giovedì 12 giugno 2025

"Più Veloce!": alcuni dei gruppi scoperti dopo la pubblicazione del libro!

Nel mio libro sulle origini del grindviolence, "Più Veloce!", ho parlato veramente di un'infinità di gruppi, sia conosciuti che sconosciuti ai più. E con tutto ciò ci ho riempito ben 536 pagine, ergo in 4 anni di lavoro sono riuscito a creare qualcosa di mastodontico. Eppure, è incredibile come, dopo averlo pubblicato per la romana Arcana Edizioni, io stia ancora scoprendo alcuni gruppi che potevano entrare tranquillamente nel discorso del libro. Ecco, magari tutto il nuovo materiale che sto accumulando potrebbe far parte di una ristampa del libro da realizzare nel prossimo futuro, includendoci pure tutta quella roba che nel frattempo sto aggiungendo, fra cui altre band che ho recentemente rivalutato e che ormai considero pertinenti per una storiografia il più completa possibile del fastcore e di tutto ciò che è ultraveloce. Ma nel frattempo eccovi in questo articolo alcune delle mie scoperte, a mo' di anteprima.

Senza altri preamboli, cominciamo con i newyorkesi No Thanks, capitanati dalla velenosa Donna Damage. Il loro era un hardcore nervoso, alle volte dissonante e veramente supersonico, in un sound in un certo senso vicino a quello degli Youth Korps ma con in più la caustica ugola di Donna. Incredibile la loro setlist, comprendente canzoni come la oltremodo brutale “Are You Ready?”, spaventosamente ultraveloce e basta; “Who Me?” con i suoi continui crescendo; e “Fuck the Past”, sempre divisa fra spietate scorribande e parti lente con una chitarra solista noisy e lacerante quasi alla maniera post punk, gradevole come masticare cocci di vetro. In altre parole, una musica estremamente innovativa, versatile, registrata nel 1982 in un demo di 9 pezzi, di cui i 3 sopraccitati, che sarebbe però rimasto nel cassetto fino al 2005, finalmente pubblicato in vinile dalla locale Mr. Modoreefer Records. Ma ben presto i No Thanks si sarebbero tolti la soddisfazione di rilasciare qualcosa a proprio nome…

E infatti nel 1983 riuscirono a rilasciare per i posteri un vinile, il 5-track EP “Are You Ready to Die?”, prodotto con la propria Dead Space Records. Un pochino meno intransigente rispetto al demo dell’anno prima ma comunque bello furioso, specie nella titletrack con le sue improvvise, sregolate superaccelerazioni con un basso in primissimo piano, molto più percepibile rispetto alla vecchia registrazione. Piena d’odio la prestazione vocale di Donna Damage, con le sue staffilate contro le persone ossessionate dal lavoro e pure contro i poser, colpevoli di abbandonare i propri rivoluzionari proclami di “cambiare le cose” appena gli si offrono dei soldi, criticando così un fenomeno che purtroppo avrebbe presto colpito anche l’hardcore americano.

Tuttavia i No Thanks avevano in repertorio molti altri pezzi, destinati però a non essere mai incisi in studio. Li suonavano nei numerosi concerti in città, compreso uno fatto presumibilmente il 6 maggio 1983 al CBGB’s, ascoltabile per intero su YouTube[1] e rilasciato in parte nel 2005 sempre dalla Mr. Modoreefer Records. Ed è qui che si capisce meglio la loro grande versatilità, che permetteva ai nostri di passare con disinvoltura dall’isterica e supersonica “Are you Ready to Die?” alla lenta e angosciante “Brainwash” (anche conosciuta come “Little Minds”) ma suonando addirittura una cover di “White Rabbit” di quei fricchettoni dei Jefferson Airplane, in una scelta decisamente singolare per una band accacì, anche per il cantato spiritato di Donna. Devastante la chiusura del concerto, affidata a “Unity”, un pezzo piuttosto creativo dalla velocità hardcore più convenzionale, a eccezione di un finale incredibilmente furioso e quasi in blast.

