Demo autoprodotto (3 Agosto 2010)
Formazione: WLKN, voce;
Saahve, chitarre (sostituito poi da Herr 413, ma nel MySpace non figura…);
Alessandro, basso (andatosene dopo anche lui);
Mark, batteria.
Provenienza: Cagliari, Sardegna.
Canzone migliore del demo:
senz’ombra di dubbio la delirante “My Own Redeemer”. Per il perché leggete attentamente la recensione.
Punto di forza del gruppo:
la batteria, che nonostante i blast – beats a go – go non perde mai né il controllo né l’inventiva.
-------------------------------------------------------------------------------------------------Curiosità:
il gruppo ha reso disponibile da scaricare su MegaUpload il primo e finora unico demo. Il link lo trovate proprio sul MySpace dei Crowned in Thorns. Però mi raccomando: visto che loro sono stati corretti dando la possibilità a tutti di scaricarlo, mi sembra ovvio che nel caso vi piaccia siete moralmente obbligati a comprare direttamente il disco.
Ancora Sardegna, ancora black metal, anche se declinato stavolta, rispetto agli Hieros Gamos, in versione decisamente più tradizionalista ma allo stesso tempo pure più qualitativa. Oddio, delle sorprese belle inaspettate i Crowned in Thorns le presentano, e fra l’altro confermano ancora una volta il “trend” attuale di Timpani allo Spiedo rappresentato dai gruppi black/death metal, pur essendo stavolta lontanissimi da gruppi “ignoranti” e a là Blasphemy come i Blasphemous Noise Torment, Nocturnal Blood e Witchrist.
Ciò anche perché, rispetto a questi gruppi, i Crowned in Thorns possiedono sul serio nelle proprie vene il black metal, grazie per esempio ad un riffing non poche volte imponente e glaciale così da trasmettere tutto un altro tipo di atmosfera. Altra notevole differenza è l’assenza pressoché totale dei rumorismi offerti dagli assoli di chitarra, la quale non si concede neanche qualche sovrapposizione di riff, se non leggerissimamente. In pratica, abbiamo a che fare con una specie di black metal svedese tremendamente blasteggiante con frequenti concessioni al death metal se non, seppur vagamente, al thrash metal (come in “My Own Redeemer”).
Il death metal lo si sente però molto anche nel comparto vocale, dato che tra urla assatanate vi si trovano vari tipi di grugniti, fra cui uno cupissimo che ad ogni modo viene utilizzato soltanto come sovraincisione.
Ciò che però mi ha più impressionato è la batteria, dato che Mark presenta uno stile bello dinamico e sempre puntuali negli accenti utili ad enfatizzare tutto l’insieme. E lo fa quasi sempre tramite blast – beats sempre freschi, concedendo però qualcosina anche a magnifici tupa – tupa mai fuori luogo. Fra l’altro, un plauso va al suono molto naturale della batteria, cosa che si percepisce in particolare nei rari tempi lenti dove per esempio “l’ignoranza” del rullante predomina su tutto.
La dinamicità della batteria si riflette però anche nella musica intesa nel suo insieme. Infatti, oltre ad offrire una struttura dei pezzi per niente semplice e/o banale (per esempio, “I Deny” è fondato sulle ripartenze mentre “Generator of Dead Humans” scorre fluido come un treno in corsa), i vari episodi si sviluppano in maniera molto fantasiosa distinguendosi così notevolmente fino al gran finale di “Thornscrowned”, dalle tinte addirittura epiche e da alcuni passaggi perfino arpeggiati.
Ma in tutto il lotto si distingue specialmente il pezzo “My Own Redeemer”, che praticamente raggiunge altezze praticamente folli per un gruppo del genere visto che conta le seguenti caratteristiche:
1) la sua struttura è totalmente libera e rinforzata fra l’altro da ripartenze da capogiro;
2) vi è per la prima ed unica volta un passaggio doom nel vero senso della parola e non relegato ad essere una semplice comparsa;
3) nel lungo momento doom è presente come voce aggiuntiva un “alieno” cantato pulito freddissimo;
4) lo stesso passaggio viene chiuso splendidamente da una linea di basso inaspettata.
In parole povere, “My Own Redeemer” è una specie di esperimento che per le future produzioni del gruppo dovrebbe essere preso in seria considerazione dato che, oltre ad essere ben riuscito, offre anche spunti molto ma molto originali. Sarebbe quindi veramente un peccato non proseguire su questa strada. Il merito poi è nettamente più grande se si pensa che esso è l'unico pezzo a raggiungere e superare di una cinquantina di secondi i 4 minuti.
Per chiudere il cerchio, tocca parlare della produzione, che risulta essere piuttosto pulita e compatta, quindi molto lontana dalle tipiche produzioni che passano da queste parti. Inoltre, il gruppo gioca, anche se con la giusta misura, con l’effettistica, e da questo punto di vista ascoltatevi il finale di “Thornscrowned”.
Voto: 85
Claustrofobia
Scaletta:
1 – I Deny/ 2 – Generator of Dead Humans/ 3 – My Own Redeemer/ 4 – Thornscrowned
MySpace:
http://www.myspace.com/crownedinthorns
FaceBook:
http://www.facebook.com/pages/CROWNED-IN-THORNS/193209594089422
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