La scena estrema irlandese, pur essendo letteralmente minuscola (e mi sembra ovvio…), sta sfornando in questi ultimi tempi del materiale molto interessante tanto che alcuni suoi gruppi già sono diventati delle fonti di ispirazione per formazioni ancor più giovani. Questo è per esempio il caso degli inumani Malthusian, che paradossalmente devono ancora fare il grande passo dell’album d’esordio (prossimamente aspettatevi però la rece del loro nuovo EP “Below the Hengiform”). Ma è anche il caso degli ZOM, che invece il succitato grande passo l’hanno fatto sul serio dopo esser stati fondati nel 2011. Ecco a voi quindi “Flesh Assimilation”, una tortura disumana di 8 pezzi per 32 minuti uscita grazie all’alleanza fra l’irlandese Invictus Productions e la statunitense Dark Descent Records. Ergo, già si parte con il piede (sinistro, come d’uopo) giusto!
La cosa bella è che “Flesh Assimilation” trasuda puro Male.
Ciò lo si evince subito dalla sua produzione tremendamente sporca in pieno “new
old school death metal” – style:
chitarre sature e fangose, basso grezzo e pure in buona evidenza (si senta la
sua prestazione specie in “Gates to Beyond”), batteria sorda e voci distante e
spaventosamente riverberate in una maniera che ricorda, estremizzandoli di
molto, i Von. Certo, così il suono è alle volte un po’ confusionario ma,
ascoltando l’album, sembra di essere dentro gironi infernali addirittura più
crudeli e inimmaginabili di quelli immaginati dal Divin Poeta! E già qui è pura
goduria…
La musica in sé, come si potrebbe ben immaginare (beh, mica
tanto…), non è da meno. Eh sì, perché stiamo parlando di un death metal
“ignorantissimo” ma bello spurio in quanto infettato da ricche dosi di crust e
di thrash metal (queste ultime ravvisabili specialmente negli ultimi pezzi dove
inoltre ci scappano pure delle insospettabili sezioni in mosh), aggiungendo
così un’intensità ancor più selvaggia. Ciò significa che le canzoni (alcune
delle quali durano soli 3 minuti o poco meno) sono più che altro veloci, seppur
non manchino potenti tempi medi metal/punk a là Warfare (“Hordes from the
Cursed Realms”) né abissali (e lunghetti) rallentamenti doom (“Conquest”), ergo
da queste parti c’è un’eccellente versatilità ritmica enfatizzata da un
batterista capace di andare dai blast-beats a tupa-tupa scatenati, da tempi
D-Beat (quelli a là Discharge, per intenderci) ad altri più groovy ma comunque
(quasi) sempre lineari e quadrati senza quindi inutili raffinatezze. E gli
assoli rispettano in toto questa filosofia perché non solo sono brevi e di puro
impatto ma sono spesso di natura punk, e fra l’altro non si trovano in tutti i
pezzi. Considerate poi i vari effetti innestati sui grugniti e sulle urla intensissimi
e bestiali dei due cantanti, e otterrete pure una nerissima e malata atmosfera
che fa tanto black metal.
Tale marciume da impenitenti incalliti viene però compensato
non solo dalle lunghe introduzioni di alcuni brani (specie gli ultimi, e qua mi
ripeto) ma anche dal fatto che ogni episodio sia collegato direttamente col
precedente tramite degli inquietanti suoni alieni che fungono da intro e, a
eccezione di “Conquest” e della conclusiva “Flesh Assimilation”, da outro, un
po’ come se l’album fosse un (deviato) concept-album.
Per farla breve, gli ZOM (voto: 9) sono veramente una bestia rara. E
la cosa più figa è che, nel loro pandemonio infernale costituito da varie
influenze, sono riusciti ad attaccarle fra di loro suonando però in un modo
perfettamente omogeneo e senza facili (e difficili) melodie. Ma adesso io mi
chiedo: perché mi sono deciso solo adesso a recensire questa delirante gemma
death metal visto che è uscita addirittura nel Novembre dell’anno scorso? Per
fortuna che nel Sacro Metallo non è mai troppo tardi…
Tracklist:
1 – Tombs
of the Void
2 – Hordes
from the Cursed Realms
3 – Gates
to Beyond
4 –
Conquest
5 – Illbeings
Unspeak
6 – Dead
Worlds
7 – The
Depths
8 – Flesh
Assimilation
Line-up:
Sodomaniac – chitarre/voce
Chton – basso/voce
Sabbac – batteria
Invictus
Productions: http://www.invictusproductions.net/
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