Album (Hellthrasher Productions, 15 Novembre 2012)
Formazione (2008): Vaggelis P. – voce;
Kolozis P.K - voce aggiuntiva in "Medieval Bloodlust";
Kolozis P.K - voce aggiuntiva in "Medieval Bloodlust";
Haris V. – chitarre;
Christos S. – basso;
John A. – batteria.
Provenienza: Atene, Attica (Grecia)
Canzone migliore del disco:
“World War Domination”.
Punto di forza dell’opera:
la varietà.
Copertina: Milovan Novakovic
Quando si pensa al cosiddetto war metal, la mente va a quei gruppi a dir poco fissati con le tematiche guerresche/post – nucleari, con un immaginario spesso ricco di minacciosi e buffi soldati vestiti di tutto punto, con maschere antigas, cartucciere, borchie gigantesche, mitra ciclopici impugnati alla Rambo, e così via. Solo che tale sottogenere, dal punto di vista meramente musicale, è una chimera, cioè non esiste perché, a parte l’ossessione generale per le velocità più allucinanti, possono essere etichettati in questo modo i gruppi più diversi, dai Bestial Warlust agli At War. Per non parlare di quelli che, facendo i gran fighi (… peccato che il gran figo lo stia facendo io proprio adesso…), definiscono war gruppi che non trattano i tipici temi di questo pseudo – genere, come i Black Witchery oppure gli Impetuous Ritual. E così la confusione regna ancor più sovrana. Quindi, qual è la soluzione a questo assillante problema? Personalmente ne ho trovate ben 2, ossia: 1) bisogna catalogare il gruppo secondo la musica che effettivamente suona e 2) facciamola finita con queste quisquilie e facciamola finita!
Allora, ch fanno i War Possession? Beh, calma perché si deve dire che ‘sti greci hanno partorito un disco incredibilmente fantasioso e ricco di spunti, seppur migliorabile in taluni punti. E’ comunque assodato che suonano un semplice death alla vecchia maniera, con in più una buona dose di black/death bestiale a là Nocturnal Blood, dati soprattutto certo riffing minimalisti e i grugniti bassissimi del cantante, talvolta aiutati da un ignorante effetto d’eco, e tale influenza la si sente anche in alcuni rallentamenti pieni di groove. Risulta però importante anche il doom metal, che fa sentire il suo puzzo catacombale specialmente nell’asettica “Medieval Bloodlust”, il tour de force dell’EP visti i suoi 6 minuti. Insomma, quello dei War Possession è un interessante mischione di vari generi che finisce con “Deathmarch”, outro ambientale con tastiere elementarissime e ruggiti da oltretomba.
Tale fantasia la si evince anche nella struttura delle varie canzoni. Infatti:
- “Medieval Bloodlust” (dove compare Kolozis P.K. dei Nocturnal Vomit è il brano più sequenziale di tutto il lotto, e che contiene nel finale funeral un plagio ai mitici Vasaeleth di “Born Crypt & Tethered to Ruin”, specie nel riffing;
- “World War Domination” ha un andamento decisamente più libero, e guardacaso è il pezzo più riuscito, anche perché vi si trova un ottimo apporto della chitarra solista, che fra l’altro sciorina sempre vari, molto atmosferici e primi anni ’90. Inoltre, è proprio in tale canzone che si fanno vive incursioni nel black e nel thrash;
- “In the Shadow of the Ancient Gods” e “A Taste of Things to Come (Chaos Awaits)” (che ha un’introduzione dalle ritmiche heavy anni ’80) si assomigliano di più, visto che danno più importanza ai botta e risposta fra due soluzioni non esagerando però mai. Solo che la seconda utilizza la chitarra solista in maniera molto minimale, mentre la prima in modo più capillare ed efficace, seppur si dilunghi forse un po’ troppo.
Il minimo comun denominatore della struttura dei vari brani è dato dall’ossessività di certe soluzioni, che così vengono ripetute più del previsto, anche variandole un poco. Ciò dona un andamento piuttosto lento alle canzoni, che in tal modo possono anche non possedere un climax vero e proprio. Ma tale approccio talvolta funziona, mentre in altre proprio no. Nel primo caso, è esemplificativa “Medieval Bloodlust”, che, priva completamente di una qualche chitarra solista, riesce a fare effetto soprattutto grazie a quella pausa seguita da un minaccioso stacco vocale che risolve tutto, facendo subito ripartire l’assalto. Nel secondo caso, è da menzionare “A Taste of Things to Come (Chaos Awaits)”, che però è sostanzialmente immobile e con passaggi atmosferici sfruttati male.
Foto: Olak
In parole povere, “Through the Ages” è sicuramente un buon disco, anche perché partorito da musicisti di sicura esperienza e provenienti per esempio dagli Embrace of Thorns (per cui si spiega la soprammenzionata tendenza all’ossessività). Ma è comunque penalizzato da alcune indecisioni di fondo, e da un’ultima canzone che in teoria dovrebbe sempre concludere in bellezza qualsiasi opera, ma che alla fine si dimostra troppo debole. Perlomeno la scena greca mostra ancora di essere molto valida, ed è questo ciò che conta.
Voto: 73
Claustrofobia
Scaletta:
1 – In the Shadow of the Gods/ 2 – Medieval Bloodlust/ 3 – World War Domination/ 4 – A Taste of Things to Come (Chaos Awaits)/ 5 – Deathmarch (Outro)
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