Nome festival: Questa E' Roma
Data: 12 gennaio 2019
Locale: Strike SPA
Ingresso: 8 €
Ero ridotto quasi a uno straccio. Ma, nonostante io avessi mal di gola e raffreddore e nonostante un freddo polare artico, sono andato lo stesso allo Strike per il Questa E' Roma, un appuntamento annuale all'insegna dell'hardcore punk e affini a cui non potevo assolutamente mancare. Insomma, anche quando sto male, dico fregacazzi e vado comunque a queste manifestazioni!
Quindi, due palchi (uno dei quali in una sala enorme), tanta bella gente da tutta Italia, birra a fiumi, tanti amici, tanti bei gruppi (ben 18) e un pogo talmente violento che c'è stato anche qualche naso rotto e pure dei pugni allo stomaco a caso (che ho ricevuto pure io anche se non sono mai veramente entrato nel pit!).
Purtroppo, mi sono dovuto andare via prima per impegni personali, ergo, alla fine, sono riuscito a vedere solo 9 gruppi (qualcuno l'ho intenzionalmente saltato perché mi stavano esplodendo i timpani a forza di fare la staffetta fra i due palchi!). Ma l'importante, come sempre, è essere presente, partecipare alla causa, e supportare la scena.
Nonostante questo live report sia monco, mi è sembrato comunque giusto testimoniare di questa bellissima manifestazione, quindi cominciamo a parlare dei gruppi che ho visto per poi citare quelli a cui sono mancato.
Allora, i Pressa sono stati il primo gruppo che ho visto. Proveniente da Civitavecchia, questo trio propone un'ottima mistura piena di cori fra oi!, hardcore punk (con alcune sfuriate incredibilmente violente!), heavy metal e ska. Li ho visti dal vivo per la primissima volta anche se suonano spesso a Roma, e devo dire che sono stati una piacevolissima sorpresa. Fra l'altro, è stato un piacere rivedere e salutare il loro bassista, Digio, dopo che ci siamo conosciuti al folle concerto dei Cripple Bastards al Traffic, dove abbiamo moshato alla grande!
Prima formazione a esibirsi sul palco grande sono stati i giovanissimi Not Sober at All, cioè sei ragazzi (fra cui due cantanti) da Sora, dalle parti di Frosinone. Musicalmente non mi sono piaciuti granchè visto che sono troppo lenti e pure troppo melodici per i miei gusti iper-brutali ma comunque suonano con convinzione e il cantante urlatore (l'altro usa un timbro più pulito e melodico) si muove come un ossesso. Da ricordare due momenti: quello nel quale Andrea degli Short Fuse e pure del collettivo Till Death è volato letteralmente sul palco per fare le guest vocals dell'ultima canzone suonata dal gruppo; e quello assolutamente memorabile nel quale Beppe sempre del Till Death si è lanciato su tre di noi per ravvivare un po' la situazione visto che, fino ad allora, nessuno, almeno a mia memoria, aveva ancora pogato.
Ritorno nella sala piccola e veniamo gentilmente accolti dai Choke Wire, che comprendono membri dei Rake Off (a proposito, il 21 dicembre hanno fatto da spalla ai veneziani Slander per una serata-bomba al 360!). Grazie ai Choke Wire e al loro hardcore punk sempre diviso fra mid-tempo rocciosi e sfuriate assassine, ho visto finalmente per la prima volta un bel po' di pogo, e quindi il fest stava cominciando finalmente a essere selvaggio. C'è da dire poi che l'8 marzo i Choke Wire, insieme agli stessi Movement e ai Taste the Floor, faranno da spalla ai noti Svetlanas al Traffic.
Ammetto che gli Assedio non li conoscevo nemmeno per sbaglio prima di questo fest ma sono stati un'altra ottima sorpresa per me. Il loro è stato un live divertentissimo visto che, per esempio, a un certo punto loro hanno tirato fuori un'orca (chiamata delicatamente dal cantante come "l'Orcamadonna" ahah!) che ce la siamo lanciata per quasi tutto il tempo in mezzo al pogo. Sfortunatamente però, gli Assedio, orgogliosi portabandiera del Tuscia HC, sono stati letteralmente perseguitati da vari problemi tecnici, tipo il microfono che non funzionava o il fatto che per un po' abbiano suonato non in cinque ma in quattro. Fra l'altro, di questi cinque, due erano delle new entry, cioè il batterista Fabrizio e il chitarrista ex-Payback (gulp!) Andrea. In breve, questo gruppo è andato comunque avanti per la sua strada fottendosene di questi problemi facendosi valere con un hardcore punk contaminato con un po' di metal e rock'n'roll, un bel mix di stili non da tutti.
Con i Movement i livelli di delirio si sono alzati a dismisura. Devo dire che non li vedevo in azione da quando a maggio aprirono per i folli Insanity Alert, quindi rivederli è stato un gran piacere. Ma li ho rivisti un po' rinnovati perché si sono trasformati in un quintetto grazie all'innesto in line-up di quel capellone di Pecchia degli Underball, ergo il loro hardcore punk ultra-furioso come pochi si è un po' metallizzato. Live intensissimo con un Teschio totalmente invasato e, fra un pezzo e l'altro, sempre in vena di fare battute condite da bestemmie di classe e giochi di parole da scompisciarsi dal ridere come il "punk-calor"! Pochi cazzi, i Movement sono stati assolutamente grandiosi!
