Provenienza:
Pescara, Abruzzo
Formazione:
Snarl, voce/chitarra/basso (dal vivo se ne occupava Acheron del basso, che da poco è diventato il bassista ufficiale), Funestum chitarra, Hyakhrist batteria
Anno di formazione:
2004
E’ la primissima volta che mi capita di recensire un disco praticamente monco, visto che la versione dell’ep “Jubilate Diabolo” mandatami da Snarl, membro fondatore dei pescaresi Black Faith, è quella atta a promuovere l’originale, ed ecco perché vi sono solo 5 pezzi inediti + la cover di “Under a Funeral Moon” degli immarcescibili Darkthrone, ma per quanto riguarda soprattutto la durata del disco non c’è niente da lamentarsi dato che c’è poco più di mezz’ora abbondante di musica. Che del resto fa veramente una bella figura, cosa un po’ ovvia considerati i ben 4 anni di “riposo” discografico dopo il primissimo demo “Proclaim my Victory”.
L’omaggio ai Darkthrone non è nemmeno uno scherzo proprio perché, oltre a dimostrare un’ottima fedeltà nel riproporre il pezzo originale (che fra l’altro presenta una produzione più sporca ma compatta rispetto agli altri episodi), ‘sti 3 ragazzi risultano anche belli influenzati dal duo norvegese. E’ pericoloso però ridurli ad un mero clone dato che vanno ben al di là dell’ignoranza e della semplicità che contrassegna pressoché da sempre questi pionieri del black norvegese pur snocciolando una malvagità che non ha niente da invidiare a loro e resa ancora più forte dalle urla tenebrosamente rauche di Snarl, che riesce a non essere monotono per quanto concerne le tonalità proposte e non concedendosi nemmeno il lusso di utilizzare qualsiasi tipo di effettistica, neanche per un momento, aspetto che ammiro profondamente visto che così facendo ci si confida delle proprie capacità umane. Sono capacità totalmente devote a celebrare la grandezza blasfema di Satana fino a sparare fuori (molto probabilmente in maniera involontaria) una voce a mezza strada tra un soffocamento ed un violento sospiro, ma ciò soltanto per un misero ma efficacissimo millisecondo di terrore in “Thy Vital Breath”.
Ma per chi vuole un assalto sonico colmo di velocità assassine dovrà presto ricredersi, non solo perché Hyakhrist ama spiattellare i classici tempi medi ricchi del tonante groove di stampo black metal, ma anche perché non sono pochi i momenti in cui si viene bombardati da un tupa-tupa non molto estremo e di matrice quasi thrasheggiante. I blast-beats invece sono soprattutto il regno del tour de force di “Jubilate Diabolo”, quasi 8 minuti di melodie glaciali eppur epicheggianti come ce ne sono poche in circolazione, una vera e propria tempesta di ghiaccio che conta anche uno stacco di batteria eccezionale, capace di intensificare a meraviglia tutto l’insieme.
Nonostante ciò, essa è forse proprio il punto debole del demo, ed è incredibile come sia presente un buon equilibrio fra lati positivi (dei quali non ultimo per importanza uno stile percussivo quasi immobile che dona una spaventosa e fredda meccanicità anche se comunque siamo lontanucci dalle conseguenze estreme di gente come i primissimi Masturbacion Cristiana) e lati negativi. Ed è qui che la produzione fa sentire il suo peso. Infatti, si poteva meglio rifinire il suono del rullante che, oltre ad essere stato bilanciato un po’ malamente soprattutto nei confronti delle chitarre (che quasi lo seppelliscono) suona “plastico”, poco incisivo e quindi non molto credibile, non molto in sintonia con tutta la sporcizia, anche se non tanto accentuata, che permea l’opera. Cosa che si sente in particolar modo nel finale doom solo batteria/basso (che invece è stato messo in buona evidenza) di “Thy Vital Breath”. E ciò a dispetto di una cassa che si sente, dolce paradosso, brillantemente.
Per giunta, lasciando da parte la produzione, il lavoro di Hyakhrist soffre di una certa ripetizione ritmica che si manifesta nei tupa-tupa. Se si confrontano ad esempio “My Walk in the Dark” (che pure ha delle variazioni sulla cassa tanto – quasi – impercettibili quanto notevoli) e la stessa “Thy Vital Breath” non si potrà non chiedersi: “questo ritmo sbaglio o già l’ho sentito?”. D’altronde è anche vero che si rischia di ricevere una tale impressione con la voce che ha la tendenza a concludere un brano sempre nella stessa maniera, ossia con linee vocali basso-alto che percuotono l’ascoltatore più per la precisione in “Beyond the Night”, “Seduced by the Evil One” e “Jubilate Diabolo”. E non sarebbero neanche male, solo che l’abuso dopo un po’ diventa controproducente.
Sul resto non si discute. A cominciare dal carattere fluido e quasi privo di stacchi e ripartenze del discorso musicale quivi contenuto che “costringe” il gruppo a potenziarlo ogni qualvolta in maniera collettiva dimostrando così un gran bel coraggio, considerato soprattutto il minutaggio medio dei pezzi, non proprio facile da gestire. Ed è fenomenale il lavoro che è stato fatto sulla chitarra solista, molto presente nel discorso (a parte nella sola “Beyond the Night” dove invece essa è totalmente assente) rendendola così dannatamente piena (ma non aspettatevi comunque qualcosa di neanche avvicinabile agli ultimi Vultur che la usano in maniera molto fantasiosa) fino a osare con un breve assolo di una cattiveria darkthroniana in “Seduced by the Evil One”, un solismo così “nero” che è veramente un peccato che non ce ne siano altri.
Non si discute nemmeno sulla varietà del riffing e sulle emozioni che è capace di sputare, facendo notare così una buona capacità di differenziare i vari pezzi. Come non citare a questo proposito le alte melodie evocative e quasi sognanti di “Thy Vital Breath”? Come non citare le inquietanti dissonanze di “Jubilate Diabolo”? Come non citare le note beffarde di “Beyond the Night”? E quelle più rozze e minimaliste di “My Walk in the Dark”? Ed è proprio tutto ciò che fa del settore chitarre il punto di forza dei Black Faith, che ormai, dopo 7 anni dalla loro formazione, sono veramente pronti di fare il grande salto dell’album.
Voto: 75
Claustrofobia
Scaletta:
1 – My Walk in the Dark/ 2 – Beyond the Night/ 3 – Seduced by the Evil One/ 4 – Thy Vital Breath/ 5 – Jubilate Diabolo/ 6 – Under a Funeral Moon (Darkthrone cover)
Note:
Effettivamente, a quanto si legge a Metal-Archives, le 5 canzoni inedite sono state registrate per finire in un vero e proprio album mentre la cover per finire nel tributo italiano ai Darkthrone pubblicato dalla Novecento Produzioni il 4 Aprile dell’anno scorso.
MySpace:
http://www.myspace.com/blackfaithband
Sito ufficiale (che non esiste…):
http://www.blackfaith.tk/
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