Album autoprodotto (2011)
Formazione (2006): Thomas Girardello – voce/basso;
Rudy Girardello – chitarra;
Michele Brunetti – chitarra;
Matteo Ioverno – batteria;
Jader Girardello – tastiere.
Provenienza: Vicenza, Veneto.
Canzone migliore dell’album:
probabilmente “I’ll Watch You Die”.
Punto di forza dell’opera:
le chitarre.
Eccoci a parlare di un altro gruppo di death melodico, seppur tremendamente diverso dai fiorentini Banned from Hell. Infatti, i Joyless Jokers sono decisamente più svedesi nel suono, e quindi più vecchia scuola e “ignoranti”, pur riservando delle sorprese di stampo più modernista che sono da individuare specialmente negli ultimi pezzi di quest’album di debutto (ah, una precisazione: ci sono un po’ di divergenze circa il suo anno di uscita, perché per Metal – Archives è il 2012, mentre per la bio del gruppo è il 2011. Preferisco dare retta a quest’ultima, che non si sa mai).
Death metal melodico svedese significa prima di tutto chitarre che sanno essere sia belle cattive (sentitevi “Rain”), sia belle melodiche e disperate. Allo stesso tempo, il riffing è a volte intricato e complesso ma niente paura che non stiamo parlando di un gruppo cervellotico, l’assalto è più semplice di quanto appaia. Fra l’altro, nel genere non accade spesso ma i Joyless Jokers danno parecchia importanza agli assoli, che risultano molto ben sviluppati e anche vari (si senta quello di “Hopeless”, più cupo del solito), anche se, curiosamente, nella parte centrale del disco i soli sono perlopiù assenti (talvolta con risultati discutibili, come vedremo).
Però death metal melodico svedese significa anche che il cantante, invece di grugnire, spara delle belle urla. E quelle qui presenti sono particolarmente incazzate e “ignoranti” per l’appunto, molto simili a quelle di Tompa Lindberg degli At the Gates. Le linee vocali non sono esattamente memorabili (tranne quelle di “Murder in Me”), ma mi preme sottolineare l’importanza della voce nelle pause, riuscendo così a dare il via a ripartenze molto efficaci (“Hopeless” e “I’ll Watch You Die” in special modo).
Diversamente da molti gruppi del genere, i Joyless Jokers preferiscono più che altro i tempi medi, tirando di conseguenza un po’ di groove che a volte fa ballare spudoratamente il culo (“I’ll Watch You Die” è l’esempio massimo). Ma tranquilli che qualche tupa – tupa bello tosto è presente, però io consiglierei di proporne un po’ di più dato che a tratti il discorso risulta troppo freddo e poco cattivo (la parte centrale - mi dispiace è nelle mie grinfie - è ancora la principale accusata), tanto che paradossalmente i Banned from Hell sembrano in certi punti addirittura più brutali.
E adesso c’è da parlare delle tastiere, che sono la nota dolente di quest’esperienza. I motivi sono i seguenti:
1) i Joyless Jokers hanno fatto lo stesso errore dei palermitani Tuam Nescis, cioè hanno relegato le tastiere a un ruolo decisamente secondario perché sono presenti solo in determinati momenti, quindi per il resto Jader si gira allegramente i pollici, nonostante l’apporto a volte molto buono (da menzionare le notazioni crepuscolari di “Murder in Me”) e perfino l’assolo in “Hopeless”;
2) a dispetto della poca partecipazione, le tastiere hanno una fastidiosa tendenza al deja – vù. Per esempio, alcune melodie di “Scream” sono abbastanza simili a quelle di “Murder in Me”;
3) come ultimo, lo strumento può fossilizzarsi su una specifica intuizione, come nella parte, per così dire, solista di “Whispers to Shadows” che non viene sviluppata debitamente, seppur in tal caso la responsabilità sia anche dei compagni (dopo poteva esserci per esempio benissimo un solo di chitarra).
Insomma, le tastiere difettano un po’ per quanto riguarda la creatività e l’iniziativa, quindi in futuro le si dovrebbe o sfruttare di più o eliminare del tutto (e questo mi sembra impossibile…).
Ma per fortuna l’album si risolleva negli ultimi brani, che fra l’altro hanno una personalità molto ben marcata. Infatti, “Hopeless” si distingue per il solo di tastiera, “I’ll Watch You Die” per il groove e per certe contaminazioni elettroniche, mentre la titletrack per una lunga fase strumentale con tanto di voce che sembra campionata e assolo di chitarra che risolve tutto.
Per il resto, ottima la produzione, molto svedese, e in linea con il genere anche il minutaggio dei pezzi, che si attestano sempre fra i 3 minuti abbondanti e i 4 di durata.
Voto: 72
Flavio “Claustrofobia” Adducci
Scaletta:
1 – Rain/ 2 – Murder in Me/ 3 – Scream/ 4 – Point of No Return/ 5 – Whispers to Shadows/ 6 – Hopeless/ 7 – I’ll Watch You Die/ 8 – Taste of Victory
FaceBook:
ReverbNation:
Sito ufficiale (strano… un sito vero e proprio per un gruppo underground italiano…):
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