Recensione pubblicata il 13 Aprile 2011 nella mia pagina FaceBook.
Album, Depressive Illusions Records (1 Ottobre 2010)
Provenienza : Trento, Trentino Aldo Adige
Formazione : Der Antikrist Seelen Mord, voce, chitarre, basso, drum – machine, tastiere
Punto di forza dell’album :
La batteria, decisamente più versatile rispetto al recente passato.
Migliore canzone:
“Suicide Solution”, più che altro perché è l’ultima canzone inedita dell’album e che con il suo lavoro di batteria e le melodie traballanti riesce a rendere finalmente più tangibile il dolore.
Di Howling in the Fog è stata pubblicata anche la rece di “Drained by Suicidal Thoughts”:
http://timpaniallospiedo.blogspot.com/2010/07/howling-in-fog-drained-from-suicidal.html
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Ragazzi, non ce l’ho fatta. Ho cercato in tutti i modi di farmi piacere il primissimo album di Howling in the Fog, ma è stato molto difficile e quella sufficienza per me vale come un brutto voto perché mi è rattristato molto darla dopo essere stato avvolto da quel demo – capolavoro che per giorni e giorni mi ha accompagnato ormai parecchi mesi fa. Ma in fin dei conti perché “lamentarsi” se il giovine artista è veramente giovine? Quindi bando alle ciance ed ecco a voi le ragioni delle mie perplessità.
Il problema è che Der Antikrist Seelen Mord ha ripreso la stessa solfa precedente, pregi e difetti compresi accentuando talvolta questi ultimi. Ma soprattutto non ha colto alla perfezione le intuizioni deliranti, schizofreniche, caotiche e strutturalmente originali di “Last Days”, canzone finale del demo, recensito in queste stesse pagine, “Drained from Suicidal Thoughts”. Ma sarà forse che in questi ultimi tempi mi stanno accadendo molte cose belle, per cui non sono molto predisposto a “deprimermi”? E allora perché quando ascolto i Diocletian l’istinto primordiale di distruggere il mondo ancora viene a galla? Mistero.
Prima di tutto, c’è il difetto originario del solo – progetto, ossia l’utilizzo frequente degli stacchi, delle pause e relative ripartenze, appannaggio quasi esclusivo delle chitarre solo che stavolta viene posta particolare enfasi alla chitarra acustica la quale apre e talvolta chiude brani come “Beloved Loneliness” ed “Emasculated by Endless Unhappiness”. Il problema è che di simili momenti spesso il nostro ne abusa, sia per numero che per lunghezza dato che può capitare che per esempio l’acustica occupi uno spazio di 30 secondi o poco più rallentando quindi notevolmente l’intensità che anche il black depressivo dovrebbe trasmettere, anche perché le pause possono essere pericolosamente appaiate fra di loro. Quel che è più poco indicato è che molte soluzioni musicali vengono introdotte proprio così, rendendo i vari stacchi e pause controproducenti, ergo il discorso diventa semplicistico e veramente poco incisivo. Certo, il nostro alle volte dimostra di essere maturato nella caratterizzazione degli stacchi (si sentano in proposito alcuni di “Choirs Damned by Thoughts of Death” nei quali un basso ed una batteria a trasmittenza danno manforte alla chitarra elettrica). Ma d’altro canto mostra una terribile dipendenza da essi per riuscire a potenziare, spesso invano, tutto l’insieme.
Poi c’è una considerazione più di carattere speculativo da fare: quest’abuso forse non è esattamente in contrasto con delle intenzioni suicide. Infatti, penso che il suicidio sia un atto che non ammette repliche anche perché è il gesto incosciente, da fare senza pensarci troppo, di un essere umano che si distrugge lentamente cadendo in un vortice irto di pensieri dolorosi. In parole povere non sarebbe stato meglio partorire un discorso più fluido, da delirio inenarrabile?
Da definire meglio è invece il ruolo della chitarra solista soprattutto perché il suo lavoro è diventato piuttosto meccanico. Mi spiego: nella maggior parte delle volte si fa viva sempre qualche tempo dopo la ritmica, che intanto ripete lo stesso medesimo riff per qualcosa come un minuto. Ciò significa che la solista in tutti i pezzi è quasi sempre incaricata dello stesso lavoro, cioè quello di potenziare la musica in maniera decisamente prevedibile. Ciò comunque non significa che i suoi semplici interventi non siano efficaci, vedasi ad esempio le note traballanti di “Suicide Solution”.
