Tuesday, September 29, 2009

First Reason - "Never Give Up"( 2009)


FIRST REASON
“NEVER GIVE UP”( 2009)

I First Reason sono uno di quei (pochi) gruppi italiani che fanno ribrezzo ai cosiddetti tradizionalisti, gente che si auto-definisce anti-modaiola( peccato però che 1) le sonorità di quegli anni per cui tanto sbavano stanno ritornando prepotentemente in voga, e 2) ma lo sanno che ciò che venerano fu, di solito, una vera e propria moda?), in quanto la musica che i 5 abruzzesi, provenienti dalla città devastata de L’Aquila( ma in questo caso, più precisamente da Avezzano e soltanto uno, ossia Stefano, il batterista, residente a L'Aquila), diventata, attualmente, un po’ come il luogo-simbolo di tutte le storture dell’Italia, propongono non è altro che un thrashcore che, per certi versi, può ricordare formazioni tanto adorate quanto bistrattate come Hatebreed, Terror e compagnia, pur se, in questo caso, suonato in un modo ancora più violento e talvolta perfino inoltrandosi in territori squisitamente death metal, facendo quindi sentire, a tratti, quello che al giorno d’oggi, almeno di solito, si definisce metalcore.
“Never Give Up” è il primo ep, dato alle stampe come indipendente nel Gennaio 2009, ed allo stesso tempo la prima testimonianza artistica dei First Reason, formati nel 2007 ed attualmente costituiti da Federico Falcone, nel ruolo di cantante, da Icilio Bellanima e Mario Serchia, le due asce, da Davide Fedele, come bassista, e da Stefano Marotta, nel ruolo di batterista. L’ep si compone di 5 tracce, mediamente lunghe poco più di 3 minuti( il pezzo più lungo è il monumentale “Last Scream”, di circa 5 minuti e mezzo; quello più breve è, invece “Here Comes the Pain”, di circa 2 minuti e 20), ed in cui si trova, come già scritto, principalmente un thrashcore di stampo moderno abbastanza vario e fantasioso nelle soluzioni, stupendamente equilibrato fra le parti veloci e quelle più lente, e devo dire inoltre che il gruppo mostra, e di molto, le unghie anche quando si tratta di sfoggiare una validissima tecnica. L’assalto è tremendamente brutale durante le parti veloci, e decisamente pesante nelle partiture medio-lente, queste spesso, nella più classica impostazione metalcore, dal taglio groovy, dimostrando una carica, una rabbia militante che, a mio avviso, ricorda molto più da vicino la ferocia dell’hardcore che la violenza tipica del metal estremo, e tutto questo fa della carica, per quanto mi riguarda certo, il punto di forza più importante dei First Reason, dato che è come essere acchiappati da questo toro incontrollato ed incontrollabile per poi, in attimi assurdi di follia, distruggere tutto e tutti. Dal punto di vista prettamente strutturale, ogni canzone presenta una propria individualità, anche se in linea di massima la struttura principale dei brani risulta costituita prima da delle devastanti partiture veloci, che non sempre rispettano la classica sequenza strofa-ritornello tanto nota, e da questo punto di vista valgono “A Day of Hate”, che apre il disco( il 1° riff si fa sentire per 2 volte, mentre il secondo solo una) e “Here Comes the Pain( dove la distruzione vera e propria parte grazie ad una soluzione tra due chitarre+ charleston e cassa, per poi vomitare un riff, poi un altro - ripetuto per una solissima volta -, e ri-iniziare le prime due battute principali – la prima modificata con la batteria rullata -, riprendendo l’ultima che ho citato solo per il finale); la parte centrale, invece, viene riempita da tempi medi rocciosi e compatti, per poi finire il brano riprendendo le soluzioni veloci di prima, e qualche volta variando un po’, dato che in “Never Trust Alone” il finale martellante è preso da un’intuizione non presente né nell’inizio nè nella parte centrale. Da segnalare inoltre che “A Day of Hate” finisce con un tempo medio metalcore, che in pratica costituisce la terza soluzione principale del pezzo; che il finale di “Never Give Up” è costituito anch’esso da un tempo medio, però senza riprendere l’immane brutalità e velocità precedenti; e che “Last Scream”, il pezzo più particolare del lotto…nah, meglio non dirvelo subito( bella comunque questa ultra-iper-prolissa analisi della struttura delle canzoni eh?). La produzione, a mio avviso, è ottima, ogni strumento è messo bello in evidenza, basso compreso, ed il tutto si presenta decisamente naturale e genuino, sporco in una sola parola.
Adesso, partiamo dalla voce. Principalmente, l’ottimo stile, tagliente, militante ed ultra-incazzato, di Federico non sembra poi così tanto dissimile da quello adottato da Jamey Jasta e soci simili, solo che, qui, è meno rauco del solito, e comunque sempre decisamente intellegibile. Ma il nostro si dimostra cantante versatile, almeno un minimo, dato che, in rare ma necessarie e significative volte, il suo essenziale stile vocale principale può raggiungere anche lidi death metal, grazie ad un grugnito bello potente e piuttosto basso. Per non parlare poi che in “Never Give Up” ed “Here Comes the Pain”( in quest’ultima però solo per un “Go!”) ci sono dei vocalizzi più puliti, sempre chiaramente debitori della scuola vocale già citata sopra, che possono orientarsi anche più propriamente sul parlato( “Never Trust Alone”). In “Last Scream” si fanno vivi anche dei significativi sussurrii, che poi danno il posto ad una voce intonata in maniera più alta del solito, delle urla, come dire, pulite. Coerentemente con la rabbia che il gruppo vuole trasmettere ed in sintonia anche con 30 anni di storia hardcore e thrash metal, qui e là eruttano tutta la propria ferocia degli utilissimi cori, che riescono nel compito di risaltare ancora di più la violenza sprigionata dai 5 abruzzesi. Linee vocali anch’esse pazzescamente ottime, che mi lasciano veramente senza fiato, semplici e senza pretese, in puro stile metalcore formato odio e rabbia. Anche il comparto chitarre, secondo me, è di indubbia qualità, presentando una capacità piuttosto buona di diversificare maggiormente una canzone dall’altra. Infatti, se prendendo, almeno per ora, le parti veloci, “A Day of Hate” è indubbiamente quella più thrash rispetto alle altre canzoni; “Never Give Up” assume, invece, inclinazioni dal taglio decisamente più roccioso ed hardcore, pur svelando, talvolta, una brutalità di stampo tipicamente death metal, mentre il lavoro martellante di “Here Comes the Pain” sembra una perfetta via di mezzo tra l’hardcore ed il thrash metal; in “Never Trust Alone” il riffing si fa più cupo( cosa ben esemplificata dall’introduzione molto dissonante), forse risentendo un pochetto( ma secondo me manco tanto) del death metal, che invece si sente a quintali in “Last Scream”, non facendo qui mancare all’appello neanche quella cattiveria e malvagità caratteristiche di questo genere. Nelle parti più lente, invece, il massacro, spesso, può ricordare, nel senso più deciso, il metalcore, senza però risultare banali, come spesso succede in circolazione, e con un tasso di groove molto alto, il che dà maggiore grinta e dinamicità a tutta la musica. Da non dimenticare, però, che in “Last Scream” le chitarre possono varcare anche altri confini, rendendosi così disperate, tristi, melodiche( non immaginatevi però cose smielate perché, in questo caso, il sapore è cupo e sinceramente apocalittico). Ai nostri chitarristi, tra l’altro, piace anche rendere più profondo e ricco l’ascolto infilando, nel discorso musicale, un riff aggiunto a quello principale e da questo punto di vista “Never Give Up”( come nei primi momenti, in cui, per esempio, durante la ripartenza, si fa viva una chitarra un po’ schizzata, che può ricordare certi gruppi moderni; la chitarra solista è poi presente anche nel finale), “Here Comes the Pain”( nei primi momenti del brano) e “Last Scream”( nel finale del pezzo un riff disperato ed, a tratti, quasi black, sorregge la soluzione melodica principale anzidetta). Inoltre, da segnalare che i First Reason sono uno dei pochi gruppi thrashcore che io abbia sentito che tiri fuori qualche assolo( “A Day of Hate”, “Never Trust Alone” e “Last Scream”) dimostrando di avere, a mio avviso, notevole gusto. Da ricordare soprattutto i due assoli di “Last Scream”: l’uno, cattivissimo e death metal; l’altro, minuscolo, melodico e tormentato( almeno così pare a me), presente praticamente nel finale. Bisogna dire poi che la posizione con cui sono stati messi gli assoli non è proprio prevedibile, dato che quello di “A Day of Hate” si attorciglia più o meno nella parte centrale del brano; quello, invece, di “Never Trust Alone” quasi tocca la fine, e tra l’altro senza che il cantante riprenda a sfogarsi; ed il primo di “Last Scream” precede l’apice apocalittico del pezzo. Buonissima la prova del basso, ed è da sottolineare, in modo particolare, per quanto riguarda quella fatta in “Last Scream”. Ed adesso passiamo alla batteria, e non posso far altro che complimentarmi con Stefano, batterista eccellente( nell’intervista c’è un retroscena piuttosto interessante su di lui), dallo stile potente e spietato come una lama sottilissima. Con i suoi patterns, a volte imprevedibili( da questo punto di vista vale soprattutto “Last Scream”, dove il nostro sfoggia anche tempi veloci che di certo non si possono definire né classici né lineari), squarcia che è un piacere, pur non andando mai a toccare velocità in blast-beats, neanche sfiorandoli. Piuttosto frequenti sono le incursioni in territori di chiara derivazione metalcore( come i tempi medi delle parti centrali dei brani), ed il lavoro, nel complesso, risulta tremendamente naturale nel passare tra tempi differenti, come il livello di fantasia durante gli stessi patterns. Tra l’altro, sono belissimi ed azzeccati i momenti in cui Stefano cerca di risaltare a più non posso l’intensità della musica proposta( da considerare, per esempio, i devastanti stop’n’go durante il 1° riff di “A Day of Hate”). Insomma, in generale, i First Reason se la cavano tantissimo, personalmente parlando.
Ed eccovi il momento di quella che personalmente considero come la canzone più bella dell’intero ep. Così, vado a trattare la mastodontica “Last Scream”, che forse è quella più completa, particolare e death metal di tutte le altre, oltre ad essere, come già osservato, anche quella più lunga. Infatti, praticamente si trova non solo il thrashcore ed il già citato death metal, ma anche una bella dose di semi-black( o qualcosa di simile) che si fa sentire prepotentemente nel finale, in un climax, da parte mia, di indubbia qualità, in cui tempi medio-lenti( che poi finiscono lo stesso brano) e veloci si danno il cambio, per poi dare l’addio all’ascoltatore con un epitaffio devastante, costituito prima da un assolo semplice e melodico, di un’efficacia veramente elevata, e, dopo, da un silenzio che mi sembra come l’urlo del ribelle che viene soffocato, inghiottito definitivamente , per non farsi sentire più…ma in quanto ribelle, la sua ombra presenzierà pesantemente sul futuro del mondo( bella ‘st’interpretazione nevvero?).
Dai, però qualche critica bisogna farla, anche se non certamente pesante ma con una sua importanza, comunque, sì. Quindi, chiamo in causa “Never Give Up”, proprio la canzone che dà il titolo all’ep! Perché proprio questa? Per via di un finale che non mi pare degno delle tonnellate di sangue e sudore che il pezzo trasmette durante tutto il suo volgersi, ed, infatti, penso che un assolo, per completare veramente tutto l’insieme, ci poteva stare benissimo, magari non necessariamente tecnico, che andasse insomma coerentemente con il riffing metalcore proposto. Inoltre, devo dire che qualche tempo fa non apprezzavo di buon grado il finale di “Here Comes the Pain”, ma ripensandoci meglio, la ripresa di quel riff ripetuto per una sola volta ci sta decisamente bene, finendo il brano praticamente all’improvviso, con graffiante rabbia hardcore.
Bello bello quest’ep dei First Reason! Thrashcore senza far ricordare per niente i primi capostipiti del genere, i pionieri del primo( ufficiale) crossover, i vari Crumbsuckers, Nuclear Assault, Sacred Reich, S.O.D., ecc…ecc…, ma riprendendo in questo caso stilemi anche moderni, sfoderando un bel cazzottone ai tradizionalisti e tenendo alta la bandiera di un genere praticamente per specialisti, mischiandola con eruzioni metalcore( almeno qua il “core” c’è veramente) di una pesantezza devastante….anche se a questo punto è meglio che io li definisca così, se no la confusione regna sovrana! “Never Give Up”: un piccolo gioiello della modesta scena estrema italiana ed un orgoglio per L’Aquila e dintorni.

