Formazione (2004): Jap Decena, voce;
Bertram Vidaja, chitarra;
Francis Albesa, batteria.
Provenienza: Bacolod City, Filippine.
Canzone migliore dell’album:
“Raped Afterbirth”. Leggete tutta la recensione per sapere perché.
Punto di forza dell’album:
i rallentamenti, più che altro per vari “problemi” insiti nel disco che per meriti qualitativi.
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Il gruppo infatti denota poca inventiva, e quindi una tendenza a ripetere sempre le stesse cose. Prendiamo la batteria ad esempio: il suo lavoro è eternamente diviso fra blast – beats assatanati e caotici (nel senso che il batterista è sì tentacolare e dinamico ma con poco costrutto) e rallentamenti (i momenti più intelligibili dal punto di vista della produzione) spesso rappresentati da tempi medi comunque alle volte piacevolmente grooveggianti e fra l’altro nemmeno rari e brevi.
Un’altra mancanza, stavolta riguardante più che altro l’insieme invece del singolo, concerne guardacaso i rallentamenti, dei quali la maggiorparte, in maniera un po’ semplicistica, o viene introdotta da una pausa oppure da uno stacco di chitarra, presentando quindi alla lunga un gioco abbastanza monotono e poco fluido.
A rendere più difficile la situazione concorre la durata dei pezzi, che si attestano tutti intorno ai 5 minuti. Aspetto da una parte da apprezzare perché così facendo il gruppo ha voluto testarsi con brani non facili da gestire, ma dall’altra viene il dubbio che sia ancora presto scrivere in modo veramente efficace composizioni simili.
Quel che è sicuro è che qualcosa di buono i Nekroholocaust sono riusciti a farlo, e curiosamente proprio nell’ultimo episodio (“Raped Afterbirth”, brano che insieme ad “Epileptic Manslaughter” si trova nel disco d’esordio datato 2010, ossia lo split “Southeast Asian Beheaders”), il quale non dura soltanto poco più di 6 minuti ma mostra lungo il finale un po’ di melodia che nel brutal più spietato non guasta mai. E soprattutto bisogna menzionare delle interessanti virate verso il thrash metal su tempi medi che a questo punto potrebbero tornare utili per un disco futuro.
Ma nonostante tutto quello che ho avuto modo di scrivere su questo demo, non mi sento di bocciarlo, a parte che in certe caratteristiche esposte che vanno oltre la forma della produzione. Infatti quest’ultima penalizza un po’ troppo tutto l’insieme, ragion per cui sarebbe una buona idea dare al disco il primo senza voto nella storia di Timpani allo Spiedo, altrimenti si rischierebbe, considerata la situazione, di dare un giudizio per niente sicuro e affidabile sull’effettiva qualità compositiva di questi ragazzi. Insomma, alla prossima!
Voto: s.v.
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Beheading the Tyrants/ 2 – Epileptic Manslaughter/ 3 – Raped Afterbirth
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