Demo (D.N.A. Collective, 2011)
Formazione: Wolf, voce/basso;
Akh, chitarra/rumori/tastiere.
Provenienza: Toscana
Pezzo migliore del disco:
per ragioni esplicate nella rece, ho una netta predilezione per “La Fenice”.
Punto di forza dell’opera:
sinceramente non lo so, essendo “7.1” piuttosto disomogeneo, ma se proprio devo scegliere citerei l’atmosfera creata dai sintetizzatori e dal basso, i quali in prospettiva futura promettono cose molto interessanti.
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I Redemption Curse sono un gruppo infinitamente… “storto”. Niente nella loro musica è normale. Ogni cosa infatti è stata stuprata a dovere, come nel più grande degli scherzi diabolici. Ma si può dire che anche il loro rumore (perché questo è, in fin dei conti) non sia normale. Perché l’opera che mi appresto a recensire è un compendio di dissacrante e provocatorio sperimentalismo a più piani dove lo schifo, l’anti – estetismo più sfrenato divengono materia per la consapevolezza di sé stessi e…
“A’ CLAUSTRO’! FALLA FINITA CON ‘STI PAROLONI E DICCI COME SUONANO I REDEMPTION CURSE!”
Dio quanto siete rompicalli! Allora calma e sangue freddo che vi accontento. Anche perché la calma e il sangue freddo sono di regola per non farsi prendere un infarto;
1) dalla voce, la quale è una specie di terrificante urlo gorgogliante che rende praticamente incomprensibili i testi in italiano. Per di più, questi vengono “aiutati” per la discesa da un procedimento copia – incolla che doppia la voce originale, così da generare un caos di notevoli dimensioni, quasi come se fosse una eco pur non essendolo veramente;
2) dalla chitarra, il cui riffing fa ricordare qui e là addirittura i disturbanti Vlad Tepes (“La Fenice”). Ma il fatto curioso viene più che altro dalla produzione “sballata”, che ora fa sentire bene la chitarra, mentre adesso le abbassa improvvisamente le frequenze, magari affossandola con rumori di disturbo (“Sia Fatta la Tua Volontà”) – rumori che a dir la verità non sono così presenti come invece si potrebbe intuire;
3) dalla tecnica, a tratti inesistente, visto che talvolta o il ritmo viene temporaneamente perso, oppure si hanno delle vere e proprie stecche (la parte di piano di “Sia Fatta la Tua Volontà” è esemplare) in modo da rendere ancora più (volutamente) disordinato tutto l’insieme;
4) dalla batteria, che si sente invece moooolto male, anche perché, di fatto, non ve n’è traccia (ci siete cascati prima, eh?). E devo dire che tale mossa mi è tremendamente piaciuta, dato che è funzionale alla stessa formazione perché altrimenti uno dei due avrebbe programmato la batteria elettronica in maniera ultra – minimalista, quasi trasformandola in un inutile contorno.
A tutto ciò, si aggiunga un utilizzo del basso sì terra – terra ma comunque interessante oltreché agghiacciante; e la presenza di sintetizzatori belli atmosferici ne “La Fenice”. Ma è proprio da questi strumenti che partono paradossalmente le critiche a “7.1”, il quale, praticamente già al primo ascolto, mi ha dato l’impressione di essere un esperimento riuscito solo per metà.
Infatti, “Sia Fatta…” è un pezzo che, a parte le ovvie sensazioni di disgusto che genera, non colpisce per niente, soprattutto perché il disgusto è qui fine a sé stesso e quindi viene usato in maniera semplicistica. Inoltre, il basso si sente debolissimo, mentre il piano poteva essere sfruttato meglio ed invece gli si concede un semplice siparietto. La voce, poi, in un gioco limitatissimo, spesso e volentieri urla e basta, senza dire niente. In pratica manca una vera e propria atmosfera.
Al contrario, con “La Fenice” si comincia a ragionare, peccato solo che sia l’ultimo episodio del lotto. Infatti, il basso (finalmente bello presente) e i sintetizzatori aiutano debitamente gli altri strumenti, l’uno utilizzando le armi dell’ossessività e del caos, l’altro “ingabbiato” in una rigida cornice minimalista. E tutto ciò funziona nonostante i 6 minuti di durata del brano, contro i quasi 5 del pezzo precedente.
Insomma, le idee ci sono. Le possibilità concrete di affrancarsi dal modello “NO BATTERIA” dei Progetto:ChaosGoat.666 (in cui suona per l’appunto Akh) pure. Basta incanalarle meglio (anche perché per un gruppo del genere fermarsi soltanto a voce/chitarra/basso è un po’ troppo facile) e lì sì che poi saranno dolori per tutti!
Voto: 58
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Sia Fatta la Tua Volontà/ 2 – La Fenice
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