Voto: 80

Claustrofobia

Tracklist:

1 – A Day of Hate/ 2 – Never Give Up/ 3 – Here Comes the Pain/ 4 – Never Trust Alone/ 5 – Last Scream.

MySpace:

www.myspace.com/firstreason

Intervista First Reason


Eccovi i First Reason. Dietro, da sinistra verso destra: Mario, chitarra, e Davide, Basso.
Davanti, invece, sempre da sinistra verso destra: Federico, voce, Icilio, chitarra, e
Stefano, batteria.

1) Ehilà, come la va ragazzuoli? Presentate i First Reason ai lettori pazzi di “Timpani Allo Spiedo”.

Ciao ragazzi, qui Federico, tutto bene? Voi come ve la passate? I First Reason nascono nella primavera del 2007 per volontà mia ( Federico – voce ). Da subito arruolo Stefano alla batteria, conosciuto quasi per caso online e Icilio alla chitarra. All’inizio abbiamo avuto notevoli difficoltà nel proporre una line-up più o meno stabile, ma col passare del tempo abbiamo arruolato Mario alla seconda chitarra e Davide al basso che è andato a sostituire il nostro prima bassista Armando. Gli inizi si sa sono sempre duri, e noi non abbiamo fatto eccezione, essendo per 4/5 di Avezzano (provincia de L’Aquila) con il solo Stefano ad essere residente a L’Aquila. Oltre alla lontananza (mezz’ora ad andare e mezz’ora a tornare) la totale assenza di sale e posti dove provare ad Avezzano ci ha spinti sempre, anche per singole prove di una sola ora ad andare a L’Aquila. Puoi quindi immaginare il tempo perso prima di arrivare a formare una coesione a livello di gruppo. Diciamo che ci siamo rotti il culo per più di un anno prima di arrivare a fare la nostra prima data, non che ora non ce lo stiamo rompendo eh eh!!!

2) Di cosa trattate nei testi e chi li ha composti? Potete descriverli uno ad uno e da cosa prendete ispirazione per farli, anche perché, non avendoli io a portata di mano, sono un po’ curioso da titoli come “A Day of Hate” oppure “Here Comes the Pain”? Inoltre, da chi siete stati influenzati per lo stile lirico( intendo da quale formazione musicale)?

Federico - I testi li ho scritti io con la collaborazione di Icilio nelle traduzioni. I pezzi in linea generale parlano della merda che è intrinseca negli esseri umani, i quali troppe volte vengono definiti civilizzati. La prima traccia , “ A Day of Hate “ tratta della strage avvenuta circa 3 anni fa in un college degli Stati Uniti, dove un ragazzo coreano, frustrato dallo stato di vita occidentale, irruppe uccidendo diversi malcapitati. In seguito venne scoperta una lettera dove riversava tutti il suo odio verso quelle persone che egli stesso definiva schiave di un sistema che badava più all’apparenza che alla sostanza e nel quale lui non si riconosceva. L’ennesima vittima di uno Stato di merda con modi di vivere di merda, lasciatemelo dire. “Never Give Up” parla semplicemente di noi come band e come insieme, del non arrendersi mai davanti alle difficoltà che si possono presentare e che possono impedirti di andare avanti, ma allargando il discorso è rivolto a tutte quelle persone che vogliono arrendersi e non combattere con le proprie forze. Mai Arrendersi! . Il terzo pezzo “Here Comes the Pain” è ispirato ad una persona che ho conosciuto e che diceva che avrebbe spaccato il culo a tutti attraverso la propria musica e che tutti si sarebbero dovuti ispirare a lui. Sapete come è finita? E’ diventato un mezzo dj ah ah..“Never Trust Alone” è un titolo che non c’entra un cazzo col testo, dal momento che l’ho scelto in un momento di poca lucidità solo perché suonava bene ah ah .. il testo parla n+ più nè meno della codardia di chi incontri tutti i giorni che davanti ti fanno una faccia e dietro un’altra. “Last Scream” manda a fare in culo ogni fottutissimo tipo di religione e di chi la esercita. Mi fa cagare la chiesa e mi fa cagare chi c’è dentro che molto spesso dovrebbe pensare più ai cazzi propri e “guardare meno dentro le case degli altri”

3) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? E chi sono i principali compositori? Qual’è stato invece il pezzo che vi ha “rubato” più tempo?

Federico - Per quanto riguarda la stesura dei pezzi diciamo che questa è avvenuta in più o meno un anno e mezzo e di tutti i pezzi sicuramente “Last Scream” è quello che ci ha portato via più tempo. I Pezzi sono inseriti nella tracklist in ordine di composizione cronologica. Difatti “A Day of Hate” è il primo in assoluto mai scritto mentre “Last Scream” è l’ultimo, e il passaggio da un pezzo all’altro è marcato dalla nostra voglia di cercare soluzioni più personali. Chiaramente si tratta sempre delle nostre prime esperienze e detto molto sinceramente( tanto preferisco essere sincero anzi che sborone) è evidente un certo tipo di acerbità frutto anche della poca esperienza. Chiaramente i prossimi pezzi spaccheranno i culi ah ah!!

4) Dove li avete registrati ed in quanto tempo? Inoltre, qual’è stato il pezzo che invece vi ha dato più grane da questo punto di vista? Come avete vissuto l’esperienza? Con pacchi giganteschi di birre magari?

Federico - Beh chiaramente ogni esperienza la viviamo con pacchi di birre ah ah, mi sembra logico. Li abbiamo registrati nella saletta del nostro batterista tra Gennaio e Febbraio del 2009. Sinceramente non so quale è il pezzo che ha creato più bordello, lo dovrei chiedere a lui..ma suppongo “Last Scream”. Stefano ha fatto veramente il massimo e si è impegnato come un disgraziato e per questo merita veramente rispetto per la sua passione e dedizione. Purtroppo però anche Stefano è alle prime armi e la produzione, ahimè, ne ha risentito. Difatti non è proprio come la volevamo, ma bisogna anche essere obiettivi, soldi non ne avevamo, quindi non avevamo scelta. Fino ad ora purtroppo ci ha penalizzato più del dovuto, infatti ce l’ha osservato ogni recensione che abbiamo avuto, e mi piace dire che tranne 3-4 le altre sono state molto positive, come ad esempio su Eutk e Metal Empire, tutte ci hanno fatto notare che se non fosse per la produzione il prodotto sarebbe più che sufficiente. Ma comunque non ci lamentiamo e dobbiamo anche essere realisti. Di passi in avanti ne dobbiamo fare molti per migliorarci costantemente dalla produzione alla voce, dalle chitarre alla sezione ritmica.

5) Personalmente, considero la vostra musica come un thrashcore mischiato a sostanziose parti death metal, piuttosto varia e fantasiosa( ma non così tanto) nelle differenti soluzioni, poco incline alla melodia, molto energica ed incazzata, e strutturalmente parlando piuttosto semplice, però spesso senza essere classico o scontato. Aspetto piuttosto interessante sono gli assoli, poco usati dai gruppi moderni di metalcore( spero che un simile paragone non vi offenda), che, in un brano come “The Last Scream”, sa essere tremendamente death metal, con la classica malvagità di questo stile. Inoltre, non dimentichiamoci dell’aspetto prettamente tecnico in quanto ve la cavate piuttosto bene. Ora, siete d’accordo con le mie affermazioni? Ho dimenticato forse qualche cosa? Quali sono le vostre principali influenze? Sbaglio o, tra gli altri, un gruppo come gli Hatebreed vi ha particolarmente influenzato, dati i tempi medi ed anche la voce, anche se, nel vostro caso, risulta meno rauca, pur se sempre selvaggia.