Dove c'è il cantante degli Underball, state sicuri che ad attendervi c'è sempre qualcosa di delirante! Allora, prima un preambolo: i Cockroaches suonano psychobilly, cioè un genere mai seguito in vita mia, ma questo anche per farvi capire quanta varietà di stili ci fosse nel festival. Detto ciò, i Cockroaches sono divertenti e hanno fatto muovere un bel po' di culi. Poi, hanno un fantastico look orrorifico con tanto di corpse-painting black metal e cappelli a cilindro alla King Diamond. Infine, è successo un po' di tutto sopra e sotto il palco: il cantante che a un certo punto è sceso dal palco per cantarci in faccia; una mummia che si è esibita con il gruppo facendo poi stage diving; e non dimentichiamoci anche della venuta del Papa nero in persona (cioè il cantante stesso), che però a me sembra tanto Papa Emeritus dei Ghost! Insomma, tanta roba!
Dopo aver casualmente rivisto qualcuno conosciuto al Marci su Roma, mi fiondo nella sala piccola per vedere i baresi Antidigos che, oltre ad avere un nome fighissimo, sono sicuramente uno dei gruppi più radicali dell'intera scena HC italiana, e questo non può che fare loro onore. Inoltre, sono sempre in giro a fare concerti anche all'estero, e hanno suonato con parecchi dei gruppi che saranno ospitati prossimamente su questa 'zine (tipo i Crisis Benoit o gli Obscene Revenge, il cui recente album di debutto mi è stato inviato dalla fantastica etichetta abruzzese THC DIY Prod). A parte ciò, il live degli Antidigos è stato di un'intensità animalesca! Hardcore di una violenza incontenibile con perfino qualche growl death metal, canzoni che sono vere chiamate all'azione come "Allerta antifascista", pogo bestiale, stage diver impazziti, e la sala piccola era talmente piena che camminarci era ormai diventato impossibile! E poi l'adorabile cantante che dopo ogni pezzo ha dichiarato il suo amore per la mia città. LOVE LOVE LOVE (Carlo Verdone docet)!
Gasato dagli Antidigos, mi sono trasferito nella sala grande per i viterbesi Tear Me Down. Fondamentalisti HC da ormai ventanni nella scena, i Tear Me Down hanno letteralmente aizzato la folla. Non solo potevi vedere il pubblico cantare a squarciagola ogni parola dei loro testi, ma, soprattutto, nel finale, molti sono saliti sul palco per urlare al microfono insieme al cantante. Quanto adoro l'orizzontalità e l'intensità dei concerti HC punk, così diversi da quelli metal, notoriamente più ingessati. Insomma, i Tear Me Down sono stati pura emozione, segno che il fest stava diventando di un certo peso.
E infatti, ecco sul palco grande i Raw Power, praticamente i padri dell'hardcore punk italiano. Rispetto alla volta in cui hanno suonato al 360, si sono esibiti con tutta la loro line-up attuale. Stavolta però, li ho visti da molto lontano (strano per me che tendo a essere sempre in prima fila), ma ho comunque assistito a un gruppo veramente in tiro e che ha chiesto il ritorno dell'orca degli Assedio, quindi anche con Mauro e co. la potevi veder volare da una parte all'altra del pit. Se non ricordo male, i Raw Power hanno chiuso il set con la bellissima "State Oppression", ed è proprio qui che ho tentato di avvicinarmi al palco ma era ormai un po' troppo tardi. E ora una comunicazione di servizio: il 26 gennaio i nostri suoneranno a Monfalcone e saranno supportati non solo dai Tytus ma anche dai Definite, bel gruppo SxE che ho da poco recensito.
Dopo i Raw Power, non so se possa interessare a qualcuno ma ho fatto una bella chiacchierata con Antonio dei Mefitica (c'era anche il loro velocissimo batterista Gianluca), e mi ha detto che il 16 febbraio, dopo tanto tempo, torneranno live al 360 per una serata che includerà anche gli Injury Broadcast (e qui saluto il loro bassista, Stefano!), e io e voi amanti del crust ci dobbiamo andare per forza!
Me ne sono andato proprio dopo questa lunga chiacchierata, cioè mentre i Dalton stavano facendo il soundcheck. In pratica, i gruppi che ho saltato, che spero prima o poi di (ri)vedere, sono i seguenti:
- i giovanissimi Chtulu, cioè l'unico gruppo metal dell'intera rassegna (thrash metal alla Bay Area, li ho visti live di supporto a gruppi come gli storici Fingernails al solito 360 e gli Shockproof al Defrag e meritano un botto);
- alcuni dell'area Oi! come i Lenders, i già citati Dalton, i No More Lies e i leggendari Colonna Infame;
- altri della frangia più HC punk quali i Taste the Floor (a Pompè, intanto il 19 ci rivediamo al Torre Maura!), gli Scheletro e i NoWhiteRag (che hanno presentato il nuovo album "Resilience");
- e, purtroppo, mi sono perso anche gli headliner del fest, cioè gli inglesi Sick on the Bus.
Dette tutte 'ste cazzate, è stato un festival favoloso e quindi un sacco di complimenti vanno a quelli della Rotten Inc.. E' stato giusto organizzare questa situazione in un posto grosso come lo Strike, e il 18 gennaio conto di tornarci per vedermi i The Radsters (flyer qui a destra), quindi in caso ci vediamo lì. E spero che in quest'occasione tornerò a pogare perché al Questa E' Roma non ho potuto farlo per motivi di salute ma cazzo se ho avuto una voglia incredibile di entrare nella mischia come mio solito! In ogni caso, al prossimo massacro! DAJE!!!
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