Un altro gruppo con una cantante erano gli sloveni Niet, fondati nel 1983 da Primož Habič dopo aver lasciato gli Odpadki Civilizacije. Di una certa rilevanza la loro prima e unica produzione degli anni ’80, il demo “Srečna Mladina” che, pubblicato nel 1984 dalla Galerija SKUČ Izdaja ovviamente in cassetta, vedeva un quintetto alle prese con pezzi molto diversi fra di loro, alcuni dei quali presenti in 2 versioni, l’una in studio e l’altra dal vivo.

I nostri infatti sapevano passare tranquillamente da lunghe nenie dark dai toni sommessi con basso in primo piano e munite anche di tastiera come “Depresija” a brevi rasoiate un po’ alla Stres DA come “Umiranje” o la stessa titletrack, con in mezzo episodi molto dinamici come “Melanholija”, capace di essere lento o brutale a seconda del momento. Caratteristica distintiva il doppio cantato maschile/femminile, diviso quindi fra la bionda Tanja Ukmar e lo stesso Primož, dalle vocals a volte belle urlate.

Ma i pezzi doppioni registrati dal vivo furono catturati, per la precisione, l’8 settembre 1984, cioè durante il secondo giorno del Novi Rock Festival. E proprio i Niet diventarono il primo gruppo hardcore a partecipare a un’edizione di questa fondamentale manifestazione dedicata alla musica alternativa giovanile che fin dal 1981, anno della sua inaugurazione, si teneva a Lubiana presso il teatro Križanke grazie anche all’aiuto di Igor Vidmar, noto agitatore locale fra gli organizzatori dell’iniziativa. Essendo però il Novi Rock un evento praticamente istituzionale, attraverso il quale ottenere sia una visibilità maggiore che la possibilità di registrare in un vero studio, i Niet cominciarono a essere visti con sospetto dai circoli hardcore locali, tanto che vennero addirittura tempestati di pomodori dal pubblico al loro concerto del 4 ottobre quando aprirono nientemeno che per gli Youth Brigade californiani.[2]

Nonostante ciò, il gruppo jugoslavo più noto anche oltreoceano non erano i Niet, bensì gli Uporniki Brez Razloga, per tutti UBR. Infatti, costoro riuscirono non solo a farsi pubblicare l'EP "Corpus Delicti" da un’importante etichetta italiana quale la bolognese Attack Punk Records ma anche a partecipare a “Welcome to 1984”, la seminale compilation internazionale assemblata da Maximum RocknRoll che, dopo tale uscita, intervistò il gruppo per il numero 20 della fanza, uscito a dicembre. E nello stesso si trovava un ricco report sulla scena jugoslava, in realtà già piuttosto seguita con una certa regolarità fin dal numero 11, dato alle stampe a gennaio.

Da non trascurare assolutamente i The Catatonics che, dopo qualche anno di apprendistato, erano diventati una bestia piuttosto strana: tecnici, metallici, versatili e, soprattutto, ultraveloci, tanto da sembrare dei primi DRI che sapevano suonare sul serio. A dimostrarlo il loro “Hunted Down”, eccellente EP autoprodotto nel 1985 con la bizzarramente chiamata Anorexic Nympho Records comprendente 5 canzoni registrate durante l’autunno del 1984. Fra queste, “Never Again”, che non è una cover dei Discharge ma è uno stillicidio supersonico di ben 2 minuti aperto da un riff quasi alla Judas Priest e chiuso in modo dissennato dalle impressionanti rullate di Belvy, il batterista; la dinamica “What You See and What You Say”, continuamente divisa fra mid-tempo ultrametal e accelerazioni ultrathrash; e la più rockeggiante “Obstinate”, la meno indiavolata di tutte. Da notare che – altra particolarità del gruppo – ognuno di questi brani veniva cantato da un componente diverso, con il solo Farmer Brown, il secondo chitarrista, a non avere compiti vocali.