Federico - Che dire, hai detto tutto tu ah ah ! Seriamente parlando, i nostri pezzi sono frutto di un lavoro comune derivante comunque da molteplici influenze. Stefano e Davide ad esempio ascoltano moltissimo punk/hc, mentre Mario è più in fissa con il grunge, Icilio con il black ed con il metal in generale, che svaria dal thrash al death e via dicendo. Le influenze quindi sono molteplici ma i gruppi che più ci accomunano sono sicuramente Slayer, Pantera, e come hai detto te, Hatebreed. Però vorrei sottolineare come cerchiamo sempre di non plagiare le band che ci influenzano tutt’ora ma di avere un sound più personale ecco. Per quanto riguarda la voce non è studiata a tavolino, mi andava di cantare a quella maniera e semplicemente l’ho fatto.

6) Sono stato particolarmente preso dall’ultima canzone, la già citata “The Last Scream”, in quanto è quella più particolare del lotto, non solo perché, rispetto alle altre, il suo minutaggio è piuttosto altino, ma anche per via della sua natura maggiormente death metal( di cui è intrisa pure l’assolo, come già osservato), per non parlare di quelle soluzioni tristi, disperate, che mostrano una buona melodia di fondo. Probabilmente, tale canzone è la più completa di tutto il vostro ep. Ora, siete d’accordo con quanto affermo? Se no, perché e, secondo voi, quale pezzo considerate come il migliore, od almeno quello più rappresentativo, di tutti e 5? Inoltre, perché( domanda forse idiota ma tant’è…) risulta così particolare da tutte le altre? Come è nata? Cosa significa per voi tale brano? Inoltre, per voi, che significato ha quel silenzio finale, che è quasi come l’urlo del ribelle che viene inghiottito dall’angosciante, attuale, realtà?

Federico - Oddio, tanto tristi e disperati mica ci siamo ah ah, il doom è ancora lontano da noi ah ah!! Comunque sì, anche io considero “Last Scream” il pezzo più completo, ma questo deriva da una nostra maggiore maturità, quindi posso affermare che i pezzi nuovi( su cui stiamo già lavorando) saranno indubbiamente migliori dei precendenti. Personalmente non credo rappresenti qualcosa in particolare, almeno per me. Mario un giorno è venuto in sala prove ed ha proposto questo riff su cui abbiamo lavorato su, ed il risultato è quello che puoi sentire. Certamente è la canzone che ci ha portato via maggior tempo in quanto forse più difficile da suonare rispetto alle altre, e non ti nego che anche io ho avuto parecchie difficoltà con le linee vocali e le metriche da inserire. Diciamo che il silenzio finale è molto vicino a quello che hai pensato tu quando l'hai ascoltato. Per il pezzo migliore, questo è ovviamente soggettivo. Del lotto io preferisco sicuramente “Here Comes the Pain” che è il pezzo che più mi piace in sede e live e che ha una maggiore potenza.

7) Indubbiamente, per il vostro principale punto di forza, ho scelto l’immane carica che sprigionate, una carica palpabile veramente da tutti gli strumenti, che fa scatenare ai 4 venti come un toro che non ci vede più dalla rabbia. Quindi, pensate come me e, se no, perché, e qual’è, secondo il vostro parere, il principale punto di forza della vostra musica?

Federico - Cazzo, questa è veramente una bella domanda! Vediamo … i pezzi non ti nego che rendono più dal vivo che in studio, poi ovviamente possono piacere o meno, ma comunque fino ad ora chi ama sonorità a noi vicine ci ha sempre fatto i complimenti. Ma come ti dicevo prima, di strada da fare ce ne è ancora parecchia e siamo intenzionati ad andare lontano. Personalmente quello che ci fa scatenare in sede live è l’incazzatura che nutriamo contro un certo tipo di persone, contro tutto quello che non ci sta bene e soprattutto se siamo cosi determinati è perché abbiamo voglia di sfondare e di andare avanti.

8) Parlatemi del titolo dell’ep. Perché avete scelto proprio per “Never Give Up”? Chi l’ha proposto e quale significato gli date?

Federico - “Never Give Up”, come ti dicevo prima, oltre ad essere il titolo di un nostro pezzo, è il titolo del nostro primo Ep è soprattutto il nostro motto. Mai arrendersi, credere sempre in quello che si fa e soprattutto farlo con passione e dedizione. Non ci interessa vedere soldi, non ce ne fotte un cazzo se abbiamo 30 minuti o 50, noi vogliamo suonare e basta e possibilmente farlo con band che poi diventano nostre amiche, non sempre è stato cosi anzi, ma comunque ci sono persone che abbiamo conosciuto grazie ai live che sono e resteranno nei nostri cuori per sempre, e mi riferisco ai nostri fratelli The Fall Of Reason di Sulmona e tutta la cricca del posto. Sicuramente la gente migliore che abbiamo incontrato fino a questo momento. Poi ci sono sicuramente anche i Maelstrom di Roma con cui siamo veramente legati e più di recente i Mud di vicino Teramo, grandi persone veramente. Per noi musica vuol dire soprattutto amicizia e siamo veramente grati a chi ce ne ha dimostrata in questo anno passato a suonare.

9) Passiamo adesso alla copertina del disco. Questo blu profondo ed a tratti inquietante…c’è una ragione per il quale avete scelto proprio per questo colore, famoso perché è riposante, contrastando così un pochetto con le tematiche che trattate? Inoltre, chi l’ha proposto e ci sono stati un po’ di litigi per la scelta della copertina?

Federico - La copertina e tutto il lavoro è di Mario, il nostro chitarrista, che lo fa un po’ per passione e un po’ per lavoro. Più di tanto non saprei dirti ma non credo che abbia un significato o uno scopo preciso, è un’immagine fregna e l’abbiamo utilizzata come copertina. C’è chi ci ha detto che ricorda gli At The Gates, chi i Fear Factory, ma è semplicemente una copertina. Litigi non ce ne sono stati anzi, ci è piaciuta da subito a tutti. Però mi piace molto la tua interpretazione..

10) Questa è una domanda per Stefano: mi è piaciuto molto il tuo stile, bello tagliente e potente ma decisamente vario e fantasioso( specialmente nella bellissima “Last Scream” – correggo il mio errore precedente) dato che riesci spesso a diversificare veramente tanto un pattern dall’altro, così da sorprendere l’ascoltatore. Ora, si possono sapere quali sono le tue influenze e quali sono i batteristi che meglio preferisci?

(MARIO) Occorre innanzitutto specificare che Stefano non è un batterista. Suona la batteria da 2-3 anni e solo per suonarla con noi. Quindi non è un batterista naturale ma ha dovuto applicarsi molto per farlo. Di sicuro in “Last Scream” ha fatto il lavoro migliore che il pezzo richiedeva.

11)Dopo un po’ di mesi, siete soddisfatti del risultato raggiunto oppure vorreste cambiare qualcosina? Come la state passando, invece, con la critica ed il pubblico?

Federico - Come dicevo sopra, in linea di massima il disco posso dire che è piaciuto. Al giorno d’oggi abbiamo avuto diverse recensioni positive ma anche due, tre negative come è giusto che sia e come ci aspettavamo che fosse. Non abbiamo scritto il nuovo “Reign In Blood” nè il nuovo “The Gathering”, quindi era ovvio che ci fossero anche delle recensioni poco piacevoli. Possiamo ritenerci soddisfatti anche se io per indole, sono molto scrupoloso e pignolo, non mi ritengo mai soddisfatto. Alcuni pezzi li abbiamo anche leggermente modificati apportando dei cambiamenti per renderli più completi. Il pubblico, non ci piace considerarlo tale, per noi chi viene a un nostro concerto e ci ascolta è un potenziale amico, una persona con la quale alla fine del concerto ci piacerebbe prendere una birra e discutere di musica fino alla sbornia. Per noi il concetto di musica è strettamente legato a quello di amicizia, tutto il resto conta molto poco.

11) Una piccola curiosità: perché “Never Give Up” è un ep e non un demo?

Federico - Sì, in effetti è una via di mezzo. Da principio doveva essere un demo di 3 pezzi, ma poi nel mentre si andava avanti tra prove e serate abbiamo deciso di registrare un mini cd che potesse dare comunque un’idea di chi siano i First Reason. Penso che per farsi l’idea di una band non bastino 5 pezzi, figuriamoci 2 o 3.

12) Adesso, mi sembra giusto farvi presente una mia critica, che riguarda la seconda canzone, ossia la stessa che dà il titolo all’ep. Infatti, sinceramente, trovo il finale di tale pezzo non proprio degno, dato che mi dà una sensazione come di non aver concluso veramente il tutto. Così, penso che, forse, si poteva finire veramente magari mettendo nel discorso musicale un assolo. Come rispondete, quindi, a queste osservazioni?

Federico - Beh anche un solo non ci sarebbe stato male certamente ,anche perché Icilio è molto bravo in queste situazioni, però la musica è strettamente collegata al testo e un finale diverso, per quanto possibile, e magari, come suggerisci tu, migliore, non ci aggradava molto.

13) Questa è una domanda un po’ provocatoria, ma considerando la natura globalizzante e commerciale dell’inglese, perché lo utilizzate? Non vi pare poi che sia un po’ troppo stra-abusato? Se no, secondo voi, è un’ottima idea quella di mettere sui libretti la traduzione in italiano, così da far capire di cosa parlate anche ai non-anglofoni? Vi piacerebbe fare una simile iniziativa?

Federico - Per quanto riguarda le traduzioni sono perfettamente d’accordo con te, è veramente una cosa importante e ragionata, che permetterebbe all’ascoltatore di essere più vicino alla band che ascolta e magari farsi un’idea sulle opinioni espresse della band. Noi ci esprimiamo in inglese perché è una lingua molto diretta che va benissimo per quello che facciamo. Ripeto, la lingua, la scelta della musica da suonare e tutto il resto, non è una cosa premeditata e studiata a tavolino, cosi facendo risulteremmo poco spontanei, e siccome noi vogliamo prima di tutto accontentare e soddisfare noi stessi, facciamo semplicemente quello che più ci piace.

14) Una curiosità( praticamente l’ennesima!): chi ha scelto il nome del gruppo e quali sono le ragioni che hanno portato a prenderne uno simile? Ci sono state un po’ di “botte” per la scelta del nome del vostro gruppo? Inoltre, esso che significato ha per voi quello definitivamente preso?

