Wednesday, November 6, 2013

Process Mass Destruction - "Process Mass Destruction" (2013)

Demo (2013)

Formazione (2004):   Davide – voce/basso;
                                   Federico – chitarra ritmica;
                                   Simone – chitarra solista;
                                   Matteo – batteria.

Località:                     Abruzzo

Miglior pezzo del demo:

“Reason of Death”.

Punto di forza del gruppo:

gli assoli disturbanti di Simone.
A volte ritornano, e quando capita sono sempre (bei) dolori. Qualcuno di voi si ricorda i Mantide, strano e interessantissimo gruppo di cui tempo fa recensii l’EP “Eyes in the Jar”? Spero che voi abbiate la memoria lunga, IGNORANTI!, perché da quel gruppo proviene Federico, che con i Process Mass Destruction si è buttato in un’esperienza completamente diversa da quella dei Mantide. Ma a volte ritornano anche in un altro senso, dato che questo disco autointitolato segna il ritorno nelle scene dei Process Mass Destruction che, nati dalle ceneri dei Mutilated Christ, nel 2006 si sciolsero a causa purtroppo della morte prematura del loro cantante Nicola De Filippis aka Gino. Fortunatamente, passati 6 anni, Federico ha deciso di riformare il gruppo, di cui Matteo è l’unico vero volto nuovo della formazione. Così, dedicando questo lavoro alla memoria di Gino, i Process Mass Destruction (che bellissimo nome, non trovate?) hanno registrato finalmente, tra il Dicembre 2012 e l’Aprile 2013 ai TBox Recording Studio, i loro 5 vecchi pezzi + intro per 13 minuti di massacro sonico.

Più per la precisione, di che massacro si tratta? Eh, ragazzi miei, non recensivo qualcosa del genere dall’album “Vision Distortion Perversion” dei napoletani Undertakers, e ormai, cacchio, sono passati già 2 anni! Quindi, preparatevi a un brutalcore semplice e senza compromessi, bello cattivo dall’inizio alla fine tanto da non avere nessun momento neanche lontanamente melodico, mentre i tempi sono spesso belli veloci, andando da blast – beats fulminanti a tupa – tupa che alle volte sprizzano una notevole dose di groove che fa scapocchiare ben bene la testa.

Certo, da queste parti la varietà non è poi così accentuata (e questa è una cosa insita nel genere), ma i nostri, pur basando la propria musica sulla pura intensità tanto che certi loro brani durano poco meno di 2 minuti, sanno sorprendere alla grande l’ascoltatore e lo fanno usando un’arma che è veramente poco sfruttata nel brutal in generale: l’assolo di chitarra. Ma non sono assoli qualunque, perché quelli che vomita Simone (due in “Seven” – come il thriller disturbante con un Brad Pitt idiota e un Morgan Freeman filosofo? – e uno a testa sia in “I Scream” – che, per inciso, parte come una traccia dal vivo con il cantante che introduce la canzone al pubblico – che in “Reason of Death”) sono sempre incredibilmente malati e psicotici e, curiosamente, vengono sparati di solito durante i rallentamenti doomeggianti, che pure non sono nemmeno così infrequenti.

Nonostante la durata esigua dei pezzi, la loro struttura è a volte così soffocante che un pezzo come il manifesto programmatico “Brutalcore” non passa di certo inosservato, essendo costituito principalmente da un tira e molla apparentemente infinito fra i due passaggi di base. Poi, c’è anche “Reason of Death” a complicare un po’ le cose, viste alcune sue derive paranoiche dovute a una soluzione principale che viene suonata più del previsto (almeno la prima volta). Per fortuna, i cambi di tempo e di atmosfera non mancano (da questo punto di vista ascoltatevi soprattutto “Seven”, che a un certo punto acquisisce un groove irresistibile), ergo, alla fin della fiera, c’è un dinamismo mica da ridere.

Parlando invece del comparto vocale, questo risulta composto quasi esclusivamente da un grugnito bello ciccioso ma abbastanza versatile, in grado così di passare da tonalità (non eccessivamente) basse a delle vere e proprie urla, che comunque si possono contare sulle dita di una mano. Interessanti le linee vocali, specialmente nella folle “Reason of Death”, mostrando così anche una certa fantasia che non guasta sicuramente mai.

Tirando le conclusioni, il primo demo dei Process Mass Destruction si è rivelato veramente molto buono, anche se magari, per le prossime volte, consiglierei di sfruttare di più gli assoli, che costituiscono una caratteristica da me sempre benvista nel brutal. E adesso, ora che si è rimesso in moto tutto il meccanismo, i nostri stanno lavorando anche al proprio album di debutto, cosa ampiamente meritata vista la loro esperienza, quindi non vedo l’ora che esca perché il gruppo merita un sacco (ma serviva farlo presente ancora una volta?).

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Voto: 77

Scaletta:

1 – Intro/ 2 – Seven/ 3 – Gymnasum/ 4 – Brutalcore/ 5 – I Scream/ 6 – Reason of Death

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