Inoltre, mi piacerebbe sapere dal diretto interessato che senso ha mettere due pezzi d’atmosfera appaiati fra di loro, ossia “Cold June… Cold Void” (l’unica traccia che fra l’altro ha testi in italiano), dominata da chitarre elettriche belle melodiche lentamente sovra incise l’una sull’altra a metà tra il rimprovero e il “perché non farlo?” (sullo sfondo invece c’è un’acustica ed un tappeto minimalista di tastiere) e l’outro, caratterizzata specialmente dalla pioggia scrosciante e da una chitarra acustica resa psichedelica quasi in modo da realizzare la dimensione dell’oblìo. Il fatto è che può anche andare benissimo la prima visto che precede la follia (aaaah, la follia!) della cover dei Silencer “Sterile Nails and Thunderbowels”, solo che a questo punto è forse proprio l’outro ad essere purtroppo il cosiddetto riempitivo. Per due ordini di pensiero: da una parte vi sono troppe pause, i timpani sono troppe volte accarezzati da una strana tendenza all’ordine e alla quiete; dall’altra l’outro, con il suo paesaggio di infinita desolazione, sembra non essere totalmente funzionale al finale selvaggio e rabbioso con cui termina la già citata cover (fra l’altro curiosamente la durata dell’unico album dei Silencer, “Death - Pierce Me”, supera di soli 3 secondi quella di “Emasculated by Endless Unhappiness”!).
In compenso, utili a far da equilibrio ai lati negativi dell’album, concorrono a migliorarne le sorti 3 aspetti del progetto, ovvero:
1) la batteria. A parte che dopo la lunga intro dark ambient l’attacco del rullante è così forte e bestiale da mettere i brividi nell’ascoltatore, passo per passo si scopre quanti miglioramenti ha fatto il nostro nel programmare la batteria elettronica, sempre contraddistinta da un suono più autentico del solito. E’ diventato in pratica più sicuro nei propri mezzi così da spiattellare per esempio i nervosi uno – due di “Suicide Solution” (che consta fra l’altro anche di tempi medi da cavalcata quasi di Burzumiana memoria) oppure quelli più lenti e meno rapidi di “Emasculated by Endless Unhappiness”. Lo stesso discorso vale nella diversificazione fra una battuta e l’altra, magari attraverso puntuali scorribande sui tom;
2) il lavoro del basso, ormai tratto caratterizzante delle produzioni di Der Antikrist Seelen Mord, e che in poche occasioni riesce a sviluppare e rendere completo il riff di chitarra così da immergere ancora di più l’ascoltatore in un’atmosfera opprimente e avvolgente allo stesso tempo. Si citino specialmente le belle melodie incredibilmente più dolci del solito presenti in “Choirs Damned by Thoughts of Death”;
3) “Sterile Nails and Thunderbowels" è sicuramente la canzone che riesce a sollevare notevolmente le sorti del disco. Certo, le pause dominate dalla chitarra acustica sono sempre lì ma l’episodio ha molti tratti sorprendenti e inediti per questo solo – progetto. Prima di tutto, c’è un tripudio di sovraincisioni vocali a dir poco terrificanti per quanto mettono i brividi. La voce fra l’altro qui denota una bella dose di pazzia anche perché è più stridula e sofferta, e a tal punto consiglierei al nostro di utilizzarla un po’ di più magari per non far diventare isolati questo tipo di interventi. Se ciò non fosse abbastanza, bisogna tener presente che il riffing non è arpeggiato ma più che altro pennellato con la conseguenza di risultare più completo e monolitico, riprendendo un po’ la lezione di “Suicide Solution”. Solo che qui il riffing è praticamente isterico, va da una disperazione quasi epicheggiante ad un discorso più beffardo e dalla chitarra solista desolante per finire con la rabbia più esasperante, cosa che permette l’immissione improvvisa di un riffing macabro di chiaro stampo death metal con relativi furiosi blast – beats (anche questi novità assoluta per Howling in the Fog). E tutto sa di apocalisse, di un uomo che finalmente si alza dal suo torpore passivo per scatenare il suo odio distruttivo. Ma è veramente un peccato che proprio la cover sia stata l’unica canzone che mi abbia veramente infuso delle emozioni forti, a parte forse “Suicide Solution”. Bisogna dire che la cover risulta piuttosto fedele al pezzo originale, anche se il lavoro di batteria è stato leggermente semplificato ed inoltre tutta l’atmosfera ha tratti più apocalittici e meno melodici.
Come ultimo argomento da prendere in considerazione c’è la produzione ma qua rimando quasi interamente alle considerazioni fatte per “Drained by Suicidal Thoughts”. A esse si aggiunga che la batteria ha un suono decisamente più forte che in passato, anche se in altre occasioni si mostra stranamente un pochino più debole (“Beloved Loneliness”). Inoltre, è stato tolto finalmente quel curioso suono greve quasi slappato proveniente da chissà cosa, e solo ad un certo punto di “Choirs Damned by Thoughts of Death” si rifà vivo.
Voto: 68
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Introduction to Falling/ 2 – Bowles/ 3 – Beloved Loneliness/ 4 – Emasculated by Endless Unhappiness/ 5 – Choirs Damned by Thoughts of Death/ 6 – Suicide Solution/ 7 – Cold June… Cold Void/ 8 – Sterile Nails and Thunderbowels/ 9 – Outro
MySpace:
http://www.myspace.com/howlinginthefog
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