(Mario) All'inizio il nome era un altro che era uscito fuori in fretta e furia perchè era necessario per la nostra prima serata, poi scegliemmo First Reason proprio per il significato intrinseco ovvero la prima ragione che ci spinge a fare qualcosa, a credere in qualcosa, a lottare per qualsiasi cosa ci faccia sentire liberi.

15) Cosa sono, secondo voi, il thrashcore ed il metalcore( li prendo entrambi perché, in fin dei conti, suonate tutte e due, maggiormente il primo)?

(MARIO) Boh, saranno generi musicali, qualcuno dice cosi( Ahahahah!!! Nda Claustrofobia)…

16) Che ne pensate circa quei gruppi metalcore ultra-melodici che si annidano continuamente nell’attuale panorama? Personalmente, penso che siano decisamente smielati ed un po’ troppo commerciali?

Federico – So’ ‘na scassatura di cazzo come pochi. Quelle smielate so’ peggio di ‘na botta di cacarella mentre stai a gioca’ a pallone!

17) Secondo voi, chi è il gruppo, od i gruppi, che sono stati i primi a mischiare il metal con l’hardcore, portando così, magari, alla nascita sia del thrashcore che del metalcore, e quali sono, secondo voi, le ragioni che hanno portato ad un simile cambiamento tra metallari ed hardcore, famosi, almeno inizialmente, perché si scannavano in continuazione di brutto fra di loro?

Federico - Io non credo sia un discorso di fazioni se uno si scanna a vicenda e butta merda addosso all’altro, credo semplicemente che questo dipenda dalle persone che si incontrano. Noi personalmente abbiamo amici da una parte e dall’altra, e con alcuni di essi, pur facendo generi differenti, c’è molto rispetto. Meno rispetto invece c’è per chi butta merda a priori ma fortunatamente sono talmente pochi che non è il caso di dare un’importanza che non meritano. Nel nostro gruppo abbiamo Stefano e Davide che ascoltano quasi totalmente punk/hc, mentre io, Mario e Icilio ascoltiamo principalmente metal, quindi è la dimostrazione che non è una legge scritta quella che le due fazioni devono scannarsi. Ripeto, possono non esserci punti in comune, però personalmente ho un grande rispetto per il lavoro che ogni singola band fa per cercare di emergere e suonare, ed è questo l’importante. In Abruzzo ci sono diverse realtà hc e metal che meritano rispetto, ma è da qui che bisogna partire, dal rispetto, senza condannare chi la pensa in modo differente dal tuo, senza condannare chi suona per scopi diversi dal tuo. Per quanto riguarda le band da citare, a me personalmente il metalcore non è un genere che entusiasma anche se qualche band spacca culi c’è, come gli Heaven Shall Burn, e poi vorrei appunto consigliarvi di dare un ascolto ai nostri amici The Fall Of Reason di Sulmona, nostri coetanei che ci sanno veramente fare.

18) Quali sono, secondo voi, i più bei dischi thrashcore e metalcore, anche moderni, della storia, e perché?

(Mario) Personalmente non seguo molto i filoni da te citati, preferisco la vecchia scuola at the gates ecc… ma al momento band valide ci sono come per es. i lamb of god oppure gli sworn enemy.

19) Dati i vostri agganci alla scena hardcore( non a caso vi ho visto anche su Punk4Free la cui posizione in proposito è fuori da ogni dubbio), politicamente come la pensate? Oppure, credete che la politica sia frutto della decadenza umana e quindi non bisogna seguirla in alcun modo, anche perché, se no, si finisce ad odiare tutti quelli della fazione opposta?

Federico - NOI DELLA POLITICA CE NE SBATTIAMO ASSOLUTAMENTE I COGLIONI! La politica non mi piace, non mi piacciono i politici e non mi piace tutto il mondo schierato politicamente, che sia di destra o di sinistra. Rispetto per chiunque cerca di fare qualcosa per cambiare sto paese di merda e basta. Che altro aggiungere, credo che avere un pagliaccio, delinquente e infame come il premier attuale possa solo farti odiare il mondo politico. Io ho amici da una parte e dall’altra, l’utilità della politica, almeno come intesa al giorno d’oggi, non so quanto possa essere effettivamente utile. Abbiamo un debito pubblico della madonna, la gente è costretta a rubare per mangiare, la disoccupazione cresce sempre di più, le famiglie non arrivano a fine mese e molto spesso non possono avere figli perché non possono permettersi di mantenerli. E i nostri politici do’ cazzo stanno? Vanno a mignotte, e se lo facciamo noi si dice che incentiviamo la prostituzione, si fanno di coca dalla mattina alla sera e danno dei tossici ai ragazzi di strada, se ne vanno sulle loro enormi barche a strafogarsi alle spalle dei pensionati che alla metà del mese devono ricorrere all’elemosina. Ecco che cazzo è la politica: un’organizzazione per incularci, per stremarci, per portarci all’esasperazione, ma tanto non cambierà mai un cazzo in questo paese di merda perché la gente invece di scendere in piazza e urlare il proprio odio e la propria rabbia, va guardando il grande fratello, amici, quel ciccione di Jerry Scotti. Cazzo, i funerali di stato a Mike Bongiorno, ma ci rendiamo conto? Ok grazie per quello che hai fatto ma basta, ‘sti cazzi, e allora quando morirà gente come Gino Strada e tutti i missionari( spero mai) che sono in mezzo le malattie, in mezzo la povertà per portare aiuti a chi ne ha bisogno che cazzo si dovrà fare, direttamente santi??? In questa nazione di merda se le squadre di calcio hanno debiti possono spalmare i pagamenti nel tempo, i poveri stronzi come noi devono pagare tutto e subito. Si fottesse la politica, si fottessero i politici!

20) Dato che voi siete praticamente un ibrido pressoché perfetto tra l’hardcore ed il metal estremo, preferite suonare davanti ad un pubblico della prima categoria o della seconda? Oppure preferite un pubblico misto, per, magari, ottenere più visibilità? Inoltre, considerando che tra i kids hardcore si annidano molti che odiano ibridi metal con la propria amata musica, avete ricevuto degli attacchi( siano essi critiche, battibecchi più espliciti, ecc…ecc…) da questo punto di vista?

Federico - Ma guarda, attacchi veri e propri no, qualcuno ha detto che non c’entriamo un cazzo con l’hc, ma d’altronde noi non abbiamo mai detto di essere hc o di suonare hc. Riguardo la prima parte della domanda, non abbiamo preferenze, suoniamo dove ci chiamano, non abbiamo problemi con nessuno per cui sarebbe stupido selezionare il proprio “pubblico”.


21) Come rispondete a quelli che mandano a quel paese tutti i modernismi in quanto simboli della moda musicale, tra cui rientra proprio il tipo di musica che voi stessi suonate? Per quanto mi riguarda, questi criticoni hanno dei paraocchi grandi quanto un palazzo, anche perché fanno di tutta l’erba un fascio.

Federico - Noi suoniamo quello che cazzo ci pare, ‘sti cazzi se suona nuovo o vecchio, se la gente vuole canzonette da Festivalbar deve cercarsi un gruppo diverso dal nostro. I modernismi sono frutto di mode come giustamente dici tu. Nei ’90 è andato il nu metal e quanto è durato? Qualche anno per fortuna. Le mode vanno e vengono, si deve solo vedere quanto durano, ma è normale che sia cosi, la musica si evolve sempre e ci sarà sempre chi cercherà di sperimentare qualcosa, che sia bella o brutta poi è un altro discorso. Non si possono fermare le mode perché fanno parte di un concetto di evoluzione. Noi dal canto nostro, come dicevo, cerchiamo di fare quello che più ci piace, senza badare se è stato fatto prima o meno. Parliamoci chiaramente, al giorno d’oggi è stato fatto tutto quindi parlare di originalità mi sembra un po’ difficile. Che dovremmo fare, suonare thrash metal co’ i pifferi( GHGHGHGH VOGLIO RECLUTARE UN PIFFERAIO IN UN GRUPPO ULTRA-BLACK GHGHGHGH!!! Nda Claustrofobia)?

22) Prima dei First Reason, avete suonato in qualche altra formazione e, con queste esperienze, avete realizzato, magari, anche testimonianze del vostro cammino? Se sì, queste sono ancora reperibili( domanda questa forse un po’ inutile ma tant’è…)? State, comunque, formando altri gruppi e, se sì, come stanno andando le iniziative?

(Mario) Allora io personalmente ho suonato in diversi gruppi, tra i quali uno formato da me, gli IncinerHate. Registrammo un demo nel '05 che con soli due pezzi riuscì a far parlare molto di noi nell'ambiente death metal al di là di ogni aspettativa... adesso la formazione è in fase criogenica, perchè da allora non abbiamo registrato nulla di nuovo per problemi legati alla formazione (Federico). Noi altri abbiamo spaziato un po’ qua e un po’ là, suonando tanto per il gusto di farlo, eravamo ancora poco ambiziosi diciamo, ma soprattutto eravamo proprio dei bambini eheh!

23) Adesso, scusate, ma non so se le domande che vi farò ora siano indiscrete oppure no( se sì, un cazzotto in faccia, seppur virtuale, servirebbe moltissimo), ma, considerando che voi siete de L’Aquila, quanto c’è di vero nelle promesse di ricostruzione, che tanto si fanno sentire in televisione e dal governo, della vostra città? Si sta facendo qualcosa di veramente concreto? La gente è insoddisfatta di quello che si sta facendo e, comunque, come sta passando tale esperienza?

(Mario) Allora le promesse di ricostruzione sono come tutte le altre promesse, ovvero dal sisma ad oggi ci sono ancora circa 40.000 aquilani sulla costa che sono lontani da casa e dovranno esserlo ancora per molto. Moltissime case sfitte non vengono utilizzate per ristabilire la popolazione nella propria città, soprattutto chi ne ha più bisogno. Le costruzioni vanno avanti, i costi sono elevati, moltissima gente ha acquistato case altrove, consegnare villette è una mera consolazione, la realtà è che servono circa 12mlrd per ricostruire la città e lo stato si fa bello sotto i riflettori dei media

24) Come avete digerito la scelta, da parte del governo, di trasferire il G8 proprio nella vostra città, rubando così letteralmente denaro per la ricostruzione( i 50 milioni per costruire la caserma della guardia di finanza credo che siano esplicativi in tal senso)? Che clima si respirava durante quei giorni, ed, a livello di proteste, come ci si è cavati? Sono andate bene?

