Quarto (e ultimo) gruppo della serie dedicata al black metal greco che è partita qualche giorno fa con i cervellotici Thy Darkened Shade, i Devathorn sono un’altra formazione appartenente alla scuderia della tedesca World Terror Committee. La quale ha rilasciato quest’anno il loro secondo album “Vritra” (sì, proprio come l’ultimo EP dei neozelandesi Witchrist, che copioni!), che segue di ben 8 anni “Diadema”, un disco di debutto che non è stato esattamente salutato con molto entusiasmo alla sua uscita. Ma per fortuna, considerata la qualità del nuovo lavoro, credo che tutta questa lunghissima attesa sia servita a qualcosa, ennesimo segno che dall’underground escono gruppi che, spesso poco prolifici in fatto di album, tengono molto alla propria musica curandola e migliorandola con il tempo fin nei minimi dettagli.
Adesso, bando alle ciance e ciancio alle bande, vediamo cos’hanno da offrirci i Devathorn. Con “Vritra”, i nostri si sono sfogati con 11 pezzi (fra cui l’intermezzo d’ambiente “Cantibus Ad Messorem, Sanctus Mor”” e l’outro “Draco Adligat Mundi”) per 67 minuti di durata, con i quali l’ascoltatore viene seppellito da un black metal parecchio dinamico e fantasioso oltreché dalla produzione pulita ma non troppo. I cambi di tempo sono frequenti grazie anche a un batterista che, oltre agli usuali blast-beats, si trova molto a suo agio sia con semplici partiture groovy che con tempi medi più arzigogolati del solito mentre non mancano dei bei momenti doom, i quali spesso fanno partire le canzoni destinate poi a prendere abbondantemente il largo raggiungendo pure picchi di violenza mica da ridere. Molto interessante e completo è il lavoro di chitarra (curato da Saevus Hellcath, che suona anche negli Acherontas), che spara un riffing articolato (seppur non come nei Thy Darkened Shade, ci mancherebbe altro!) anche nei passaggi più furiosi, andando così da parti arpeggiate ad altre tenebrose (fantastici in questo senso i primi secondi di “Sapphires of Vritra”) e da parti piene di melodie care al folklore greco ad altre piene di melodie più occidentali e tipiche del black classico (come in “Principles of Chaos”). E il bello è che gli assoli, sempre molto atmosferici, sono un pilastro fondamentale della musica dei Devathorn tanto che in certi pezzi (“Veritas Universalis” su tutti) se ne possono trovare addirittura ben 3, ergo la chitarra solista riveste un ruolo pressoché importante da queste parti. Del basso neanche ne parliamo perché, come va di moda adesso, non c’è, e quindi diciamo qualcosa sul comparto vocale, il quale comprende veramente di tutto, da urla gutturali un po’ filtrate ad altre anche belle incazzate, da voci sofferenti (come nell’intro di “Doctrina Fide”) a un vasto campionario di vocalizzi puliti (anche “deliziosamente” lamentosi) di cui però non si abusa mai come fanno invece gruppi simili come gli Acherontas (oddio, al massimo nel fantastico tour de force da 10 minuti 10 di “Promethean Descent”). Insomma, tante belle cose ma non finisce di certo qui!
Infatti, strutturalmente parlando i pezzi, già citata la loro ottima dinamicità, possiedono delle curiose caratteristiche, come il fatto che, specie quelli della seconda parte del disco, si concludano ripetendo lo stesso identico riff accompagnato però da un batterista inventivo e imprevedibile che, fra l’altro, fa un frequente utilizzo delle rullate. Sono abbastanza frequenti anche le pause, usate spesso per creare delle ripartenze belle d’impatto ma non necessariamente veloci e blasteggianti (in questo senso, è molto d’effetto quella lenta di “Doctrina Fide”). Infine, parecchi pezzi contengono delle intro e/o delle outro di brevissima durata (mossa saggia, ragazzi!).
Ma adesso è ora di parlare un po’ del concept lirico del disco. I nostri intendono qui glorificare il Signore del Male partendo addirittura dalla mitologia indiana: “Vritra” non è infatti nient’altro che un enorme serpente-dragone che nel Rig Veda (letteralmente "inni della Conoscenza", è la prima parte dei Veda, cioè i testi sacri dell'Induismo; in particolare, nel Rig Veda sono descritti i culti sacrificali e gli elementi a essi connessi tipici degli Arii, un antico popolo nomade che migrò in India nel II millennio a.C.) sequestra tutte le acque così da provocare siccità e carestia in tutto il mondo creando così la totale desolazione. Oltre a ciò, ha un ruolo importante anche il cosiddetto Qlippoth, cioè l’insieme delle forze del Male che, specifiche della Cabala ebraica, formano l’Albero della Morte (il Sephiroth è invece l’Albero della Vita), con il cui studio profondo si può arrivare a diventare come Satana stesso. Cacchiarola, con tutti questi gruppi che affrontano tematiche simili, sto diventando un esperto di occultismo! E comunque è curioso constatare che, da quando i Black Funeral ne hanno parlato in “Waters of Weeping” (2007), ora il tema del Qlippoth sia ormai diventato di dominio pubblico.
In pratica, l’unico difetto degno di nota presente nell’album (voto: 9; la cui copertina è stata curata nientemeno che da Mortuus, cioè il cantante dei Marduk!) è da individuare nella canzone “Principles of Chaos”, che purtroppo è da considerare un riempitivo essendo anonima e un po’ troppo lontana dallo stile imprevedibile dei Devathorn pur avendo delle melodie belle disperate che però potevano essere sfruttare meglio. Ma questa è l’unica macchia in un mare di (nera) limpidezza black metal di rara fattura che non smentisce fra l’altro l’ottimo momento che sta attraversando il black metal greco, di nuovo sulla cresta dell’onda dopo i mitici anni ’90. E dopo questa considerazione pure un po’ scontata, una curiosità: avete fatto caso che, in questa serie di 4 album “greci”, ben 3 condividono una scaletta composta sempre e solo da 11 canzoni? Ma perché l’11 è un numero così ricorrente? Mumble mumble…
Nota:
come per l’ultimo album degli Acherontas, bisogna segnalare la partecipazione di una vagonata di ospiti (anche se, pure stavolta, non è stato specificato in quali canzoni abbiano suonato), cioè Acherontas V. Priest degli stessi Acherontas, Amduscias dei Temple of Baal, Chiva dei Serpent Noir e Monk Adramalekh, Temple degli Algolagnia, Denwar degli Chthonian Alchemy e K.K. dei Mother of Millions.
Tracklist:
1 – Veritas Universalis
2 – Doctrina Fide
3 – Cathedral of Set
4 – Ars Diaboli
5 – Cantibus Ad Messorem, Sanctus Mor
6 – Principles of Chaos
7 – Sapphires of Vritra
8 – Verba Inermis
9 – The Venomous Advent
10 – Promethean Descent
11 – Drago Adligat Mundi
Line-up:
Althagor – voce
Saevus Helcath – chitarre
Mechblastess – batteria
BandCamp: http://devathorn.bandcamp.com/
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