Con un disco di tal fatta nel proprio carniere, i nostri poterono contare sull’appoggio di ben 2 fanzine una più importante dell’altra: Flipside e Maximum RocknRoll.

La prima li invitò a partecipare a “Flipside Vinyl Fanzine Vol. 2”, uscita in aprile, una delle compilation pubblicate dalla sua personale etichetta discografica, la Flipside Records, affiancandoli a gruppi come Roach Motel, JFA, Necros, Misfits e perfino i CCM. Notevolissimo il loro contributo, “Descending in “E””, 2 minuti di puro Catatonics-style, continuando così a seguire con convinzione la direzione sonora intrapresa l’anno prima.

Ma bella anche l’iniziativa di Maximum RocknRoll, che per il numero 22, dato alle stampe nel mese di febbraio, non solo li intervistò ma mise il loro nome direttamente sulla copertina, dando così ai nostri la massima pubblicità. Tanti i progetti annunciati in quest’intervista, fra cui un tour nazionale da fare forse in primavera e pure il ritorno in studio per registrare un nuovo disco. E, oltre a ciò, palese l’entusiasmo di aver aiutato a creare una specie di scena nella zona conosciuta come Central New York, piuttosto morigerata a inizio anni '80 ma dove adesso si potevano organizzare dei concerti abbastanza affollati per tutte le età, potendo affidarsi anche su una piccola fanza di nome Raw Leakage.

Ma i progetti soprammenzionati rimasero soltanto tali, visto che proprio Belvy, uno dei co-fondatori, perse interesse nella causa perché voleva fare qualcosa di più grosso, riuscendoci pure data la sua futura militanza in gruppi come i londinesi UK Subs e i 7 Seconds. E così la storia dei Catatonics finì praticamente il 15 giugno 1985, data del loro ultimo concerto, in parte documentato in una compilation a loro dedicata dalla Southern Lord Records nel 2022 col titolo di “Hunted Down”, proprio come l’EP. Fine amara per uno dei primi gruppi statunitensi, al pari di Void, Suicidal Tendencies, Corrosion of Conformity e No Labels, in grado di unire le sonorità hardcore con quelle metal.

Passando a roba molto più rumorosa, facciamo ora la conoscenza di una band di Norwich, cioè la città più a est del Regno Unito, conosciuta con un nome eccentrico che provò a estremizzare il noisecore britannico unendolo con certe suggestioni proto-grind, anticipando in un qualche modo i Sore Throat: gli Angry Worta Melonz.

Di loro ci è rimasto poco, tanto che nella loro brevissima esistenza non sarebbero riusciti nemmeno a rilasciare un demo ufficiale. Riuscirono però a registrare una prova in sala fortunatamente sopravvissuta a noi tramite YouTube con il titolo di “Rehearsal 04/05/1986”[3]. Soltanto 5 le tracce in scaletta, fra cui la minuscola “If You Hunt, You’re a Cunt”, scheggia animalista che da sola vale il biglietto anche perché proposta in 2 versioni differenti, l’una di 11 secondi mentre l’altra addirittura di 3 secondi, con quest’ultima terribilmente simile alla “You Suffer” dei Napalm Death, pubblicata solo qualche mese dopo sul demo "From Enslavement to Obliteration". Per il resto, ecco servito un massacro ultraveloce e ultrarumorista dal riffing cupo e spietato, con un sacco di feedback spaccatimpani (soprattutto nella malata e a tratti lenta “Abattoir”), un sacco di urla strappatonsille e un brano di quasi 4 minuti intitolato “Old McDonald”, praticamente una delirante parodia in funzione, per l’appunto, anti-McDonalds de “Nella vecchia fattoria”, la filastrocca conosciuta nei Paesi anglosassoni proprio come “Old MacDonald Has a Farm”.