(Mario) Allora bella domanda... il G8 è stato veramente uno squallore, le manifestazioni che ne sono conseguite non sono servite a molto, le varie iniziative di vera informazione sono state annullate dalla protezione civile o chi per loro. C'era un'aria veramente strana, cioè pensare che nella propria tranquilla e sconosciuta (fino ad allora) città sono passate le “maggiori personalità politiche” a livello mondiale... pensare alla propria città assediata di militari non fa certamente un bell'effetto... pessimo gusto davvero!

25) Questo forse è il punto più delicato, ma dove stavate mentre c’è stato il terremoto?

(Mario) 4/5 ad Avezzano, Stefano all'Aquila. Fortunatamente non si è fatto niente, nè lui nè i familiari.

26) Ritorniamo ora a domande più leggere e classiche, e quindi, come vi rapportate con il fenomeno del peer 2 peer e, di conseguenza, con il formato MP3?

Federico - Una cosa assolutamente importante, non c’è modo di contrastare il downloading, quindi tanto vale conviverci nel modo possibile. Per noi che siamo nuovi sulle scene quindi non può che essere importante se la gente scarica il nostro ep, magari poi ci contatta per una data o per l’originale, quindi direi che ci sta più che bene.

27) Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella abruzzese( anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via)?

Federico - Sui locali è molto facile rispondere, ce ne saranno 2-3 quindi la risposta mi sembra abbastanza scontata. Riguardo le band ce ne sono parecchie davvero interessanti, Sawthis(ex Sothis)( bella mazzata death/thrash metal a tratti particolare. Nda Claustrofobia) , Ciementificio, Draugr, Zippo, The Fall Of Reason , No More Fear, Tools of Torture( dove suonano Animal e Lord Destroyer dei Bestial Devastation. Nda Claustrofobia) e diverse altre che ora non mi vengono in mente, ma ti consiglio di spulciare, ci sono ottime band.

28) Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale( idem)?

Federico - Le bands ci sono, inutile negarlo. Chi ha da proporre una proposta originale e personale, chi di meno ma questo non è un problema per quanto mi riguarda. Il vero problema è la carenza di strutture dove queste possano esibirsi. Se non ci sono posti per suonare, le band come si fanno notare??? Secondo me sarebbe utile che in ogni concerto di band straniere qui in Italia, nel bill della serata venisse inserito almeno un gruppo locale, in modo da dare possibilità di farsi notare,aprendo a band più blasonate. In Italia i promoter mancano di coglioni e il problema dell’esterofilia è ancora troppo allargato.

29) Ascoltate altra musica oltre al Metal? Se sì, quale? Nuove leve da consigliare? Ritornando al Metal, quali gruppi preferite? C'è qualche sorpresa che volete segnalare?

(Mario) Io ascolto veramente di tutto, spaziamo parecchio quindi non saprei chi nominare... sono veramente molti. MESHUGGAH RULEZ!!!

30) Cosa bolle attualmente in pentola per voi?

Federico - Stiamo lavorando ai pezzi nuovi per il nostro primo album, attualmente ne abbiamo un paio pronti e diversi spunti e idee per altri. Continuiamo a suonare e lo cerchiamo di farlo con maggiore intensità. Quindi chi dopo aver letto questa intervista sia interessato a contattarci..beh noi aspettiamo con ansia eh eh…

31) Siamo al termine ragazzi!!! Volete mandare un messaggio finale, che sia magari bello hardcore come la stessa intensità che sprigionate dalla vostra musica, ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”( che cagata il nome eh?)

Federico - Ma cheee, il nome è fregno dai, almeno non è la solita stronzata retorica in inglese. Ti ringraziamo di cuore per questa splendida intervista, sicuramente la migliore a cui mi è mai capitato di rispondere. Sei veramente in gamba e ti auguro veramente il meglio per questo tuo progetto che spero vada avanti ancora per moltissimo tempo. Fate un salto sul nostro space : www.myspace.com/firstreason. Grazie ancora per tutto. DAJE SEMPRE!!!


Sunday, September 6, 2009

Clinicamente Morti - "7"( 2007)


Seconda recensione di More Beer...però stavolta il gruppo lo contattai direttamente io.
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CLINICAMENTE MORTI
“7”
Vengono dalla Puglia, hanno appena sfornato questo full lenght e sono di ritorno da un tour con niente di meno che coi Deicide, che a parte le ultime uscite discutibili e commerciali e i loro atteggiamenti, sono sempre delle leggende del death. Li ho visti anche dal vivo con i Cripple Bastards e con i Brutal Thruth (!!!)e hanno fatto la loro porca figura dal vivo. Il cd viene presentato con un’ ottima produzione e in una confezione da grandi professionisti, contenente un ottimo booklet all’interno con tutti i testi rigorosamente in italiano. Questa scelta fa incuriosire, raramente avevo sentito un (ottimo tra l’altro) growl in italiano. Il genere loro si presenta come un death/thrash che deve molto alle lezioni , per quanto riguarda la ritmica piena di stop and go, ai Meshuggah e dietro ai riff si vedono anche chiare derivazioni Slayeriane a Panteriane, ma anche di derivazione Obituariane. Il tema principale del platter sono i 7 peccati capitali, infatti ogni canzone è strettamente diretta a uno di essi. In questo cd troviamo anche dei ritmi non troppo veloci, che però poi si sfogano in attimi di incazzatura totale attraverso velocizzazioni improvvise. Le derivazioni thrash che si presentano sono un connubio sia di thrash classico e di quello moderno. Nel complesso il cd non è niente di troppo oltre ma stupisce per le doti tecniche degli strumentisti che sanno cosa vuol dire fare dei bei riff, anche virtuosi tra l’altro, e a mio avviso quello che colpisce di più è la ritmica che regala a questo death/thrash questo tocco in più che permette di dire che questa band andrà avanti e si rifarà sentire negli anni a venire sicuramente, sperando non solo nell’underground italiano. Il brano migliore del cd a mio avviso è il quinto della scaletta, ossia “Appetito Carnale”, dato che mi sembra che, tra gli altri brani, risulti come il più originale presente nel disco. In sintesi, quest’album non mi ha particolarmente entusiasmato per via della natura un po’ troppo fredda della musica dovuta a quella tecnica certe volte abbastanza esasperata che personalmente mi trasmette poco, anche se in fin dei conti il disco presenta delle idee niente male, prima fra tutte il cantato in italiano.

Voto: 70

More Beer

Bestial Carnage - "Bestial Carnage Demo 2007"




I Bestial Carnage li trovai grazie al lavoro dell'ottima web 'zine www.empireofdeathmetal.com ...e da lì, fu subito amore! Purtroppo, seppi, in vista della pubblicazione del 3° numero, che i 5 bestiali foggiani si erano, nel frattempo, sciolti. Ho saputo poi da Vygrid, cantante del gruppo, che lui sta suonando in un altra formazione, in un duo a quanto pare, di cui però non so ancora il nome.
Una puntualizzazione: nel giornale, a corredo di questa recensione, c'era un'altra foto, e che nella versione mandatomi la cover di "Zombie Ritual" dei Death( come vedete nella foto qui sopra) per la verità non c'è, essendovi invece nel "Live Demo" che i Bestial Carnage pubblicarono nello stesso 2007.
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BESTIAL CARNAGE
“BESTIAL CARNAGE DEMO 2007”


