Album autoprodotto (20 Febbraio 2012)
Formazione (2008): Haiwas, voce/chitarra solista/tastiere;
Davide Forotti, coro ne "I Trionfi Più Grandi", "Lo Sventramento dei Guardiani della Terra Cava", "Ars Goetia", "Ritorno ad Atlantide",
Jan Nava, idem (tranne in "Ars Goetia");
Caim, chitarra ritmica;
Marchosias, basso;
Sabnok, batteria.
Provenienza: Bergamo, Lombardia.
Canzone migliore del disco:
“Thule”.
Punto di forza dell’opera:
la capacità di mediare l’atmosfera onirica con le parti più violente.
Curiosità:
l’intro dell’album, “La Voce del Silenzio”, è uno spezzone di un discorso, dal medesimo titolo, dell’occultista ucraina Helena Petrovna Blavatsky. Riguarda praticamente i primi 40 secondi di esso, e lo si può ascoltare attraverso il seguente link (faccio notare che il gruppo, contrariamente a molti altri, ha fatto presente la fonte sul disco):
http://www.youtube.com/watch?v=vA-qS3MAJh4
Appena tornato a casa da una lezione di Filosofia politica peggio di un allucinogeno, mi ritrovo sul mio letto un pacco postale. Lo apro curioso (in quel periodo stavo aspettando ben 3 dischi), e cosa ci trovo? Domanda pressoché retorica, ma molto meno scontata è la confezione bellissima dell’album, che presenta un booklet con tanto di commenti atti a spiegare, in modo comunque abbastanza velato, i testi dei pezzi. I quali, da tale punto di vista, si difendono molto bene essendo non solo interessanti ma anche concettualmente non comuni (per questo i testi saranno analizzati in un articolo a parte, similmente a quanto fatto con i Male Misandria). Ma se la presentazione è magnifica, non è da meno neanche il risultato, seppur qualche riserva ci sia, più che altro riguardo la prima parte dell’opera, che risulta curiosamente abbastanza differente rispetto alla seconda (beh, più o meno).
Infatti, per fare qualche esempio, quest’ultima contiene i pezzi più lunghi, con i quali il gruppo riesce non soltanto a esprimersi meglio ma anche a presentare con più frequenza degli assoli brillanti ma comunque misurati, che sono invece completamente assenti nei primi due brani. Inoltre altra caratteristica da non dimenticare è la tendenza a far “riposare” i timpani per il tramite di strumentali brevi e tremendamente atmosferiche, ossia l’orientaleggiante “I Braceri del Tempio di Thot” e l’orchestrale, con tanto di pianoforte, “Orizzonte”.
La prima parte appare invece meno convincente in quanto il gruppo limita le proprie potenzialità (che sia stata una cosa voluta?). Esemplari in tal senso sono le canzoni “Uomo” (carente dal punto di vista strutturale e di conseguenza emotivo, visto che l’assalto black metal finale poteva essere sviluppato benissimo) e “I Trionfi Più Grandi” (nella quale le tastiere fanno purtroppo una più che fugace comparsa, non sfruttate quindi per bene come negli altri episodi).
Le tastiere infatti, seppur siano state utilizzate in modo frugale, riescono ad aggiungere, con quel poco che offrono, più mistero e magnificenza al tutto, così da immergere ancor di più l’ascoltatore in un’atmosfera quasi da sogno, alla quale concorre fra l’altro la chitarra solista, autrice talvolta di melodie addirittura sensuali dal lontano Oriente, come ne “Il Ritorno ad Atlantide”.
Le melodie sono un fattore fondamentale per i Veratrum tanto da farle esplodere nel brano migliore del lotto, ossia “Thule”. Questa, oltre ad essere la seconda canzone più lunga (poco più di 5 minuti) è anche quella più disperata. E’ un tipo di disperazione ben incanalata in una struttura praticamente perfetta e accentata da un lavoro di chitarra solista che è un susseguirsi di emozioni alla ricerca dell'isola perduta di Thule (la quale quale, lasciando da parte le ovvie speculazioni che ultimamente sono ritornate fastidiosamente di moda, sembra essere esistita veramente).
