stare a poltrire non reagendo. Reazione che in “Balls Torture for Preachers” c’è decisamente a mio parere. Poi c’è “Shrine of the I pt.3”, che strutturalmente è certamente il brano più statico di tutti dato che presenta, con una lentezza pachidermica ed angosciante, una struttura, in pratica circolare, di questo tipo: 1 – 2 – 3 – 2 – 1, ma da ricordare che il 3, ossia il punto in cui si fa viva finalmente anche la parte chitarristica, viene modificato più volte, seppur solo a livello della batteria, non cambiando però mai il ritmo (e quindi pure il tempo) che rimane invariato, almeno nel momento in cui c’è la chitarra. Un unico appunto da muovere: tale pezzo, dopo un po’, mi diventa noioso, e forse se c’era la voce si rialzava decisamente di più. Comunque, ogni volta che lo sento, mi ritorna sempre alla mente perfino “Complete Utter Darkness”, ultima canzone, tra l’altro l’unica doomeggiante (guarda caso), contenuta nell’album “Black Metal Jesus” degli Horned Almighty, e tale paragone credo che c’entri se si pensa all’effetto ipnotizzante e disturbante che entrambi i brani (mi) regalano.
8. ALTRI DIFETTI.
C’è altresì un’altra cosa che non apprezzo particolarmente, ed in questo caso sto parlando di “From Beyond”, in quanto ha certi punti che annoiano il sottoscritto non poco. Nello specifico, nella seconda volta in cui si sente il riff warhammeriano di cui ho fatto riferimento pagine addietro, questo viene ripetuto per ben 5 battute, in luogo delle 4 precedenti, il che per me è troppo, dandomi in tal modo una sensazione di prolissità (“ma fatti i cazzi tuoi Claustro’!” “Ma va va!”), di noia insomma.
9. CONCLUSIONI.
Ragazze e ragazzi, è ufficiale: i Mass Obliteration sono il classico gruppo che a primo acchito non mi piacciono poi granchè, ma che con il passare degli ascolti arrivo a considerarli dei geni! E così siamo 2/2! Ed eccovi scoperta la sorpresa di cui vi ho accennato nell’introduzione. “Abrahamitic Curse”, a mio avviso, spazzava senza dubbio “Fratricide”, essendo un disco ben più originale e coraggioso, vario e fantasioso di quest’ultimo, peccato però che nel primo ho riscontrato addirittura 3 pezzi “difettosi” su 7. Ma la gloria la hanno lo stesso, quindi niente paura, Aspetto volentieri aggiornamenti.
Voto: 75
Claustrofobia
Tracklist:
1 – Shrine of the I pt.1/ 2 – Supremacy/ 3 – From Beyond/ 4 – Shrine of the I pt.2/ 5 – Balls Torture for Preachers/ 6 – Aimonion (Demon of Goddess)/ 7 – Shrine of the I pt.3
MySpace:
http://www.myspace.com/massobliterationdeathmetal
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