Aaaah, un po’ di death puramente vecchia scuola ci voleva in questa rivista, e per fortuna che ci pensano i pugliesi Bestial Carnage a colmare quest’orribile, pestifera lacuna, e lo fanno riducendo veramente a polpette i timpani dell’ascoltatore, mandando così in quel famoso posto tutti quelli che dicono che bisogna stare al passo coi tempi, “perché queste cose se le possono permettere soltanto chi le ha create, e quindi lo spirito di quei tempi non c’è più”, affermazioni così stupide da non rendersi conto della tanta passione, della tanta determinazione, dello spirito identico a quello dei creatori che ragazzi come i Bestial Carnage mettono in ciò che fanno.
E nel primissimo demo dei Bestial Carnage lo spirito del caro vecchio death metal c’è ed a quintali! Come non rendersi conto, per esempio, di quella caratteristica puzza di marcio, quel puzzo di morte pestilenziale presente praticamente in ogni nota, quell’atmosfera cupa, opprimente, da vero e proprio incubo, che urla letteralmente, squartando i timpani dell’ignaro ascoltatore scettico: “ci credi adesso? Il death metal originario non è mai morto e vivrà per sempre!”? E quindi queste urla orgogliose ed assassine, sì, rivendicano il diritto di suonare ciò che vogliono perché, in fin dei conti, nessun tipo di Musica muore, sopravvive a tutti gli attacchi degli stolti aggressori, non abbassandosi mai, alzando così testardamente e giustamente la sua bandiera.
Ma adesso passiamo ai Bestial Carnage ed al loro demo autointitolato e pubblicato, come indipendente, l’anno scorso. Il death metal vecchia scuola del gruppo mi sembra che sia influenzato notevolmente dalla scuola svedese, compresa quella melodica, ed inoltre dimostra una varietà e fantasia veramente ottime, e le chitarre sono un fulgido esempio dell’inventiva che il gruppo possiede con orgoglio dato che esse non si fermano sulla stessa tipologia di riff, passando, così, per esempio, dall’epicismo( di cui è esempio lampante il primo pezzo, l’autocelebrativo “Bestial Carnage”) a delle melodie che mi ricordano molto la scuola svedese melodica( come in “I Kill You”), da passaggi un po’ più raffinati tecnicamente( “Masters of Sin”- subito dopo il bellissimo duetto tra il basso e la batteria,- la già citata “I Kill You” – dove la tecnica viene usata per creare un’atmosfera tetra veramente stellare) a riffs groovy che possono ricordare il thrash( la già citata “Bestial Carnage”), e quindi le chitarre si dimostrano quale vero e proprio torrente di fantasia, non stancando così l’ascoltatore, per non parlare poi di quei brevi assoli lancinanti, fulminei, che dimostrano ancora una volta una tecnica non di poco conto, senza dubbio alcuno. Per quanto riguarda la batteria, che oltre ad avere un suono decisamente potente, risulta dinamica, e quindi restia ad intrappolarsi nella staticità, considerando anche che i cambi di tempo sono abbastanza frequenti, equilibrati tra tempi veloci e tempi più lenti, mettendosi talvolta a dura prova con un po’ di tecnicismi( che fanno bella mostra di sé in “Masters of Sin”), spezzando così la linearità ritmica che spesso e volentieri accompagna i brani e tra l’altro devo rendere nota anche del lavoro che è stato fatto sulla doppia cassa, un lavoro preciso, fantasioso, condito talvolta da raffinatezze che non fanno mai male, soprattutto in contesti del genere. Mi è piaciuto anche molto il lavoro del basso, dato che il suo suono catacombale dona all’atmosfera generale più malvagità, più inumanità, e devo dire che è stato bilanciato benissimo con gli altri strumenti, facendo così continuamente la sua bella figura, com’è classico in pubblicazioni del genere, quindi non passando in secondo piano. Per quanto riguarda la voce, devo dire che ho trovato in essa l’unico aspetto un po’ moderno della musica dei Bestial Carnage dato che quei grugniti bassi, che mi ricordano molto gli Unleashed, vengono mischiati talvolta con un tipo di urla che vanno per la maggiore attualmente, soprattutto nel brutal di stampo modernista( un esempio su tutti: gli Psycroptic) risultandomi, quindi, non completamente, coerentemente vecchia scuola come tutti gli altri aspetti della musica dei pugliesi lascino intendere alle mie orecchie.
Ed adesso, passiamo al pezzo che, a parer mio, si dimostra quale manifesto del gruppo. E la mia scelta ricade nel modo più deciso nella terza canzone, ossia la bellissima, variegata “I Kill You”,, ossia un pezzo che in poco più di 5 minuti esprime praticamente tutto il bagaglio di influenze che il gruppo si porta appresso, dato che è un fluire dinamico di emozioni e di suoni talvolta opposti che si attraggono in continuazione, fondendosi: semplicità e tecnica, un pizzico di delicatezza e tanta malvagità, disperazione ed orgoglio, insomma questo pezzo è in parole spicciole l’enciclopedia del gruppo.
Il gruppo trova, invece, in quell’atmosfera cupa, trattata molte righe fa, personalmente il suo principale punto di forza, praticamente sentire la musica dei Bestial Carnage è come rendersi partecipi del lento marcire di una carcassa in decomposizione, sentire il suo puzzo pestilenziale e disgustarsi così tanto per morire terrorizzato. E quindi per i “il death metal vecchio stile appartiene a chi l’ha inventato”…ancora sicuri che lo spirito se ne sia andato a farsi benedire?
Ed eccovi nelle ultime righe, righe che non possono essere altro che entusiaste ed orgogliose di questo gruppo che qualunque incallito della retroguardia deve correre per sentire e/o magari vedere un loro concerto, dato che ci troviamo davanti ad un gruppo di quelli tosti ma nel più puro senso della parola, e quindi spero che il loro prossimo disco confermerà le mie attuali impressioni.

Voto: 82

Claustrofobia


Gremory - "In Nomine Martis" ( 2007)


I Gremory sono in assoluto il primo gruppo che More Beer abbia recensito su tale rivista. Mi sembra che li contattò direttamente lui dato che li conosceva( e conosce) abbastanza bene. Inoltre, se non sbaglio, poco dopo aver pubblicato il 2° numero, dissi a More Beer di intervistarli, rispondendomi che purtroppo i Gremory si erano (virtualmente) sciolti, anche se Sho, rimasto da solo, volle continuare a perseverare, e questo nonostante nel loro MySpace c'era( e c'è) scritto che i Gremory fossero formati sempre dalle stesse identiche persone. Sinceramente, comunque, non so come sia finita.


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GREMORY
“IN NOMINE MARTIS”

Dunque, i Gremory sono una band abbastanza rinomata nel panorama Metal Romano.
Il loro è un onesto black metal sinfonico che si rifà all’ondata nordica (loro affermano di ispirarsi ai primi Emperor e Dimmu Borgir).
L’Ep che ora mi appresto a descrivere è composto da 5 tracce, di cui una è un’ introduzione alle canzoni vere e proprie. L’intro appare a mio avviso, come un inizializzazione alla guerra (tastiere in primo piano) della sporadica durata di poco più di un minuto. Infatti, come volevasi dimostrare, la seconda traccia “Heliodromos” parte come l’inizio di questa ipotetica ed immaginaria battaglia che dovrebbe concludersi nell’ultima e quinta traccia. Nel cd troviamo un grande atmosfera epica sempre accompagnata da degli ottimi riffs black molto Groovy . Un punto a favore,a mio avviso, che invece ha spezzato critica come ho potuto constatare tra le varie recensioni sul net, è l’utilizzo della drum machine al posto della canonica batteria. Io reputo che invece ci sta maledettamente bene, perché alla fine non è stata stravolta la canzone a livelli da farla sembrare troppo meccanica per intenderci, anzi sembra quasi una canonica batteria. Questo è dovuto ai problemi nella line up (che come sentiremo nell’intervista al tastierista e primo compositore della band Sho) non ha portato mai nulla di buono alla band, con veramente molti turnisti alla batteria. Per quanto riguarda la voce non ho molto da ridire, perché anche se molto simile alla voce dei Marduk, si addice bene alle atmosfere cupe e guerresche dei brani in questione. La migliore traccia dell’Ep , secondo me, è “Riders Of Frozen Winds” . L’intro è glaciale,difatti si sente il vento che pare del profondo nord che incomincia ad avvolgere il brano. Il riff “granuloso” è accompagnato in inizio da una grande esplosione di tastiere. Inoltre “Riders..” la tengo di buon conto per la sua “Non-Linearità” che porta a stupire l’ascoltatore: verso la fine della canzone si cambia tema principale con uno stacco di tastiere e si entra con un’ accelerazione ritmica in una melodia da massimi professionisti del genere, insomma mi ha molto colpito ed emozionato! Infine io consiglierei agli appassionati di black metal, di tenere d’occhio questa band che con questo Ep ha fatto molti passi in avanti rispetto a “inferis” , potrebbe celare in futuro numerose soprese!!!

Voto: 80

More Beer

Friday, September 4, 2009

Final Thrash - "In the Basement"


FINAL THRASH
“IN THE BASEMENT”

