Tuesday, December 27, 2011

Blasphemous Noise Torment - "Ancient Insignias" (2011)

Album (Supremacy Through Intolerance, 31 Gennaio 2011)
Formazione (2002): Titanic Furor of the Inexorable March, voce/basso;
Black Pestilence of Mass Destruction, chitarre/voce aggiuntiva;
Murmur, batteria.

Provenienza: Belluno, Veneto

Canzone migliore del disco:
“Cult of Death”, sia perchè presenta alcuni dei passaggi più grintosi di tutto il lotto, sia perchè ha una lunga parte doom da brividi, fra l’altro perfettamente giostrata anche da un notevole siparietto di batteria.

Punto di forza dell’opera:
sicuramente la ricchezza di soluzioni che il gruppo si ritrova, cosa che gli permette di differenziarsi già moltissimo da formazioni simili.

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In questi ultimi giorni mi sono così “intrippato” con questo bestiale terzetto da cercare invano di quantificare la rabbia e l’odio profusi in quest’album, la cui lunga attesa ha forse contribuito ad aumentare a dismisura questi due fattori, dopo più o meno 9 anni di demo, split e fuffa varia. C’entra anche il fatto che il gruppo sia rimasto fermo causa temporaneo scioglimento di 4 anni, ossia dal 2004 al 2008? In ogni caso, è un evento, anche perché di gruppi del genere ce ne sono purtroppo veramente pochi, qui nella cara Italia, beninteso.

Perché? I Blasphemous Noise Torment che suonano? Uno dei miei sottogeneri preferiti, che solitamente si risolve in un massacro senza scampo: il black/death metal guerrafondaio tanto diffuso in Oceania. Più che altro il vero problema è il come ed è per qui che i nostri si dimostrano di saperci immensamente fare. “Immensamente” anche perché, rispetto alle passate produzioni, hanno preferito allungare pericolosamente la durata media dei pezzi, magari con punte da 7 minuti (“Primitive Blood”), riuscendo allo stesso tempo a non stancare l’ascoltatore per mezzo soprattutto di sorprese di ogni tipo sempre puntuali come un orologio svizzero.

‘Sti 3 pazzi hanno infatti la capacità non comune di sapersi re – interpretare in vari modi, magari rendendo un pochino più complicata una struttura che comunque è più o meno di tipo sequenziale e che, proprio per questo, in alcune (rare) occasioni, difetta di troppa meccanicità e prolissità. Tale “camaleontismo” (termine ad ogni modo da prendere con le pinze) lo conferma pure “Awaiting Below”, il pezzo meno convincente del lotto, imbottito com’è di stacchi e pause che rendono semplicistico e troppo controllato tutto il discorso. Ma questa è una nota negativa subito sradicata con assoluta maestria da “Cult of Death” in poi.

Altra caratteristica particolare viene dalle frequenti e angoscianti parti doom che scalzano per un po’ il predominio blasteggiante, il quale permette lo stesso a Murmur di intessere un discorso ritmico imprevedibile (ma sempre bello lineare) abile ad enfatizzare a più non posso tutto l’insieme, attraverso delle variazioni a dir poco gustose. Tale alternanza di tempi molto diversi fra loro permette di metabolizzare meglio l’assalto, magari snocciolando contagiose parti groovy che gente come Conqueror o Bestial Warlust neanche si sognavano (forse perché non le volevano?).

E qui si allarga ancora di più lo spettro d’azione per il tramite di passaggi thrash, i quali alle volte vengono perfettamente integrati con le sonorità più black/death, se non addirittura di ritmiche più heavy metal ("Primitive Blood”, l’unico brano, a tratti rockeggiante, quasi esclusivamente improntato sui tempi più lenti, che però conta un finale in dissolvenza glaciale, ipnotico e tutto in blast – beats). Curioso notare come le parti thrash metal si presentino da “Invert the Moral of the Weak” in poi.

Alle volte sono curiosi anche gli assoli che Black Pestilence of Mass Destruction sputa con il contagocce. “Curiosi” perché in loro può essere presente qualche tocco melodico che quasi fa a cazzotti con il rumorismo da stupro a cui essi sono solitamente sottoposti, come insomma il genere comanda. Vi è però un piccolo appunto inerente il finale di “Awaiting Below”, dove si fanno vive addirittura 2 chitarre soliste, cosa un po’ artificiosa e ingiustificata anche dalla natura profondamente collettiva del gruppo.

Ma se si parla della voce, “Ancient Insignias” diviene un capolavoro come pochi. Infatti, Titanic Furor of the Inexorable March ha una delle voci più espressive che ho mai sentito, essendo capace di sputare di base un grugnito fiero e battagliero che viene supportato:

1) da un effetto d’eco con il quale (per esempio in “Superion War Assault”) si plagiano nientepopodimeno che i Von;

2) dal compagno alla chitarra, autore di una specie di urlo “scatarrato”, in parole povere agghiacciante.

Se poi si aggiungono delle linee vocali spesso strabilianti (da menzionare soprattutto quelle dell’ossessiva “Winds of Apocalyptic Fire”), il quadro diventa completo, e così, contando anche una produzione sporca e “viva” in tutto, tutti gli altri black/deathettoni divengono dei semplici, pulitini mestieranti…

Oddio, i Blasphemophager avrebbero forse qualcuno da ridire a quest’ultima affermazione.

Voto: 91

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Ancient Insignias/ 2 – Awaiting Below/ 3 – Cult of Death/ 4 – Spartan Justice/ 5 – Invert the Moral of the Weak/ 6 – Superion War Assault/ 7 – Winds of Apocalyptic Fire/ 8 – Primitive Blood

MySpace:
http://www.myspace.com/warhorde

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