Eppure, è decisamente un errore definire i Veratrum come un gruppo di stampo melodico, visto che, considerando prima di tutto il riffing spesso bello aggressivo, i nostri sanno cosa significhi pestare, e lo fanno con ottima regolarità. Ergo, ‘sti 4 lombardi riescono ad alternare efficacemente i pezzi più cupi con quelli più melodici, mostrando così un approccio piuttosto equilibrato.
D’altro canto, il comparto vocale è di quelli che non si dimenticano facilmente, e non soltanto perché il cantato è, per la gioia mia, totalmente in italiano. Sì, perché:
1) l’espressività è alle stelle, specialmente per quanto concerne le urla scartavetrate mentre i grugniti, molto cupi, aggiungono quel po’ di “ignoranza” che non fa mai male;
2) per quanto alcuni continuino a dire che la nostra lingua sia difficile da adattare al metal, le linee vocali sono decisamente potenti e incisive, soprattutto quelle di “Uomo” e “Thule”, essendo scandite fra l’altro con una certa foga.
Il comparto vocale però non si ferma soltanto a ciò ma va ben oltre, anche grazie agli ospiti presenti (faccio presente a tal proposito che Davide Forotti è il cantante dei folk/blackettoni Voland, mentre Jan Nava sbraita nei brutallari Zaburon). Infatti, qui e là si fa vivo un approccio più corale (come ne “Lo Sventramento dei Guardiani della Terra Cava”, dove ad un certo punto il riffing si fa ipnotico in senso molto punk/hc) nel quale la voce pulita diventa predominante. In altri casi, come nella suggestiva “Ars Goetia”, il cantato è persino più melodioso, mostrando quindi un coraggio che sarebbe molto interessante sviluppare meglio nelle future produzioni.
Il bello è che finora non ho scritto un’emerita mazza circa la musica che più specificamente suonano i nostri. Faccio venia, ma attenzione che sparo una delle mie classiche definizioni assurde, ovvero:
…………………………………………….(attesa)……………………………………………….......
…………………………………………(ancora attesa)……………………………………………….
……………………………………(attesa che non finisce più)……………………………………….
………………………………………(attesa rompiballe)…………………………………………….
DEATH METAL MODERNO CON TOCCHI BLACK E SUGGESTIONI SINFONICO/ATMOSFERICHE!
BOOM!
Voto: 77
Claustrofobia
Scaletta:
1 – La Voce del Silenzio/ 2 – Uomo/ 3 – Lo Sventramento dei Guardiani della Terra Cava/ 4 – I Trionfi Più Grandi/ 5 – Ars Goetia/ 6 – I Braceri del Tempio di Thot/ 7 – Ritorno ad Atlantide/ 8 – Orizzonte/ 9 – Thule/ 10 – Agarthi
MySpace:
http://www.myspace.com/veratrumdeath
FaceBook:
http://www.facebook.com/#!/pages/Veratrum/139607109445796
Ciao! Non ho mai commentato una recensione (non è il caso di recensire le recensioni) ma la tua è stimolante/divertente. Ti dico: non essere troppo severo con la prima metà del CD! Innanzitutto, concettualmente fino ai "Braceri" è la fase della "ricerca" quindi (anche) della sofferenza, della violenza e del bellum omnium contra omnes. Dopo lo spartiacque diventa la fase dell'"esplorazione", quindi più profonda e poetica. Ecco spiegata la bipartizione del CD. Inoltre, non so se hai sentito il nostro primo mini-CD "Sangue": ti accorgerai che siamo essenzialmente una ex brutal death band votatasi all'epic death nello stile di Behemoth e Nile (con le dovute misure naturalmente!) e non, quindi, un gruppo alla Dissection, per intenderci. La melodia non ci interessa per forza, ci interessa l'epicità e le due cose non sono per forza legate. W Timpani allo Spiedo Zine.
ReplyDeleteHaiwas - Veratrum
Naaah, è pur sempre bello che i lettori sappiano il punto di vista dei diretti interessati, così che da avere più prospettive per giudicare se valga la pena ascoltare o meno il disco.
ReplyDeleteFlavio