Ragazzi, non so voi, ma io mi sorprendo del camaleontismo che ogni volta subisce anche un solo determinato genere Metal, in questo caso il death/thrash, e questo significa che ci sono vari modi, modi che possono esser considerati praticamente infiniti, per esprimere la propria passione per una data corrente musicale. Ma il fatto non si ferma soltanto paragonando diversi gruppi che suonano la stessa musica ma con modalità diverse, che spesso sono contrastanti, ma riguarda anche il lento, paziente cammino musicale di uno stesso gruppo, che invece di fossilizzarsi sulle stesse sonorità disco dopo disco, coraggiosamente cerca di mettere in discussione, a mio avviso giustamente, il proprio suono, cercando quindi la strada dell’evoluzione musicale( che alle volte comunque sia si trasforma in involuzione) quale distruzione dell’immobilismo artistico, della prevedibilità artistica. Ed i Final Thrash, infatti, stanno lentamente battendo su questa strada, pubblicando un disco decisamente migliore dell’apprezzabile ma alle volte eccessivamente semplicistico “No Way Out”.
E quindi, vi chiederete( forse): “Allora che cos’è cambiato?” Prima di tutto, vi basti sapere che la musica suonata dai Final Thrash è pur sempre un death/thrash metal basato essenzialmente su tempi medi rocciosi, molto groovy, da scapocciamento continuo insomma. In secondo luogo, e qui ci sono le novità, la musica è diventata decisamente più completa, molto meno prevedibile e quindi più varia e fantasiosa, più tecnica( infatti gli assoli ora occupano una parte importante dell’operato del gruppo), ed anche il minutaggio è notevolmente aumentato, conseguenza di tutte le idee messe sul piatto dai cinque comaschii. Così, le chitarre si dimostrano abili tessitrici di atmosfere sempre più diverse in cui trovano posto, circondati dai classici riffs tanto cari ai Final Thrash, soluzioni che vanno dalla pura disperazione mortale, veramente momenti, da parte mia, decisamente toccanti( come gli ultimi della lunga- quasi 6 minuti- “Passage to Hell” oppure l’assolutamente geniale “Day After Day”- pezzo, a mio avviso, indimenticabile) a puntatine che mi sanno tanto d’epicismo D.O.C., un epicismo che ti entra praticamente dentro, per la serie “se scapocci ancora più violentemente, la decapitazione è dietro l’angolo”(“The Return of the Phantom“- in cui l’epicismo trova un tempo molto lungo per esprimere tutto sé stesso) per non dimenticare poi qualche spruzzatina appartenente chiaramente alla nuova scuola del metalcore tanto snobbata dai metallari cosiddetti “true”- termine, da parte mia, totalmente inutile che esula, in parole spicciole, dalla reale cultura Metal dei metallazzi considerabili “true”- quanto interessante ed importante per comprendere le nuove evoluzioni( o involuzioni come volete) del Metal(“I Will Never Die“)…e tra l’altro non manca neanche qualche malvagità tipicamente death metal( come nella breve e particolare “A Perfect Day”) e tutto questo marasma di riffs sintetizzati veramente alla carlona lascia il posto, questa volta frequentemente, anzi molto più frequentemente come già detto( sentitevi la già citata “The Return of the Phantom“ per credere) rispetto a “No Way Out”, a stupendi assoli che dimostrano una tecnica con i controfiocchi( considerando che molti assoli sono suonati praticamente alla velocità della luce) oltre che ovviamente la nobile capacità di creare l’atmosfera giusta( se no il ruolo stesso dell’assolo perderebbe la sua ragion d’essere) e l’ultimo assolo di “Day After Day” sta ampiamente qui a dimostrarlo…almeno per quanto mi riguarda. Per quanto concerne la batteria, anche qui la qualità è notevolmente aumentata, dimostrando così non solo un’ottima tecnica, ma anche una varietà e fantasia veramente degne di nota, capace di diversificare abilmente, per esempio, tempi medi altrimenti simili( il pezzo da questo punto di vista esemplare è “White Show“: Il batterista in questa canzone dimostra una capacità d’osare straordinaria), capace, quindi, ad ogni istante di tenere desta l’attenzione dell’ascoltatore. La voce, sempre ottima a creare metriche che fanno spesso e volentieri un tutt’uno con le chitarre, sempre ottima a variare tra vari registri l’uno diverso dall’altro( che comunque rimangono gli stessi di “No Way Out” anche se sento decisamente migliorati quei grugniti bassi, profondissimi, che donano alla musica del gruppo un tocco di malvagità che non guasta mai, creando così una curiosa quanto interessante contrapposizione con la musica stessa, che non è mai malvagia, se non in rare porzioni) e tra varie tonalità, dimostrando così per l’ennesima volta che Fabio è un cantante straordinario, versatile, e che senza di lui i Final Thrash perderebbero, sicuramente, un aspetto vitale della propria musica. E per quanto riguarda infine il basso, il lavoro è senza sbavature, preciso, tecnico e profondo.
Passiamo ora in picchiata per rendere nota di qualcosa che non ho particolarmente digerito bene, ossia 3 canzoni che qualitativamente mi risultano di più bassa caratura rispetto alle altre: sto parlando di “Hang Me”, “A Box of Wishes” e “A Perfect Day”. Allora le prime due mi paiono decisamente lontane dallo stile fantasioso ma anche dalla capacità di suscitare sensazioni forti rispetto agli altri pezzi, e quindi mi sembrano noiose, non colpiscono nel segno come giustamente dovrebbero( anche perché in “A Box of Wishes” sono presenti i primi ed unici blast-beats che ho mai sentito da questo gruppo), sono poco profonde, poco accattivanti; e per l’ultima, devo invece dire che è sì buona ma mi pare che sia un po’ troppo discontinua considerando che vengono messe sul piatto soluzioni che cambiano in continuazione e troppo bruscamente come se il gruppo avesse voluto riempire il disco di un’ultima canzone tanto per dare un dolce(amaro) saluto all’ascoltatore, e tra l’altro il pezzo finisce in una maniera che non mi piace per niente, dandomi la terribile sensazione che “A Perfect Day” sia un pezzo inconcludente, come se avesse perso gli attributi da qualche parte.
Ed il pezzo rappresentativo del gruppo in quest’album? Nessun problema, ci pensa la magnifica, la devastante “Day After Day”, un pezzo che trasmette tutta l’energia superlativa e fantasiosa che il gruppo si ritrova dentro, e lo fa sfoderando varie atmosfere, che passano da riffs maledettamente groovy( il primo mi ricorda incredibilmente i Regurgitation, gruppo death metal puramente vecchia scuola sciolto ormai da un pezzo e dimenticato praticamente da tutti) a passaggi pieni di indicibile, indistruttibile disperazione su cui, tra l’altro, si innesta un assolo che riempie ancora di più l’atmosfera cupa, triste creata dai tormentati riffs dando così il colpo di grazia all’ascoltatore, ergendo così questo pezzo a supremo capolavoro del gruppo, a bomba nel senso letterale del termine.
Per quanto riguarda invece il principale punto di forza del gruppo, beh, mi dispiace per Fabio, ma stavolta la mia scelta ricade sull’imprevedibilità, anche se abbastanza moderata, della musica dei Final Thrash, un’imprevedibilità che permette di far aumentare continuamente l’attenzione dell’ascoltatore brano dopo brano, immergendolo in un mondo dove la semplicità non esiste, ma dove il continuo divenire, lo sfidare apertamente sé stessi con un saliscendi di emozioni, di soluzioni sempre più nuove, sempre più spiazzanti, in una vera, epica, salomonica battaglia tra sé e sé, trova la sua ragion d’essere, trova la sua totalità, trova piccoli frammenti di suono e rumore differenti, anzi spesso addirittura contrastanti, per fonderli insieme, trovando infine il Tutto, la sintesi, l’Ordine( aaaah, adesso mi devono dare il premio Nobel per “la più bella recensione del 2008”…se mai esistesse mannaggia!).
Ed ora che siamo praticamente alla fine della rece, che devo dire? Quali parole mi stanno uscendo, al momento in cui sto scrivendo, dalla mente? Eh sì, semplicemente parole d’elogio del gruppo, che, almeno finora, ha firmato il suo capolavoro con tanti alti e pochi bassi…che a mio avviso non sono per niente trascurabili ma la cosa è ovvia: è un gruppo in perenne crescita, con un’esperienza di già 3 album(anche se questo “In the Basement”, che ha trovato la luce quest’anno, è un album “fantasma”, ossia non ufficialmente pubblicato), e quindi se continuerà così marchierà a fuoco, ancora più profondamente di come ha fatto con quest’album, il circuito underground italiano e non. Ciò significa che da questo gruppo aspetto semplicemente grandi cose, senz’ombra di dubbio.

Voto: 78

Claustrofobia

Final Thrash - "No Way Out"


FINAL THRASH
“NO WAY OUT”

Questa è la prima volta che mi succede in cui devo recensire addirittura due dischi dello stesso gruppo, e la cosa più interessante è che questi due dischi sono decisamente diversi, pur partendo dalla stessa idea di death/thrash metal, rendendo così più divertente la loro analisi perchè è pur sempre meglio l’evoluzione musicale che la fossilizzazione del proprio suono divenendo così più imprevedibile del solito dato che “le vie del Metal sono infinite”.
Allora, partiamo da “No Way Out”: pubblicato nel 2006 come indipendente, è il secondo album che il gruppo ha nel suo carniere, dopo aver pubblicato 3 anni prima “Time to Die”. Ed è un album che si consuma in un arco di tempo piuttosto breve, considerando che la maggior parte dei pezzi( che in tutto sono 9) durano all’incirca meno di 3 minuti. Ed in questo tempo così ristretto, i cinque comaschi fanno sfoggio di un death/thrash molto groovy, orientato cioè solitamente entro tempi medi decisamente ritmati, che almeno personalmente molte volte mi fanno scapocchiare la testa su e giù, anche se non mancano poche e calibrate accelerazioni, dosate al punto giusto ed al momento giusto, non risultando però mai particolarmente violente, eccetto in rari momenti( quindi per chi è amante della brutalità, cambi pagina) e devo dire che le influenze messe in campo sono, se non molte, abbastanza per dire che almeno un minimo di varietà ce l’hanno. Lo dimostrano le chitarre, tecnicamente molto preparate, che hanno un suono abbastanza profondo, compatto, e che sanno spaziare, per esempio, dalla tipica disperazione di certo death melodico tipicamente svedese( come in “Introspective”), ad impronte sudiste che possono ricordare un pochetto i Pantera( sempre “Introspective”), a bordate di puro, sporco death metal( sentitevi a questo proposito “Full of Hate”) ed oltre a tutti questi riffs hanno la loro parte anche degli stupendi assoli, che comunque sono presenti solo in “Phantom”( dove l’assolo presente è molto atmosferico) ed in “This Little Thing”( dove l’assolo è un vortice nervoso di note suonate all’impazzata, veramente indice di notevole tecnica). La batteria fa il suo onesto lavoro, varia e fantasiosa quanto basta per non stancare l’ascoltatore, capace di un tecnicismo che si sente abbastanza senza essere virtuosa per forza, mai particolarmente violenta, abile a passare, senza sbavature, entro tempi differenti. Ma le influenze forse più importanti si sentono nella voce, che è la parte che più preferisco, grazie alla sua abilità di passare entro diversi registri( ossia una voce aggressiva, molto groovy, classicamente thrash metal; un grugnito abbastanza buono, profondo, massiccio, che sa essere anche abbastanza basso- ma siamo lontani dai cantanti prettamente brutal; ed un urlo gracchiante abbastanza buono, che sa fare bene il suo mestiere. Devo dire inoltre che quest’alternanza tra grugniti ed urla mi ricorda molto il brutal modernista) ma anche entro diverse tonalità, identificandosi così con i riffs, come se fossero una cosa sola, e grazie anche alle metriche, sempre diverse l’una dall’altra, che risentono particolarmente di nette influenze thrash che donano al tutto ulteriore groovy e quindi tutti questi aspetti fanno della voce il principale punto di forza del gruppo, senz’appello e senza dubbi. Per quanto riguarda il basso, un basso profondo, il lavoro esprime indubbiamente notevole tecnica e notevole preparazione.
Ma passiamo adesso a quello che, secondo me, è il manifesto del gruppo, il picco assoluto del disco: esso è costituito dall’ultima canzone, “This Little Thing” che è forse il pezzo più violento del disco grazie a riffs veramente selvaggi, una canzone che supera il massimo quando compare un assolo devastante, suonato alla velocità della luce, mortalmente preciso, che ogni volta che lo sento mi sembra che mi porti in tutta un’altra dimensione conferendo all’atmosfera tutto un aspetto diverso dal resto della musica, che mi ricorda molto il viaggio ai limiti dell’umano( con un significato che comunque devo ancora comprendere) presente in “2001 Odissea nello Spazio”, e questo mi fa pensare che per quella famosa scena la colonna sonora potrebbe essere rappresentata proprio da “This Little Thing” per quanto crei nella mia mente un’atmosfera tutta particolare. Ed infatti non a caso, al momento dell’assolo il ritmo aumenta, anche se non in blast-beats. Insomma, un pezzo che, a mio avviso, bisognerebbe prendere in seria considerazione da molti di voi che leggete questo giornale.
Comunque sia, questo disco non è esente da difetti che si riflettono particolarmente nella prima parte del disco perché questa mi sembra più prevedibile( la struttura è spesso veramente quella classica.) e meno varia e fantasiosa rispetto alla seconda parte che si mantiene interessante dall’inizio alla fine, anche con particolari colpi di scena veramente da tener conto. Poi, secondo me, c’è un piccolo difetto di incompletezza che colpisce la seconda traccia( “Voices” che, a mio avviso, finisce troppo frettolosamente, dandomi la sensazione che il finale sia stato buttato lì tanto per mancanza di idee, tanto per mettere la parola “fine” al pezzo) e la sesta traccia( “Introspective” che finisce con un riff mai fatto prima che non mi sembra che sia stato esplorato così a fondo come se fosse stato importante variare per forza il pezzo con un’altra battuta che, secondo me, è inutile, controproducente). E quindi, in ultima istanza, pezzi come “Voices”, “Puppets of Death” e “Introspective” non mi sembra che lascino il segno come giustamente dovrebbero.
Facendo un riassunto del disco, ci troviamo sicuramente davanti ad una prova buona, che presenta idee interessanti, una notevole tecnica, ma che sinceramente non mi ha entusiasmato così tanto grazie a dei difetti non di poco conto, difetti che si possono decisamente superare con qualche sforzo in più data la tecnica e la preparazione che i cinque si ritrovano, e quindi spero che il loro terzo album sia decisamente molto più interessante e degno di nota.