Insomma, 4 ragazzi a loro modo innovativi, spesso “paragonati ai primi Disorder ma con una differenza: loro sanno suonare, noi no”. Parole di Revs, il bassista degli Angry Worta Melonz, apparse su un numero dell’effimera fanzine britannica 4 Minute War. Perché sì, nonostante la pochezza di materiali, i nostri riuscirono a farsi intervistare. E nel 2015 sarebbero riusciti addirittura a farsi coverizzare la leggendaria “If You Hunt, You’re a Cunt” da parte di un misconosciuto gruppo canadese chiamato Brainerd Diarrhea. Piccole soddisfazioni post mortem.

Infine, nella città floridiana di Jacksonville si aggiravano minacciosi 4 ragazzi conosciuti col nome piuttosto eloquente di Brutal Assault, capace di ben descrivere il loro hardcore frenetico, dinamico a volte ai limiti della schizofrenia e anche assurdamente veloce. Inevitabile quindi paragonare i Brutal Assault con gruppi statunitensi come gli ultimi NYC Mayhem (e di conseguenza la loro successiva incarnazione, gli Straight Ahead, almeno quelli degli inizi), gli Stark Raving Mad, e direi pure gli Impact Unit sia per il cantato avvelenato, che sputa sentenze contro la scuola e i “guerrieri del weekend”, sia per una certa frequenza nel proporre tempi lenti un po’ metallici. Nella loro unica cassetta, “Screaming Venges”, piena di refusi e autoprodotta nel 1986 con la propria Hate Tapes, abbondano quindi dei veri e propri blast beat, fin dalla canzone d’apertura “Zoom”, e che dominano in episodi di una disarmante furia grind ante litteram come “Why?”. Presenti in scaletta pure l’imprevedibile “Serious Shit” e la più convenzialmente thrash “Bullshit”, già inserite nella compilation “Exposure to Conviction”, rilasciata da un certo Phil Riola e comprendente anche grupponi come i californiani Hirax o i britannici Ripcord. Ma, soprattutto, grazie a tutti i loro pregi, i Brutal Assault si meritarono una bella recensione su Maximum RocknRoll griffata Martin Sprouse, anche editor della da poco defunta The Leading Edge[4], il quale curiosamente riportò il titolo del demo in “Screaming Urges”[5]. Peccato però che poi i Brutal Assault sarebbero presto scomparsi senz’altro colpo ferire.

Ma, ripeto, questi sono soltanto alcuni gruppi che ho scoperto negli ultimi mesi. Ce ne sono infatti altri, anche del versante metal. Non sono tanti ma meritavano veramente di essere inclusi nel libro. E quindi meritano di essere conosciuti. Su queste stesse pagine o su un'eventuale ristampa del libro non importa. L'importante è far conoscere prima o poi tutta questa gente che, in qualche modo, ha dato il proprio contributo nell'anticipare la mattanza grindviolence esplosa a cavallo fra gli anni '80 e '90.



[1] https://www.youtube.com/watch?v=lK1bba6wtXE&list=WL&index=2&t=19s.

[2] Lunghissimo il loro tour europeo che, fra il settembre e il novembre 1984, li vide toccare anche la Croazia, la Serbia e la Polonia. Solo che, il 21 ottobre, proprio in Polonia, gli si ruppe il van, e così dovettero cancellare molte delle date successive, da tenere soprattutto nel Regno Unito e in Germania.

[3] https://www.youtube.com/watch?v=5Mh1WCmtcvA.

[4] Fanzine dal taglio straight-edge domiciliata a San Diego, durò 5 numeri usciti fra il 1983 e il 1985, ospitando fra le sue pagine gruppi come Neon Christ, Septic Death, Ill Repute, CCM e altri.

[5] https://www.maximumrocknroll.com/band/brutal-assault/.

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