VOTO: 68

Claustrofobia

NOTA: per dovere di cronaca, devo segnalare che in “Stars’ Revelations” c’è un plagio praticamente perfetto a “Raining Blood” ma come avete visto, questo aspetto non l’ho messo nei difetti perché esso, in fin dei conti, lega benissimo con il resto del discorso musicale del pezzo.

Masturbacion Cristiana - "Devastando Cristianos"

Prima di leggere la prima recensione, mi sembra giusto anche farvi presente del seguente avviso, dato che in fin dei conti vorrei dare a tutti una visione integrale del numero e di quelli successivi.
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RECENSIONI

Devo subito annunciare un cambiamento nel metodo di valutazione: non è più in decimi ma in centesimi e la motivazione di questo apparentemente inutile cambiamento è per far capire meglio a chi legge chi, tra due gruppi con un voto in decimi praticamente identico, sia, per il redattore, realmente migliore. Quindi, se due gruppi con il metodo in decimi si beccano, che ne so, un 7, chi è quello che piace di più al redattore si becca un voto più alto, e così invece di un 7, che equivale in centesimi ovviamente ad un 70, si becca un 72 o dintorni. Capito?

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MASTURBACION CRISTIANA – “DEVASTANDO CRISTIANOS”

Bisogna dirlo, il Sudamerica è una delle culle del Metal estremo, e lo dimostrano gruppi come gli ormai da tempo venduti Sepultura( chi si ricorda le ormai polverose primissime testimonianze del gruppo?), i Sarcofago( che, tra l’altro, sono considerati i creatori del war metal), gli ultra-provocatori Anarchus, oppure la grande triade peruviana Anal Vomit-Mortem-Necropsya, ossia dei gruppi che hanno dimostrato come il Metal, musica che, di fatto, parla una lingua internazionale, si possa intrufolare in ogni angolo del globo, anche il più oscuro, piantando così le radici per la nascita della scena del proprio paese, e questi 4 ragazzotti ecuadoregni, ossia i Masturbacion Cristiana( 10 e lode per il nome cavolo! Tra l’altro trovati grazie a Metal Archives…se non ci fosse lui..), rispettano tale tradizione, e lo fanno inviando ai posteri un disco veramente da intenditori, col palato fino, ossia il molto esplicativo “Devastando Cristianos”, e il risultato è, se non ottimo, promettente.
“Devastando Cristianos”: un nome, una garanzia, senza dubbi di sorta. Un mattatoio dove trovano posto 7 pezzi più come bonus la versione inglese di “Invocacion”, un inferno musicale introdotto da una campana a morto che segna sadisticamente l’ora dello sterminio sopraggiunta infatti, dopo un po’, da un mitra che fa sfoggio di tutta la sua brutalità massacrando a più non posso, senza pietà alcuna, una marea di cristiani urlanti senza vie di scampo. E subito dopo….la Musica, ossia un black/death non particolarmente violento, decisamente e spensieratamente semplice ed anche abbastanza equilibrato tra parti veloci e parti più lente( quindi siamo lontani dai territori ultra-brutali di gruppi quali Black Witchery et similia) ma che sa essere, sereno paradosso, capace di soluzioni molto volentieri differenti l’una dall’altra, oltre che abile a trasmettere, almeno personalmente, un livello di malvagità che è, se non particolarmente alto, abbastanza coinvolgente.
Allora, partiamo dalla batteria: poca tecnica, poca fantasia per quanto riguarda il variare in diverso modo da quello standard uno stesso pattern ma buona nel diversificare almeno un minimo le diverse soluzioni, e molta marzialità, molta meccanicità( praticamente il batterista sembra una drum machine umana- tralasciando gli errori- dato il suo lavoro ultra-semplice, quasi privo di variazioni insomma) che in teoria dovrebbe essere un difetto ma in un simile contesto si traduce in un pregio con i controfiocchi perché in questo modo la batteria, decisamente e spassionatamente sporca, sembra sottolineare la natura fredda, assassina, delle liriche, risultando quindi malvagia, coerente con tutto il resto. Le chitarre, prive nel senso più completo delle parti soliste( ovviamente data la povertà tecnica generale del gruppo) semplicemente sporche anch’esse( anche se non siamo certamente ai livelli al limite dell’inascoltabile dei primi Beherit), apparentemente monotematiche, sanno essere decisamente malvagie( come in “Flamas en el Cielo”, specialmente nel terzo riff, veramente devastante!), oltre che abbastanza fantasiose nelle varie soluzioni passando per esempio da riffs groovy, epici oserei dire( “Canibalismo Espiritual”, “Refugio de Mentiras”), a riffs più strettamente black metal( come in “Desafion Infernal” e “Refugio de Mentiras”), per non dimenticare poi oscuri riffs d’atmosfera ( come in “Desafion Infernal” e “Canibalismo Espiritual”), svolgendo quindi un lavoro decisamente buono, tenendo così desta l’attenzione dell’ascoltatore, cercando di far intrufolare nel discorso musicale soluzioni che non hanno niente da invidiare a gruppi ben più preparati. Il basso svolge un lavoro dignitoso, semplice, non distaccandosi dai classici canoni d’utilizzo. La voce, invece, a mio avviso, è il massimo di tutti gli aspetti prettamente musicali del gruppo, grazie ad una prova superlativa dovuta all’isterismo puro, infernale( ma comunque siamo ben lontani dalle gride frastornanti, maligne oltre il collasso di gruppi quali i Belketre) del cantante, che vomita letteralmente le tonsille, sembrando un posseduto nel vero senso della parola, uno che nella visione di cristiani che vengono lentamente squartati, sbudellati vivi trova l’unica vera soddisfazione di vita, facendo quindi immaginare realmente ciò di cui parla nei testi….ed io per tutto questo premio la voce come il principale punto di forza del gruppo, senz’ombra di dubbio.
Passando invece al pezzo rappresentativo del gruppo, beh, la scelta va alla prima canzone, ossia “Flamas en el Cielo”, più di 4 minuti di delirio grazie al cantante veramente impazzito, che trova il picco negli ultimi momenti in cui diventa un isterico prossimo al manicomio, grazie a riffs veramente buoni( come il mio preferito, ossia il terzo, malvagio a non finire!), e grazie agli ultimi momenti pieni di blast-beats, dove tutto trova il suo completamento definitivo…insomma è ottima, e pensate che ho chiesto a loro pure di passarmi la tablatura di questa canzone per quanto mi piace!
Ma devo dire che certe volte sembra che il gruppo si sforzi un po’ troppo per infilare due passaggi che, a mio avviso, non trovano nessuna connessione, come succede nell’inizio di “Devastando Cristianos” che parte con un ottimo riffs d’atmosfera, molto tendente al death metal, che precede, secondo me un po’ troppo frettolosamente, un passaggio con stesso riff ma diverso ritmo, poco più veloce…ecco, ed è questo cambio improvviso di ritmo che non mi convince per niente, si poteva fare qualcosa di meglio, esplorare un po’ di più l’atmosfera del riff d’introduzione; in più non mi convincono completamente pezzi come “Desafion Infernal” e “Refugio de Mentiras”, due pezzi, simili nella struttura oltre che nel finale dominato da un riff di chiaro stampo black metal, che mi paiono fastidiosamente inconcludenti, non colpendomi come giustamente dovrebbero fare, facendosi quindi inghiottire come plancton dagli altri pezzi di ben altra caratura, anche perché ho la sensazione che l’ottimo epicismo che caratterizza i primi minuti del secondo pezzo venga un po’ troppo frettolosamente distrutto da quell’ultimo passaggio tipicamente black, smorzando così bruscamente la buonissima atmosfera precedente.
Inoltre devo rendere nota della versione inglese di “Invocacion”, che è una buonissima canzone molto lenta( dopo poco più di un minuto diventa ancora più lenta), tendente al doom più semplice e snervante( certo, non sono gli Evoken ma comunque…) grazie a quei due semplicissimi riffs( che comunque sono tremendamente simili) che vengono ripetuti per un bel po’. Insomma la versione inglese mi convince decisamente di meno di quella in spagnolo e questo per essenzialmente due motivi: a) non so per quale oscura ragione, lo spagnolo lo sento molto più adatto per trattare temi come il satanismo, anche se un tipo di satanismo abbastanza ingenuo, scevro di vera e propria filosofia, facendomi sembrare quindi lo spagnolo come una lingua maledetta, dannata; b) siccome l’inglese è stra-abusato, mi sembra giusto che i Masturbacion Cristiana cantino in spagnolo, perché almeno così hanno una propria identità, allontanandosi quindi dalla globalizzazione che l’uso dell’inglese comporta.
Insomma, ci troviamo al cospetto di un disco decisamente buono, promettente, per niente povero di contenuti, nonostante la povertà tecnica, un disco che può piacere moltissimo agli amanti della cara vecchia scuola con errori connessi. Che dire? PERSEVERATE MASTURBACION CRISTIANA!

Voto: 72

Claustrofobia

NOTA: del gruppo ho apprezzato anche la scelta onesta e nobile di lasciare gli errori, che comunque non intaccano gravemente la musica, errori che a mio avviso rappresentano più un pregio che un difetto e sostanzialmente per due motivi: 1) in questo modo il gruppo non si protegge dietro i facili trucchi del computer, che certe volte rende inumanamente perfetto ogni pezzo, urlando così a tutti la loro immaturità tecnica, quasi da voler dire: “Che volete dire, stronzi? Abbiamo fatto un disco e molta gente lo ascolta ben volentieri! Quindi le vostre prediche non servono ad un autentico cazzo!”); 2) per buona grazia del pur apprezzabile nuovo Metal estremo, gli errori sono storicamente ed ideologicamente…vecchia scuola, quindi…